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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Ottocento > Vita de' SantiCICLo AGOSTINIANo in una Vita de' Santi
L'assedio di Ippona da parte dei Vandali di Genserico
A. POLLET
1880 circa
Edizione francese di una Vita de' Santi
L'assedio di Ippona da parte dei Vandali di Genserico
A. Pollet ha firmato l'incisione di questa drammatica scena che si riferisce all'assedio di Ippona da parte dei Vandali di Genserico. In basso a sinistra si vedono le tende dei barbari che sono accampati davanti alla città. Una stretta strada che si inerpica per le montagne porta alle mura di Ippona: si possono osservare le truppe e i cavalieri che la stanno percorrendo per porre l'assedio. Sullo sfondo si erge la città solitaria, chiusa nelle sue mura in attesa del tragico evento. Pollet ha ambientato l'episodio in un tipico scenario africano, con terreni aspri e selvaggi, forti dislivelli e spazi montuosi propri dell'entroterra mediterraneo tunisino e algerino.
Sidonio Apollinare nel suo Carmen V ricorda che i Vandali nelle loro invasioni in Campania facevano uso di una bandiera con un drago che gettava fuoco dalla bocca: "Iam textilis anguis discurrit per utramque aciem, cui guttur adactis turgescit zephyrus; patulo mentitur hiatu iratam pictura famem, pannoque furorem aura facit, quotiens crassatur vertile tergum flatibus et nimium iam non capit alvus inane."
28. 4. Poco tempo dopo, per volontà e disposizione divina avvenne che un grande esercito, armato con armi svariate ed esercitato alla guerra, composto dai crudeli nemici Vandali e Alani, cui s'erano uniti Goti e gente di altra stirpe, con le navi fece irruzione dalle parti trasmarine della Spagna in Africa.
28. 5. Gli invasori attraverso tutta la Mauretania passarono anche nelle altre nostre province e regioni, e imperversando con ogni atrocità e crudeltà saccheggiarono tutto ciò che potettero fra spogliazioni, stragi, svariati tormenti, incendi e altri innumerevoli e nefandi disastri. Non risparmiarono né sesso né età, neppure i sacerdoti e i ministri di Dio, neppure gli ornamenti, le suppellettili e gli edifici delle chiese.
28. 6. Tali crudelissime violenze e devastazioni quell'uomo di Dio vedeva e pensava che esse fossero avvenute ed avvenissero non come pensavano gli altri uomini: ma poiché le considerava in modo più profondo e vi ravvisava soprattutto il pericolo e la morte delle anime (infatti sta scritto: Chi aggiunge scienza aggiunge dolore, e un cuore intelligente è un tarlo per le ossa [Eccli. 1, 18; Prov. 14, 30; 25, 20]), ancor più del solito le lacrime furono il suo pane giorno e notte ed egli ormai nella estrema vecchiaia conduceva e sopportava una vita amara e luttuosa più degli altri.
28. 7. Infatti l'uomo di Dio vedeva le città distrutte, e nelle campagne insieme con gli edifici gli abitanti o uccisi dal ferro nemico o fuggiti e dispersi, le chiese prive di sacerdoti e ministri, le vergini consacrate e i continenti dispersi da ogni parte: di costoro alcuni eran venuti meno fra le torture; altri erano stati uccisi con la spada; altri ridotti in schiavitù, persa ormai l'integrità e la fede dell'anima e del corpo, servivano i nemici con trattamento duro e cattivo.
28. 8. Nelle chiese non si cantavano più inni e lodi a Dio; in molti luoghi le chiese erano state bruciate; erano venuti meno nei luoghi a ciò consacrati i sacrifici solenni dovuti a Dio; i sacramenti divini o non venivano richiesti oppure non potevano essere amministrati a chi li richiedeva, perché non si trovava facilmente il ministro.
POSSIDIO, Vita Augustini, 28, 4-8