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CICLo AGOSTINIANo dI Carlisle

Agostino ascolta le prediche di Ambrogio

Agostino ascolta le prediche di Ambrogio

 

 

MAESTRO DI CARLISLE

(1484-1507)

Cattedrale di Carlisle

 

Agostino ascolta le prediche di Ambrogio a Milano

 

 

 

Questa volta il distico si ripartisce su quattro linee: Her prechyd / Ambrose and of ty / mys previd / Quod littera / occidit wych Austine mevi. I personaggi si staccano da un fondo con tre ampie finestre bifore. Il pavimento è decorato con gusto: Ambrogio si trova a sinistra su un ambone e sta predicando. Alza la mano destra in un gesto di benedizione piuttosto che di dimostrazione delle sue parole. Agostino sta davanti a lui con la testa scoperta, vestito da monaco, forse con il saio largo dei Canonici di Carlisle. Un altro monaco tiene la croce processionale: Monica forma un altro gruppo e destra, molto attento alla predicazione.

 

 

13. 23. E così quando da Milano giunse a Roma, al prefetto dell'urbe, il mandato per la nomina di un maestro di retorica da assegnare a quella città, addirittura col viaggio compreso, a spese pubbliche, io mi diedi personalmente da fare proprio servendomi di quei vacui esaltati dei manichei - e il bello è che me ne andavo per liberarmi di loro, ma né io né loro lo sapevamo - perché il prefetto allora in carica, Simmaco, una volta superata la consueta prova di tecnica oratoria, nominasse me. E arrivai a Milano dal vescovo Ambrogio, noto a tutto il mondo come uno dei migliori, tuo devoto cultore, la cui eloquenza dispensava allora con vigore al tuo popolo il fiore del tuo frumento e la gioia del tuo olio e la sobria ebbrezza del tuo vino. A lui eri tu a guidarmi, inconsapevole, perché da lui fossi consapevolmente guidato a te. Mi accolse paternamente, quell'uomo di Dio, e quel mio pellegrinaggio gli fu gradito come si conviene a un vescovo. E io presi dapprima ad amarlo non come maestro di una verità che disperavo di trovare nella tua Chiesa, ma come un uomo che aveva per me dell'affetto. E con interesse lo ascoltavo parlare al popolo, non con l'atteggiamento che avrei dovuto avere, ma come per vedere se la sua eloquenza fosse all'altezza della sua fama, e scorresse più o meno abbondante di come si diceva: pendevo dalle sue labbra con tutta l'attenzione rivolta alle parole che usava, ma senza curarmi del contenuto, che anzi disdegnavo, mentre restavo lì incantato, preso nella fascinazione del suo eloquio: più dotto, benché meno spiritoso e seducente di quello di Fausto, quanto al modo di porgere. Ma quanto al contenuto non c'era confronto: l'uno si perdeva per le inconseguenze manichee, l'altro insegnava la salvezza, nel modo più salutare. Ma la salvezza è lontana dai peccatori come ero io che pure ascoltavo, allora. E tuttavia, senza saperlo, sensibilmente mi ci avvicinavo.

14. 24. È vero, non ponevo mente, nell'ascoltare, a ciò che diceva, ma al modo in cui lo diceva - già, era tutta qui la vana occupazione che mi restava, perduta ormai la speranza che all'uomo fosse data una via verso di te. Alla mente però con le parole, di cui mi curavo, mi venivano anche le cose, che trascuravo. Non potevo staccare le une dalle altre. E mentre aprivo il cuore all'eleganza delle sue parole, parimenti vi entrava, a poco a poco, il vero che esprimevano. Dapprima infatti cominciai a rendermi conto che quelle opinioni si potevano difendere, e a pensare che non fosse poi così impudente sostenere la fede cattolica, che avevo ritenuto impossibile salvare dalle obiezioni dei manichei. Soprattutto dopo aver sentito risolvere uno dopo l'altro quegli enigmi dell'Antico Testamento di fronte ai quali, presi alla lettera, mi sentivo morire. Una volta intesa l'interpretazione spirituale della maggior parte di quei passi ero già disposto a riprovare quella disperazione di prima, almeno in quanto m'aveva indotto a credere che fosse impossibile per i libri della Legge e dei Profeti resistere a quelli che li trovavano odiosi e ridicoli. Tuttavia non mi sentivo di seguire la via cattolica solo perché anche questa risultava in grado di avere i suoi dotti sostenitori, capaci di respingere con eloquenza e ragionevolezza le obiezioni. O di condannare la posizione su cui m'ero attestato, solo perché i due partiti si difendevano ad armi pari. In conclusione la fede cattolica non mi appariva sconfitta, benché ancora non mi sembrasse vincitrice.

Agostino, Confessioni  5, 13, 23 - 14, 24