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CICLo AGOSTINIANo dI Carlisle

Agostino consegna la sua Regola

Agostino consegna la sua Regola

 

 

MAESTRO DI CARLISLE

(1484-1507)

Cattedrale di Carlisle

 

Agostino consegna la sua Regola

 

 

 

L'iscrizione è quasi illeggibile: Her after virtue's law instructed he hys men of religion as ye may see. Una lunga scritta al di sopra dei personaggi chiarisce il senso di questa scena: diligatur deus, deinde et proximus. Si tratta cioè della consegna della Regola. Agostino è seduto a sinistra su una cattedra e tiene un libro aperto sulle ginocchia. La consegna della Regola viene rappresentata già a partire dal XIV secolo a Fabriano e poi a Pavia. Una lunga fila di canonici in lunghe cappe bianche è in ginocchio davanti al santo. La consegna della Regola è una scena che si trova spesso dopo l'episodio della ordinazione sacerdotale.

L'episodio della consegna della regola ai frati agostiniani è un elemento diffuso nella iconografia agostiniana già a partire dai codici miniati del XIII secolo e fa seguito alla istituzione dell'Ordine agostiniano nel 1256. La consegna ha un valore altamente simbolico in quanto vuole esprimere la diretta dipendenza degli agostiniani da Agostino. L'Ordine agostiniano sarebbe, secondo questa concezione, il naturale prolungamento dell'esperienza monastica inaugurata da Agostino in Africa.

Alcuni studiosi concordano nell'attribuire a S. Agostino solo la Regula ad servos Dei; in epoca successiva questa Regula fu adattata al femminile e unita alla Lettera 211 che già conteneva indicazioni per le monache di Ippona. La Consensoria monachorum, invece, è stata attribuita ad un anonimo autore dell'ultimo periodo della letteratura visigotica in Galizia e scritta tra il 650 e il 711.

L'Ordo monasterii pur restando nella tradizione della vita agostiniana un documento di riferimento venerando, non è stato più attribuito ad Agostino già dalla critica rinascimentale.

Sulla data di stesura della Regula ad servos Dei ci sono diverse opinioni: una prima teoria indica come data probabile il 391, più o meno in coincidenza con la fondazione del primo monastero d'Ippona, il monastero dei laici; una seconda teoria indica il 400 in coincidenza con il De opere monachorum; una terza sposta la data addirittura fino al 427-428, dopo il De correptione et gratia, in coincidenza con la controversia sulla grazia sorta nel monastero di Adrumeto. La maggioranza degli studiosi, però, pensa sia stata scritta intorno al 400.

Abbiamo una copia di questa scena che fu raffigurata da Robert Carlile nel 1795, quando le tavole erano ancora tutte montate a forma di polittico fra due pilastri della chiesa.

 

 

25. 1. I chierici stavano sempre con lui nella stessa casa e venivano nutriti e vestiti con una sola mensa e con spese comuni.

25. 2. Perché nessuno, troppo proclive a giurare, incorresse anche nello spergiuro, predicava su questo argomento in chiesa al popolo e ai suoi intimi aveva proibito di giurare, anche a tavola. Se uno avesse mancato, perdeva una bevanda di quelle stabilite: infatti era prefissato il numero dei bicchieri di vino per quelli che vivevano e pranzavano con lui.

25. 3. Mancanze di disciplina e trasgressioni dei suoi dalla regola retta e onesta tollerava e rimproverava quanto conveniva ed era necessario: a tal proposito insegnava specialmente che nessuno doveva piegare il suo cuore a parole cattive per cercare scuse ai suoi peccati (Sal. 140, 4).

 

Possidio, Vita Augustini 25, 1-3