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CICLo AGOSTINIANo di Ottaviano Nelli a Gubbio

Monica consolata da un vescovo: affresco di Ottaviano nelli a Gubbio

Monica consolata da un vescovo

 

 

OTTAVIANO NELLI

1410-1420

Chiesa di sant'Agostino a Gubbio

 

Monica consolata da un vescovo

 

 

 

Questa scena segue quella del sogno di Monica e come nel ciclo di Erfurt Monica sta inginocchiata davanti a un vescovo. Ha le mani incrociate sul petto ed è in atteggiamento di ascolto: il vescovo, seduto in cattedra, la ascolta guardandola e alza due mani in segno di comprensione. Qualche persona sta loro intorno: una donna è inginocchiata a fianco di Monica, un monaco legge un libro e un altro si affaccia da una porta. Una iscrizione precisa: Hic mater Augustini cum lacrimis rogabat sanctum episcopum ut preces suas pro filio suo porrigeret. Ille sibi dixit: Vade secura quia impossibile est ut filius tantarum lacrimarum pereat.

 

E un altro responso mi hai dato a quell'epoca, che ora torna alla memoria (molte cose tralascio nella fretta di arrivare a ciò che più mi preme confessarti, e molte altre non le ricordo). Un responso, dunque, dato attraverso un tuo sacerdote, un vescovo allevato nella chiesa ed esperto dei tuoi libri. Quando quella donna lo pregò - come era solita fare con tutte le persone che le parevano adatte allo scopo - perché si degnasse di parlare con me e di confutare i miei errori e di distogliermi dalle male dottrine per insegnarmi quelle giuste, quello rifiutò, e saggiamente, come capii più tardi. Rispose infatti che ero ancora sordo a ogni insegnamento, perché tutto gonfio della novità di quell'eresia, e con le mie sottigliezze avevo già messo in agitazione parecchi sprovveduti, come aveva saputo da lei.

"Ma," disse, "lascialo stare dov'è. Prega soltanto il Signore per lui. Troverà da solo, leggendo, che errore sia quello e quanto grande la sua empietà". Poi le raccontò come anche lui da ragazzino fosse stato affidato ai Manichei da sua madre, che ne era rimasta affascinata, e disse che non solo aveva letto quasi tutti i loro libri, ma se li era anche trascritti, e mentre lo faceva gli si era reso evidente, senza che nessuno discutesse con lui e cercasse di convincerlo, che bisognava fuggirla, quella setta. E così aveva fatto. Ma lei nonostante queste parole non voleva rassegnarsi e insisteva, con implorazioni e lacrime sempre più abbondanti, perché mi vedesse e parlasse con me: e quello, che ormai non ne poteva più, concluse: "Lasciami in pace e continua a vivere così, non è possibile che il figlio di tante lacrime perisca".

Parole che ella, nelle nostre conversazioni, ricordava spesso di aver accolto come se fossero risuonate dal cielo.

AGOSTINO, Confessioni 3, 12, 21