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CICLo AGOSTINIANo di Ottaviano Nelli a Gubbio

Traslazione delle reliquie di Agostino via mare: affresco di Ottaviano nelli a Gubbio

Traslazione delle reliquie di Agostino via mare

 

 

OTTAVIANO NELLI

1410-1420

Chiesa di sant'Agostino a Gubbio

 

Traslazione delle reliquie di Agostino via mare

 

 

 

La scena dell'affresco è quasi completamente distrutta, con l'eccezione di solo qualche dettaglio. Essa fu affrescata a destra della scena dei funerali del santo: nel grande quadro, ormai quasi incomprensibile, si distinguono le coste della Sardegna, mentre una nave solca il mare. Essa ha appena lasciato la costa: due grandi e alti alberi contraddistinguono la nave in mezzo ai flutti. Questa scena era già stata raffigurata nei cicli di Erfurt e di Pavia, ma non comparirà successivamente che in rari casi, come a Viterbo agli inizi del 1600.

 

Il suo corpo sottratto ai Vandali durante l'incendio e distruzione di Ippona, venne trasportato poi a Cagliari dal vescovo Fulgenzio di Ruspe, verso il 508-517 circa, insieme alle reliquie di altri vescovi africani.

 

Sembra che il trasporto delle spoglie del santo in Sardegna nel 486 sia stata opera di vescovi africani fra i quali spicca Fulgenzio di Ruspe, uno dei più venerandi proscritti di famiglia senatoriale cartaginese. Le persecuzioni vandaliche contro i cristiani sotto i regni di Unerico e Trasamondo, consigliarono a molti cristiani l'esilio in Gallia e in Italia. Anche il vescovo Fulgenzio, che in una certa misura è l'ultimo discepolo di Agostino in terra africana, fu costretto all'esilio. Con lui le spoglie giunsero a Cagliari, dove ancora oggi nella chiesa di san Saturnino (V sec.) si venera la tomba vuota di Agostino. L'invasione saracena dell'isola di nuovo non concesse riposo alle spoglie del santo, che furono riscattate da Liutprando, il quale se le portò definitivamente a Pavia. Alcuni anni dopo la sua morte i barbari che erano divenuti padroni della città profanavano le chiese; allora i fedeli presero il corpo del santo e lo trasportarono Sardegna; erano passati 280 anni dalla sua morte.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

Vittore di Vita (latino: Victor Vitensis. Visse all'incirca tra il 430 e dopo il 484) fu un vescovo africano della provincia di Bizacena, autore della Historia persecutionis Africanae Provinciae, temporibus Geiserici et Hunirici regum Wandalorum, la principale testimonianza contemporanea delle politiche anti-nicene del regno ariano dei Vandali. Inizialmente divisa in cinque libri, l'opera è oggi pubblicata in tre, dei quali il primo, che si occupa del regno di Genserico (427-77), è un riassunto di altre opere, mentre i restanti due, che coprono il regno di Unnerico, sono il risultato della testimonianza diretta di Vittore. Sebbene talvolta esageri nelle sue descrizioni, sono pochi gli eventi raccontati e non accaduti.

VITTORE DI VITA, De persecutione Vandalica, II, 2-3, CSEL 7, 13-38