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CICLo AGOSTINIANo inciso dai fratelli Klauber

Monica consolata da un vescovo, da una Stampa dei fratelli Klauber

Monica consolata da un vescovo

 

 

JOSEPH SEBASTIAN E JOHANN BAPTIST KLAUBER

1758

Biblioteca Nazionale di Madrid

 

Monica consolata da un vescovo

 

 

 

La scena è piena di personaggi, di simboli e di iscrizioni. La scena principale è a sinistra: un vescovo seduto su una cattedra rialzata parla a Monica cercando di consolarla con ampi gesti. Monica è in piedi ripiegata verso il vescovo come per confidarsi. Piange e si asciuga le lacrime con un fazzoletto. Abitualmente il vescovo è riconosciuto in Ambrogio (Paolino) ma tale attribuzione è erronea e risale all'età di san Bonaventura. A destra si apre un ampio e spazioso giardino, dove passeggia Agostino vestito elegantemente che stringe una mano ad un manicheo. Un altro eretico gli sta al fianco. Dietro compare anche una donna, simbolo della passione e dell'amore carnale che attirava Agostino in quegli anni.

 

E un altro responso mi hai dato a quell'epoca, che ora torna alla memoria (molte cose tralascio nella fretta di arrivare a ciò che più mi preme confessarti, e molte altre non le ricordo). Un responso, dunque, dato attraverso un tuo sacerdote, un vescovo allevato nella chiesa ed esperto dei tuoi libri. Quando quella donna lo pregò - come era solita fare con tutte le persone che le parevano adatte allo scopo - perché si degnasse di parlare con me e di confutare i miei errori e di distogliermi dalle male dottrine per insegnarmi quelle giuste, quello rifiutò, e saggiamente, come capii più tardi. Rispose infatti che ero ancora sordo a ogni insegnamento, perché tutto gonfio della novità di quell'eresia, e con le mie sottigliezze avevo già messo in agitazione parecchi sprovveduti, come aveva saputo da lei.

"Ma," disse, "lascialo stare dov'è. Prega soltanto il Signore per lui. Troverà da solo, leggendo, che errore sia quello e quanto grande la sua empietà". Poi le raccontò come anche lui da ragazzino fosse stato affidato ai Manichei da sua madre, che ne era rimasta affascinata, e disse che non solo aveva letto quasi tutti i loro libri, ma se li era anche trascritti, e mentre lo faceva gli si era reso evidente, senza che nessuno discutesse con lui e cercasse di convincerlo, che bisognava fuggirla, quella setta. E così aveva fatto. Ma lei nonostante queste parole non voleva rassegnarsi e insisteva, con implorazioni e lacrime sempre più abbondanti, perché mi vedesse e parlasse con me: e quello, che ormai non ne poteva più, concluse: "Lasciami in pace e continua a vivere così, non è possibile che il figlio di tante lacrime perisca".

Parole che ella, nelle nostre conversazioni, ricordava spesso di aver accolto come se fossero risuonate dal cielo.

AGOSTINO, Confessioni 3, 12, 21