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CICLo AGOSTINIANo inciso dai fratelli Klauber

Agostino incontra un bambino sulla spiaggia, da una Stampa dei fratelli Klauber

Agostino incontra un bambino sulla spiaggia

 

 

JOSEPH SEBASTIAN E JOHANN BAPTIST KLAUBER

1758

Biblioteca Nazionale di Madrid

 

Agostino incontra un bambino sulla spiaggia

 

 

 

La scena ci presenta stranamente un Agostino vecchio al contrario di tutta la tradizione iconografica precedente. L'autore qui ha dato sfogo alla sua verve ornamentale con decorazione barocche limitate e grandi spazi aperti con un paesaggio arcadico. Agostino tiene in mano il De Trinitate e si rivolge a un bambino spoglio che impugna un cucchiaio, con cui cerca di mettere l'acqua del mare in una buca. Agostino gli dice: Frustraneo labore deperis. Al che il bimbo risponde: Imbibet ante mare haec, tua quam mens Numinis esse. Sul fondo dei monaci passeggiano davanti al monastero, mentre a destra in riva al mare si erge la cupola di una chiesa. In alto la Trinità osserva la scena e alla scritta cape me risponde Agostino quia te non possum capere.

 

L'episodio descritto in questa leggenda è abbastanza noto: Agostino, grande indagatore del problema del Bene e del Male, un giorno passeggiava per una spiaggia quando incontrò un bambino-angelo che con un secchiello prendeva dell'acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia. Alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, il bambino avrebbe risposto che voleva porre tutto il mare dentro quel buco. Quando il Santo gli fece notare che ciò era impossibile, il bambino avrebbe replicato che così come non era possibile versare tutto il mare dentro la buca allo stesso modo era impossibile che i misteri di Dio e della SS. Trinità entrassero nella sua piccola testa di uomo.

Ciò detto sparì, lasciando il grande filosofo nell'angoscia più completa. Secondo il parere di alcuni studiosi di parabole e leggende la narrazione potrebbe essere considerata un sogno effettivamente fantasticato dal Santo. Altri aggiungono che forse il colloquio non si sarebbe svolto esattamente come è stato raccontato, perché, prima di sparire, il Santo aveva potuto a sua volta replicare che la risposta non lo convinceva, in quanto - avrebbe obiettato - il mare e i misteri di Dio sono due realtà assai diverse. Pur impossibile, sarebbe stato teoricamente verosimile immaginare il versamento del mare in una buca e allora allo stesso modo si sarebbe potuto supporre che i misteri divini avrebbero potuto entrare in un cervello umano adatto allo scopo e se l'uomo non aveva ricevuto una mente con tali qualità la colpa sarebbe da imputare a Dio, che non aveva appunto voluto che i suoi misteri fossero concepiti dall'uomo, per lasciarlo nell'ignoranza e nel dubbio più atroci.

"Perché Dio non vuole essere capito?" avrebbe domandato il Santo al pargolo divenuto improvvisamente pensieroso. "Te lo dimostro subito" rispose il bambino dopo un momento di perplessità e così, mentre parlava, con il secchiello divenuto improvvisamente grandissimo e mostruoso, in un sol colpo raccolse l'acqua del mare, prosciugandolo, e la pose nella buca, che si allargò a dismisura fino ad inghiottire il mondo. A quella vista il Santo si svegliò con le lacrime agli occhi e capì.