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Percorso : HOME > Monachesimo agostiniano > Storia dell'Ordine > Riccardo AnnibaldiIL CARDINALE RICCARDO ANNIBALDI
Papa Clemente IV
ATTIVITA' DEL CARDINALE RICCARDO ANNIBALDI
durante il PONTIFICATO DI CLEMENTE IV (5 febbraio 1265 - 29 novembre 1268)
Diciotto cardinali si riunirono a Perugia per eleggere il successore di Urbano IV. La divisione tra loro, il ritardo nella elezione, il modo con cui risolvere il problema, erano gli stessi del precedente conclave. Per quattro mesi i cardinali Riccardo e Gaetano sollecitarono il voto dei loro colleghi per guadagnare la desiderata tiara e nuovamente la loro rivalità finì con la loro nomina a "compromissarii". Venne quindi eletto l'assente cardinale francese Guido Fulconii, che prese il nome di Clemente IV, il quale scelse Riccardo per essere incoronato nella cattedrale di Perugia il 22 febbraio 1265 . Sebbene volitivo e cauto, egli ebbe poca influenza sulla rapida sequenza di eventi politici che determinarono il destino del papato per più di cento anni.
Carlo d'Angiò decise improvvisamente di intraprendere la campagna d’Italia quando le condizioni politiche della Lombardia cambiarono a suo favore. Egli salpò per Ostia il 14 maggio e, avendo evitato la flotta di Manfredi, che lo stava apettando, arrivò a Roma il 23 maggio 1265. Il papa come tutti gli altri non era a conoscenza della sua venuta, ma velocemente delegò i due Annibaldi, Riccardo e Annibale, e i due Orsini, Gaetano e Giacobbe Savelli di dare il benvenuto al futuro re del Regno . In questo momento il più fervente seguace del conte in Italia era Riccardo che incessantemente lo aveva spinto a venire e da nessun altro Carlo dipendeva quanto da questo Annibaldi.
Il conte non aveva denaro per intraprendere una guerra efficace e l'erario papale era pressochè vuoto. Fu compito di Riccardo procurare i soldi necessari e radunare i Guelfi al seguito del nuovo venuto. Riccardo corrispose e diede 2000 fiorini d’oro del suo patrimonio, mantenendo così in parte la sua promessa di spendere una grande somma per ottenere il successo. Carlo volle costantemente Riccardo accanto a sè e sembra che il nostro cardinale sia rimasto continuamente assente dalla Curia Papale per i seguenti tre anni. Clemente IV, che annoverava Riccardo tra i più intimi consiglieri , era convinto che, malgrado il suo interesse ai successi di Carlo, Riccardo avrebbe posto l’interesse della Chiesa sopra tutte le altre considerazioni e che sarebbe dipeso da lui non solo per le molte necessarie trattative, ma anche per ottenere informazioni corrette dal riservato e ambizioso comandante. I cardinali Annibaldi e Orsini conferirono col Conte per quanto concerneva le difficili condizioni alle quali egli avrebbe ottenuto il Regno e ricevettero il suo giuramento di fedeltà in nome del papa . Quando Carlo e sua moglie Beatrice vennero incoronati re e regina del Regno il 6 gennaio 1266, i tre Annibaldi erano tra i sei cardinali scelti dal papa per la cerimonia , e prima che Carlo partisse per la battaglia decisiva di Benevento (27 febbraio 1266) nella quale Manfredi perse il trono e la vita, Riccardo offrì alla coppia reale e al loro entourage un banchetto sontuoso nel suo castello di Molaria. Lui solo tra i cardinali li accompagnò ai confini del Regno di Napoli dove li congedò con la sua benedizione e le parole "Vade cum Deo ". Con la grande vittoria di Benevento, Riccardo vide raggiunti i suoi scopi e la sua gioia dovette essere davvero grande, ma i fatti presero una piega diversa. Carlo d'Angiò non si mostrò sostenitore della Chiesa come lo era stato suo fratello Luigi il Santo. La sua crudele amministrazione della Sicilia scandalizzò tutta la cristianità ed infine sfociò nei Vespri Siciliani; le sue costanti interferenze con gli Stati Papali ed i suoi trattati con vari comuni non lasciarono dubbi che egli lottasse per quella unificazione d'Italia che aveva causato l'amara lotta tra la Chiesa e gli Hohenstaufen. Il suo sforzo di guadagnare il controllo dell'impero Bizantino fece fallire la settima crociata e l’unione già programmata con le chiese orientali.
Da difensore e liberatore della Chiesa egli era diventato il suo più pericoloso nemico. Riccardo dovette essere amaramente deluso ed umiliato da questo cambiamento degli eventi. Per un certo periodo egli usò la sua influenza su Carlo per mitigarne le dure misure. Nel 1267 perorò con successo la causa dei cittadini di Pisa viventi in Sicilia, e nel 1270 salvò la vita a suo nipote Riccardello, chiamato Marchio, che era stato fedele a Corradino fino alla fine. Carlo dovette aver capito il cambiamento dell'atteggiamento di Riccardo e per questo nella lettera contenente il perdono andò al di là delle consuete forme di cortesia ed espresse nei termini più calorosi la sua stima per lui . Un'altra ragione di questa condiscendenza poteva essere l'intento di Carlo di mitigare il colpo che il suo rappresentante a Roma, Roberto Summerosa, aveva inferto al cardinale. Roberto aveva ordinato una spedizione punitiva contro alcuni baroni di Campagna e non aveva escluso Rocca di Papa, Molaria, Burgum e Monte Compatri, tutte proprietà del nostro cardinale. Era troppo tardi però per annullare, per mezzo di una lettera adulatoria, il grande danno o chiudere la falla causata dalla brama di potere di Carlo. Durante il lungo conclave del 1268-71 viene riferito in modo attendibile che Riccardo era un membro del partito imperiale. Questo cambiamento di politica non fu in realtà un cambiamento, ma scaturì sostanzialmente da tutta una vita tenacemente fedele al principio: libertà di Roma, libertà della Santa Sede. Questa libertà poteva essere ottenuta solo tenendo il nord e il sud d'Italia nelle mani di diversi governanti.
Eliminati gli Hohenstaufen e la loro rivendicazione del Regno con la morte di Corradino, loro ultimo discendente, ci si sarebbe potuto aspettare un aiuto dal futuro imperatore di Germania, poiché un imperatore fedele doveva sempre considerare suo dovere proteggere la Santa Sede dagli aggressori. Il potere di Riccardo raggiunse l’apice durante i pontificati molto brevi di Urbano IV e Clemente IV. Le ragioni sono del tutto ovvie: entrambi i papi dovevano a lui la loro nomina; entrambi erano poco pratici dei metodi e dei sistemi della Curia Papale e perciò dovevano fare affidamento sull'esperienza di uomini come Riccardo; entrambi erano di origine francese e non potevano permettersi di rifiutare il migliore amico di Carlo. Il cardinale Gaetano fu, secondo Sternfeld, il più intimo consigliere di questi due papi, ma Riccardo lo sorpassò per quanto riguardava le mosse politiche decisive. La politica di Riccardo fu portata a termine, mentre quella di Gaetano finì in compromessi o fallimenti. L’agire indipendente di Riccardo non sempre fu di gradimento a questi papi e Clemente IV rimproverò subito Riccardo e i suoi amici cardinali quando concessero a Carlo il permesso per una campagna militare senza consultarlo ; e un aspro disaccordo personale ebbe inizio quando nel maggio 1265 Riccardo interferì con l’ordine papale di punire le città di Civita Castellana, Orte, Todi, Spoleto e Nardi per aver parteggiato per il nemico. Bertoldo, il vicario del cardinale Matteo Orsini, sfruttò questa occasione per procedere contro gli Annibaldi e i loro amici. Nella prima vampata del suo temperamento collerico Riccardo scrisse a Clemente IV una lettera violenta nella quale, tra le altre cose, fece la dichiarazione che non poteva permettere alcuna interferenza nel territorio del quale egli solo deteneva la giurisdizione. Il papa rispose con eguale asprezza : "La lettera che ci hai inviato, a nostro giudizio, non fa onore né a noi né a te ... Tu non avresti mai dovuto dichiarare che noi non avremmo potuto mandare un altro rettore nel territorio nel quale tu solo sei il governatore... Noi non possiamo ammettere che un cardinale abbia potere al nostro stesso livello... Inoltre vogliamo aggiungere che quei territori che sono governati da te o dalla tua famiglia ci offendono più di qualunque altro. Vogliamo menzionare soltanto Corneto, Spoleto, Civita Castellana e manteniamo il silenzio su Pietro di Vico ed altri individui." Il papa sospese ulteriori azioni contro Civita Castellana , ma accolse la richiesta di Carlo d’Angiò prima che tutte le azioni fossero sospese contro le atre città eccetto Corneto. Questo non placò Riccardo che, profondamente offeso, si allontanò dalla Curia; ma il papa dipendeva talmente dal suo giudizio in quei giorni critici, che lo pregò di ritornare "daturus consilium quod tibi magni consilii angelus ispirabit."
Il papa, nella sua umiliante richiesta, si trattenne saggiamente dall'insistere sugli interessi locali, che avrebbero solo approfondito la frattura, ma parlò dei pericoli che minacciavano la Chiesa in Spagna e in Terra Santa. Clemente IV era di certo pienamente giustificato nella sua accusa contro la famiglia di Riccardo, anche se Riccardo non poteva essere ritenuto responsabile dei misfatti dei suoi parenti ghibellini, che a quel tempo avevano fatto causa comune con Pietro de Vico ed invaso la Sabina rendendo così necessario che il papa avvertisse i cardinali che andavano ad incontrare Carlo d'Angiò a Ostia che si guardassero da un attacco . La lettera del 28 maggio 1265 pone il problema della posizione di Riccardo come rettore durante questo periodo. Egli certamente non era, come la lettera poteva far supporre, rettore del ducato di Spoleto e della Marca di Ancona, poiché abbiamo numerose lettere datate maggio ed agosto 1265 indirizzate al rettore di questi territori, Simone Paltanieri, cardinale prete di S. Martino. E' inoltre stato provato che Riccardo non era più rettore di Campagna e Maritima dopo il 1252, ma probabilmente nel 1265 aveva assunto di nuovo l'incarico che aveva già avuto, perché il rettore, cardinale Giordano Pirunti, era malato e si dovette ritirare a Viterbo per ristabilirsi ; ma non si possono avere prove sicure.
Prima dell'arrivo di Carlo di Angiò nel 1265, Riccardo era a capo della Curia Romana come era evidente dalle numerose decisioni prese da lui ; dopo il 1265 deteneva grandi poteri come delegato papale negli affari riguardanti il Regno di Sicilia. In questa veste egli nominò vescovo di Tivoli un certo Jacopo, che il papa confermò nel novembre del 1265 . L'8 giugno 1266, ricevette ordini di non permettere ulteriori molestie al Provinciale Agostiniano della Provincia di Pisa e un decreto papale del dicembre 1267 confermò la nuova forma di vita che egli e un altro cardinale avevano dato alla Militia Beatae Mariae Virginis, una specie di Terz’Ordine per nobili che abbracciava sia laici viventi nel mondo che coloro che conducevano una vita in comune. Questa società aveva come scopo la venerazione della Madonna e un piano di vita più alto. Il popolino però rideva della loro vita riservata e, a causa della loro regola morbida, li chiamò cavalieri gaudenti o frati gaudenti. L'influenza di Riccardo non dipese soltanto dalla sua forte personalità, dalla sua lunga esperienza e lealtà alla causa del papato, ma anche dalla grande ricchezza personale che aveva accumulato. Nel 1261 Urbano IV gli affidò a vita l'amministrazione dell’Ospedale Trinitario di S. Tommaso in Formis, a Roma, nella speranza che egli lo avrebbe generosamente fornito di mezzi. Prima della venuta di Carlo d'Angiò egli aveva ottenuto l'esclusivo possesso di Molara e aveva fatto di questo castello la sua residenza permanente.
Nelle sue immediate vicinanze egli possedeva Castel Gerusalemme, San Lorenzo, Montefrenello, Monte Compatri e Fusiniano. Nel 1270 Campagnano si impegnò a divenire suo vassallo poiché nessuno era uguale a lui in potenza e autorità a causa della sua amicizia con Carlo d'Angiò; nel 1271 ottenne Rocca di Papa dai Frangipani, che l’avevano promessa come garanzia per un prestito di 6.500 libbre. La maggior parte di questi luoghi erano cime di montagne fortificate o rocche importanti come punti strategici militari. Attorno alla alta torre di regola erano situati gli edifici della curia e accanto ad essi le case degli abitanti del villaggio, le cui fattorie e i cui orti formavano la proprietà feudale, e questi dovevano i tributi al signore ed in cambio ricevevano protezione dai nemici. Gli accordi o statuti delle città di Campagnano e Sermoneta, che si conservano ancora, mostrano Riccardo come signore gentile e generoso . Sebbene tutta la giurisdizione fosse nelle sue mani, gli abitanti erano liberi di sposarsi con chi volevano, di andare e venire come desideravano, di vendere le loro proprietà e di trasferirsi altrove.
Nessuna tassa era imposta su case e giardini, ma si esigeva un quarto di quanto era raccolto dai loro vigneti e un ottavo dalle loro fattorie. Gli uomini erano obbligati al servizio militare, ma dovevano pagare solo le provviste del primo giorno. Alcuni dei sopra menzionati luoghi non esistono più, ma al tempo di Riccardo erano floridi villaggi. Molara consumava quindici rubbia di sale , più della vicina Frascati e, come Campagnano, contava almeno 300 abitanti. Nelle immediate vicinanze di Sermoneta, altri membri della famiglia Annibaldi possedevano San Donato, Bassiano e Ninfa, possedimenti che erano tra i più ricchi delle Paludi Pontine. Nel 1297 questi ultimi quattro posti menzionati furono venduti per 340.000 fiorini d'oro, e ottanta muli furono necessari per trasferire questa somma ed altro denaro da Anagni a Roma . Non soddisfatto delle sue tenute feudali, il nostro cardinale usò i comuni metodi della nobiltà del periodo per incrementare la sua influenza. Nel 1270 successe alla carica di podestà a Velletri e, contrariamente ai desideri della Chiesa, egli sembrò anche attivo nel collocare la sua famiglia a Terracina. Membri della sua famiglia furono podestà ad Alatri, Todi, Viterbo ed altri luoghi.
Con la venuta di Carlo d'Angiò il nostro cardinale dovette farsi carico di un prelievo finanziario pesante e fare sforzi eccezionali per raccogliere rilevanti obbligazioni in Francia e Inghilterra. Sternfeld ripetè l'accusa che i cardinali prolungassero il conclave del 1268 per tre anni per poter dividere tra loro gli introiti della Chiesa e che la disponibilità del denaro suddetto fosse senza dubbio possibile al cardinale Riccardo attraverso questa speciale entrata.