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Percorso : HOME > Monachesimo agostiniano > Storia dell'Ordine > Riccardo AnnibaldiIL CARDINALE RICCARDO ANNIBALDI
Innocenzo IV incontra Luigi IX a Cluny
ATTIVITA' DEL CARDINALE RICCARDO ANNIBALDI
durante il PONTIFICATO DI INNOCENZO IV (25 luglio 1243 - 7 dicembre 1254)
Il Senatore di Roma, Matteo Rosso Orsini, fece immediatamente imprigionare i dieci cardinali presenti così da forzare una veloce elezione di un papa che potesse vigorosamente difendere Roma contro l'imperatore. I cardinali che resistettero all'incarcerazione furono percossi, gettati a terra e trascinati mani e piedi nel Septizonium dove furono rinchiusi in una stanza comune e sottoposti ad un trattamento indegno e vergognoso. Le condizioni malsane di vita aggravarono l'epidemia malarica e causarono gravi malattie tra i cardinali. Sinibaldo Fieschi e Riccardo Annibaldi furono tra le vittime e uno storico del tempo riferì perfino della morte di Riccardo. Furono rifiutate le cure agli ammalati e perfino l'acqua calda; e quando il cardinale Riccardo Summercote morì, ai cardinali non fu concesso di partecipare al suo funerale: ma fu detto loro con scherno che avrebbero fatto meglio a seguire il suo esempio.
A dispetto di queste sofferenze i cardinali non furono concordi su un candidato fino a novembre, quando scelsero l'anziano Goffredo di Milano e immediatamente fuggirono dalla città. Goffredo scelse il nome di Celestino IV, ma tre giorni dopo si ammalò e morì il 10 di novembre, prima di essere consacrato. I cardinali si rifiutarono di ritornare a Roma, dove avevano sperimentato le più basse ignominie e dove uno di loro, il cardinale Giovanni Colonna era ancora tenuto prigioniero dal senatore. Per un anno e mezzo la Chiesa rimase senza un capo, ma finalmente grazie agli sforzi dell'imperatore, nove cardinali riuniti ad Anagni, liberi da interferenze, elessero il 12 luglio del 1243 Sinibaldo Fieschi che prese il nome di Innocenzo IV. Non è in discussione il punto di vista politico del Cardinale Riccardo. Egli, assieme a Sinibaldo e Rainaldo Conti, sostenne fermamente la candidatura di Romano Bonaventura, cardinale vescovo di Porto, che l’imperatore considerava come un nemico.
Solo dopo la morte di Romano essi cambiarono il loro voto, ma riuscirono a far eleggere uno del loro gruppo. Federico II approvò l'elezione di Sinibaldo, ma raramente fu fatto da un imperatore un più grande errore di valutazione. Innocenzo IV e i suoi seguaci ebbero un solo scopo politico: impedire all'imperatore di unificare sotto di sè tutta l’Italia, poiché essi si rendevano chiaramente conto che l'indipendenza del papato poteva essere mantenuta solo se il nord e il sud dell'Italia fossero stati controllati da differenti governanti. Questa linea di condotta fu per l’avvenire la base di tutte le azioni politiche del cardinale Riccardo, il quale in un decennio divenne "il riconosciuto leader dei Guelfi". Se storici imperiali come Saba Malaspina si trovarono in grande imbarazzo nello spiegare questo repentino cambiamento di convinzioni sotto Papa Urbano IV, vuol dire che essi o non conoscevano gli antecedenti o di proposito travisarono i fatti per scopi propagandistici. Non esiste spiegazione per il cambiamento di politica da parte di Riccardo poiché non ci fu cambiamento. Egli ebbe due soli scopi: la libertà di Roma e la libertà della Santa Sede. I sentimenti guelfi di Riccardo furono nutriti anche dalle malvagità perpetrate in guerra dall’imperatore. In una delle sue poche lettere ancora rimaste, indirizzate a Papa Innocenzo, scrisse: "Chiese e altari sono in stato di abbandono; preti chierici e religiosi sono sterminati; le donne sono violentate e i bambini lasciati morire nelle loro case incendiate. I diritti della chiesa sono disconosciuti, le ostie sacre profanate ... Contrapporsi ai piani dell'imperatore, controllare le potenze che lo sostengono significa effettivamente salvare la Fede dalla perdizione; liberare per mezzo dell'ineffabile potere di Dio la Chiesa da questo leone ruggente ... da questo drago che è Satana ed il diavolo in persona."
Riccardo fu ancor più sollecitato a difendere questi ideali quando Innocenzo IV, per preservare la sua libertà di azione e l’integrità personale, fuggì a Lione il 28 di giugno del 1244 e non ritornò sino al 6 ottobre del 1251. Per ordine del papa solo tre cardinali rimasero a Roma; Riccardo come rettore di Campagna e Marittima, l'impetuoso Raniero di Viterbo (+1250) come legato della Toscana, di Spoleto, della Marca di Ancona e del Patrimonio, e Stefano di S. Maria in Trastevere come amministratore di Roma, che da sempre formava una apposita circoscrizione governativa. Un quarto cardinale, Rainaldo di Ostia (il futuro Alessandro IV), era persona non grata e rimase senza alcun incarico ufficiale contro la volontà del papa. I tre cardinali governanti spesso si incontrarono in consiglio e a dispetto degli scarsi mezzi, compirono miracoli nell'arte del governo. La lotta fu condotta con grande accanimento da entrambe le parti e mezzi leciti o illeciti furono usati indiscriminatamente. Da una testimonianza casuale trovata in una lettera scoperta recentemente, il tentativo di assassinio tramato nel 1246 in Sicilia e diretto contro l'imperatore, è stato imputato al nostro cardinale. Il testo originale, comunque, non nomina il destinatario né indica in maniera sufficiente che o il papa o il cardinale Riccardo avessero nulla a che fare con questa impresa; nemmeno esiste una prova indiscutibile che il papa avesse chiesto al cardinale Riccardo di proteggere i probabili assassini dopo che il loro attentato era fallito. L'imperatore accusò apertamente il papa di essere l'istigatore di questo attentato alla sua vitae i tre cardinali furono così impauriti dalla sua collera che non intervennero al concilio di Lione nel quale per la prima volta fu consegnato il cappello rosso ai cardinali, sia come segno di distinzione che come ricordo che essi dovevano sempre essere pronti a versare il loro sangue per la difesa della libertà del popolo cristiano. Nel 1249 Innocenzo IV pensò che fosse il momento opportuno per l'inizio di un campagna vigorosa per rovesciare il regno di Federico.
Questo piano richiedeva di riunire tutte le forze del papa sotto un unico comando e perciò i tre vecchi cardinali dovettero cedere la loro carica al giovane nipote del papa, Cardinale Riccardo Pietro Capocci che aveva avuto grande successo come legato in Germania, ma questa sua campagna finì con un desolante insuccesso. Si fece molto rumore per l'ingratitudine del papa che destituì questi tre cardinali e la sua breve lettera a Riccardo sembrò particolarmente offensiva dal momento che in essa si dichiarava semplicemente che il cardinale aveva espresso il desiderio di essere assegnato a Roma per un po’ di tempo e questa richiesta ora poteva essere accolta. Non vi è alcuna ragione di dubitare che Riccardo avesse espresso questo desiderio e al suo arrivo fu designato vicarius in Urbe, carica che tenne sino al 1252. Era una carica simile a quella di vicario generale di una diocesi; ma in questo periodo includeva anche la rappresentanza politica del papa nella città e nelle vicinanze di Roma. Qualsiasi dubbio sull’incarico di Riccardo fu ulteriormente dissipato quando Innocenzo IV delegò lui e Gaetano "a causa della loro importanza nella Chiesa" a metter pace fra Firenze e Siena; la missione, tuttavia, fallì.
L'imperatore Federico II morì nello stesso anno in cui il cardinale Riccardo fu nominato vicario di Roma, ma Manfredi, reggente dell'imperatore in Sicilia, ebbe più successo nella conquista della Sicilia del suo maestro e predecessore. Il papa ed i suoi consiglieri pervennero alla conclusione che lo Stato Papale poteva essere libero da pericoli di accerchiamento solo se un estraneo che non fosse né Guelfo né Ghibellino, né italiano né tedesco, avesse accettato il regno di Napoli e di Sicilia come feudo papale. Nel 1252, il Regno fu perciò offerto a Riccardo di Cornovaglia, fratello del Re Enrico III di Inghilterra, e a Carlo di Angiò, fratello di Re Luigi il Santo di Francia, ma il prezzo richiesto fu estremamente alto, poiché la Sicilia era allora una terra molto ricca . Entrambi i principi risultarono essere astuti mercanti ed alla fine rifiutarono; ma Re Enrico III accettò per suo figlio Edmondo che era ancora un bambino. Questa politica papale spaccò in due il gruppo guelfo del collegio cardinalizio in fazione francese ed inglese , ma il cardinale inglese, Giovanni di Toledo, guadagnò alla causa di Edmondo sei dei nove cardinali, tra i quali Riccardo Annibaldi. La tesi che il suo successo fosse dovuto alle molte concessioni da parte del re, è ampiamente giustificata . Il cardinale Riccardo ottenne un compenso annuo per se stesso e molti favori per i membri della sua famiglia. Anche le numerose fondazioni agostiniane in Inghilterra molto probabilmente furono dovute alla sua influenza.
Il patto con l'Inghilterra fu firmato a Vendome il 14 maggio 1254, ma Enrico III non fu in grado di soddisfare le alte richieste finanziarie dell'accordo ed era afflitto da così tanti disordini politici in patria che non riuscì a mandare un esercito contro Manfredi. Quando il papa cercò di espellere l’usurpatore siciliano con le sue truppe sotto il comando di suo nipote, cardinale Guglielmo Fieschi, questi fu sconfitto in maniera decisiva vicino a Foggia il 3 dicembre 1254 e morì quattro giorni dopo a Napoli. Si suppone che durante la preparazione di questa guerra, il cardinale Riccardo fosse il comandante dell'esercito papale nella Marca di Ancona, ma non possiamo averne alcuna prova .