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Percorso : HOME > Monachesimo agostiniano > Storia dell'Ordine > Riccardo AnnibaldiANNIBALDI PROTETTORE DEGLI EREMITI DI TOSCANA
Particolare della tomba dell'Annibaldi
ANNIBALDI PROTETTORE DEGLI EREMITI DI TOSCANA
La vita monastica in generale e la vita eremitica in particolare avevano conservato una notevole possibilità di individualismo fino al Concilio Lateranense IV che richiese che tutte le comunità religiose fossero guidate da una delle Regole approvate e che conventi indipendenti dovessero formare unità provinciali con un superiore comune conformemente all'esempio dato dall'Ordine Cistercense. I Conventi od Ordini esistenti che non avessero osservato questa legge avrebbero perso il diritto ad una ulteriore esistenza.
Le conseguenti richieste di avere una regola e l'approvazione della Santa Sede segnano in molti casi la prima apparizione di comunità religiose negli annali della storia. Molte di loro preferirono la Regola di Sant'Agostino perché questa cambiava poco il loro precedente modo di vivere e permetteva loro di conservare le proprie costituzioni. Più difficile, e perciò più lenta, risultò la formazione di unità provinciali sotto un comune superiore, perché ciò significava l'abbandono di molti diritti individuali, un nuovo orientamento e una supervisione più rigida. Ma Roma insistette su queste richieste e sfruttò ogni opportunità per raggiungere il suo scopo.
Quando per esempio nel 1231 gli eremi di Lecceto e Montespecchio richiesero la Regola di Sant'Agostino, si dice che il vescovo di Siena lo estendesse a tutti gli eremi di quella regione, dando così loro l'impressione che essi fossero considerati come uno solo. La più vecchia unità provinciale conosciuta tra gli eremiti di Toscana fu la Congregazione di Lucca, spesso chiamata dagli storici dell'ordine la Congregazione di Lupocavo, che venne creata nel 1228 quando tredici eremi si unirono in San Colombano fuori le mura di Lucca.
I loro nomi erano:
1 - S. Maria di Spelonca sul Monte Moricone vicino a Lucca.
2 - San Giacomo di Cella o Cella di prete Rustico, anche chiamata Colledonico vicino a Miati.
3 - S. Maria Maddalena in Valle Buona vicino alla Versilia, anche chiamata Val di Castello.
4 - S. Maria di Monteforte
5 - S. Maria Maddalena di Valle Buona in Garfagnana.
6 - San Giorgio e Galgano di Valle Buona in Garfagnana.
7 - San Francesco sul ponte di Chifenti, anche conosciuta come Ventoso.
8 - S. Maria dell'Annunciazione sulla montagna di Brancoli.
9 - S. Maria sulle montagne di Compito in Valleromita o Fontanella.
10 - San Bartolomeo sul Monte Vorno.
11 - San Michele di Buti (o Buci) nel distretto di Cerreto.
12 - San Salvatore di Cascina sulle montagne di Pisa.
13 - S. Maria di Rupecava (o Lupocavo) vicino a Flesso.
Solo poche transazioni di beni immobili e alcune concessioni di indulgenze parlano della loro esistenza e non molti uomini escono da questo nebbioso passato per lasciare i loro nomi ai posteri. Due di loro vengono chiamati priori generali: uno è Giovanni Onesto della Spelonca che guidò l'Ordine sotto Alessandro III e l'altro, conosciuto come Giovanni della Cella, occupò la medesima posizione sotto Innocenzo III. Se queste date di Enrico Friemar sono corrette, allora il periodo della loro carica precedette l'unione del 1228 e pertanto quest’ultima potrebbe non essere interamente una nuova formazione, ma solo una affiliazione di alcuni conventi ad una già esistente coalizione.
Non solo per il suo nome è conosciuto fra Stefano, uomo importante che ricevette l'abito nel 1203, fu nominato priore di Cataste nel 1215 e aiutò a fondare S. Galgano mandando quattro dei suoi frati in aiuto di fra Andrea. Probabilmente questi è lo stesso fra Stefano che nel 1243 andò con fra Ugo a Lione, dove risiedeva allora Papa Innocenzo, per richiedere l'unione di tutti gli eremiti di Toscana sotto un’unica regola ed un solo priore generale.