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L'eremo di Lecceto
LA CONGREGAZIONE "DELLE TREDICI"
di B. van LUIJK
Questa Congregazione Lucchese entra nella storia verso l'anno 1230 (La preistoria delle diverse celle non è completamente ricostruibile dai documenti che abbiamo potuto esaminare, cioè gli spogli. In questo, gli atti notarili possono dare più chiarezza. Una succinta storia è in F. Roth, Aug. 2 (1952), pp.112-141. Lo sfondo di tale unione espone CH. DEREINE, Le problème de la vie commune chez les canonistes, in "Studi Gregoriani", 3 (1948) pp. 287-298). Le fonti indicano come centro ora Spelonca, ora Rupecava, S. Colombano o Pereta.
L'unione fu realizzata da tredici celle, e nei documenti si parla semplicemente della Congregatio Tredecim Cellarum. Fu un nome d'onore e caro ai membri, come appare nel 1247, quando, già superato il numero di tredici, la cella di Brancoli con un certo orgoglio si dichiarava appartenente alla Congregazione delle Tredici. Anche altri documenti indicano che, nonostante il crescente numero di partecipanti, il nome rimase invariabile.
Il cronista agostiniano Enrico di Friemar (Tractatus de origine et processu Ordinis Fratrum Heremitarum et vero ac proprio titulo eiusdem, secondo l'edizione critica curata da R. Arbesmann, Aug. 6 (1956), pp. 37-145 (Introduzione pp. 37-86; Testo, pp. 90-121; Commentario, pp. 122-145). Il testo a cui ci riferiamo è a p. 111. Cfr. anche Appendice VII, pp. 98-99, e L. VERHEYEN, La Règle de Saint Augustin, vol. II, Recherches historiques, Paris 1967, pp. 9-17), che scrisse nella prima parte del Trecento una storia dell'Ordine degli Eremiti, cita i nomi di due priori generali prima del 1228, l'anno in cui la congregazione lucchese fu formata: Joannes Honestus de Spelunca e Joannes de Cella. Sono due persone storiche che furono fondatori e rettori di una cella o eremo, ma non di una congregazione.
Il cronista agostiniano dunque ha esagerato (per l'intento del suo libro, che era di provare l'antichità e quindi la priorità del suo ordine su tutti gli altri), dando ai due suddetti personaggi il titolo di rector maior, cioè, secondo lui, "priore generale", mentre essi erano semplicemente rettori locali. Così è nata la supposizione dell'esistenza di un Ordine nel significato giuridico che si determinò nel secolo decimoterzo, Ordine le cui radici sarebbero affondate nell'antichità e avrebbero costituito il collegamento con un Ordine eremitano, il cui inizio si fece risalire a sant'Agostino di Ippona. Questi avrebbe fondato, secondo una leggenda aurea, durante il suo viaggio da Milano ad Ostia, alcuni eremi nei Monti Pisani, come indicano, ad esempio, gli affreschi nella chiesa di S. Agostino a S. Geminiano. Ricostruendo i fatti storici con i documenti autentici, la verità è come segue. La cella di S. Giorgio di Spelonca fu fondata nel 1190 da un prete: "magister Joannes de Pretis", insieme con un altro sacerdote di nome Dulcis.
Nel 1193 furono investiti, sia materialmente che spiritualmente, dal vescovo Guido di Lucca. Ricevettero allora l'amministrazione dell'eremo,che era pieve con cura di anime. Il popolo ha dato a1 primo prete il soprannome di Honestus, probabilmente a causa del suo carattere e modo di vivere. Nel 1204 Joannes Honestus viveva ancora, ma non aveva più la funzione di rettore: il prete Dulcis gli era succeduto. In quell'anno tutti i cinque abitanti della cella si chiamavano "frati", cioè Dulcis, Joannes, Guido, Hugo e Gallus. Nello stesso anno si verificò una lite: S. Galgano nella Garfagnana dichiarò che S. Giorgio di Spelonca le era sottomessa per ragione di anzianità. Ma questa non fu la causa principale. Infatti la cella di Spelonca godeva di un buon reddito.
Nel processo ecclesiastico davanti al vescovo diocesano l'anzianità di Spelonca venne affermata come anche la sua indipendenza da S. Galgano. Cella di Prete Rustico onora nel suo nome il fondatore, che per il resto è sconosciuto. Non è possibile precisare quando questo prete Rustico abbia fondato il suo eremo, vicino al vico o borgo omonimo. Nel 1201 ivi abitava un certo Joannes, forse il secondo fondatore, che venne nominato Joannes de Cella. Un anno dopo un accolito di nome Lotario, comprò questo sito dalle Mantellate di Pontetetto e promise un censo annuo di due libre di cera.
Nel 1231 egli era rettore e succedette al prete Pietro, il quale ne 1236 di nuovo diresse questa cella. Durante il priorato di Bondio vi entrarono due novizi, di cui uno cambiò il suo nome per indicare la "metanoia". Il primo, di nome Marco, conservò il suo appellativo; ma Baldino lo cambiò con quello di Benigno. Dal 1245 gli atti notarili menzionano contatti con le celle di Montevorno, Rupecava e Brancoli. Nel 1248 Cella di Prete Rustico aveva undici frati: il Priore Bondio, tre sacerdoti: Giacomo di Maestro Aiuto, Bonverterio e Nicola, e sette frati. Anche laici, fedeli della parrocchia, si legarono alla cella in un modo che si può paragonare con quello dei terziari. Nel 1253, con consenso della moglie Palmeria, Bonoste Guidonene venne accettato come fratello-eremita e fece il voto nelle mani del priore Aiuto, che probabilmente era anche inviato del potere di visitatore apostolico, e in quelle del prefetto Bonaccorso e del prete Stefano. La solennità fu conclusa con lo spoglio, ossia con un testamento esecutivo durante vita. Infatti allora i due Joannes erano fondatori di due eremi, che hanno avuto un posto memorabile nel secolo XII, ma non ebbero niente a che fare con la formazione di una congregazione od ordine eremitico, né costituirono anelli di congiunzione con una fondazione, che risultò effimera, di S. Agostino, di cui si trova anche l'eco nella pre-istoria dell'ermo di S. Salvatore di Lecceto, raccontata da Ambrogio Landucci (Sacra Illecitana Silva, Roma 1643).
Le notizie degli altri eremi lucchesi non sono tanto ricche. Valbona nella Garfagnana, ossia S. Galgano, ebbe come priore nel 1243 frate Guido, che diresse dieci frati; Monteforte, presso Pereta, fondato nel 1205, fu nel 1241 la residenza del "prior maior". Chifenti aveva due eremi: il più antico chiamato S. Francesco e quello fondato da Rainerio Guidi nel 1238 col titolo di S. Maria e S. Paolo; Brancoli, ossia Monte di Branca, ebbe due preti: Giovanni e Martino, che si misero sotto la protezione della Sede Apostolica nel 1216; Montevorno si unì con Moriglione nel 1244.