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Il processo a santa Cecilia
SVILUPPO DELLA CONGREGAZIONE TOSCANA
di B. van LUIJK
Il cardinale Riccardo, nominato governatore della Maremma nel 1239, si dedicò alla centralizzazione di diverse correnti sia politiche che religiose. La prima unione degli eremiti toscani, che si verificò nel 1243, fu uno dei primi successi della sua politica religiosa. Egli aveva un grande interesse ecclesiastico, come indica la cura che ebbe, dietro incitamento papale, per i canonici-eremiti della canonica rurale della SS. Trinità di Tolfa, ai quali affidò la chiesa di S. Severa per assicurare a loro una migliore entrata [1]. Nello stesso anno la curia papale emise, il 16 dicembre 1243, la costituzione Incumbit Nobis, che ci informa che già da tempo in diversi ceti clericali si discuteva la possibilità di una unione più vasta fra gli eremiti. Il cardinale Riccardo era stato nominato presidente papale di una comissione di quattro membri, probabilmente i "priores maiores" o i loro sostituti dei gruppi interessati. Sebbene dei loro nomi si leggano soltanto le lettere iniziali, crediamo di poter individuarli secondo altri documenti con: Stefano, Uguccio, Guido e Pietro, senza poter dire con ogni certezza a quale gruppo appartenessero.
Dagli atti notarili crediamo poter dedurre che rappresentassero rispettivamente Cataste, Corvaia o Cerbaia, Rosia e Rupecava. La commissione accettò, più o meno per incitamento del cardinale Annibaldi, in primo luogo l'introduzione della Regola di S. Agostino con la conservazione delle institutiones, ossia costituzioni particolari. Inoltre erano d'accordo di scegliere un superiore generale per tutti i partecipanti. Per realizzare ciò vennero convocati a Roma uno o due frati di ciascuna canonica o eremo per un "capitolo" [2]. Verso la festa di Natale 1243 le trattative ebbero un esito positivo e nel mese di marzo 1244 i primi privilegi vennero concessi alla nuova congregazione. Questi regolano alcune difficoltà locali poste per il cambiamento di Regola: tutti ricevono la dispensa dalla Regola di S. Benedetto o da qualsiasi altra finora professata. I sacerdoti eremiti possono confessare i fedeli e predicare, con permesso però dei superiori ecclesiastici locali. Possono recitare in coro il breviario secondo il "modo romano", cioè secondo l'usanza dei canonici della basilica lateranense, con l'addizione (nel 1248) che, partecipando a un "modo" differente, per esempio durante una permanenza in un convento d'altre consuetudini, si adempie sia in forma personale che corale l'impegno ecclesiastico [3]. Il 19 aprile 1244 i superiori ricevettero il permesso, diverse volte poi confermato, di poter sciogliere gli oblati e i futuri novizi dalle censure ecclesiastiche in cui fossero inconsciamente incorsi, con la clausola che coloro i quali le avessero subite ferenda sententia dovessero prima effettuare gli adempimenti [4]. Tali censure riguardavano normalmente l'adesione mostrata all'imperatore durante la lotta fra Sacerdotium et Imperium, fra le corti papale ed imperiale. Il giorno dopo la festa di S. Marco la curia papale concesse agli eremiti toscani il "Mare Magnum", dato a ciascun Ordine approvato: Religiosam vitam eligentibus [5].
In questa costituzione i privilegi già concessi o da concedere come istituto approvato vengono corroborati l'accettazione della Regola di S. Agostino, la protezione papale sui beni, diritti e doni genericamente indicati. Pare che alcuni conventi avessero entrate fisse in forma di "decime", che "expressis verbis" sono comprese nella protezione [6]. Chiunque, laico o chierico, sia di stato libero non avendo legami o doveri d'obbligo, può entrare nella comunità e resta poi sotto l'obbedienza al superiore. Senza il cui permesso nessuno può lasciare la cella o congregazione. Il permesso deve essere dato in forma di congedo per iscritto: senza tale dichiarazione non si può chiedere né dare l'ammissione in un altro convento, nemmeno a pernottarvi a titolo di carità. Questa prescrizione venne separatamente notificata ai vescovi diocesani nel 1255, a causa del fatto che rimaneva troppo lettera morta. Nonostante ciò il numero di frati girovaganti divenne tanto grande, che il cardinale-protettore Annibaldi, il quale aveva un potere effettivo sopra il superiore generale, si munì di pieni poteri da parte della curia papale per poter strappare agli "apostati" ostinati l'abito e, in caso di necessità, per scomunicarli publicamente [7].
Nella costituzione Religiosam vitam eligentibus si descrive il privilegio di esenzione dall'autorità ordinaria: nessun vescovo diocesano può disporre né degli edifici né dei membri singoli, nemmeno ha diritto di immischiarsi nelle elezioni e nomine. Per il rimanente, i superiori e membri della congregazione sono sottomessi ai vescovi ordinari [8] per quanto riguarda l'ordinazione, le benedizioni, la procura degli Oli Santi [9] e l'erezione di chiese e cappelle dentro i territori concessi all'Ordine (intra fines parochiarum vestrarum). Gli eremiti toscani non sono costretti a rivolgersi ai vescovi diocesani quando questi si rifiutino di somministrare a titolo gratuito i sacramenti e sacramentali. In tal caso possono dirigersi a qualsiasi vescovo riconosciuto dalla curia papale. Nessuna autorità, né civile né ecclesiastica, può imporre liberamente imposte e decime contrarie ai privilegi concessi dalla Sede Apostolica. Quest'ultimo decreto venne separatamente comunicato alle autorità ecclesiastiche quindici giorni dopo l'emissione del succitato "Mare Magnum" e venne poi anche diverse volte ripetuto [10].
Gli eremiti toscani avevano il diritto di sepoltura per ciascun fedele che chiedesse la inumazione nelle loro chiese o cimiteri, con riserva però dei diritti della parrocchia a cui il morto durante vita fosse appartenuto. La concessione del Mare Magnum è di massimo valore nello sviluppo di qualsiasi ordine: contiene il solenne riconoscimento da parte della Chiesa. Dopo le concessione del solenne riconoscimento pontificio seguì un periodo di consolidazione: 1244-1248. In questi anni si sentiva sempre più la mancanza di un convento nella Città Eterna. I Toscani chiesero il permesso di entrare in Roma, e questo venne concesso dal papa durante la sua dimora in Lione e venne effettuato dal loro cardinale protettore, quando era governatore di Roma. I Benedettini dovettero sgombrare la chiesa e l'abbazia di Ara Coeli, ed i Minori il convento di S. Maria del Popolo. Nel 1250 S. Maria del Popolo venne concessa agli eremiti toscani e Ara Coeli ai Frati Minori; una decisione non più revocata né cambiata fino al nostro tempo. I Benedettini ebbero il peggio: persero l'abbazia senza ricevere un altro luogo: dovettero dividersi tra le fondazioni esistenti nella città, e lasciare tutto in sito all'Ara Coeli con eccezione dei beni personali e dei loro vestimenti. Questi trapassi con i documenti principali sono descritti nella bolla Iis quae auctoritate, del 6 luglio 1252 [11].
Nel 1250 gli eremiti toscani celebrarono un "capitolo generale" nel convento di S. Salvatore di Cascina. Deve essere stato il terzo "capitolo generalissimo" dopo l'unione del 1243-44, perché si doveva seguire, per quanto riguarda la celebrazione dei capitoli, la consuetudo cistercensis: ogni anno un "capitolo generale" ed ogni tre anni quello "generalissimo". Questo "capitolo" di Cascina (a. 1250) è l'unico capitolo, di cui finora ci sia stato trasmesso un documento dettagliato, il quale contiente la nomina dei procuratori generali: fra' Domenico di Rosia e fra' Simone di Roveta, con le firme dei partecipanti, cioè del priore generale e di sessantun priori [12]. Dall'elenco pare che la Congregazione, sotto il generalato di fra Matteo [13] fosse divisa in due distretti: la circoscrizione di Siena diretta da fra Simone d'Ardenghesca e quella di Lucca guidata dal vicario generale fra Aiuto di Cella di Prete Rustico [14]. I quattro "definitori" che formavano con il "priore generale" il "sindacato" ed erano i suoi "assessori", furono Giovanni d'Acquaviva, Orlando di Petreto, Migliorato di Selvamaggio e Giovanni di Foltignano. La circoscrizione (ossia provincia) di Lucca comprese la "Congregazione delle Tredici" e le celle ad essa unite o da essa fondate: in tutto venticinque eremi o conventi [15]. Il convento principale della provincia senese e la sede del vicario-generale era Ardenghesca ed aveva una ventina di celle [16]. Le altre [17] che figurano sull'elenco e che non appartenevano alle primitive corporazioni senese o lucchese erano probabilmente unità separate, di cui quella della regione di Pescia-Nievole, Morimondo presso Cagli, e S. Leonardo di Lecceto sono le principali.
Note
(1) - Rium est, 16 dic. 1243, L. 31 e Justis petentium desideriis, 30 marzo 1244, L. 38.
(2) - Incumbit Nobis e Praesentium vobis, 16 dic. 1243, L. 31 e 32.
(3) - Vota devotorum, 23 marzo 1244 e 22 aprile 1244, L. 34 e 44; Cum vos et, 26 marzo 1244, L. 35; Cum a Nobis, 28 marzo 1244, L. 36; Cum per dilectum, 28 marzo 1244, L. 37; Pia desideria, 31 marzo 1244, L. 39 e Pio vestro collegio, 30 luglio 1248 e 26 giugno 1255, L. 71 e 132. Per la recitazione delle ore canoniche ed il breviario: (G. ABATE) Il primitivo breviario francescano, 1221-1227, in "Miscellanea Francescana", 60 (1960) pp. 47-240, modo speciale pp.86-106; M. RIGHETTI, Manuale di storia liturgica, II, Milano 1946 pp. 460-67 e S. J. P. VAN DIJK - H. HAZELDEN WALCKER, The origins of the modern Roman Liturgy, London 1960, pp. 179-237, 423-514.
(4) - Quia ex apostolici cura, 19 aprile 1244, 21 luglio 1250 e 23 agosto 1250, 25 giugno 1255, L. 43, 75, 76 e 129.
(5) - In data 26 aprile 1244, L. 46.
(6) - Questa è una delle principali differenze rispetto ai Brettinesi insieme con il fatto che i loro territori vengono indicati come "Parochiae" invece che "loca". L'uso della parola: "parochia" indica il carattere canonicale d'un gran numero di eremi toscani.
(7) - Cum felicis recordationis, 30 gennaio 1255, L. 121 e Volentes omne quod, 15 luglio 1255, L. 138.
(8) - A questo privilegio, che è un decreto generale del diritto canonico, si richiama l'attenzione del porre fine agli appelli alla S. Sede, che i toscani troppo soprabbondantemente praticarono: Canonica constitutio, 23 agosto 1250, L. 77.
(9) - Ed anche S. Crisma. Questo può indicare che avessero nelle chiese il fonte battesimale. In altre simili costituzioni manca talvolta l'indicazione riguardo il Crisma e ci pare che questo non sia una ommmissione del copista, ma indichi un carattere parrocchiale. Per la cura delle anime per tali frati, II, DENIFLE, Die Constitutionen des Prediger-Ordens vom Jahre 1228, in "Archiv für Litteratur und Kirchengeschichte", I 1885, pp. 175-76.
(10) - Pium fore, 11 maggio 1244, Ne pro eo quod, 13 agosto 1218, Cum felicis recordationis, 30 gennaio l255 e Cum contingat interdum, 17 luglio 1255, resp. L. 48, 72, 121 e 143. Tutti questi dati e molti altri nelle costituzioni, bolle e brevi da noi raccolti offrono ricche aggiunte al buono studio di I. RODRIGUEZ, La exensión de la Orden de San Augustìn en el aspecto teórico y en su aplicación práctica (1257) in "La Ciudad de Dios", vol. 169 (1956), pp. 535-559, come a quello di FEYARTS, in "Studio Catholico", NS 25, (1950), pp. 177-190. Cfr. sopra, p. 40, nota 32.
(11) - Il testo di questa bolla è in C. COCQUELINES, Bullarium, privilegiorum ac diplomatum Romanorum Pontificium amplissima collectio, III, Roma 1740, pp. 327-29. La richiesta e la concessione in Dilecti filii prior, 29 luglio 1248 e Operis evidentia, 27 giugno 1250, L. 70 e 74.
(12) - L'elenco è stato publicato da L. TORELLI, Secoli Agostiniani, vol. IV, p. 453. In tutto corrisponde ai nomi, locali e propri, che abbiamo incontrati negli spogli degli atti notarili. La descrizione geografica di queste regioni offre per esempio F. SCHNEIDER, Nachlese in Toscana, in "Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken", 22 (1930), pp. 31-60.
(13) - Questo Matteo è probabilmente identico con il priore omonimo di Moriglione nel 1247, il quale viene nominato negli atti notarili conservati nell'Archivio di Stato di Lucca.
(14) - Il nome di questo vicario generale Aiuto figura diverse volte negli atti della Cella di Prete Rustico (cfr. Appendice VII) ed era um uomo molto attivo. Non siamo d'accordo con alcuni cronisti ch'egli fosse il priore generale degli Eremiti Toscani nel 1256; questo era un certo Filippo.
(15) - Valbuona di Garfagnana - Versilia - Cascina - Cella di Prete Rustico - Rupecava o Lupecavo - Buita - Acquaviva - Spelonca - Corvaia o Cerbaia - Petreto - Moriglione - Montuolo/Nomboli - Sommocolonia - Asciano (tre volte!) - Parrana - Mozanella - Agnano - Vada - Chifenti - Costa Acqua - Monteforte - Brancoli - Frocecchia/Fucecchio? - Montevasone.
(16) - Ardenghesca - Montebene di Gerfalco - Perolla - Selvamaggio - Camerata - Roveta - Foltignano - Castagneto - Cerbaiola - Rosia - Suvereto - Larniano/Guizzano - Guardistallo - Palmaiola - Falcone - Certaldo.
(17) - Monte Castiglione - Vallese - S. Leonardo - Brancane - Morimondo - Ferrara - S. Giuliano di Pistoia - S. Fiora - Genova - Monteferrato - Campiano - Faenza - Arcetri/Lepore (Firenze) - Pereta - Labeto - Valbuona d'Arezzo - Perlate - Orvieto - Montecimino. Alcuni dati e fotografie di eremi, BSA 7 (1930), pp. 187-88: Rosia e S. Leonardo; 9 (1932), 93: Acquaviva; 14 (1938), pp. 50-51: Tolfa-Alumiere; P. MISCATELLI, Eremi senesi, Siena 1937 e R. ARBESMANN, The "Vita Aureli Augustini Hipponensis Episcopi", in cod. Laurent. Plut. 90, Sup. 48, Traditio 18 (1962), pp. 319-355, particolarmente pp. 345- 348. Per l'ubicazione vedi le cartine a pp. 42 e 48.