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VAN LUIJK: I TOSCANI INDIPENDENTI

La sepoltura di Valeriano

 

La sepoltura di Valeriano

 

 

I TOSCANI INDIPENDENTI

di B. van LUIJK

 

 

 

I brevi papali, concessi fino al 1230 a diversi eremi toscani, contengono il privilegio di Protezione papale, con cui gli eremiti con tutti i loro beni si sottomisero direttamente alla Sede Apostolica. Lo stesso privilegio ricevettero gli eremi di Morimondo presso Gubbio, Sant'Jacopo d'Acquaviva presso Livorno, Costa Acqua nei Monti Pisani, Brancoli, Rosia, S. Leonardo e S. Salvatore nella Selva del Lago nel senese, Centocelle e SS. Trinità di Tolfa ad ovest di Viterbo.

La "Congregazione delle Tredici" ricevette fra il 1243 e il 1248 tre documenti papali, di cui quelli del 1243 e del 1245 riguardano la compra di una chiesa a Populonia da parte della cella di Rupecava. Il documento del 1248 suggerisce alla "Congregazione delle Tredici" la sottomissione al visitatore dei Toscani. La ripugnanza contro la fusione suggerita si legge fra le righe e si illustra nella trionfale dichiarazione negli atti notarili di Brancoli, in cui si dichiara con enfasi di appartenere alla Congregazione delle Tredici. Verso il 1250 la fusione però si era verificata e la "Congregazione delle Tredici" si sciolse poco dopo il 1249.

Nell'Agro senese si trovano le celle di S. Leonardo, S. Salvatore, Montespecchio, Monterozzanese e Rosia. I documenti del 1227 trattano una discordia fra S. Leonardo ed i canonici dei SS. Martino e Vigilio di Siena, dalla quale canonica dipendeva questo eremo. Un anno dopo, S. Leonardo accettò la protezione della Sede Apostolica; e il vescovo Bonfiglio, che governò la diocesi senese dal 1215 al 1252, consacrò la chiesuola annessa. S. Leonardo rimaneva però insieme con l'eremo di Montespecchio, sottomesso alla giurisdizione del vescovo.

Questi effettuò nel 1231 l'incarico di procurar loro una Regola approvata dalla Chiesa. S. Salvatore, che si trova nella stessa valle come S. Leonardo, però venendo da Siena, nella catena destra di colline, si rivolse alla curia papale nel 1244, per liberarsi di un ufficiale militare, nominato Cortabraca, e dei suoi seguaci, che pretendevano i beni dell'eremo. Nello stesso tempo questi eremiti ricevettero come sovvenzione una parte dei redditi sequestrati, dalla curia papale. Alcuni anni dopo, tale offerta venne ripetuta per un valore di duecento lire senesi.

Nel 1252 la cella di S. Salvatore, meglio conosciuta col titolo di Lecceto, ricevette in occasione della consacrazione della chiesa una indulgenza annuale di quaranta giorni per i fedeli che visitassero la chiesa suddetta nel giorno della ricorrenza e offrissero un'elemosina. Lecceto, insieme con S. Leonardo, rifiutò la fusione con la Congregazione toscana. Il visitator generalis Aiuto unì sotto un solo superiore i due conventi dopo la scomparsa del priore di S. Leonardo.

I canonici si appellarono con successo al vescovo diocesano: il decreto del visitatore Aiuto venne cancellato. Il 25 giugno 1255 la separazione venne corroborata dal papa Alessandro IV con il decreto Ex parte vestra. Anche l'unione di S. Salvatore di Sylva Lacus (cioè Lecceto) con Montespecchio venne dichiarata nulla nello stesso anno dietro richiesta di Tommaso, vescovo di Siena, nonostante che il cardinale Riccardo la avesse ratificata personalmente. S. Salvatore di Lecceto rimaneva parte della "mensa episcopi", perché il vescovo non desiderava restare privo delle entrate annesse. L'unione avrebbe significato l'affiliazione di S. Salvatore alla Congregazione toscana, della quale Montespecchio faceva già parte. L'indipendenza di S. Leonardo di Lecceto e degli eremiti dipendenti da essa venne riaffermata con la bolla Piae postulatio del 19 Luglio 1255, cioè quindici giorni dopo la sospensione della fusione di S. Salvatore con Montespecchio. Tutti i privilegi concessi ai canonici di S. Leonardo dal tempo di papa Adriano IV (1154-1159) e dei suoi successori vennero riaffermati nella suddetta bolla.

I beni dei canonici erano descritti, cioè la chiesa di S. Leonardo col convento, l'ospedale di Bavastagia e i terreni nelle regioni di Augustulo, Arnano e Cimino, e messi sotto la protezione della Sede Apostolica. In compenso i canonici dovevano offrire due libbre di cera alla "mensa episcopi" alla festa dell'Assunzione di Maria, come già era stato stabilito da Walfredo vescovo di Siena (1085-1127). Sul rimanente delle loro entrate, redditi o decime nessuno aveva il diritto di far gravare imposte. Alla Sede Apostolica si dovevano pagare per questo privilegio due soldi lucchesi, valenti un decimo della lira senese.

Otto mesi dopo, questo gruppo di canonici-ermiti, che vivevano in una regione coperta di lecci, e perciò chiamata Lecceto, venne incorporato nell'Ordine degli Eremiti progettata dal card. Annibaldi: un fatto confermato con la bolla Licet Ecclesiae del 9 aprile 1256. Per Monterozzanese esiste un privilegio concesso in occasione della consacrazione della chiesa fatta dal papa Gregorio IX personalmente nel 1236. Venne concessa, alle consuete condizioni una indulgenza annuale di cento giorni a coloro che visitassero questa chiesa canonicale il giorno della ricorrenza.