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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Seicento > Giulio BegniCICLo AGOSTINIANo di GIULIO BEGNI A FANO
Pellegrini accorrono alla tomba di Agostino
GIULIO CESARE BEGNI
1640
Chiostro del monastero agostiniano di Fano
Pellegrini accorrono alla tomba di Agostino
La lunetta dipinta da Begni vuole esprimere la venerazione che i pellegrini riservavano alle spoglie di sant'Agostino. La scena è nota anche con la definizione dei pellegrini che affluiscono alla sua tomba. Lo stemma associato al dipinto è quello della famiglia de' Petrucci. Un altro stemma presente non è più identificabile.
La legenda, tratta dall'analoga stampa di Bolswert, di cui il dipinto di Begni riprende l'impianto scenografico, spiega il soggetto della scena: "Ticini in ecclesia D. Petri ad caelum aureum sacro corporis pignore deposito perennis aquae scaturigo in febrientium salutem et eloquentiae Augustinianae promanat indicium."
La pittura non evoca un preciso miracolo, ma piuttosto è una immagine della pietà popolare nei confronti del santo. Si vede un sarcofago che non ha nulla a che vedere con l'arca scolpita già dal XIV secolo. Un po' ovunque si notano pellegrini, bambini, donne, vecchi con bastoni che pregano e bevono a una fonte denominata fons sancti Augustini. Dei monaci osservano e vegliano nell'ombra.
Verso il 912, alcuni uomini gravemente ammalati andavano a Roma dalla Germania e dalla Gallia, - erano più di quaranta, - per visitare le tombe Apostoli. Alcuni si trascinavano su grucce, altri, completamente paralitici, si facevano portare, altri erano ciechi e camminavano portando i loro compagni servivano di guida.
- Andate a Pavia e domandate dove è la chiesa di S. Pietro; e là otterrete la grazia che chiedete.
Gli domandarono essi il suo nome ed egli rispose: Ed immediatamente disparve.
Essi, giunti a Pavia, andarono nella chiesa di S. Pietro e quando seppero che là era il corpo di S. Agostino, gridarono:
- Sant'Agostino, aiutateci! I cittadini ed i religiosi accorsero, attratti dalla novità della cosa, ed ecco che per la tensione dei nervi, incomincia a colar del sangue che forma un rivo dalla porta della chiesa al sepolcro del santo, ed i malati che si avvicinarono al sepolcro furono guariti, né rimase in essi traccia d'infermità, di modo che la fama del santo si sparse sempre più ed una folla di ammalati incominciò ad affluire alla chiesa, e chiunque veniva era guarito e lasciava doni in ringraziamento.
La quantità di questi voti fu tale che tutta la cappella di S. Agostino ne fu piena ed allora furono messi nel vestibolo, ma presto anche lì furono tanti che rendevano difficoltoso il passaggio, ed i religiosi furono costretti a farli portare altrove.
JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea