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PITTORI: Johann Sigmund Müller

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JOHANN SIGMUND MULLER

1705-1707

Třeboň, monastero agostiniano, chiostro

 

Il battesimo di Agostino

 

 

 

La scena del battesimo di sant'Agostino prende spunto dalle sue Confessioni, ma nel Medioevo questo libro veniva usato raramente come fonte primaria. Per questo episodio si utilizzava più spesso la Leggenda Aurea di Jacopo da Varagine. Agostino ricevette il battesimo insieme al figlio Adeodato e al suo amico Alipio da sant'Ambrogio vescovo di Milano nella notte di Pasqua dell'anno 387. A quell'epoca Agostino aveva 33 anni. Secondo la tradizione, che viene riaffermata da Jacopo da Varagine in questo momento solenne venne creato l'inno Te Deum laudamus. Ambrogio disse le parole parole: "Te Deum laudamus!" e Agostino in risposta replicò: "Te Dominum confitemur!".

Il pittore introduce l'osservatore all'interno oscuro della chiesa. Al centro della composizione troviamo la figura centrale di Agostino umilmente in ginocchio davanti al vescovo Ambrogio che porta gli attributi del suo rango episcopale. Ambrogio regge il bastone episcopale nella mano sinistra, ha una mitra in testa e un piviale episcopale cade sulle sue spalle, dando alla sua figura un'impressione di grandiosità. Tiene una conchiglia nella mano destra, dalla quale gocciola lentamente acqua santa sulla testa di Agostino e poi su una ciotola d'argento tenuta da uno dei ministri. Un altro chierico si trova accanto al vescovo Ambrogio con un vassoio dove conserva contenitori di olio. Con Agostino è inginocchiato a mani giunte suo figlio Adeodato, che riceve il battesimo assieme al padre. Secondo  l'iconografia tradizionale dovrebbe essere presente anche l'amico di Agostino Alipio, ma il pittore non lo ha incluso nella composizione. La luce che illumina la scena cade sul volto di Agostino e Adeodato con la massima intensità, sottolineando così la loro importanza nella struttura dell'opera. Lo spazio intorno ad Agostino è semicircolare racchiuso fra Ambrogio, i ministri e due uomini che stanno a guardare. Nel piano posteriore sul lato sinistro vediamo una guardia in uniforme rossa e bianca armata di alabarde e un gruppo di nobili signori e signore. Tutti sembrano guardare con interesse la scena che si sta svolgendo nella chiesa, e alcuni di loro non possono fare a meno di indicarla con un gesto della mano.

Milano fu la tappa decisiva della conversione di Agostino. Qui ebbe l'opportunità di ascoltare i sermoni di Ambrogio che teneva regolarmente in cattedrale, ma se le sue parole si scolpivano nel cuore di Agostino, fu la frequentazione con un anziano sacerdote, san Simpliciano, che aveva preparato Ambrogio all'episcopato, a dargli l'ispirazione giusta; il quale con fine intuito lo indirizzò a leggere i neoplatonici, perché i loro scritti suggerivano "in tutti i modi l'idea di Dio e del suo Verbo". Un successivo incontro con sant'Ambrogio, procuratogli dalla madre, segnò un altro passo verso il battesimo; fu convinto da Monica a seguire il consiglio dell'apostolo Paolo, sulla castità perfetta, che lo convinse pure a lasciare la moglie, la quale secondo la legge romana, essendo di classe inferiore, era praticamente una concubina, rimandandola in Africa e tenendo presso di sé il figlio Adeodato (ci riesce difficile ai nostri tempi comprendere questi atteggiamenti, così usuali per allora).

A casa di un amico Ponticiano gli aveva parlato della vita casta dei monaci e di sant'Antonio abate, dandogli anche il libro delle Lettere di san Paolo; ritornato a casa sua, Agostino disorientato si appartò nel giardino, dando sfogo ad un pianto angosciato e mentre piangeva, avvertì una voce che gli diceva "Tolle, lege, tolle, lege" (prendi e leggi), per cui aprì a caso il libro delle Lettere di san Paolo e lesse un brano: "Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri" (Rom. 13, 13-14).

Dopo qualche settimana ancora d'insegnamento di retorica, Agostino lasciò tutto, ritirandosi insieme alla madre, il figlio ed alcuni amici, ad una trentina di km. da Milano, a Cassiciaco, l'attuale Cassago Brianza, in meditazione e in conversazioni filosofiche e spirituali; volle sempre presente la madre, perché partecipasse con le sue parole sapienti.

Era venuta intanto la primavera; al principio della quaresima, Agostino ritornò dunque a Milano, con Alipio e Adeodato, per ottenere l'iscrizione tra i competentes, i catecumeni cioè ritenuti maturi che avrebbero ottenuto il battesimo per la Pasqua successiva. A Milano partecipò con il vescovo Ambrogio a una preparazione specifica al Battesimo, che Agostino seguì con il figlio Adeodato e l'amico Alipio. E nella notte del 25 aprile 387, giorno di Pasqua, egli otteneva il lavacro rigeneratore, per mezzo di Ambrogio. Agostino ricevette il battesimo insieme all'amico Alipio che era stato convertito dalle prediche di S. Ambrogio, e ad Adeodato, figlio dello stesso Agostino, natogli mentre era ancora filosofo pagano. Allora S. Ambrogio secondo quello che lui stesso dice, gridò: Te Deum laudamus. S. Agostino seguitò: Te Dominum confitemur.