Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Settecento > Johann Sigmund Müller

PITTORI: Johann Sigmund Müller

I funerali di sant'Agostino

I funerali di sant'Agostino

 

 

JOHANN SIGMUND MULLER

1705-1707

Třeboň, monastero agostiniano, chiostro

 

I funerali di sant'Agostino

 

 

 

La scena che esprime il funerale di San Agostino raffigura una processione funebre che accompagna il santo corpo alla chiesa per una messa funebre. Il pittore ha concepito questa scena seguendo schemi già noti nella iconografia agostiniana. La processione del clero si snoda verso la chiesa, dietro la quale si scorge un vescovo con il suo bastone pastorale. Agostino è deposto su un feretro che viene portato in spalla da monaci con la tonsura. Segue il corteo anche la componente della società secolare, che osserva con interesse la processione funebre. Due monaci aprono la processione con due croci astili e bandiere. Dietro di loro un monaco porta la pisside con l'ostia sacra.

 

31. 3. Perché nessuno disturbasse il suo raccoglimento, circa dieci giorni prima di morire, disse a noi, che lo assistevamo, di non far entrare nessuno, se non soltanto nelle ore in cui i medici entravano a visitarlo o gli si portava da mangiare. La sua disposizione fu osservata, ed egli in tutto quel tempo stette in preghiera.

31. 4. Fino alla sua ultima malattia predicò in chiesa la parola di Dio ininterrottamente, con zelo e con forza, con lucidità e intelligenza.

31. 5. Conservando intatte tutte le membra del corpo, sani la vista e l'udito, mentre noi eravamo presenti osservavamo e pregavamo, egli - come fu scritto - si addormentò coi suoi padri, in prospera vecchiaia (1 Re, 2, 10). Per accompagnare la deposizione del suo corpo, fu offerto a Dio il sacrificio in nostra presenza, e poi fu sepolto.

31. 6. Non fece testamento, perché povero di Dio non aveva motivo di farlo. Raccomandava sempre di conservare diligentemente per i posteri la biblioteca della chiesa con tutti i codici. Quel che la chiesa aveva di suppellettili e ornamenti, affidò al prete che alle sue dipendenze curava l'amministrazione della casa annessa alla chiesa.

31. 7. Né durante la vita né al momento di morire trattò i suoi parenti, sia quelli dediti alla vita monastica sia quelli di fuori, nel modo consueto nel mondo. Quando viveva, dava a costoro, se era necessario, quel che usava dare agli altri, non perché avessero ricchezze ma perché non fossero poveri e non lo fossero troppo.

31. 8. Lasciò alla chiesa clero abbondante e monasteri di uomini e donne praticanti la continenza con i loro superiori; inoltre, biblioteche contenenti libri e prediche sia suoi sia di altri santi, dai quali si può conoscere quanta sia stata, per dono di Dio, la sua grandezza nella chiesa e nei quali i fedeli lo trovano sempre vivo. In tal senso un poeta pagano, disponendo che i suoi gli facessero la tomba in luogo pubblico ed elevato, dettò questa epigrafe: Vuoi sapere, o viandante, che il poeta vive dopo la morte? Ecco, io dico ciò che tu leggi: la tua voce è la mia.

POSSIDIO, Gesta Augustini 31, 3-8