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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Trecento > San MarcoIconografia AGOSTINIANa nella chiesa di san Marco a Milano
Arbor Ordinis degli agostiniani: prima e seconda fascia
BARTOLOMEO ROVERIO detto il GENOVESINO
1618
Chiesa di San Marco a Milano
Arbor Ordinis
Il catino absidale è ornato con l'Arbor dell'Ordine agostiniano, che esprime una scenografia suggestiva e grandiosa. Dal basso si susseguono cinque registri di santi agostiniani (vescovi e cardinali, professe, professi, martiri maschili e martiri femminili): in alto, in gloria d'angeli con palme e corone, troneggia Cristo adorato da sant'Agostino e san Marco. Particolari nodali risultano il grande stemma del convento al centro del primo ordine, il ramo che congiunge i livelli e la rappresentazione di santi del quarto ordine in piedi in posa di crocefissi con i confratelli che li contemplano. Sono evidenti i legami con l'Arbor cisterciense di Chiaravalle: il gusto neomedioevale, la ricerca delle proprie origini, il desiderio di rafforzare ed esaltare lo spirito dell'Ordine.
Gli affreschi sono attribuiti a Bartolomeo Roverio detto il Genovesino (1577-1630).
Arbor Ordinis degli agostiniani: particolare di Agostino
Il tema della posterità spirituale di Agostino diventa ricorrente soprattutto nel Seicento, che fu il secolo d'oro della diffusione dell'ordine agostiniano. Esso ha un significato puramente celebrativo e doveva riflettere l'importanza raggiunta dai monaci nell'ambito della società del tempo. Viene descritta la grande famiglia agostiniana nei vari rami e congregazioni in cui si è suddivisa nei secoli, o anche i movimenti religiosi che in qualche modo si ispiravano ad Agostino o ne seguivano la regola. In qualche caso sono rappresentati i più famosi esponenti dell'Ordine.
31. 9. Dai suoi scritti risulta manifesto, per quanto è dato di vedere alla luce della verità, che quel vescovo caro e gradito a Dio visse in modo retto e integro nella fede speranza e carità della chiesa cattolica; e ciò possono apprendere quelli che traggono giovamento dalla lettura di ciò ch'egli scrisse intorno alla divinità. Ma io credo che abbiano potuto trarre più profitto dal suo contatto quelli che lo poterono vedere e ascoltare quando di persona parlava in chiesa, e soprattutto quelli che ebbero pratica della sua vita quotidiana fra la gente.
31. 10. Infatti fu non solo scriba dotto in ciò che riguarda il regno dei cieli, che tira fuori dal suo tesoro cose nuove e vecchie (Mt. 13, 52), e commerciante che, trovata una perla preziosa, vendette ciò che aveva e la comprò (Mt. 13, 15 s.): ma fu anche uno di quelli di cui è stato scritto: Così parlate e così fate (Giac. 2, 12), e di cui dice il Salvatore: Chi avrà fatto e insegnato così agli uomini, questo sarà detto grande nel regno dei cieli (Mt. 5, 19).
31. 11. Prego ardentemente la vostra carità, voi che leggete questo scritto, che insieme con me rendiate grazie a Dio onnipotente e benediciate il Signore, che mi ha concesso l'intelligenza (Sal. 15, 7) per volere e avere la capacità di trasmettere queste notizie alla conoscenza di uomini vicini e lontani del nostro tempo e di quello a venire. E pregate insieme con me e per me affinché, dopo esser vissuto, per dono di Dio, in dolce familiarità con quell'uomo per quasi 40 anni senza alcun contrasto, possa emularlo e imitarlo in questa vita, e in quella futura godere insieme con lui delle promesse di Dio onnipotente.
POSSIDIUS, Vita Augustini, 31, 9-11