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Iconografia AGOSTINIANa nella chiesa di san Marco a Milano

La Madonna appare ad Agostino, Monica e Nicola da Tolentino, afresco nella chiesa agostiniana di san Marco a Milano

La Vergine con Agostino, Monica e Nicola da Tolentino

 

 

MELCHIORRE GHERARDINI

1650 circa

Chiesa di San Marco a Milano

 

La Madonna appare ad Agostino, Monica e Nicola da Tolentino

 

 

 

L'affresco è stato staccato dalla sede originaria che era il chiostro maggiore. ora è conservato nella prima sala del Museo parrocchiale. L'opera è stata attribuita a Melchiorre Gherardini detto il Ceranino sulla base di confronti stilistici con altre sue opere. In particolare sono caratteristiche le sottolineature manieristiche dei visi e la narrazione spigliata anche se non sempre precisa.

La scena faceva parte di un ciclo di ben più vaste proporzioni di cui si sono salvate sette episodi di storie agostiniane, tutte conservate nel Museo parrocchiale. La Madonna al centro della scena appare a san Nicola da Tolentino tenendo in braccio il bambino, mentre dall'alto osservano la scena Agostino e Monica.

 

Melchiorre Gherardini, nato nel 1607 a Milano fu allievo del Cerano. Alla morte del maestro, il Gherardini ne ereditò l'avviata bottega: l'autorità e la fama del Crespi gli ottennero importanti commissioni anche a distanza di decenni. Egli lavorò in Lombardia (a Varese affrescò nel 1653 il presbiterio della chiesa di San Giuseppe), a Novara e al Sacro Monte di Varallo. Indubbi rimandi al Cerano sono presenti nella tela di Cheglio, come la tipologia del capo del Battista, esangue ed emaciato, le lunghe braccia abbandonate con le mani nervose, la monumentalità delle figure femminili, dall'incarnato grigio, che evocano le tele del Museo dell'Opera del Duomo.

Sposa la figlia del Cerano, Camilla, e ne eredita, alla morte del suocero, la casa già da lui abitata in via Quadronno e trasformata in un palazzetto con portico e loggia.

 

Nel dipinto è raffigurato con Agostino e Monca, anche san Nicola da Tolentino. La leggenda della sua vita rappresentata da un ignoto pittore giottesco detto Maestro della Cappella di San Nicola, narra come i suoi genitori, ormai anziani, si fossero recati a Bari su consiglio di un angelo in pellegrinaggio alla tomba di san Nicola di Mira, per avere la grazia di un figlio. Ritornati a Sant'Angelo ebbero il figlio desiderato e, ritenendo di aver ricevuto la grazia richiesta, lo chiamarono Nicola. Il giovane Nicola entrò nell'Ordine degli Eremitani di Sant'Agostino. Fece la sua professione religiosa (voti solenni) a meno di diciannove anni. Nel 1269 fu ordinato sacerdote. Dopo la sua ordinazione, predicò soprattutto a Tolentino, dove fu trasferito intorno al 1275. Nel convento di Sant'Agostino di Tolentino rimase fino alla sua morte nel 1305. Celebri sin dal Medioevo sono i cosiddetti "panini miracolosi" di san Nicola, che servirono anche per la raccolta di farina da parte dei fedeli che si recavano al santuario e che dettero nome anche alla compagnia cerretana degli "affarinati", citata anche dal vescovo urbinate Teseo Pini nel suo Speculum Cerretanorum. Viene ricordato il 10 settembre.

La sua tomba, a Tolentino, è conservata con venerazione dai fedeli. Il celebre santo marchigiano ha una propria amplissima iconografia, che ne trattano la vita e i miracoli. A Tolentino sorge la più bella e grande Basilica in suo onore. In diverse rappresentazioni Nicola viene raffigurato assieme ad Agostino, di cui fervente seguace sin dalla gioventù, quando indossò la tonaca nera degli agostiniani nel Trecento. Fu un asceta rigidissimo con se stesso e dolce e comprensivo con i poveri, i bisognosi e gli ammalati. Grande confessore, fu pieno di umana compassione per ogni tipo di miseria. L'incondizionata obbedienza, il distacco completo dai beni terreni, l'umiltà e la modestia furono costanti della sua vita. Intorno a lui c'è sempre un'aura di prodigio, che comincia dalla nascita, avvenuta quando i genitori parevano destinati a non avere figli. Nel processo per la canonizzazione, aperto vent'anni dopo la sua morte, 371 testimoni verranno a parlare dei suoi moltissimi miracoli. Sappiamo inoltre che Nicola è anche un maestro di rigore ascetico, cioè di severità con sé stesso. Un insieme di elementi certo eccezionali, ma piuttosto staccati dal vivere comune della gente, incapace di miracoli e non ghiottissima di penitenza. Invece Nicola – a dispetto delle controindicazioni – è un santo sempre popolarissimo proprio tra la gente comune, di secolo in secolo: è l'amico dei giorni feriali, che viene in casa portando la festa.