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Iconografia AGOSTINIANa nella chiesa di san Marco a Milano

Incoronazione della Vergine con il bambino fra i santi Pietro, Agostino e Paolo, tela di Lomazzo nella chiesa agostiniana di san Marco a Milano

Incoronazione della Vergine: particolare con sant'Agostino

 

 

LOMAZZO GIOVANNI PAOLO

1571

Chiesa di San Marco a Milano

 

Incoronazione della Vergine con il bambino fra i santi Pietro, Agostino e Paolo

 

 

 

La tavola di Lomazzo è la Pala d'altare della prima Cappella. L'opera è datata e firmata L F 1571. Agostino è stato raffigurato dal pittore sulla sinistra, quasi nascosto e in ombra rispetto al trittico centrale che vede la Vergine e i due santi Pietro e Paolo dominare la scena. Lomazzo lavorò in san Marco alla dipintura di tutta la volta della Cappella forgiando una scenografia che destò lo stupore dei contemporanei, che suggerivano di "rimirare questa cappella poiché bellezze di tale squisitezza vogliono replicati, non fuggitivi sguardi." L'intento prospettico del pittore è straordinario, componendosi con ricerche cromatiche e luministiche, moti fisici e psicologici, l'integrazione fra pittura e stucchi.

 

Come informa lo stesso artista nella breve autobiografia, la sua formazione avvenne presso Giovan Battista Della Cerva, mediocre allievo di Gaudenzio Ferrari. Lomazzo esordì con un ciclo di affreschi ancora memori dell'arte di Bernardino Luini nella chiesa di S. Maria Nuova a Caronno Pertusella (Varese) al fianco di Bernardino Campi, che aveva eseguito la pala dell'altare maggiore (verso il 1555). Successivamente affrescò il refettorio di S. Maria della Pace a Milano con una copia dell'Ultima Cena di Leonardo (datata 1560 andata persa nel secondo Conflitto Mondiale) e quello degli Agostiniani di Piacenza, con la curiosa iconografia della Cena Quadragesimale (1567: anch'essa distrutta nel corso dell'ultima guerra). Nulla resta della sua attività di ritrattista, che dovette portargli un certo successo: furono effigiati da lui personaggi di spicco come i cardinali Giovanni Gerolamo Morone e Alessandro Crivelli, il marchese di Pescara Francesco d'Avalos, due sorelle di Carlo Borromeo e diversi principi tedeschi al seguito dell'arciduca Rodolfo d'Asburgo (il futuro Rodolfo II).

Dopo il 1560 compì un viaggio a Roma dove maturò influssi michelangioleschi. Importante fu il viaggio nei Paesi Bassi dove conobbe Floris e Van Heemskerk. Poche opere poté portare a termine prima di divenire cieco nel 1571 a 33 anni: la più importante è la decorazione della Cappella Foppa in san Marco (1570), dove affrescò due Storie dei SS. Pietro e Paolo, una singolarissima Gloria d'angeli e una pala d'altare con Madonna e Santi (1571). Poco dopo la conclusione di quest'impresa, una malattia agli occhi (che gli era stata diagnosticata, come lui stesso afferma, da Girolamo Cardano) lo rese cieco ancora in giovane età.

Nelle poche opere pervenuteci, Lomazzo mostra una versione del Manierismo assai originale, in cui la tormentata monumentalità Michelangelo si lega con un forte retaggio di Leonardo (visibile nell'uso sistematico dello sfumato e nella continua ricerca di applicare la teoria dei moti dell'animo), oltre che con uno spasmodico studio degli scorci e della prospettiva (derivatogli da Bramantino e Zenale) e con molti aspetti dell'arte di Gaudenzio Ferrari. Non mancano nella sua arte influssi di Dürer e di molta pittura tedesca e fiamminga. Ormai cieco Lomazzo si dedicò a scrivere trattati di pittura, dando alle stampe testi di notevole importanza per la storia dell'arte, non solo lombarda.

 

L'evento dell'Incoronazione della Vergine è descritto come immediatamente successivo a quello dell'Assunzione in cielo, grazie a cui, secondo l'interpretazione di San Gerolamo, Maria viene condotta fino al trono di Dio. Questo soggetto solitamente costituisce la scena finale dei cicli dedicati alla Madonna, dopo la morte e l'ascesa al cielo. Come tema dotato di vita propria è apparso per la prima volta nell'arte gotica, dapprima scolpito sui portali delle cattedrali, poi dipinto sulle pale d'altare destinate a luoghi di culto posti sotto il patronato della Vergine. Solitamente la cerimonia è officiata da Cristo, che pone la corona in capo alla Madre seduta sullo stesso trono o inginocchiata davanti a lui. Frequenti sono tuttavia anche le immagini in cui solo il Padre Eterno incorona Maria o quelle che raffigurano il Padre Eterno e il Figlio uniti in Trinità con lo Spirito Santo.

La scena in genere avviene al cospetto della corte celeste ed è spesso affollata: il gruppo principale è di solito attorniato da angeli musicanti, santi, beati, martiri, patriarchi. I santi presenti in queste rappresentazioni assumono lo stesso ruolo e significato che hanno nelle sacre conversazioni.

 

Sei tutta bella, e in te non vi è macchia. - Un giardino recintato tu sei, sorella mia, Sposa, un giardino recintato, una fonte sigillata. - Veni, coronaberis. Vieni, sarai incoronata.

Ct 4, 7, 12 e 8

 

 

Se tu e io ne avessimo avuto il potere, l'avremmo fatta anche noi Regina e Signora di tutto il creato. Un grande segno apparve nel cielo: una donna incoronata di dodici stelle. - Vestita di sole - La luna ai suoi piedi (Ap 12, 1). Maria, Vergine senza macchia, riparò la caduta di Eva: e ha calpestato, con il suo piede immacolato, la testa del dragone infernale.

Figlia di Dio, Madre di Dio, Sposa di Dio. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo l'incoronano vera Regina dell'Universo. E le rendono ossequio di sudditanza gli Angeli… i patriarchi e i profeti e gli apostoli…, i martiri e i confessori e le vergini e tutti i santi ..., e tutti i peccatori, e tu e io.

SANTO ROSARIO, 5º mistero glorioso