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Epistola di frate Egidio de Roma
GLI STUDI NELL'ORDINE AGOSTINIANO DAL MEDIOEVO AD OGGI
di David Gutiérrez
da Analecta Augustiniana Vol. XXXIII (1970) pp. 75-149
Egidio Romano e la "ratio studiorum" del 1290
Egidio ha anche altri meriti nella storia dei nostri studi. Le disposizioni dei capitoli generali relative all'istruzione della gioventù agostiniana che cominciano ad essere più chiare e numerose da quando lui prende parte a questi capitoli: Padova nel 1281, Orvieto nel 1284, Ratisbona nel 1290, Roma nel 1292 e Siena nel 1295. Nel primo introdusse l'uso delle "disputationes" su questioni di filosofia e teologia (che si continuarono a celebrare nei nostri capitoli generali fino alla soppressione napoleonica) e spiegò ai suoi ascoltatori non meno di venti questioni (Edizione di G. BRUNI, in AA. XVII, 125-157); nel capitolo di Orvieto ebbero origine le Costituzioni agostiniane più antiche che si conoscano, con il cap. intitolato "De forma circa studentes et lectores et praedicatores servanda", nella cui redazione Egidio ebbe una parte decisiva: 1°, perché tra suoi confratelli era il più esperto in questa materia per avere dedicato più di quindici anni di studi a Parigi e aver pubblicato non meno di 25 opere filosofiche e teologiche (G. BRUNI, le opere di E. R., Firenze 1936: pubblicato in Bibliofilia dal 1934 al 1936; id., Un'inedita "Quaestio de natura universalis" di E. R. con un saggio di cronologia egidiana, Napoli 1935, 25-43); 2°, perché, nonostante la sua assenza nel 1287 al capitolo celebrato a Firenze, fu proclamato maestro ufficiale dell'Ordine, "ut eius doctrinae omni qua poterunt sollicitudine sint seduli defensores" (DENIFLE, II, 12; AA. II, 275) e 3°, perché nel capitolo di Ratisbona del 1290, nel quale furono promulgate le Costituzioni proposte sei anni prima ad Orvieto, appare un'altra volta Egidio come la principale autorità tra i suoi in materia di studio; dicono gli atti capitolari: "Definimus et committimus auctoritatem fratri Aegidio Romano magistro nostro, ut possit baccellarios Parisius as legendum sententias vocare, prout sibi pro bono ordinis videbitur expedire: quod facimus intuitu personae, ut hoc ad consequentiam non trahatur" (DENIFLE, II, 40. Attribuire a Egidio una parte decisiva nella redazione di un capitolo delle nostre prime Costituzioni, non cambia un fatto sicuro: che i due autori principali di quelle leggi sono i beati Clemente di Osimo e Agostino da Tarano in Sabina, come dice Giordano di Sassonia nei suoi "Vitasfratrum", parte 2, cap.14).
Per queste ragioni, la sua dottrina, la sua probità, la sua lunga esperienza e l'alta considerazione che avevano delle stesse i suoi confratelli, si considera lui il principale autore della nostra prima "ratio studiorum", formulata nel cap. 36 delle Constitutiones Ratisboneses. La prima decisione del capitolo celebrato a Roma nel 1292 (nel quale Egidio fu nominato priore generale) recitava "quod de studiis generalibus habeatur optima cura, ne studentes sint vagabundi et ne impediantur propter defectum necessariorum" (AA. II, 337); il nuovo superiore poco tempo dopo scrisse a tutti i priori provinciali: "Ipsi etiam studia theologiae toto vestro conamine manuteneatis ac etiam foveatis, quia per ea, simul cum observantia regulari, opotet nostrum ordinem in humilitate crescere" (Ibid. IV, 203. E per ottenere quello che era scritto, aggiungeva: "Ad haec detis et dari faciatis pro viribus omnem operam cum effectu, ut boni novitii possint in vestra provincia recipi, recepti religiose tractari et informari morum modestia et sutudii disciplina"). Nominato arcivescovo di Bourges da Bonifacio VIII il 25 aprile 1295, Egidio volle salutare i suoi confratelli nel capitolo celebrato a Siena il 24 maggio: "Et fuit ibi - dicono gli atti - venerabilis pater frater Aegidius ... olim generalis prior praeteritus et nunc factus archiepiscopus Bituricensis novus, et fecit generales disputationes de quolibet ... Et tunc postea ivit ad archiepiscopatum primo" (DENIFLE, II, 64; AA. II, 368); però non si dimenticò dei suoi vecchi confratelli ne' smise mai di aiutarli fino alla sua morte, come è già stato detto. In sintesi, Egidio Romano occupa senza dubbio il primo posto in quel periodo della nostra storia, per essere stato la persona che maggiormente promosse, orientò e consolidò la direzione dottrinale propria degli agostiniani, che sempre l'hanno venerato come loro primo maestro, non solamente in ordine di tempo, ma anche d'importanza. In questo ultimo senso non gli fanno giustizia molti manuali di storia che, senza spiegazioni, uniscono il suo nome a quelli di Enrico di Gante e Goffredo de Fontaines; poichè nell'anno 1286 il nostro "Doctor fundatissimus" era considerato il migliore filosofo e teologo di Parigi: "Qui modo melior de tota villa in omnibus reputatur" (DENIFLE, II, 10; A. ZUMKELLER, in AA. XXVII, 176-186): e continuò ad essere considerato in questo modo durante gli ultimi trent'anni che gli rimanevano da vivere.
La sua attività di scrittore (dal migliore periodo della scolastica) comprende mezzo secolo, perché cominciò nell'anno 1266 e non smise mai di scrivere fino alla sua morte, avvenuta nel dicembre 1316. La sua produzione letteraria si può confrontare solamente, per la sua estensione e varietà, con quella dei tre migliori dottori della scolastica del secolo d'oro, S. Alberto Magno, S. Tommaso d'Aquino e S. Bonaventura (Cfr. P. GLORIEUX, Repertoire des maitres en théeologie, I, 62-77, 86-104, II, 38-51, 294-308, per comprovare quello che si dice nel testo). Per i suoi commenti aristotelici e l'opuscolo De erroribus philosophorum (scritto verso il 1270), il suo nome è l'unico che può aggiungersi a quelli di Alberto Magno e del Dottore Angelico nella storia dell'aristotelismo cristiano (J. KOCH, Giles of Rome, Errori philosophorum, testo critico con versione inglese, Milwaukee 1944. Koch non solo ha tolto qualsiasi dubbio all'autenticità egidiana dell'opuscolo, ma ha anche illustrato la sua importanza fondamentale per l'accettazione moderata della dottrina dei "filosofi" nelle scuole cristiane. Cfr. Revue des sciences philos. et théologiques 32 (1948) 107).
Infine Egidio influì nella diffusione del sapere con il più conosciuto dei suoi libri, il De regimine principum (tradotto in breve tempo nelle principali lingue europee e anche in ebraico), nel quale esorta i re a moltiplicare nei loro domini i centri d'insegnamento e ad avere uomini di scienza che comunichino la stessa ai loro sudditi, se vogliono meritarsi il nome di re e non quello di tiranno: Debet igitur rex sollicitari, ut in suo regno vigeat studium litterarum et ut ibi sint multi sapientes et industres; nam ubi viget sapientia et fons Scripturarum, oportet quod inde torus populus aliquam eruditionem accipiat. Ne ergo exsistentes in regno sint tenebris ignorantiae involuti, spectat ad reges et principes valde esse sollicitos de studio litterarum. Immo, si dominator regni non promoveat studium et non velit sibi subditos esse scientes, non est rex sed tyrannus (De regimine principum, lib. 3, parti 2, cap. 8. Questa opera scritta nel 1280, ebbe un grande successo in tutta Europa fino al periodo tridentino, come lo provano le centinaia di codici e molti documenti che ancora sono scritti in latino, italiano, tedesco, francese, inglese, fiammingo, catalano, castigliano, portoghese ed ebraico, e anche le imitazioni, riedizioni, compendi e glosse a cui diede origine. Cfr. G. BRUNI, Le opere di E. R., Revue des sciencies philos. et théologiques 32 (1948) 107).