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Gutierrez: Studi Generali nell'Ordine agostiniano

Immagine di Gerolamo Seriprando, Priore Generale dal 1538 al 1563

 

Gerolamo Seriprando, Priore Generale dal 1538 al 1563

 

 

GLI STUDI NELL'ORDINE AGOSTINIANO DAL MEDIOEVO AD OGGI

 

di David Gutiérrez

da Analecta Augustiniana Vol. XXXIII (1970) pp. 75-149

 

 

PERIODO DI RIFORMA E NUOVA FIORITURA (1508 - 1650)

 

Primi tentativi e attività di Seriprando

La legislazione scolastica del medio evo rimase in vigore fino al 1551; però accettò già dal primo decennio di quel secolo alcune innovazioni che si erano rese necessarie per il progresso generale della cultura e poco dopo, per il conflitto con il protestantesimo. Il capitolo generale del 1507 vietò l'ingresso nell'ordine di giovani con meno di dodici anni e il sacerdozio prima di aver compiuto il diciottesimo anno (AA. IX, 67; ibid 65: "...nec promoveatur ullus ad sacerdotium, qui anum quartum et vigesimum non attigerit, dignus quidem et eruditione et bonis moribus"; ib. 67: "Suplicamus patri reverendissimo, ut neminem exornet gradibus ex iis qui in Italia sunt, nisi quos ipse examinaverit ac dignos invenerit; et in hoc oneramus conscientiam suam. Volumus autem eos qui in studiis non profecerint; non modo ad gradus non promoveri, verum etiam tamquam ignavum pecus ab academiis arceri").

Escluso pertanto l'anno del noviziato, rimanevano altri quattro o cinque anni di studi, durante i quali gli aspiranti al sacerdozio vivevano sotto la tutela di due maestri: "primus qui in mores optimos..., alter qui in lingua latina et, ubi facultas suppetet, etiam graeca eos exerceat" (Ibid. 68. L'insegnamento del greco, che appare per la prima volta nel capitolo del 1507, deve attribuirsi con tutta probabilità a Egidio da Viterbo, che è stato più innovatore del suo maestro Mariano di Genazzano: si vedano gli atti del capitolo generale del 1497 in AA. VIII, 13-16. Seripando volle che il maestro di grammatica, che molte volte era una persona estranea all'Ordine, insegnasse anche agli allievi "modum epistolandi ac bonos auctores". JEDIN, Seripando, I, 245). Ancora si lasciò all'iniziativa particolare di ciascuno lo studio dell'ebraico, nella cui conoscenza risaltavano in quel periodo il superiore dell'Ordine, Egidio da Viterbo e alcuni confratelli come Gaspar Amman, Dionisio Vàsquez e Felice da Prato (Breve notizia dei due primi e dell'ultimo nel Lexikon für Theol. und Kirche, nel nome di ognuno. Di Vazquez, predicatore di Fernando il Cattolico e di Carlo V dal 1507 fino al 1539, e primo professore di sacra Scrittura nell'Università di Alcalà, parlano con grandi elogi i suoi coetanei Alvar Gomez de Castro e il beato Alonso de Orozco; dei suoi meriti come rinnovatore dell'esegesi e dell'oratoria sacra cfr. F. GONZALEZ OLMEDO, Sermones de fray Dionisio Vazquez, in "Clàsicos castellanos", tomo 123, Madrid 1943, prologo); ma, dall'anno 1520, aumentò ogni volta il numero di quelli che imparavano le due lingue originali della Sacra Scrittura, per lottare con le stesse armi contro i nuovi eretici.

I priori generali Egidio da Viterbo e Gabriele della Volta (che governarono consecutivamente dal 1506 al 1537) si limitarono ad inculcare l'osservanza della legge, a reprimere abusi e a promuovere la fondazione dei nuovi centri di studio (Sull'attività di Egidio: H. JEDIN, Seripando, I, 157-61; M. MARCOCCHI, La riforma cattolica, Brescia 1967, 162-66; J. W. O'MALLEY, Giles of Viterbo on Church and Reform, Leiden 1968. Gabriele della Volta, che cominciò a governare nel 1518, approvò poco dopo la fondazione di uno "studium provinciae" a Saragozza, lodando per la sua dottrina i maestri della provincia catalano-aragonese Martìn Gombau, Bernardo Jordàn e Miguel Mayques. Roma, Archivio dell'Ordine, Dd 14, 168-169); però senza dare nuove disposizioni in questa materia. Queste disposizioni invece le diede il capitolo del 1539 (in cui fu nominato priore generale Seriprando) con il seguente decreto: "Quantum vero ad studia reformanda pertinet, sancitur et definitur, ne placita Averrois et Iandoni penitus deiceps defendantur; sed textus aristotelicus in philosophia, in theologia vero textus Magistri sententiarum lectitentur et defesentur. Nec ulli citra bachalarios et magistros liceat sacrae Scripturae conclusiones in disputatione sustinere. Omnes vero lectiones iuxta viam domini Aegidii nostri Romani legantur et disputentur, et ubi eius scripta deficiunt, ex divi Thomae Aquinatis doctrina conformi suppleatur" (AA. IX, 67. E' la prima volta che i legislatori agostiniani propongono ai loro allievi come maestro san Tommaso d'Aquino. Si veda l'ultima parte di questo studio). Questa norma, conforme in tutto al programma che patrocinerà Seriprando all'interno del suo Ordine, è nelle deliberazioni tridentine; fu inviata dallo stesso superiore (in testo stampato, con gli atti di quel capitolo) a tutte le Province agostiniane, e si occupò personalmente della sua applicazione, durante la visita che effettuò negli anni 1539-1542 alle Province d'Italia, Francia, Spagna e Portogallo (JEDIN, o.c. I, 164-86; AA. XXVI, 31-50. In Portogallo ammirò la riforma che mettevano in atto i vicari castigliani Francisco de Villafranca e Luis de Montoya, ai quali diede la facoltà "ut cum aliqui vobis in aetate viginti duorum annorum cani sensibus visi fuerint, eos ad sacerdotium promovere valeatis, potestate nobis tradita a S.mo D.no N.ro": Arch. dell'Ordine, Dd 19, f. 85).

Prima di cominciare quel lungo viaggio dal convento di Sant'Agostino di Napoli, che era uno "studium generale", lasciò scritto al priore e al reggente di studi dello studium questa norma di condotta: "Quad litterarum studium attinet, astringimus omnes ut quod gradum singulorum decet, cum fructu nitantur praestare. Et ne contingat nostra incuria secus fieri, mandamus ut regens anno singulo, ante festum divi Petri, reddat nos certiores per litteras - omnium de corpore studii subscriptas manibus - quot libros quasve lectiones ipse ac bachalari sive lectores seu quicumque alii legerint, qualesque disputaverint quaestiones, qui in studio profecerint vel qui locum occupaverint ut ipsis litteris, quamquam absentes, eorum...exactissimam informationem habeamus" (Ibid. Dd 18, f. 68. Nello stesso registro si trovano le disposizioni che lasciò nei principali studi d' Italia). I registri di Seriprando dimostrano che la sua attività non fu meno innovatrice ed energica nelle case di studio che visitò nelle quattro nazioni già citate: diede ai principali centri italiani la norma che aveva lasciato a Napoli; scrisse nuovi statuti per lo "studium" di Parigi e riformò quelli di Tolosa, Montpellier e Avignone; rinnovò lo studio generale di Valencia, il cui reggente doveva presiedere a tutti gli atti accademici "et determinare quaestionem in fine, iuxtia sententiam Aegidii Romani vel sancti Thomae" (JEDIN, o.c., II, 542-44. Seripando insiste con frequenza perché la preparazione filosofica e teologica della gioventù agostiniana fosse conforme alla dottrina dei migliori maestri dell'alta scolastica); riorganizzò la vita di studio nelle Province di Spagna e Portogallo, ricordando agli "osservatori" dell'una e dell'altra che la "sacra dottrina" è parte essenziale della vera osservanza, e determinò un'altra volta le tre tappe (umanistica, filosofica e teologica) del ciclo di studi, il cui complemento doveva essere la "sanctarum Litterarum erudito, qua pascere possumus verbo vitae et doctrinae populum Christi, cuius nos eleemosynis sustentamur" (Roma, Arch. dell'ordine, Dd 19,95; MARCOCCHI, o.c., I, 166-69). Infine volle che in tutti i conventi spagnoli (sicuramente perché già si faceva in quelli italiani) "lector unus deputetur casuum conscientiae, ad quem audiendum compellat prior omnes suos fratres" (Volle anche che esistessero scuole di grammatica in tutte le regioni della vasta "provincia Hispanie"; però la filosofia e la teologia dovevano studiarle tutti a Salamanca, nel convento e nell'Università "et in publicis scholis". Dd 19, 95v-96. "Et qui sacerdos ordinatur sit aetatis annorum viginti et quinque", 94v; perché la provincia non scarseggiava di personale, come la portoghese: vedi sopra, nota 97).

Il Capitolo generale del 1564 estese questa disposizione a tutte le Province dell'Ordine e ordinò che non mancassero a queste lezioni i sacerdoti "minus instructi qui in negotio poenitentario sunt" (AA. IX, 428; ib. 425: "In conventibus praecipuis diebus festis conciones aut lectiones ad populum haberi mandamus". A marzo del 1546 Seripando aveva chiesto nel concilio di Trento, che si mandassero a predicare nelle chiese "in omnibus saltem diebus festis". Conc. Trid., ed. Goerresiana, V. 26). L'innovazione di Seriprando, che è precedente alla riforma tridentina, entrò come legge nelle Costituzioni del 1581.