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Gutierrez: Studi Generali nell'Ordine agostiniano

La facciata rinascimentale della chiesa di sant'Agostino a Roma

 

Roma: la chiesa di sant'Agostino

 

 

GLI STUDI NELL'ORDINE AGOSTINIANO DAL MEDIOEVO AD OGGI

 

di David Gutiérrez

da Analecta Augustiniana Vol. XXXIII (1970) pp. 75-149

 

 

PERIODO DI DECADENZA (1357-1507)

 

Le "Additiones" di Tommaso da Strasburgo

Dobbiamo cominciare la seconda parte del nostro studio con il nome di Tommaso da Strasburgo, che per la sua opera teologica e per la sua attività come superiore appartiene alla prima parte, perché, dopo Egidio Romano, fu il priore generale che influì maggiormente nella storia scientifica dell'Ordine fino al periodo tridentino, in pratica fino al mandato di Seriprando. Il capitolo celebrato a Parigi nel 1345 nominò Tommaso priore generale e gli affidò l'incarico di aggiungere alle Costituzioni del 1290 i decreti dei capitoli posteriori a questa data, a condizione che a suo parere fossero ancora efficaci per il governo di tutte la Province ("...committentes patri nostro generali... ut faciat moderam, addendo, cassando, anullando et declarando, prout suae providentiae saluti animarum proficuum et statui ordinis videbitur expedire". AA. IV, 254. I definotori del capitolo del 1348 dichiararono: "In primis additiones, moderationes et declarationes circa constitutiones... per praefatum patrem nostrum magistrum Thoman ex commissione sibi facta virtute capituli generali proxime Parisius celebrati per capitula constitutionum editas, auctoritate praesentis definitorii approbamus et confirmamus". Ibid. IV, 275 s.); il nuovo Generale presentò il suo lavoro di revisione e adeguamento al capitolo celebrato a Pavia nel 1348, e fu interamente approvato: nacquero in questo modo le "Additiones" alle Costituzioni di Ratisbona, le quali si trovano nei codici medioevali e nell'edizione veneziana del 1508, permanendo in vigore fino il 1551.

L'autore delle "Additiones" non solo tenne conto della legislazione scolastica posteriore all'anno 1290, ma anche i nuovi statuti universitari di Parigi e anche l'esperienza dei propri studi, che aveva terminato conseguendo il magistero nella capitale francese nel 1337; conservò nella disposizione degli argomenti l'ordine dei capitoli di queste Costituzioni e, come si era sempre fatto in queste Costituzioni, guardò principalmente il buon governo dello "studium" di Parigi, che serviva come modello per gli altri: nessuna Provincia, eccetto quella di Francia, poteva mandare a questo studio più di due allievi, e non dovevano rimanere in questo "ad expensas provinciae nisi per tres annos nec ad expensas suas ultra quinquennium" ("Additiones", c.36 ed. I. ARAMBURU, Valladolid 1966, p. 117). Aggiunse nuovi requisiti per l'ammissione di un religioso come allievo in quel centro (migliore preparazione filosofica e un po' di pratica nell'insegnamento; determinò il "curriculum" dei lettori con più chiarezza, come gli argomenti degli esami che dovevano superare nell'arco una settimana in logica, filosofia e teologia, e il programma delle loro lezioni nei principali centri di studio d'ogni Provincia) "in quo sint duo lectores qui logicae, philosophiae et theologiae continuent lectiones", e fissò con esattezza le sanzioni contro i trasgressori di quanto ordinava; chi non "leggesse" almeno quattro volte la settimana, perdeva la "assegnazione" o ricompensa di tutto l'anno; però chi volesse osservare bene la legge, doveva tenere più di quattro lezioni settimanali: "Per hoc tamen non intendimus quod lectores studiorum generalium et provincialum non teneantur ultra quam ad quatuor lectiones in hebdomada, sed ipsi continuabunt lectiones logicae et philosophiae per totum annum, lectiones vero theologiae continuabunt secundum formam Constitutionum" (Ibid., p. 119. Le tesi pubbliche di logica e filosofia continuavano nei mesi d'estate; invece le lezioni di teologia dovevano darsi "secundum formam Constitutionum", cioè, dalla seconda settimana di settembre "post festum nativitatis beatae Virginis Mariae" fino al 28 di giugno. GLORIEUX, Repertoire, I, 21).

L'influenza di Tommaso da Strasburgo nella storia degli studi tra gli agostiniani non si riduce alle sue "additiones" al capitolo 36 delle prime leggi dell'Ordine, neanche al regolamento che con il titolo di "Mare magnum" diede nel 1353 al convento di Parigi, ma anche comprende l'azione che esercitò con il suo eccellente commento In quatuor libros Sententiarum - conservato in molti manoscritti e in diverse edizioni - nel quale ci lasciò il corso teologico più completo, più uniforme e più apprezzato di quanti siano stati frequentati nella scuola agostiniana prima di Giovanni Lorenzo Berti († nel 1766). La fedeltà dell'autore al pensiero di Egidio Romano e dei grandi maestri dell'alta scolastica, non solo si manifestò in questo corso, ma anche nelle norme che diede, essendo già Generale, nel capitolo del 1345, di fronte al pericolo del nominalismo: "Mandamus magistris praecipue, baccalariis et lectoribus atque studentibus quatenus nullus eorum doctrinas varias et peregrinas, quae in sacandalum sunt simplicium et fidei laesionem orthodoxorum sequi, tenere seu docere praesumant publice vel occulte; sed in theologia illas tantum conclusiones tenere et docere, quas canonicae Scripturae vel canonicorum doctorum - quorum opuscula per sacrosanctam Romanam Ecclesiam noscuntur approbata - sententiis evidenter fundari ac muniri possunt" (AA. IV, 258, 276).

A questa norma, confermata nel capitolo generale del 1348 e ripetuta da alcuni superiori dell'Ordine nella seconda parte di quel secolo, dovrà attribuirsi il senso di moderazione e di equilibrio che i migliori storici della scolastica riconoscono alla scuola agostiniana dalla fine del medioevo, specialmente in teologia.