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CICLo AGOSTINIANo di Basilio Pacheco a Lima

Insediamenti agostiniani in sud America

Insediamenti agostiniani in sud America

 

 

BASILIO PACHECO

1744-1746

Monastero agostiniano degli Eremitani di Lima

 

Episodi della vita di Agostino

 

 

 

Le 38 tavole del monastero degli Eremitani di Lima costituiscono uno dei più importanti cicli iconografici agostiniani. Furono eseguiti fra il 1744 e il 1746 dall'artista peruviano Basilio Pacheco un secolo dopo circa la realizzazione del ciclo dipinto da Miguel Santiago e discepoli nel monastero di Quito in Ecuador. La colonizzazione spagnola fu molto feconda artisticamente nell'America del Sud e fra i monasteri eretti dai missionari europei quelli agostiniani brillarono per ricchezza spirituale e artistica.

Il monastero di Lima già dal XVI secolo era considerato prezioso come quelli spagnoli e la città, fondata nel 1544 e diventata capitale di un immenso impero, si aprì a tutte le attività e tendenze cosmopolite. La pittura divenne un mezzo per la evangelizzazione e molti pittori indigeni si affiancarono ai pittori spagnoli e agli incisori fiamminghi e tedeschi che vi accorsero da ogni parte d'Europa. Gli Agostiniani di Lima assoldarono Pacheco, artista di Cuzco, che aveva già realizzato, per gli Eremitani della città un ciclo agostiniano che purtroppo non si è conservato.

L'ispiratore del ciclo sembra sia stato padre Fernando de Luna, eminente teologo e allo stesso tempo priore di Cuzco. I due cicli dipinti da Pacheco dovevano avere una fonte letteraria comune, forse una Vita del santo di fonte spagnola. Pacheco comunque ha saputo realizzare una sequenza di scene piuttosto originale con la presenza di personaggi del tutto nuovi come Pelagio, Eulogio, Petiliano, Paolino da Nola. Qualche scena è stata tratta dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, altre da Bolswert. A differenza dei cicli europei, Pacheco avvia la sequenza con scene tratte dalla vita familiare. Il ciclo presenta una grande unità interna di stile, anche per il fatto che fu interamente eseguito da un unico pittore. La scuola di Cuzco, di cui Pacheco fu uno dei migliore rappresentanti, fu nel corso del Settecento una delle più originali artisticamente dell'intera area dell'America latina.

Se Pacheco molto deve a Bolswert per l'iconografia, molto deve invece per lo stile allo spagnolo Zurbaran, il cui successo in Perù era considerevole in questo periodo. Vi si riconoscono il gusto delle luci contrastanti, la robustezza delle persone e la tensione drammatica dei temi toccati. Pacheco non è comunque un grande pittore: non è in grado di eguagliare i suoi modelli europei. Tuttavia il suo ciclo è affascinante soprattutto per la mistura di arcaismo e i tentativi di produrre qualcosa di nuovo. Oltre alle 38 scene descritte ve ne sono altre due piuttosto deteriorate. La prima scena rappresenta un grandioso corteo dove figurano tanti vescovi con un gran concorso di notabili e di popolo. Si tratta dei funerali di Agostino. Vi si può distinguere, fra i personaggi, il ritratto dello stesso Pacheco e anche l'architettura della cattedrale di Cuzco. Un'ultima scena ricorda invece l'episodio della traslazione delle reliquie del santo dall'Africa in Sardegna e da qui a Pavia.

 

A Cuzco esiste il convento dedicato a Fray Diego Ortiz, frate agostiniano martirizzato agli inizi della colonizzazione del sudamerica.

 

 

 

Basilio Pacheco

Pittore settecentesco della Scuola di Cuzco lavora in stile barocco tra il 1738 e il 1752. I suoi dipinti più noti e famosi sono il cilo che racconta la vita di S. Agostino (1744-1746) nel chiostro del Convento di San Agustín a Lima, la sepoltura di S. Agostino, la Circoncisione, con l'uso della prospettiva rinascimentale e Gesù tra i dottori.

Con Basilio Pacheco la scuola artistica di Cusco ha raggiunto uno dei suoi più alti vertici interpretativi. Sue opere si trovano a La Merced e Huamanga. Esprime una pittura religiosa e decorata con elementi della flora e della fauna peruviana, talora una plastica e ingenua interpretazione che si identifica con il gusto popolare. La linea, il colore e la forma sono curati con molti dettagli.

Il XVIII secolo ha espresso anche attraverso le sue opere una ricchezza artistica raramente raggiunta in America coloniale, dove una notevole proliferazione di grandi officine segue i bisogni della nobiltà impegnata in una espansione territoriale che ha creato le città più importanti del Sud America. Due sono i soggetti iconografici che sono stati introdotti nel Seicento e che nel Settecento godranno di grande fortuna diffondendosi un po' ovunque: "gli arcangeli moschettieri" e "la difesa dell'Eucaristia". Le sue opere mostrando da un lato la sicurezza formale delle loro innovazioni iconografiche, dall'altro esprimono la qualità tecnica della sua pittura nell'ambito della Scuola di Cusco, la cui importanza si riflette nel suo status di capitale del Vicereame.