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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Trecento > ErfurtCICLo AGOSTINIANo di ERFURT
Il sogno di Monica
MAESTRO VETRAIO DI ERFURT
(1316 - 1324)
Chiesa di sant'Agostino
Il sogno di Monica
Monica riposa su un letto, il suo viso giovanile è avvolto da un velo. Una mano sotto la testa, l'altra allungata, sembra dormire. Dietro il letto c'è un giovane uomo con un cappello in testa e le mani giunte.
C'è un resto di iscrizione: VSTINUS, il che precisa che si tratta di Agostino. Il sogno di Monica presagisce la conversione del figlio ed è una scena abituale nella iconografia agostiniana. Qui compare per la prima volta. Questo medaglione è stato confrontato con uno analogo del Museo di Notre Dame a Strasburgo, che proviene dalla Chiesa Domenicana e risale al XIII secolo.
Anche lì si vede una donna distesa sul letto con un uomo dietro il letto.
E un altro responso mi hai dato a quell'epoca, che ora torna alla memoria (molte cose tralascio nella fretta di arrivare a ciò che più mi preme confessarti, e molte altre non le ricordo). Un responso, dunque, dato attraverso un tuo sacerdote, un vescovo allevato nella chiesa ed esperto dei tuoi libri. Quando quella donna lo pregò - come era solita fare con tutte le persone che le parevano adatte allo scopo - perché si degnasse di parlare con me e di confutare i miei errori e di distogliermi dalle male dottrine per insegnarmi quelle giuste, quello rifiutò, e saggiamente, come capii più tardi. Rispose infatti che ero ancora sordo a ogni insegnamento, perché tutto gonfio della novità di quell'eresia, e con le mie sottigliezze avevo già messo in agitazione parecchi sprovveduti, come aveva saputo da lei.
"Ma," disse, "lascialo stare dov'è. Prega soltanto il Signore per lui. Troverà da solo, leggendo, che errore sia quello e quanto grande la sua empietà". Poi le raccontò come anche lui da ragazzino fosse stato affidato ai Manichei da sua madre, che ne era rimasta affascinata, e disse che non solo aveva letto quasi tutti i loro libri, ma se li era anche trascritti, e mentre lo faceva gli si era reso evidente, senza che nessuno discutesse con lui e cercasse di convincerlo, che bisognava fuggirla, quella setta. E così aveva fatto. Ma lei nonostante queste parole non voleva rassegnarsi e insisteva, con implorazioni e lacrime sempre più abbondanti, perché mi vedesse e parlasse con me: e quello, che ormai non ne poteva più, concluse: "Lasciami in pace e continua a vivere così, non è possibile che il figlio di tante lacrime perisca".
Parole che ella, nelle nostre conversazioni, ricordava spesso di aver accolto come se fossero risuonate dal cielo.
AGOSTINO, Confessioni 3, 12, 21