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Contenuto Dottrinale

Milano: sant'Agostino in un dipinto di Foppa

sant'Agostino in un dipinto di Foppa

 

 

LA REGOLA: CONTENUTO DOTTRINALE

di p. Agostino Trapé

 

 

 

 

Capitolo undecimo

LECTIO DIVINA

 

Alla preghiera e alla mortificazione occorre aggiungere, come terzo elemento insostituibile dell'ascetismo religioso, la lectio divina. La Regola, con la sua brevità consueta, lo ricorda e lo impone. I libri si chiedano giorno per giorno alle ore stabilite [353]. Vien fatto di domandarsi: questa prescrizione, che suppone nella casa religiosa l'esistenza della biblioteca ed esige un bibliotecario, si riferisce alla lettura o allo studio? Rispondiamo: a tutt'e due, ma certamente alla prima. Sappiamo che nei monasteri agostiniani pulsava un'intensa vita intellettuale: si studiava, si discuteva, si approfondivano le questioni esegetico-teologiche. Ma questo non poteva essere un lavoro di tutti. Avendo aperto i suoi monasteri a tutte le classi sociali, anche alle più umili, che vi affluivano in gran numero, S. Agostino non poteva pensare che il livello intellettuale restasse quello di Cassiciaco o di Tagaste. Lo ricorda egli stesso ai monaci di Cartagine che dallo studio o dall'istruzione prendevano il pretesto per escludere dalle loro occupazioni il lavoro manuale. "Ammettiamo infine che a qualcheduno venga affidato l'incarico di dispensare la parola di Dio e che tale incombenza lo assorba in modo da non permettergli d'attendere al lavoro manuale. Ma forse che in un monastero tutti sono all'altezza d'un tale compito? Trovandosi con dei fratelli provenienti da differenti condizioni sociali, saranno tutti in grado d'esporre loro le Sacre Scritture o di tenere loro con frutto delle conferenze su punti particolari di dottrina?

E se tutti non hanno tali capacità, perché con questo pretesto volersi tutti esimere dal lavoro?" [354]. Forse questo fatto ha indotto S. Agostino ad usare, senza distinguere tra lectio divina e studio, un'espressione che lascia ad alcuni la possibilità di dedicarsi all'approfondimento della scienza sacra e ricorda a tutti l'obbligo comune. L'uso di dedicare determinate ore del giorno alla lettura edificante era allora, ed è restato poi, un uso generale nelle case religiose, non solo maschili, ma anche femminili. S. Atanasio raccomanda alle vergini consacrate di meditare assiduamente la Sacra Scrittura di modo che il sole, nascendo, veda nelle loro mani il libro santo [355]. S. Girolamo, non meno poeticamente, pensa alle ore vegliate alla lucerna e dice alla vergine Eustochio, sua cara discepola: "Il sonno ti sorprenda con il libro in mano: siano le pagine sante a ricevere il tuo volto cadente" [356]. Pelagio, su questo punto in armonia con la tradizione, consiglia la vergine Demetriade di stabilire un certo numero di ore da dedicare alla lettura delle Scritture sacre [357].

S. Agostino non poteva essere da meno. Dietro le brevi parole della Regola c'è il suo esempio, le sue frequenti raccomandazioni, le sue spiegazioni profonde e deliziose. Ai monaci di Cartagine che si opponevano al lavoro manuale, trincerandosi dietro le occupazioni della preghiera, del canto dei salmi, della lettura, dell'ascolto della parola di Dio, S. Agostino risponde esclamando: "O vita veramente santa e cristianamente lodevole e soave! Ma, continua, se mai dobbiamo lasciarci distrarre da queste occupazioni, non dobbiamo neppure mangiare, né si dovranno preparare ogni giorno i pasti" [358]. Dunque ci siano nei monasteri ore stabilite per il lavoro manuale, ma non si crei nessuna opposizione tra il lavoro e le occupazioni spirituali, compresa la lectio divina. Se l'ordinato lavoro d'un monastero non basta a sopperire alle necessità di quanti si sono ivi riuniti, si dovrà ricorrere alla generosità dei fedeli. S. Agostino è esplicito. "Basta che abbia il tempo riservato per imparare a memoria quel che poi avrà da ripetere. E intanto, durante le ore che egli passa ad imparare questi salmi, e non può lavorare, non gli debbono mancare gli aiuti dei fedeli per supplire ai suoi bisogni ed evitargli che cada in miseria" [359]. Ci permettiamo di richiamare su queste parole l'attenzione di chi legge. Esse vogliono dire che la preoccupazione del lavoro non deve togliere ne ridurre al minimo il tempo della lettura: se il lavoro è necessario per nutrire il corpo, la lettura è necessaria per nutrire lo spirito. Senza di essa anche la preghiera languisce. In un monastero ben ordinato mai il tempo del lavoro andrà a scapito, abitualmente, del tempo - i Santi Padri, e S. Agostino tra essi, parlano di ore - della lectio divina. Se in conseguenza di ciò venissero a mancare i mezzi di un onesto sostentamento, si dovranno, secondo il consiglio di S. Agostino, interessare i fedeli e chiedere la loro collaborazione. Inutile dire che tra i libri da leggere viene, prima di tutto, il libro per eccellenza, la Scrittura. Sappiamo già quanto S. Agostino l'abbia amata, quanto l'abbia meditata. Ai suoi figli ha insegnato a fare altrettanto.

Le Scritture sono "le caste delizie" dell'anima [360], superiore, per chi ami la sapienza, ad ogni altra delizia [361]; sono "i pascoli fertilissimi" che ci nutrono [362]; lo "specchio" fedele che ci mostra quali siamo [363]; la "medicina" che guarisce le nostre malattie [364]; la manifestazione della carità [365]; la rivelazione di Cristo: "Tutta la Scrittura... parla di Cristo e raccomanda l'amore" [366]. Possiamo riassumere dunque il pensiero di S. Agostino con queste belle parole di S. Gregorio Magno al medico Teodoro: "Che cos'è la Sacra Scrittura se non una lettera di Dio onnipotente alla sua creatura?... il Signore degli uomini e degli Angeli ti manda per il tuo bene le sue lettere e tu, figlio benedetto, trascuri di leggerle con ardore? Studiati dunque, te ne prego, di meditare ogni giorno le parole del tuo Creatore. Impara a conoscere il cuore di Dio nelle parole di Dio, affinché aneli più ardentemente verso le cose eterne e la tua mente si accenda di maggiori desideri per i gaudi celesti" [367]. Questa dottrina dei Santi Padri che vede un complemento necessario tra la preghiera e la lettura della Sacra Scrittura, in quanto che pregando parliamo a Dio, leggendo la Scrittura Dio parla a noi, è in perfetta armonia con quella esposta dal Concilio Vaticano II nella Costituzione dogmatica sulla divina Rivelazione, che "esorta con ardore ed insistenza tutti i fedeli, soprattutto i religiosi, ad apprendere la sublime scienza di Gesù Cristo [368], con la frequente lettura delle divine Scritture". "Infatti, continua il Concilio citando S. Girolamo, la ignoranza della Scrittura è ignoranza di Cristo" [369]. Dopo la Sacra Scrittura vengono, per ordine d'importanza, le opere dei Santi Padri. Per questo S. Agostino raccomandava che fossero conservate gelosamente nella biblioteca le loro opere.

Tra esse brillano, per numero ed importanza, e per l'affetto che i figli debbono al Padre, le opere di S. Agostino "dalle quali si conosce quale sia stato il suo merito e la sua grandezza nella Chiesa, e nelle quali i fedeli sempre lo trovano vivo" [370]. Se non tutti possono leggerle tutte - anzi, se questi fortunati, data la mole e la profondità degli scritti, saranno sempre pochi - nessuno, almeno di quelli che militano alla sua scuola, può omettere di leggerne alcune. Suggeriamo quelle che abbiamo indicato sopra come fonti - storiche e dottrinali - del monachismo agostiniano, specialmente le Confessioni e La santa verginità. Inoltre il Commento al Vangelo di S. Giovanni o almeno il Commento alla prima Lettera; l'Esposizione sui Salmi e i Discorsi. Leggerle con una lettura continuativa, o, se ciò non fosse possibile, antologica. Ma omettere di farlo, no: si, risolverebbe in un grave danno spirituale e comunitario. Per confermare la grande utilità, anzi il posto insostituibile che la Lectio divina deve occupare nella vita religiosa agostiniana, ricorderemo l'esempio di Santa Melania e l'autorevole parola di Paolo VI. "La beata - scrive l'anonimo autore della preziosa biografia di S. Melania -, leggeva il Vecchio e il Nuovo Testamento tre o quattro volte nel corso dell'anno; e scrivendo elegantemente quanto bastava, ne dava ai Santi gli esemplari di proprie mani.

Dopo poi aver finito l'ufficio divino insieme alle vergini che erano con sé recitava a memoria in privato altri salmi. Leggeva poi con tale assiduità i trattati dei Santi Padri che nessun libro di quelli che poteva trovare le era sconosciuto. E, sia che li comprasse o li prendesse in prestito, li percorreva con tanta applicazione che non le sfuggiva nessuna espressione e nessun pensiero" [371]. Con piacere riportiamo tre passi molto significativi nei quali Paolo VI rivolgendosi a Religiosi o Religiose agostiniani si esprime così: "Tutte le volte che noi sentiamo nominare S. Agostino abbiamo quasi un fremito di gioia e di grande devozione e di grande simpatia; ci sembra un'anima universale così viva, così interprete dei due mondi che dobbiamo unire: quello dell'uomo e quello di Dio, che abbiamo per lui una venerazione tutta speciale e speriamo che ancora faccia scuola nella nostra santa Chiesa Cattolica; e ci pare che la faccia anche per merito vostro, proprio della vostra Famiglia Religiosa che sappiamo in grande risveglio ... Non aggiungiamo altro perché avete tutto a vostra disposizione; S. Agostino ha tutto, è un'enciclopedia di vita spirituale e cristiana; non avete che da sfogliare bene le pagine di questo vostro impareggiabile maestro e troverete le espressioni più felici, più invitanti e confortanti che si possano cercare nel dizionario del nostro linguaggio con Dio e con l'anima" [372]. "...siete Agostiniani! Per noi S. Agostino è una miniera sempre viva, diremo anzi una fontana sempre zampillante: non si è mai finito di ammirare e di cavare dalle sue parole, dalle sue intuizioni, dalla ricchezza di questo spirito - veramente è stato lui a parlare del Maestro interiore meglio di qualsiasi altro - tesori che possono essere di grande importanza non solo per l'erudizione, non solo per la vita religiosa della vostra Famiglia spirituale, ma del mondo moderno! Vogliate bene a S. Agostino, voi Agostiniani! e sappiate divulgare qualche cosa della sua grande sapienza, della sua esperienza, della sua stessa vita... Noi siamo pieni di venerazione e di ammirazione, e speriamo che voi l'abbiate più di Noi stessi..." [373].

"... avete per voi i testi del vostro grande Patrono e Istitutore, S. Agostino. Noi vorremmo pensare che voi avrete letto le 90 e più opere di S. Agostino. Un po' difficile! Ma qualcheduna sì, non è vero? qualche pagina sì; e questo, diremmo, basta per darvi la fierezza di appartenere a una Famiglia che ha una radice così antica e così viva e sempre moderna, da alimentare chi si fa alunno di questo Maestro. Vorremmo che davvero le pagine di S. Agostino vi fossero care e in parte conosciute, perché sono la sorgente d'acqua viva e zampillante, profonda e quieta, per indirizzare la vostra vita sul duplice binario dell'apostolato in favore delle anime e della preminente vita di unione con Dio... Chi più di lui fu attivo nell'impegno quotidiano per l'edificazione della Chiesa; e chi meglio di lui fu attento alla voce del Maestro interiore, che parla nel fondo dell'anima in un segreto e continuo e amoroso colloquio? Quale esempio, figliole, quale scuola, quale forza per voi che ne siete le figlie spirituali! Non lasciate, pertanto, di leggere qualche cosa di S. Agostino" [374]. Come può ben notare il benevolo lettore, tali parole sono così chiare che ci dispensano da ogni commento.

 

 

(353) - Regola, 39. Cf. S. Agostino, in "Vita religiosa", 203, Nov. Dic. 1967, pp. 22-24.

(354) - De opere monach. 18, 21.

(355) - Cf. De virg. 12: PG 28, 264.

(356) - Ep. 22, 17.

(357) - Ep. ad Demetriadem 23.

(358) - De opere monach. 17, 20.

(359) - Ivi.

(360) - Confess. 11, 2, 3.

(361) - Enarr. in ps. 32, 8.

(362) - Serm. 46, 24.

(363) - Serm. 49, 5, 5.

(364) - Ep. 21, 3.

(365) - Serm, 350.

(366) - De catech. rudibus 4, 8.

(367) - Ep. 4, 3 1.

(368) - Phil 3, 8.

(369) - Comm. in Is., Prol; Costit. Dei Verbum 25.

(370) - POSSIDIO, Vita S. Aug., 31.

(371) - Vita di S. Melania, 26, ed. Card. Rampolla, Roma 1905, p. 57.

(372) - PAOLO VI, Alloc. ai Maestri e Promotori delle Vocazioni Ag.ne d'Italia, 14 Dic. 1966.

(373) - PAOLO VI, Alloc. ai PP. Capitolari della Prov. Ag.na di Napoli, 30 Dic. 1970.

(374) - PAOLO VI, Alloc. alle Suore Ag.ne d'Italia, 20 Marzo 1971.