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L'africa romana: Ippona

Museo di Ippona: L'affresco marino con le teste di Oceano: un insieme straordinario di tonalità e di luminosità

L'affresco marino con le teste di Oceano: un insieme di tonalità e di luminosità

 

 

LA RESISTENZA BERBERA IN ETA' ROMANA

 

 

 

Per meglio governare il Maghreb i romani dividono il nord Africa in diversi territori che affidano inizialmente a principi che hanno avuto una educazione a Roma. Giuba II e Ptolomeo, figlio e nipote di Giuba I, mantengono una vita brillante con una corte a palazzo. Ma le masse berbere spesso si rifiutano di obbedire ai loro ordini e si sollevano contro le legioni romane. Roma temendo le ribellioni, preferisce sostituirli con governatori scelti fra i migliori generali dell'impero che riescono a mantenere l'ordine, anche usando il pugno di ferro. La presenza romana nel nord Africa durerà per oltre quattro secoli: la regione viene suddivisa in quattro province con lo scopo di migliorane l'organizzazione, il controllo politico e militare nonché lo sfruttamento razionale delle risorse. All'estremo ovest fu creata la Mauritania Tingitana con capitale Tangeri; ad ovest c'era la Mauretania Cesariana con capitale Cesarea e per principale città Cirta; all'estremo oriente esisteva già la Africa Vetus con capitale Cartagine. Fra queste province si sviluppava l'Africa Nova che aveva come capitale Ippona. Nel suo territorio, che si estendeva fino alla Piccola Sirte, erano comprese le città di Tagaste, Theveste, Tacapae. Il suo primo governatore fu lo storico Sallustio.

Più tardi, verso l'anno 27 d. C. in occasione della riorganizzazione dell'Impero, le due Afriche furono riunite in una sola provincia sotto il nome di Africa proconsolare, che ebbe come unica metropoli Cartagine e uno dei capoluoghi in Ippona. La presenza romana dovette fare i conti con diversi tentativi di rivolta. Furono create diverse cittadelle fortificate con lo scopo di rendere sicuri i confini, a Thamugadi (Timgad), Lambaësis, Numicadum (Khemissa) … con linee fortificate, strade, fortezze, fossati. La prima sollevazione si verifica all'inizio dell'era cristiana sotto il regno di Giuba II e partrendo dai Getuli si espande a tutta la Numidia. I rivoltosi debbono affrontare le truppe di Cossus Cornelius che erano giunte in aiuto del re. Durata una dozzina d'anni, durante la guerra Giuba abbandona Cirta e fissa la sua residenza in Mauretania, dove fonda la città di Yol Cesarea (Cherchell).

Nell'anno 16 scoppia la rivolta di Tacfarinas che si mette a capo di rivoltosi Musulami, berberi che abitavano da Aurès fino a Guelma, a cui pare che Ptolomeo avesse tolto le loro terre. La rivolta dura quasi otto anni con l'intervento anche delle bande di Mizippa che spostano il baricentro delle loro azioni militari da Icosium (Algeri) fino alla Libia. Dopo che una legazione era stata inutilmente ricevuta dall'imperatore Tiberio, le legioni romane stringono d'assedio Tacfarinas, che dopo qualche vittoria, viene sconfitto e ucciso.

Nel 45 una sollevazione parte da Cirta e si diffonde nella Numidia orientale contro i proprietari dei fondi agricoli. L'intervento delle legioni dell'imperatore Caligola stronca l'insurrezione.

Nel 78 è l'imperatore Vespasiano a dover intervenire dopo che dei libici avevano assediato Tripoli e Leptis Magna.

Verso l'85, sotto il regno di Domiziano, i Getuli si oppongono alle legioni romane che erano intervenute a vendicare il massacro degli esattori delle tasse.

Nel 118 si sviluppa in Mauritania la più violenta delle insurrezioni. I romani vengono sconfitti e per cinque anni la regione si governa in modo autonomo. Nel 123 però l'imperatore sbarca in Numidia e reprime la rivolta: è in questa occasione che viene rinforzata la terza legione detta Augusta creando nuove basi a Lambaësis e a Ammaedara (Haïdra) che assieme a quelle di Tebessa diventeranno grandi campi militari.

Sotto il regno di Antonino Pio la rivolta dei Mauri nella regione di Algeri riprende vigore. Per reprimere i disordini intervengono le legioni della Spagna, della Siria e della Pannonia. Otto anni di guerra riducono la silenzio Mauri, Numidi e Libici: le postazioni fortificate del limes sono portate al di là dell'Aures fino al litorale di Ippona.

Fra il 160-161 sotto l'imperatore Marco Aurelio scoppia una nuova rivolta che coinvolge la Mauretania e la Numidia. Un gruppo di berberi invade la Spagna e si installa in Andalusia creando un regno di cui però si hanno scarsissime notizie.

Nel 180 Commodo invia truppe per sedare una rivolta degli Aurassiani verso la costa. Ancora nel 193 l'imperatore Settimio Severo invia truppe nell'Aures per riportare la pace. Settimio Severo era di origini berbere.

Nel 235 i berberi del sud-est della Numidia si ribellano nuovamente a Thysdrus (El-Djem) ma l'intervento dell'imperatore Massimino riporta l'ordine.

Nel 250 è la regione compresa fra Icosium (Algeri) e Sétifis a diventare sede di tumulti, poiché i berberi si erano data una costituzione proclamandosi indipendenti. Occupano Mila (Milev) e avanzano fino alle frontiere dell'Africa proconsolare. Deciano, governatore della Numidia, tenta di fermarli, ma viene sconfitto in diverse occasioni.

Nel 270 scoppia la rivolta del capo berbero Aradion. Sconfina in Numidia e in Africa proconsolare, fino alle porte di Cartagine, ma a Sicca (Le Kef) sarà ucciso da Prolus.

L'anno dopo 30 capi berberi, noti con l'appellativo dei 30 tiranni, sollevano i contadini contro i romani, ma l'intervento dell'imperatore Missimino Erculeo stronca la sollevazione e impone un ordinamento amministrativo nuovo e più repressivo. Nel 289 c'è una sollevazione nella vallata dell'Oued Sahel e si diffonde a Kabylie, Babors e Hodna. Anche gli Auri riprendono le armi e ingaggiano scontri con le truppe di Eurelio Litus. Nel 297 l'imperatore Massimo sbarca in Numidia e dopo una lunga battaglia celebra il suo trionfo a Cartagine.

Dall'anno 310 si succedono vari periodi di anarchia e di disordini dovuti agli scontri fra governatori legittimi e illegittimi, fra cattolici e donatisti.

Nel 320 i seguaci di Donato, un vescovo dell'Aures, proclamano l'uguaglianza fra romani e berberi, costituiscono una formazione militare che occupa la regione fra Kabylia e Tangeri. Guidati da un certo Firmus e da suo figlio Nubel si impadroniscono di Cesarea, la mettono a ferro e fuoco e proclamano un nuovo regno. L'anno dopo sono gli Isaffensi, abitanti di Hodna, vicino al Sahara, a intraprendere una campagna militare contro il nord. Guidati da Mazurca, saranno vinti, ma sotto il nuovo comando di Igmacen combatteranno a lungo contro Firmus.

Nel 368 c'è una nuova sollevazione con a capo Gildon, fratello di Firmus, che guida 70000 montanari Mauri e Getuli contro le città. L'insurrezione non si spegne anche per il concomitante tracollo dell'impero che si trova sottoposto alle invasioni germaniche dal nord. Goti, Visigoti, Vandali rompono le difese romane e occupano i territori dell'impero.

Nel 415 i Vangali di Genserico arrivano a Tangitane in Marocco.