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L'africa romana: Ippona

Muri di età romana con resti di colonne e capitelli nei pressi delle basiliche cristiane

Ippona: Muri di età romana con resti di colonne e capitelli

 

 

IPPONA E I SUCCESSORI DI MASSINISSA (149-104 a. C.)

 

 

 

Massinissa morì nel 148 circondato dalla fama di grande re, lasciando un regno fra i più potenti, ben organizzato e prospero. Il suo successore, il figlio Micipsa, ereditò un territorio che si stendeva da Moulouya in Marocco fino alla Libia (escluso il nord dell'attuale Tunisia) e lo governò con molta saggezza. Di carattere tranquillo, con una buona cultura filosofica, si era circondato da uomini di lettere greci e da personaggi eminenti.

Divideva il suo tempo fra le occupazioni del governo e il desiderio della cultura: ma la prosperità della terre non beneficiava il popolo, ma era indirizzata soprattutto verso Roma, sua alleata, i cui negotiatores giravano per il paese e facevano vantaggiosi affari con i contadini. Il suo regno durò trent'anni (148-118) e giocò un ruolo fondamentale a fianco dei Romani nella sconfitta degli alleati dei Cartaginesi in Spagna, dove le forze numide al comando di Giugurta seppero combattere con valore.

Realizzò molte opere, ma rimase inetto di fronte all'ingrandirsi della potenza di Roma e al suo consolidamento in terra africana con la testa di ponte cartaginese. La sua volontà di restare fedele ai romani e di aprirgli le porte dei suoi territori contribuì non poco all'indebolimento del suo regno e alla nascita di una forte colonia italica a Cirta tanto attiva quanto esigente. Al di là di questa debolezza, Micipsa fu un grande costruttore: Strabone ricorda che grazie alle sue cure Cirta fu provvista di ogni cosa. I suoi palazzi erano visibili da più di un luogo vicino. Quanto a Ippona si suppone che godesse di altrettanta prosperità. Forse fu abbellita con monumenti. In ogni caso il suo porto restò il primo dell'intera Numidia per importanza e scambi commerciali. La storia di Ippona è avara di notizie anche durante i regni dei figli di Micipsa, Hiempsal e Adherbal, che si spartirono la grande Numidia (118).

E' con l'avvento del loro nipote Giugurta, figlio di Imastanabal che la cronaca della città diventa più abbondante, soprattutto perché Adherbal, sentendo minacciata la sua persona, aveva abbandonato Cirta per rifugiarsi a Ippona. Gli abitanti di Cirta, maldisposti verso i negotiatores, erano inclini a proclamare re Giugurta, successore di Hiempsal, come nuovo aguellide della Numidia occidentale. Adherbal quando si stabilì a Ippona, non fece che aggravare la situazione: da una parte c'era la sua sottomissione ai Romani, dall'altra c'era l'ambizione di Giugurta che desiderava riunificare le due Numidie. Mentre la sua autorità era contesta dagli abitanti di Cirta, Adherbal rinchiuso in un palazzo sulle rive della Seybouse faceva affidamento sulla forze delle truppe di Roma, che sconfissero più volte Giugurta. Così riuscì a riguadagnare la sua capitale, portando al suo seguito una gran massa di mercenari italiani e gruppi di negotiatores italici.

Busto marmoreo dello storico-geografo greco Strabone

Strabone

Il suo soggiorno a Ippona era durato quasi 10 anni. L'intransigenza di Giugurta e la sua volontà di non accettare alcuna sconfitta, conducono a nuove guerre e dopo la battaglia del 112, si impadronisce di Cirta e ne fa la capitale del regno. La morte violenta di Adherbal e l'uccisione dei negotiatores furono quindi un pretesto per l'intervento diretto di Roma che aveva nelle sue mire espansionistiche l'occupazione della Numidia. Scoppia la guerra con una sequenza di battaglie, che possiamo così riassumere:

111. La Numidia si estende fino alla Libia, è indipendente e gode di una buona organizzazione che gli deriva dall'età di Massinissa. Il suo nuovo Aguellido grazie a una politica intelligente riescere a dissuadere i suoi nemici e a corromperli pur di evitare il pericolo della guerra. E' solito dire che Roma ha un prezzo e può essere comperata.

110. A Cartagine arriva un nuovo console, Metello, che è l'espressione dell'imperialismo romano, che vuole sottomettere la Numidia. Giugurta reagisce con fermezza. Le ostilità iniziano con la battaglia di Suthul vicino a Calama (Guelma). Si concludono con la vittoria di Giugurta che costringe il generale romano Aulus a lasciare il paese in dieci giorni. I resti del corpo di spedizione romano si riuniscono a Cartagine, mentre un'armata numida, composta da una fanteria ben disciplinata e una cavalleria di elefanti, cerca di ingaggiare la testa di ponte romana.

109. Metello, con l'aiuto del suo aiutante Mario, ricevuti dei rinforzi dall'Italia, apre un duplice fronte e attacca Zama-Regia, una seconda capitale dell'Aguellide non lontana da Scusse. Le regioni romane vengono accerchiate dai numidi di Giugurta. Sallustio scrive di quella battaglia: "I Numidi avrebbero potuto resistere a lungo se i loro fanti mischiati ai cavalieri non avessero portato colpi terribili durante lo scontro. Appoggiati da questa fanteria, la cavalleria numida invece di caricare e ripiegare, secondo una manovra abituale, si scagliò fra le truppe romane, le ruppe e liberò a questi agili fanti i nemici vinti a metà."

108. In seguito a questa nuova disfatta, una nuova e potente armata sbarca in Africa agli ordini di Metello. Si muove verso ovest nella vallata di Bragada, avanza fino a Cirta dove tenta di stabilire il suo accampamento invernale, ma Giugurta, aiutato da suo suocero Bocchus, re della Mauritania, li attacca e li costringe alla fuga fino a Thala dove li sconfigge nuovamente.

107. Di fronte all'arrivo di legioni romane, spagnole, germaniche, galliche agli ordini di Mario, a Giugurta non resta altra scelta che attaccarle all'improvviso in imboscate in luoghi favorevoli. Questo sistema di guerriglia incessante sfianca l'esercito di Mario tanto da ritardare di parecchi mesi le spedizioni verso l'interno del paese fino a Zab. Ogni volta che Mario conquista una città, Giugurta, poco dopo, se la riprende.

105. Le forze numide diminuiscono pericolosamente e non possono più contare sull'aiuto di Bocchus che si è riappacificato con Roma, dopo la promessa di una grande Maghreb sotto il suo comando. E' l'anno del tradimento di questo re che consegna Giugurta nelle mani di Mario. Sallustio ricorda questo tragico episodio: "Quando venne il giorno, informato dell'arrivo di Giugurta, Bocchus con qualche amico di Silla, uscì a ricevere il principe e si mise in un posto ben visibile agli occhi dei cospiratori. Giugurta si avvicinò con la sua scorta, senza armi. All'improvviso i sicari uscirono allo scoperto e circondarono Giugurta da ogni parte. Gli uomini al suo seguito furono sgozzati e lui stesso, ridotto in catena, fu consegnato a Silla che lo portò a Mario."

104. Giugurta muore tragicamente a Roma nelle carceri della città, dopo sei giorni di digiuno. E' la fine della indipendenza della Numidia.

La leggenda vuole che attorno a Ippona Giugurta abbia nascosto i suoi tesori fra Ras-El-Hadid e Ras-El-Hamra. Scavi condotti nel 1912 non hanno dato esito positiva, se non la scoperta di vestigia di colonne, capitelli, mosaici: è probabile che siano i resti dell'antica città di Sublucu, nel luogo che oggi è chiamato Er-Roumanet.