Contenuto
Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Seicento > Viterbo > GanassiniCICLo AGOSTINIANo di Marzio Ganassini a Viterbo
Il regime di vita frugale dei frati
MARZIO GANASSINI
1610
Chiostro della Chiesa della SS. Trinità a Viterbo
Il regime di vita frugale dei frati
L'iscrizione in margine al dipinto riporta: cum sociis pater accinctus campestribus herbis at repente videt panem sibi ferre volucres. La pittura è molto deteriorata e ciò che è rimasto lascia intuire il soggetto, che è confermato da una foto in bianco e nero scattata da padre Addeo agli inizi del secolo scorso. La foto ci permette di osservare e studiare ancora oggi la raffigurazione del Ganassini. Dovrebbe trattarsi dell'episodio relativo al regime di vita frugale che seguiva Agostino assieme ai suoi frati. La scena è nota anche a Quito e nelle stampe di Wandereisen. La parte inferiore del dipinto, l'unica che si è conservata, propone una tavola imbandita con scarne verdure. Attorno al desco si intravedono le tonache dei frati seduti in preghiera. Un frate presenta forse la mano sinistra fasciata. La disposizione del cibo denota estrema sobrietà, ma non povertà: si respira un'aria di dignitosa frugalità, che non lascia nulla al superfluo.
22. 1. Le sue vesti, i calzari, la biancheria da letto erano di qualità media e conveniente, né troppo di lusso né di tipo troppo scadente: infatti a tal proposito gli uomini son soliti o far troppa esibizione oppure vestirsi troppo poveramente, ricercando in ambedue i casi il proprio vanto, non l'utile di Gesù Cristo (Fil. 2, 21).
22. 2. Invece Agostino, come ho detto, teneva una via di mezzo, non eccedendo né da una parte né dall'altra (Num. 20, 17). Usava di una mensa frugale e parca, che però fra la verdura e i legumi aveva qualche volta anche la carne, per riguardo agli ospiti o a qualcuno che non stava bene, e aveva sempre il vino: infatti Agostino conosceva e ripeteva le parole dell'Apostolo: Ogni creatura di Dio è buona e niente bisogna rifiutare di quel che si accetta con rendimento di grazie: infatti questo viene santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera (1 Tim. 4, 4 s.).
22. 3. E lo stesso beato Agostino dice nelle Confessioni: « Non temo l'immondezza del cibo, ma l'immondezza della cupidigia. So che a Noè fu permesso di mangiare ogni genere di carne che potesse servire da cibo (Gen. 9, 2 ss.), che Elia fu rifocillato con la carne (1 Re, 17, 6), che Giovanni, la cui astinenza era oggetto di meraviglia, non fu contaminato dagli animali che gli servivano da cibo, cioè le cavallette (Mt. 3, 4). So invece che Esaù fu sedotto dal desiderio di lenticchie (Gen. 25, 29 ss.), che Davide si rimproverò per il desiderio dell'acqua (2 Sam. 23, 15 ss.), e che il nostro re fu tentato non con la carne ma col pane (Mt. 4, 3). E anche il popolo nel deserto meritò di essere rimproverato non perché aveva desiderato carne ma perché per desiderio di carne aveva mormorato contro il Signore (Num. 11, 1 ss.) » (Conf., X, 46).
22. 4. Quanto al bere vino, l'Apostolo scrive così a Timoteo: Non bere soltanto acqua, ma fa' uso anche di un po' di vino per il tuo stomaco e le tue frequenti malattie (1 Tim. 5, 24).
2. 5. Usava d'argento soltanto i cucchiai, ma il vasellame per portare i cibi a tavola erano o di terracotta o di legno o di marmo, e ciò non per povertà ma di proposito.
22. 6. Fu sempre molto ospitale. E durante il pranzo aveva più cara la lettura o la discussione che non il mangiare e il bere. Contro quella pessima abitudine degli uomini teneva qui questa iscrizione:
Chi ama calunniare gli assenti,
sappia di non esser degno di questa mensa.
Ammoniva così ogni invitato ad astenersi da chiacchiere superflue e dannose.
22. 7. Una volta che alcuni vescovi che gli erano molto amici si erano dimenticati della scritta e parlavano in maniera contraria ad essa, Agostino indignato li riprese aspramente, dicendo che o quei versi dovevano essere cancellati dalla mensa o che egli si sarebbe alzato in mezzo al pranzo e se ne sarebbe andato in camera sua. Possiamo testimoniare questo episodio io ed altri che prendevamo parte a quel pranzo.
POSSIDIO, Vita Augustini 22, 1-7
Un giorno aveva invitato a pranzo un tale, fra altri, che, curioso entrò in cucina e poi andò a domandare al santo cosa avesse fatto preparare. Agostino gli rispose:
- Io non penso mai a quello che debbo mangiare, e non so che cosa mi sarà portato in tavola.
La sua tavola fu sempre frugale e semplice; mescolava carne destinata ai poveri e ai pellegrini ai legumi che erano destinati a lui. Durante il pasto preferiva occuparsi di pie conferenze piuttosto che di ciò che era imbandito.
JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea