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CICLo AGOSTINIANo di Marzio Ganassini a Viterbo

Affreschi di Ganassini nel chiostro della chiesa della SS. Trinità: Agostino chiede frati a Simpliciano e parte con la madre

Agostino chiede frati a Simpliciano e parte con la madre

 

 

MARZIO GANASSINI

1610

Chiostro della Chiesa della SS. Trinità a Viterbo

 

Agostino chiede frati a Simpliciano e parte con la madre

 

 

 

L'iscrizione in margine al dipinto è alquanto mutila, così come il dipinto è piuttosto compromesso: Hic graditur stu ... comitat ... ad cives s ... L'affresco di Ganassini è molto deteriorato ed è leggibile solo in parte. La sezione rimasta mostra la presenza di tre frati, con il saio nero, accompagnati da una donna con alle spalle uno sfondo montuoso. Si può interpretare l'episodio in chiave leggendaria e riferirlo alla richiesta di Agostino a Simpliciano di un congruo numero di frati da portare con sè in Africa. Questo episodio è stato proposto dai racconti medioevali trecenteschi, il cui scopo era quello di dare una dignità storica alla nascita dell'ordine agostiniano nel 1256 e di farlo derivare direttamente dagli insediamenti monastici che Agostino fece in Africa.

 

Simpliciano attirò l'attenzione di Agostino sull'importanza della lettura delle lettere di Paolo. In esse capì che l'uomo, soltanto attraverso la grazia divina, riesce a raggiungere il fine cui tende: l'unione con Dio mediante la fede, che egli, come neoplatonico, aveva sperato di raggiungere con l'aiuto della meditazione filosofica.

In un'ora in cui la lotta tumultuava più violenta che mai nel suo spirito, gli fu additato da Simpliciano, con quale fermezza e risolutezza il celebre rètore Mario Vittorino avesse superato, alla fine, tutti gli impedimenti che si erano frapposti alla sua entrata nella Chiesa, e un'altra volta un amico gli narrò la vita di austero ascetismo dell'anacoreta Antonio e di altri monaci e romiti. Quella fu per lui l'ora della decisione. Secondo le leggende medioevali, Agostino durante il suo soggiorno milanese avrebbe visitato e conosciuto il cenobio eremitico che faceva capo a Simpliciano. Colpito dalla vita dei monaci avrebbe chiesto a Simpliciano di concedergli qualche frate da portare in Africa per diffondere anche nel suo paese natale quello stile di vita. La leggenda medioevale intendeva sottolineare la diretta continuità del modello monastico dell’età agostiniana con le esperienze e la vita che conduceva l’Ordine agostiniano costituito nel 1256.

 

San Simpliciano svolse lo stesso ruolo nell'esperienza religiosa di Agostino da Ippona, che grazie a lui fu spinto alla carriera religiosa. Il rapporto tra i due fu sempre costante e attivo anche sotto l'aspetto intellettuale ed epistolare, in particolare da quando Agostino si trasferì nella propria sede episcopale africana di Ippona.

 

Ti sei degnato, o padre Simpliciano, di sottopormi apertamente la piú gradita e delicata delle tue domande. Se mi rifiutassi di rispondere sarei non solo maleducato ma addirittura ingrato. Mi sono già occupato a trattare e scrivere qualcosa sulle difficoltà desunte dall'apostolo Paolo che tu mi hai proposto di chiarire. Tuttavia, insoddisfatto dell'indagine e della spiegazione precedente, ho approfondito più seriamente e scrupolosamente le parole stesse dell'Apostolo e il loro contenuto dottrinale. Se la loro interpretazione fosse facile e ovvia, neppure tu ti preoccuperesti di indagarle.

AGOSTINO, Le diverse questioni a Simpliciano, 1, 1

 

L'episodio relativo al passaggio di Agostino dal monte Pisano descrive leggende medioevali riprese principalmente dai testi di Giordano di Sassonia, nella sua Vita Sancti Augustini (ms. di Parigi, Arsenale, 251), e da Enrico di Friemar nel suo De origine et progressu Ordinis fratrum heremitarum.

Si tramanda infatti che sant'Agostino abbia soggiornato presso questo eremo e presso quello di Rupecava per un lungo periodo, ed ammirato per lo spirito di queste comunità, le abbia prese come riferimento nello scrivere la regola per gli eremiti del suo ordine.