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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Seicento > Viterbo > GanassiniCICLo AGOSTINIANo di Marzio Ganassini a Viterbo
La nascita di Agostino
MARZIO GANASSINI
1610
Chiostro della Chiesa della SS. Trinità a Viterbo
La nascita di Agostino
L'iscrizione in margine al dipinto riporta: Hic puer aethereas venit Augustinus ad auras Augustam ostendens faciem vinaque membra. La scena, molto ampia e articolata, si suddivide in diversi episodi concatenati. In alto a destra è l'atto della nascita vera e propria, dove si nota Monica in un letto assistita da una donna, forse la levatrice. In primo piano invece Ganassini ha immaginato un vasto cortile dove diverse donne a più riprese accudiscono il neonato. A sinistra una donna versa dell'acqua in un recipiente dove è stato lavato il bambino, al centro ancora una donna (Monica ?) accudisce il piccolo tenendolo in grembo: altre donne a destra sono indaffarate a cercare dei lenzuoli o pezzi di tela con cui asciugare e coprire il piccolo Agostino.
Agostino nacque il 13 novembre del 354, figlio, forse primogenito, d'un consigliere municipale e modesto proprietario di Tagaste nella Numidia, Patrizio e da Monica. Il giorno della nascita dato viene ricavato da testi agostiniani (Il De Beata Vita scritto a Cassiciaco). Se, come sembra, fu africano di razza oltre che di nascita, fu certamente romano di lingua, di cultura, di cuore.
Agostino nacque nella provincia d'Africa, nella città di Tagaste, da genitori dell'ordine dei curiali, di onesta condizione e cristiani.
POSSIDIO, Gesta Augustini 1, 1
E tuttavia consentimi di parlare davanti alla tua misericordia: sono terra e cenere, eppure consentimi di parlare - perché è alla tua misericordia che parlo, non a un uomo, che riderebbe di me. Anche tu forse ridi di me, ma se ti volgerai a guardarmi avrai pietà. Perché in fondo altro non voglio dire se non che io non so da dove son venuto - qui, in questa vita mortale dico, o morte vitale. Non lo so. E mi accolsero i conforti della tua compassione, per quanto ho appreso dai genitori della mia carne, che tu hai formato nel tempo da lui, in lei: non ne ho memoria, io. Mi accolsero dunque i conforti del latte umano: ma non erano mia madre o le mie balie a riempirsi da sé le poppe - eri tu che per mezzo loro nutrivi la mia infanzia secondo la regola che hai stabilito e le risorse che hai disposto sin nel fondo delle cose.
E anche per tua volontà era dato a me di non voler di più di quanto davi, e a quelle che mi nutrivano di voler dare a me ciò che tu davi loro: perché era nell'ordine delle cose il desiderio che avevano di darmi ciò che avevano in abbondanza da te. Era un bene per loro il bene che da loro traevo, e che non da loro, ma per loro mezzo era fatto. Perché da te vengono tutti i beni, Dio, dal mio Dio mi viene tutta intera la salute. E me ne sono accorto poi, quando hai cominciato a gridarmelo proprio attraverso queste tue elargizioni, interiori ed esterne. Sì, perché tutto quello che sapevo fare allora era succhiare e godermi in pace i piaceri o piangere dei fastidi della mia carne, niente altro.
Poi cominciai anche a sorridere, dapprima nel sonno, più tardi da sveglio. Così almeno mi dissero, e io ci credo, perché è quello che vediamo negli altri bambini: io di tutto questo non ho memoria.
AGOSTINO, Confessioni, 6, 7-8
Il tredici novembre ricorreva il mio compleanno.
AGOSTINO, De Beata Vita 1, 6
L'illustre dottore S. Agostino nacque in Africa, a Cartagine, da nobile famiglia, suo padre si chiamava Patrizio e sua madre Monica.
JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea