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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Seicento > Viterbo > GanassiniCICLo AGOSTINIANo di Marzio Ganassini a Viterbo
Le spoglie di Agostino operano miracoli: particolare del re Liutprando
MARZIO GANASSINI
1610
Chiostro della Chiesa della SS. Trinità a Viterbo
Le spoglie di Agostino a Savignone operano miracoli
L'iscrizione in margine al dipinto riporta: dum divi in terra deponitur arca parentis incipit et subito decurrere rivus aquarum. In questa scena Ganassini descrive un fatto miracoloso non altrimenti noto. L'episodio deve essersi verificato secondo la leggenda quando l'arca era vicina a Pavia. che si intravede con dovizie di particolari sulla destra della pittura, con un bello scorcio del Ticino e del ponte coperto che lo attraversa. Fatti miracolosi sono attribuiti alla salma in varie località durante il trasporto da Genova: qui la sua deposizione fa scaturire una fonte d'acqua fra la meraviglia e lo stupore dei presenti. Il re Liutprando è in primo piano a sinistra: sullo sfondo la scena si apre con un'ampia prospettiva fino alle Alpi, dando un senso di profondità ai movimenti dei protagonisti.
Ne parla Pietro Oldrado, vescovo di Milano, in una sua lettera indirizzata a Carlo Magno, che la critica ha però riconosciuto falsa: "Il re Liutprando era con fretta venuto in gran pompa incontro alle reliquie del beato Agostino, le quali, comprate felicemente per cura di lui dai Saraceni della Sardegna, sapeva che erano giunte a Genova e si fece innanzi fino ai confini di Cortona. Là avendo incontrato il santo e volendo dare ad un tal padre gli onori dovuti, passò tutta la notte in preghiera davanti alla sua cassa, come un semplice uomo del popolo. Ora, l'indomani, allo spuntare del giorno, apparecchiandosi tutto il corteo a continuare la strada alla volta di Pavia, non si poté per nessun modo muovere e portare il corpo del santo. Il re Liutprando vedendo non pochi uomini fare da lungo tempo inutili sforzi per sollevare l'urna, strappò le sue vesti e si prostrò con la faccia a terra piangendo. Egli che tanto ardentemente bramava di trasportare nella sua città di Pavia le preziosissime reliquie, ora aveva abbandonato ogni speranza di svellerle dal luogo dove erano. I vescovi, i grandi del regno erano stupefatti del prodigio e cercavano qual potesse essere la volontà di Dio onnipotente circa le reliquie del santo e glorioso dottore.
Fra i molti prelati vi era Graziano, vescovo di Novara, di santa memoria, uomo illustrissimo e versato in ogni qualità di scienza e vero sacerdote di Dio, il quale si fece avanti a Liutprando e gli disse piano all'orecchio, che bisognava procacciare di commuovere la misericordia divina non più con parole ma coi fatti. Avendo il re bene accolto tale consiglio, dopo essersi obbligato con un voto, dichiarò che se Iddio Onnipotente si compiacesse concedergli che portasse a Pavia il corpo d'Agostino, non solo vi fabbricherebbe una chiesa per riporverlo degnamente, ma accorderebbe anche in perpetuo a questa chiesa la terra di Savina dove erano allora. Appena il re ebbe fatto il voto si avvicinò all'urna e avendo tentato di sollevarla egli stesso la trovò tanto leggera, che una sola persona avrebbe potuto portarla, mentre che avanti, in molte, non lo potevano. Si proseguì dunque la strada con grande letizia e ringraziando Dio, che si era degnato di accogliere tanto benignamente il voto del re ... "
Beda il Venerabile ricorda nella sua Chronica l'arrivo delle reliquie di Agostino a Pavia: "La nuova del suo avvicinarsi, essendosi sparsa nella felice capitale, la città di S. Ciro (Pavia) ne fu tutta commossa e con gioia ineffabile quanti potevano camminare, uomini, donne, fanciulli, senza distinzione nessuna e ad una foga, corsero incontro facendo rimbombare l'aria di ogni qualità d'inni e di cantici, celebrando, cantando a vicenda le lodi di Dio e quelle del suo fedele servitore.
Lo ringraziavano di essersi degnato, con favore incomprensibile quanto insperato, di aver mandato loro tanto grande tesoro e un tal pegno della sua bontà provvidenziale. Poi essendosi tutti felicemente ritornati, lo deposero con riverenza e nella maniera che fosse di maggior onore, secondo l'uso consacrato per la sepoltura dei martiri, nel sotterraneo della basilica di S. Pietro in Ciel d'Oro, fabbricata con questa pia intenzione da Liutprando, fuori delle mura della città e adornata da lui con magnificenza regale. Egli si compiaceva di dire: quali ornamenti di più potrebbe per essa desiderarsi una volta che possieda Agostino ? "
BEDA IL VENERABILE, Chronica