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L'ORDINE AGOSTINIANO E LA DEVOZIONE ALLA MADONNA

Disputa della Immacolata Concezione in un dipinto di Maratta del sec. XVII

Immacolata Concezione di Maratta

 

 

L'ORDINE AGOSTINIANO E LA DEVOZIONE ALLA MADONNA

di Agostino Giacomini O.S.A.

 

tratto da Sanctus Augustinus vitae spiritualis magister, Settimana internazionale di Spiritualità Agostiniana, Roma 1956

 

 

 

CENNI CULTUALI

 

Diremo brevemente del culto in generale, delle devozioni particolari, dei conventi e santuari dell'Ordine in relazione a Maria. Premettiamo queste espressioni di Mons. De Romanis: "Le attestazioni che della loro devozione alla Vergine hanno dato gli Agostiniani, quanto hanno fatto per diffonderne e difenderne il culto, non può accennarsi in qualche pagina nè raccogliersi in pochi periodi ... Con opuscoli, prediche, libri di devozione ed esaltazione mariana, scritti da Agostiniani, si forma un'abbondante biblioteca ... L'atlante agostiniano si vede segnato da numerosissimi santuari della Vergine. Essi rappresentano tutti vivi e ardenti focolai di devozione alla Madonna, scuola e pratica continua di zelo nell'avvivarla e farla accrescere, attivati e dilatati dai figli d'Agostino. Fu un insigne predicatore agostiniano, Alberto da Padova, che introdusse l'uso di invocare la Madonna prima delle prediche (Secondo il P. G. LANTERI oesa, (Postrema saecula sex Religionis Augustinianae ..., I, Tolentino 1858, p. 56) è Pietro de Alva che accenna a questo particolare).

Mi dispensino da altri ricordi le parole del P. H. Grisar, che, esaminando l'esposizione del Magnificat composta da Lutero, la dice "meravigliosa per i sentimenti di pietà interiore, che l'autore ha saputo effondere in questi fogli pratici e religiosi, pur in mezzo alla sua attività tutta animata di inimicizia e di odio; meravigliosa anche per l'alta lode che vi si dà alla Vergine benedetta, alla tenera Madre del Signore. Vi ricompare sotto molteplici aspetti l'antico linguaggio di grande venerazione a Maria, tradizionale nell'Ordine Agostiniano" (A. C. DE ROMANIS, op. c., p. 230s).

 

 

Officium parvum B. M. Virginis

Fin dai primi tempi dell'Ordine riunito gli Agostiniani lo recitavano quotidianamente, fatta eccezione, a quanto sembra, dei giorni festivi; e ciò dura fino al 1885 (ANALECTA AUGUSTINIANA, III (1909-10, pp. 61, 77, 83 e VIII (1919-20), p. 129s.). I capitoli generali del 1388 e del 1391 ordinano che non si tralasci mai "propter festa quarumcumque capellarum alicuius conventus Ordinis" (Ib., V (1913-14), pp. 77 e 103). I fratelli conversi dovevano recitarlo in una forma speciale per loro. Bisogna però notare che l'officium parvum B. M. V. si recitava comunemente dappertutto nella Chiesa latina. Oggi nell'Ordine è rimasto facoltativo per i Conversi che sanno leggere (in luogo del loro proprio giornaliero) e in qualche noviziato.

 

 

Salve Regina

Il cap. gen. di Rimini del 1318 stabilisce: "Item, quia honor matris illius esse dignoscitur qui natus est ex ea, cupientes, prout sumus obnoxii, Dei Filium, qui pro nobis exaltandis pertulit crucis obprobria, quantum possumus et ipse nobis concesserit, honorare, suamque piissimam genitricem nobis et toti Ordini coram dicto suo Nato acquirere fidelem et assiduam advocatam, diffinimus et diffiniendo irrefragabiliter ordinamus quatenus omnes nostri Ordinis fratres, tam in comununi quam in speciali, sive in ecclesia sive extra ecclesiam, in fine cuiuslibet horae divini officii, excepta prima vel tertia cum immediata post primam vel tertiam fuerit missa cantanda, dicant antiphonam Salve Regina cum versu Ave Maria et oratione "Concede misericors Deus fragilitati" etc., sine nota. Et semper, praeterquam in civitate vel itinere, ad primas tres dictiones praelibatae antiphonae genua flectant fratres ad gratiam Matris et Filii facilius impetrandam" (ANALECTA AUGUSTINIANA, III (1909-10), p. 224 s.).

Il cap. gen. di Parigi del 1329 vi torna sopra e pricisa: "Item, diffinimus quod, quamdiu dicitur Salve Regina sine nota post quamlibet horam, fratres maneant in genuflexione usque ad finem orationis "Concede misericors Deus", donec dicatur "a nostris iniquitatibus resurgamus". Quum autem dicitur nota servetur genuflexio tantum ad tres primas dictiones, prout in Ordinario continetur" (Ib., IV (1911-12), p. 85). E ancora ne riparlano i capitoli generali del 1391 e del 1394 (Ib., V (1913-14), pp. 99 e 126). Con la riforma di S. Pio V finì questa usanza. Oggi la diciamo sempre alla fine della Serotina e, come antifona dopo Compieta, dalla Trinità all'Avvento secondo le prescrizioni della Chiesa.

 

 

Commemorazione della Vergine

Secondo una disposizione del cap. gen. del 1371, nell'ufficio del giorno, purché lo permettessero le rubriche, a vespro e a mattutino, la Madonna si doveva commemorare innanzi a qualunque Santo (ANALECTA AUGUSTINIANA, IV (1911-12), p. 473) e ciò è ripetuto nei capitoli generali del 1374 e 1377 (Ib., V (1913-14), pp. 12 e 32). Tale commemorazione si trova così espressa nell'Ordinario del B. Clemente da S. Elpidio, stampato dal Seripando. assieme alle Costituzioni, nel 1551: "Alma Dei genitrix Virgo Maria, Petre et Paule sacra lumina mundi, o praesul sanctissime Augustine cum matre Monica et Nicolao, nostri nunc memores estote et nobiscum una precemini, ut optata semper Christi pace fruamur" (Ib., XV (1933-36), p. 190). Nella Congregazione Agostiniana spagnola del Ven. Giovanni de Alarcòn troviamo un'altra commemorazione mariana, forse settimanale, con ufficio doppio (Ib., III (1909-10), pp. 105, 107, 184 e XVI (1937-38), p. 21).

 

 

Ave Maria

Connessa con l'ufficio divino è l'Ave Maria serale, della quale parla il cap. gen. del 1371: "Insuper, in quolibet conventu nostrae religionis, immediate post antiphonam et collectam quae dicuntur de gloriosa Virgine post Completorium, per campanam maiorem fiat signum ad Ave Maria, ad quod signum omnes fratres humiliter genuflectant, Ave Maria dicendo in honorem Virginis illibatae" (ANALECTA AUGUSTINIANA, IV (1911-12) p. 473). I capitoli generali del 1374 e 1377 confermano questa disposizione (Ib., V (1913-14), pp. 12 e 32). I capitoli generali del 1374, 1377, 1385 e 1388 ordinano che al principio e alla fine di ogni ora canonica, dopo il Pater noster, si reciti l'Ave Maria (Ib., V (1913-14) pp. 12, 32, 52, 76)

 

 

Antifona Mariana dopo Compieta

Secondo le leggi generali della Chiesa, anche i nostri, che di regola si debbono uniformare al rito romano, dicevano, dopo Compieta, l'antifona mariana, variabile secondo i tempi. Le Costituzioni del 1581 aggiungono: "Ubi sunt duodecim vel saltem decem fratres de Familia ... cantent etiam singulis diebus... antiphonam B. Virginis post Completorium" (CONSTITUTIONES OESA, Roma 1581, p. 6). E ciò viene ripetuto anche in quelle del 1625 e 1686.

 

 

Litanie e l'inno " O gloriosa Virginum "

Connesso con l'ufficio divino è il canto delle Litanie Lauretane al sabato, come leggiamo negli atti del cap. gen. del 1822: "Similiter unoquoque sabbato, post Vesperas, ante altare Beatissimae Mariae Virginis, Litaniae Lauretanae cantentur" (ANALECTA AUGUSTINJANA, XIII (1929-30), p. 399). Nelle Costituzioni del 1895 si legge a proposito di esse: "Laudantur et nullimode praetermittantur ubi sunt in consuetudine" (CONSTITUTIONES OESA, Roma 1895, p. 9). E, nell'appendice alle stesse, si legge pure che i religiosi, recandosi processionalmente all'altare della Madonna per cantarvi Litanie, cantino pure l'inno "O gloriosa Virginum" (Ib., p. 9 a).

 

 

Benedicta tu e Ave Regina caelorum

Ne diremo più sotto, trattando della Madonna delle Grazie.

 

 

Messe mariane votive e cantate

Le Messe votive di Maria nell'Ordine una volta si celebravano con frequenza (ANALECTA AUGUSTINIANA, VIII (1919-20), p. 131) come del resto si fa anche oggi. Circa le Messe cantate in onore della Vergine il cap. gen. del 1685 ordina: "Sabbato de B. M. Virgine Missam conventualem cantari sancitur in onmibus conventibus, ubi quinque sacerdotes de familia commorantur ..." (Ib., XII (1927-28), p. 23).