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L'ORDINE AGOSTINIANO E LA DEVOZIONE ALLA MADONNA

Disputa della Immacolata Concezione in un dipinto di Maratta del sec. XVII

Immacolata Concezione di Maratta

 

 

L'ORDINE AGOSTINIANO E LA DEVOZIONE ALLA MADONNA

di Agostino Giacomini O.S.A.

 

tratto da Sanctus Augustinus vitae spiritualis magister, Settimana internazionale di Spiritualità Agostiniana, Roma 1956

 

 

 

Pratiche particolari della Santa Schiavitù

 

Secondo il P. Ríos queste pratiche sono interne ed esterne.

Le prime, certamente le essenziali, sono racchiuse nella breve formula, schematizzata da S. Luigi Grignion da Montfort, ma la cui sostanza è già tutta nel P. Ríos: Ogni cosa per mezzo di Maria - con Maria - in Maria - per Maria.

Le seconde, accidentali e pur tanto salutari, sono sette:

a) prepararsi, per alcun tempo, con orazioni e penitenze prima di consacrarsi schiavi della Vergine, perché tale consacrazione è "un vero cambiamento di vita e di stato";

b) recita quotidiana del Rosario proprio della Confraternita della Santa Schiavitù, da dirsi in onore degli anni che la Madonna passò sulla terra (72 anni per il P. Ríos), e recita pure quotidiana della Corona delle dodici stelle, cioè delle dodici principali prerogative di Maria (a proposito di questa Corona è bene notare come il P. Ríos, esponendo il modo di recitarla, vi dedica ben 25 capitoli del libro V del "De Hierarchia Mariana", passando in rassegna a fondo le prerogative della Vergine così da costituire un buon trattato di Mariologia);

c) portare ben visibile un emblema in cui si distinguano le catene, simbolo di schiavitù: emblema appositamente benedetto;

d) celebrare particolarmente e solennemente il 25 Marzo, festa dell'Incarnazione di Cristo, la quale è fondamento della Santa Schiavitù;

e) recita frequente dell'Ave Maria e, anzi, salutarsi per mezzo di essa;

f) recita frequente del Magnificat in ringraziamento dei benefici ricevuti;

g) disprezzo delle cose del mondo, che ci distraggano dal servizio di Dio.

Aggiunge in fine il P. Ríos che gli schiavi di Maria debbono procurare di accostarsi alla S. Comunione almeno una volta al mese e nelle feste del Signore e della Madonna. E qui prende lo spunto per approfondire le relazioni che intercorrono tra Maria e l'Eucaristia, arrivando a chiamare la Vergine autrice, quale Madre di Gesù, di questo Sacramento. Naturalmente non si lascia sfuggire l'occasione per esortare gli schiavi di Maria a ricevere Gesù Eucaristia con le stesse disposizioni con le quali la Madonna Lo ricevette nell'Incarnazione nel suo purissimo seno (S. GUTIERREZ ALONSO, oesa, op. c., (per tutto lo studio); A. MUSTERS, La souveraineté de la Vierge d'aprés les écrits mariologiques de B. de los Ríos, Gand 1946).

Concludiamo con una preghiera del P. Ríos, nella quale risplende non solo il suo amore alla Vergine, ma anche la sua profonda dottrina mariologica e l'anima della Santa Schiavitù (della quale è la formula):

"Santissima Vergine Maria, vedo le tre Persone divine della SS. Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, che fanno a gara nell'adornare l'anima tua con grazie infinite per renderti loro Figlia, Madre e Sposa degnissima e nostra Imperatrice, Regina e Signora gloriosissima. Ti venero quindi con un profondissimo atto di iperdulia, giacché il Padre ti adottò con singolare predilezione per Figlia e ti predestinò prima di ogni pura creatura, costituendoti primogenita di tutti ed eleggendoti fin dall'eternità per Madre del suo unigenito Figlio e preservandoti pertanto dal peccato originale. Ti venero perché il Figlio di Dio, concepito dal tuo purissimo sangue e nato dopo nove mesi dal tuo purissimo seno, ti fece sua vera Madre, ma conservandoti Vergine intatta prima del parto, nel parto e dopo il parto, affinché tu, prima fra i mortali, innalzassi la bandiera dell'angelica verginità. Per questo infinito privilegio della tua Maternità fosti resa in modo meraviglioso una stessa cosa con Dio e costituita Signora del Cielo e della terra e Regina degli angeli e degli uomini. Una seconda e una terza volta e infinite volte ti venero perché lo Spirito Santo, eleggendoti per sua amantissima Sposa, ti arricchì con la pienezza di ogni grazia e virtù sopra tutti gli angeli e i santi, in modo che per mezzo tuo dobbiamo ricevere qualsiasi bene aspettiamo da Dio; perché inoltre ti ornò con il dono della giustizia originale e ti preservò nell'intera tua vita da ogni peccato, anche il più lieve; perché infine lo stesso, che intercede per con gemiti inenarrabili, ti stabilì universale Avvocata dinanzi a Dio di tutto il genere umano.

Per questi e altri quasi infiniti privilegi, ricevuti dalla SS. Trinità, ti eleggo, o Vergine Santa, per mia Signora, Regina e Imperatrice, e mi riconosco ciò che veramente sono, tuo servo e schiavo, chiedendoti e supplicandoti, per la maestà del tuo dolcissimo nome Maria, che significa Signora, di ammettermi nella tua famiglia con umiltà di schiavo e amore di figlio; e, in prova che per tale mi riconosco, degnati di stampare nel mio cuore i segni della schiavitù, non quei crudeli del marchio e del chiodo, che si scolpivano su la fronte dei servi, ma quelle soavissime parole, con cui ti salutò l'angelo, Ave Maria; però con fuoco così ardente di carità che non se ne cancellino se non quando abbia dato l'ultimo palpito in questo mondo. E, perché questo dolcissimo saluto, Ave Maria, sia l'ultima mia parola, fa che mai scompaia dalla mia memoria, mai si allontani dalla mia volontà questo accesissimo desiderio di servirti come Regina e Signora di incomprensibile grandezza, sino all'estremo respiro della mia vita. Confesso e riconosco che sono indegno di questo onorevolissimo titolo di tuo schiavo; però propongo oggi fermamente di servirti con ogni sollecitudine, di impedire ogni offesa al tuo nome e al tuo SS. Figlio e di non acconsentire che mai si commetta alcunché contro di Lui da coloro che sono stati affidati alle mie cure.

Ti prego quindi, per il tenerissimo amore che nutri verso il tuo Figlio, e ti chiedo, per tutta la gloria che ricevesti dalla SS. Trinità, che tu non mi allontani dalla tua schiavitù, ma che presieda, come Signora, ogni mia azione, comandi quanto ti piaccia, diriga quanto s'è incominciato, ripari il mal fatto e governi me, tuo, servo e schiavo, in tutta la vita e nell'ora della morte (ciò che spero, se sarò costante nel tuo servizio) riceva il mio spirito. Così sia"