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Immacolata Concezione di Maratta
L'ORDINE AGOSTINIANO E LA DEVOZIONE ALLA MADONNA
di Agostino Giacomini O.S.A.
tratto da Sanctus Augustinus vitae spiritualis magister, Settimana internazionale di Spiritualità Agostiniana, Roma 1956
GLI IMMACOLISTI DEL SEC. XVI
Del sec. XVI limitiamoci a ricordare tre nomi illustri: S. Tommaso di Villanova, il B. Alfonso de Orozco e Luìs de Leòn. Il primo (+1555) tratta l'argomento in parola qua e là nei discorsi mariani e in modo particolare, naturalmente, nei quattro su l'Immacolata Concezione. Essendo egli fervido oratore, non se ne può pretendere un metodo rigoroso di dimostrazione però, essendo anche buon teologo e scritturista, abbiamo in lui quanto basta per ascriverlo tra i più decisi immacolisti. Procedendo spesso per mezzo di figure bibliche e analogie, non tralascia di ricorrere al Protovangelo e al saluto dell'Angelo come anche alle prove tradizionali tra i fautori del pio privilegio, aggiungendovi conferme tolte dal mistero dell'Assunzione, dall'associazione di Maria al suo divino Figlio, dal parallelo con Eva, dalla condotta della Chiesa sempre più incoraggiante verso la pia sentenza, dal sentimento del popolo cristiano in via di orientarvisi sempre più, ecc.
Per il santo, innanzi tutto è almeno cosa temeraria ed empia non credere che la Vergine fu concepita senza peccato originale (D. THOMAE A VILLANOVA, Opera omnia, IV, Manila 1883, p. 266). Egli afferma che le fu infusa la grazia preservatrice dalla colpa d'origine nel momento stesso che le fu infusa l'anima: ciò che spiega con l'immagine della nube biblica sopra il tabernacolo del tempio. Però, nello stesso tempo, il Signore le purificò anche la carne, perché l'anima non ne venisse macchiata di alcun peccato. Questo privilegio era sommamente conveniente che Dio a Lei lo accordasse in vista, naturalmente, della divina Maternità; al Santo, del resto, mette orrore il solo pensare che Maria fosse stata, anche per un solo istante, soggetta al demonio. Per lui il privilegio mariano, di cui parliamo, è così alto da porlo sulla stessa linea della divina Maternità. Circa il debito di contrarre il peccato originale non è facile precisare il pensiero del Santo, perchè si possono portare testi per negarlo o affermarlo (E. DOMINGUEZ CARRETERO, op. c., pp. 373-80 e S. GUTIÉRREZ ALONSO oesa, La mariologia de S. T. de Villanova y sus principios fundamentales, in Estudio Marianos, 17 (1956), p. 477-482).
Il secondo, il B. Alfonso de Orozco (+1591), benchè anch'egli buon teologo e scritturista, è però più conosciuto come autore spirituale; perciò anche in lui non ritroviamo dimostrazioni strettamente scientifiche. Tratta egli del nostro argomento, possiamo dire, qua e là in tutte le sue opere, sempre in maniera infiammata e talvolta geniale (N. PEREZ sj, La Immaculada en la literatura española, in Razòn y Fe,10 (l904), pp. 370-72: "il B. A. de Orozco, anima tanto poetica e infiammata d'amore per la Regina degli Angeli, non poteva fare a meno di lasciarci nei suoi libri dolci ricordi della sua devozione all'Immacolata, fin dove meno si potrebbe aspettarselo, come nel Tratado de la victoria de la muerte ... Non sarà difficile imbattersi nella lingua spagnola in alcune dimostrazioni più complete e sottili del mistero dell'Immacolata; però lampi di luce poetica e anche copiosi e soavi splendori, come quelli che di frequente brillano negli scritti del B. Orozco, non san facili a rinvenirsi tra le aridità di una dimostrazione teologica. Gli stessi argomenti comuni, per la forma bella e popolare, acquistano una vera impronta di novità, che ricorda talvolta lo stile popolarissimo dell'Apostolo dell'Andalusia"). Fa molto uso della Scrittura, da dove ricava, per applicarle a Maria, le più belle figure (Ester, Giuditta, ecc.) e i migliori simboli (giglio tra le spine, hortus conclusus, colomba di Noè, ecc.) e le frasi più vaghe (tota pulchra ..., nigra sum ..., tenuisti manum dexteram meam ..., ecc.); usa naturalmente del Protovangelo; porta ragioni teologiche varie; fa il parallelo con le santificazioni di Geremia e del Battista; lumeggia come Lei sia simile a Cristo nel senso di suo degno aiuto e dà la prova tradizionale nelle scuole (E. DOMINGUEZ CARRETERO, op. c., pp. 381-383).
Il terzo, Luìs de Leòn (+1591), parla del nostro mistero come teologo, scritturista e letterato. Afferma che Maria incorse nel debitum peccati originalis, ma fu santificata quando venne concepita. Il fomes peccati le fu legato nella prima santificazione ed estinto nella seconda. Conveniva che la Vergine fosse concepita immacolata: sia per la dignità del Figlio Gesù; sia per il parallelo tra Adamo ed Eva da una parte e Cristo e Maria dall'altra; sia per il fatto dell'esenzione dal dolore nel dare alla luce Cristo e della sua Assunzione anche in corpo al cielo, pensando che l'anima di Lei postulava convenientemente il privilegio in parola, mentre il suo corpo fu così singolarmente privilegiato; sia per la dignità di Madre di Dio, solo inferiore alla dignità della SS. Trinità e di Cristo Uomo. Il nostro teologo invoca anche la festa della Concezione, che la Chiesa pubblicamente permetteva; l'autorità del S. P. Agostino, nel noto passo del De natura et gratia; il Protovangelo e il salmo Benedixisti, Domine, terram tuam, avertisti captivitatem Iacob.
Pone anche un bell'argomento di congruenza: se la potenza di Dio si manifesta nel perdonare gli adulti, i neonati, Geremia e il Battista, è bene che, per risplendere ancor di più riguardo alla distruzione del peccato, santifichi ancora qualcuno nella stessa concezione. E' ciò che ha operato con Maria. Sicché si è istaurata una mirabile gerarchia nel perdono delle colpe da parte di Dio.