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LA VITA DI SANT'AGOSTINO: il Neoplatonismo

Arca di Pavia dei Maestri Campionesi: Agostino e Simpliciano

Arca di Pavia: Agostino e Simpliciano

 

 

A Milano incontra il Circolo dei neoplatonici e Simpliciano

 

 

 

Anche la fede cristiana vi riporta i suoi bei trionfi, soprattutto per opera di Ambrogio. Quando Agostino vi giunge, intorno ad Ambrogio si è già costituito un bel circolo di studiosi, che unisce al culto della filosofia la pratica della vita cristiana. Agostino fa visita al vescovo e ne riporta una impressione profonda. Anche per Ambrogio questo retore, giunto da Roma, raccomandato da Simmaco, protetto dalla Corte, si presenta come persona di eccezione. Nella primavera dell'anno seguente lo raggiungono Monica, Alipio ed altri amici e parenti.

Tutti si stringono intorno a lui, formando un'accolta singolare che diventerà progressivamente una forma felice e compiuta di vita comune. Durante gli incontri le discussioni, assai vivaci, prendono forma di dialoghi, in cui si cerca insieme la verità. Alle pressanti insistenze di Monica, Agostino comincia a frequentare la Basilica, dove Ambrogio tiene le sue omelie. Prende ad ascoltarlo solo per rendersi conto della sua oratoria e farsene un giudizio; finisce poi per gustarne i contenuti. La predicazione del vescovo è ricca di bontà, di verità, di sapienza.

Nella grande cattedrale milanese Monica lo accompagna spesso e, mentre Agostino vive un palpito nuovo di verità, lei, sfavillante di intima gioia, ringrazia il Signore. Il timido inizio del cammino verso la fede sarà lento, ma sicuro: se ne era allontanato passando attraverso il razionalismo, il materialismo, lo scetticismo, ora si tratta di fare marcia indietro. Ma ormai il dado è tratto: lascia definitivamente la setta dei Manichei e decide di restare catecumeno nella Chiesa Cattolica.

Dopo costanti e profonde riflessioni, scopre che credere in qualche verità lo aiuta a ricercarne le ragioni. Soddisfatto, scrive l'operetta L'Utilità del Credere. Crollano così i bei castelli costruiti in gioventù e gli si rovesciano in mente le posizioni sostenute con tanto entusiasmo. La sua vita diviene una continua ricerca di verità e di convinzioni; di conquista in conquista, si convince che è necessaria una autorità che garantisca l'autenticità delle Sacre Scritture.

Dopo assidue letture e profonde riflessioni scopre che l'autorità che garantisce la genuinità delle Scritture è la Chiesa Cattolica. L'anima di Agostino si va chiarendo; gli orizzonti lasciano intravedere squarci di azzurro tra nubi che si fanno sempre più chiare. Il contrasto tra le aspirazioni interiori e le abitudini di vita si fa più profondo e più lacerante. Quando è solo con se stesso sente ribollire la coscienza al ricordo delle prediche di Ambrogio, delle parole di Alipio, delle lacrime di Monica. Ma le attrattive umane non lo lasciano ancora, le sirene degli onori e delle cariche pubbliche lo incantano. La scuola, gli amici, i discorsi alla Corte imperiale gli hanno accresciuto fama, per cui gli ingegni più belli della Milano del tempo vanno da lui come a un maestro. Bisogna però sistemare la sua posizione familiare con un matrimonio legittimo. Monica insiste ed Agostino comincia a pensarci sul serio. Data l'impossibilità di un matrimonio degno della sua posizione sociale e civile con la libertà con cui convive, decide di strapparla dal suo cuore e allontanarla da casa.

Ne piange amaramente insieme al fìglioletto Adeodato. Sceglie per il matrimonio una fanciulla milanese. Monica è favorevole, la giovane è anche di fede cristiana. Non si giunge però al matrimonio: Dio lo chiama per altra strada. Nel frattempo gli capitano tra mano i libri dei Neoplatonici, fornitigli nella traduzione latina. Li trova affascinanti e adatti alla sua indole spirituale. Essi contengono l'invito a rientrare in se stessi, per ascendere verso le immutabili realtà eterne. La lettura di queste opere gli apre la via a una grande conquista: la vera natura del male. Le cose create sono tutte buone e tendono tutte a un fine buono; il male è mancanza di bene, o diminuzione di esso. Ormai intravede la luce; vorrebbe immergervisi dentro, ma gli manca la spinta che gli faccia da ponte tra terra e cielo. San Paolo lo attende e, dove Platone si ferma, lo inonda la luce di Cristo. Sente in sé ciò che legge in San Paolo, ma non ha la forza di fare il grande passo. Intanto avviene una serie di incontri che ci dà l'impressione che sia stata predisposta da Dio e che sia decisamente orientativa nel cammino verso la verità. L'incontro con Simpliciano e il racconto della conversione di Mario Vittorino costituiscono una spinta decisiva a essere più coerente con le convinzioni che viene maturando. Un altro episodio lo illumina maggiormente.

Un bel giorno va a fargli visita Ponticiano, un suo compatriota che era stato a Treviri in servizio presso l'esercito dell'Imperatore. Gli racconta di due suoi compagni che, imbattutisi in una capanna abitata da monaci, vi avevano trovato la vita del monaco egiziano Antonio. Nel leggerla ne erano restati così scossi che avevano deciso di rimanere in quel luogo e farsi anch'essi monaci. Siccome erano fidanzati, quando le spose seppero dell'accaduto, anch'esse consacrarono a Dio la loro verginità. Ne resta sconvolto. Ha un tormento indicibile nel cuore. Quel genio che ha dominato tutto e tutti, che è passato orgoglioso di dottrina in dottrina, che ha ottenuto cariche e onori insperati, eccolo umiliarsi e chiedere, con palpito accelerato, con angoscia profonda, un conforto e una liberazione.

 

Giovanni Reale afferma che Agostino non è, come si crede, il primo filosofo medievale ma è ancora del tutto interno al pensiero antico: rappresenta la componente cristiana del filone platonismo. La grande curiosità che il suo pensiero suscita ancora oggi in moltissimi lettori si deve alla sua capacità di parlare assieme all'intelletto e al cuore dell'uomo. Il platonismo gli aprì la strada al cristianesimo indicandogli come con la pura ragione si comprenda l'esistenza, oltre il piano sensibile, del piano dell'intelligibile. L'integrazione che Agostino propone tra fede e ragione - per cui si crede per poter capire e viceversa si comprende per poter credere - è per Reale un paradigma irreversibile dell'Occidente ancora pienamente attuale. Egli così ha mostrato la necessità che fede e ragione convivano costruttivamente, dato che nella vita non vi è mai un momento in cui una delle due facoltà si eclissa. Recentemente si collega il neoplatonismo di Agostino più che a Plotino al suo discepolo Porfirio, il quale attua una migliore integrazione fra Platone e Aristotele ed una coincidenza della idea dell'Uno, del principio primo, coll'essere supremo al di sopra di tutte le cose. Agostino interpreta questo concetto, presente anche nel testo Biblico e nel Vangelo, come unificazione della umanità tramite Cristo in Dio. La comprensione della propria anima e di Dio sono i veri problemi di fondo in Agostino, a cui trova risposta unitaria nel legare la comprensione di sé a quella della propria origine, cioè a Dio. Per Reale il contributo, teologico più che filosofico, di Agostino rispetto ai suoi maestri pagani è di aver compreso che non basta la sola ragione per raggiungere l'aldilà ma vi è bisogno anche dell'umiltà di affidarsi a Cristo. Nel distaccarsi dalla concezione manichea, a cui prima aderiva, Agostino leva al male il carattere di principio opposto al bene e ne fa un effetto implicito nella libertà data all'uomo da Dio. La grandezza del pensiero di Agostino sull'amore sta nell'aver superato l'Eros platonico - il desiderio di conquistare la bellezza assoluta - con l'Agàpe, ovvero con la donazione disinteressata ad imitazione di ciò che Dio fece donando Cristo per l'uomo. Agostino supera anche la concezione negativa della materia, che rendeva a un greco impensabile l'incarnazione di Dio, introducendo il concetto di creazione dal nulla che rende positiva la materia e la carne.