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LA VITA DI SANT'AGOSTINO: Vescovo di Ippona

Il vescovo Megalio consacra Agostino vescovo: affresco nella chiesa di Rabastens

Il vescovo Megalio consacra Agostino vescovo

 

 

Agostino diventa vescovo di Ippona

 

 

 

Il ventitrè ottobre del 396, in mezzo all'esultanza di tutto il popolo e la commozione del santo vescovo Valerio, è consacrato vescovo. Con la morte di Valerio è il titolare della diocesi di Ippona. Fonda subito una comunità di sacerdoti che collaborano con lui nell'apostolato e nel servizio pastorale. Nel lungo cammino di vescovo la fiamma dello Spirito Santo gli si rende sempre più viva e più fulgida.

Ricolmo di paterna bontà, dotato di spirito esuberante e del suo genio straordinario, diventa subito conquistatore di spiriti e di cuori. Tempra di strenuo lottatore, trionfa su tutte le eresie e gli errori del tempo. Scrive opere filosofiche, pastorali, esegetiche, polemiche, trattati, lettere. In ogni pericolo della Chiesa è sempre in prima fila con la sua calda parola, i suoi scritti e le sue lettere.

Confuta errori ed indica le vie maestre della fede. Cadono sotto le sue argomentazioni le tesi dei Manichei, Priscillianisti, Origenisti, Ariani, Pelagiani e Donatisti. Passa come un ciclone, travolgendo il pullulare di ogni insidia contro la fede e si erge a difensore dell'unità del mondo cattolico sotto la guida della chiesa di Roma. E' l'ideale del vescovo: calmo, profondo, pratico, vigilante; agli altri Vescovi dell'Africa insegna la via della dottrina e della santità; ai vescovi di tutti i tempi indicala tattica per vincere gli errori e riportare trionfi nella fede. Scrittore inesauribile, ha composto oltre duecento opere. La sua fama però va legata specialmente a quattro: La Città di Dio, I Trattati sulla Grazia, Le Confessioni e La Trinità.

Nella Città di Dio oppone alla sapienza umana quella divina. In polemica contro i pagani, difende strenuamente la fede cattolica, come l'unica via di pace e di tranquillità per il mondo intero. Nei Trattati sulla Grazia affronta il problema della natura umana decaduta e della grazia di Dio; spiega gli effetti di questa sull'uomo che si trascina le sue debolezze a causa del peccato. Illumina con geniale intuito gli effetti della grazia di Dio, che non limita il libro arbitrio, ma lo nobilita. Le Confessioni sono un'opera veramente straordinaria. Agostino scrive rivolgendosi a Dio: gli espone i propri peccati, i misteri della grazia, gli slanci del suo cuore, le meraviglie del creato. È un'opera autobiografica, ricca di molteplici aspetti e di interesse universale.

Vi aleggia un alone di poesia intima. Agostino vi contempla i fatti della sua vita nella visione universale del misterioso rapporto tra Dio e l'uomo. La Trinità è l'opera più grande non solo di Agostino, ma della mente umana. In essa genio e fede salgono nel più alto dei cieli, inabissandosi nella luce del sole eterno, fino a che è possibile a mente umana. Agostino in questo libro compie lo sforzo più poderoso che la mente umana abbia mai tentato per penetrare il mistero di Dio Uno e Trino. Il mistero resta, ma la ragione non ha più nulla da obiettare, perchè scopre le armonie divine che cantano lo splendore intraveduto nelle braccia della fede. Bellissima a questo proposito la leggenda medievale intorno alla composizione del libro sulla SS. Trinità. Passeggiando lungo la spiaggia, Agostino osserva un bambino che versa l'acqua del mare in una buca, scavata nella sabbia. Sorridendo, gli fa osservare che non potrà mai riuscirvi, perchè il mare è tanto grande e la buca piccola. Il bimbo, fatto serio, gli risponde: "Neanche tu riuscirai a comprendere fino in fondo il mistero della SS. Trinità ". Tra le innumerevoli lettere ce n'è una, la 221, in cui Agostino espone i principi essenziali della vita monastica, facendo preziose osservazioni sui diversi aspetti della vita quotidiana che, ancora oggi, sono valide. Le caratteristiche della vita monastica, secondo il modello agostiniano, si possono riassumere così: contemplazione, comunione, servizio alla Chiesa. La sua opera varca i confini dell'apostolato e della fede; diventa apostolo di unità e di pace anche nel campo sociale e politico: "Togliamo di mezzo i dissensi e amiamo la pace che tutti, dotti e ignoranti, capiscono doversi preferire alla discordia; amiamo e conserviamo l'unità."

(Lett. 105,3, Il)

Il 26 settembre del 427 si sceglie un successore e gli affida l'amministrazione della diocesi; non però per riposarsi, ma per dedicarsi maggiormente all'apostolato, allo studio, alla preghiera. L'anno seguente si tiene a Ippona un concilio, a cui partecipano tutti i vescovi dell'Africa. Agostino ne è il presidente di fatto e quasi vi detta legge con la sua mente illuminata e sagace.