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GIOVANNI VINCENZO VISCONTI (... - 1798)

Stemma visconteo

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GIOVANNI VINCENZO VISCONTI (... - 1798)

di Luigi Beretta

 

 

 

Figlio del conte Carlo e fratello di Antonio Francesco, Giovanni Vincenzo abbracciò la vita religiosa diventando abate e prevosto della Metropolitana di Milano. Fu lui a deporre la prima pietra per la costruzione della nuova chiesa parrocchiale di Cassago il 5 agosto 1756.

Nel suo testamento rogato l'11 settembre del 1797 dal notaio milanese Giorgio de Castilla, mons. Vincenzo lasciò un legato alla Chiesa di Cassago e a osservanza della sue volontà "obligo - scrisse - li unici eredi a passare l'annua pensione di zecchini dodici, sei dei quali si dovranno impiegare per celebrarvi ogni anno la festa di sant'Agostino, ed altri sei per celebrarvi pure ogni anno l'anniversario della mia morte con un officio da requiem. Inoltre lascio alla stessa chiesa di Cassago li miei apparamenti di messa con calice, Missale etc..."

Il primo legato era assicurato sopra una pezza di terra di Cassago registrata al numero di mappa 344 di venti pertiche e censito per un valore di 135 scudi. Il secondo era appoggiato su una parte di un terreno di cui al mappale n. 344 di 5 pertiche e 17 tavole del valore di 43.4.7. scudi. Il 30 giugno 1828 questo legato fu iscritto all'Imperial Regio Ufficio delle Ipoteche di Lecco:

"Il fù Sacerdote Giovanni Vincenzo Visconti di Modrone di Milano morto nel giorno 23 aprile 1798, mediante previa disposizione testamentaria ne rogiti del Notajo Pastiglia di Milano dell'istesso aprile, ed anno lasciò un legato di dodici Zecchini, sei dei quali si dovranno impiegare per celebrare ogni anno la festa di S. Agostino nella chiesa parrocchiale di Cassago Pieve di Missaglia, ed altri sei per celebrare pure ogni anno l'anniversario della sua morte con un officio da Requiem nella suddetta Chiesa parrocchiale.

Tale Legato venne sempre eseguito mediante il pagamento annualmente fatto da di lui erede S. E. Signor Duca Visconti di Modrone. Volendo il sottoscritto parroco Michele castelli unitamente alla fabbriceria assicurare l'esecuzione del suddetto legato mediante l'iscrizione a questo I. R. Ufficio a termini e per gli effetti della sovrana Patente 19.Giugno.1826.

Addimandando che questa sia fatta a pregiudizio del detto Sig. Duca Carlo Visconti di Modrone possidente domiciliato in Milano sopra due pezzi di terra uniti qui sotto descritti, eleggendo il Parroco Michele Castelli il domicilio per la presente nella di lui Casa d'abitazione di Cassago. Due pezzi di terra uniti situati in Cassago Distretto di Missaglia, il primo sotto al n. di mappa 344 di misura censuari di pert. 20 censito scudi 135, ed il secondo parte del numero 345 di pert. 5 tav. 17 censito scudi 42..4.7 quali coerenziano a Levante strada accessoria, fondo del signor Giovan Battista Redaelli e fondo del sig. Giuseppe Ponti; a mezzo di fondo del detto sig. Giovan Battista Redaelli, e quello del detto signor Ponti; a Ponente fondo del sig. Antonio Mauri mediante strada accessoria; a Tramontana fondo del sudetto Mauri.

Michele Castelli parroco di Cassago a nome anche dei Fabbriceri."

Quanto ai paramenti che lasciò alla chiesa di Cassago, ne conosciamo l'elenco: il 30 ottobre 1827 su ordine dell'Imperiale Regio Subeconomo i fabbriceri Giuseppe Riboldi, Ambrogio Fumagalli e Giovanni Molteni stesero l'inventario degli arredi sacri, fra i quali sono elencati "quelli di proprietà e diritto del signor Duca Visconti, dati ad uso della Chiesa senza aggravio della medesima per la consunzione e da restituirsi come si trovano ad ogni sua richiesta." Altri "paramenti non sono dati ad uso, però in proprietà alla chiesa parrocchiale di Cassago, come da testamento di mons. Giovanni Vincenzo Visconti di Modrone l'11 settembre 1797:

1. Pianeta a spolino d'argento con sua stolla, manipolo, velo e borsa il tutto guarnito d'oro fino.

2. Altra di spolino compita come sopra guarnita d'argento fino.

3. Altra di drago cremes a fiori grandi d'argento compita e guarnita di bindello d'argento.

4. Altro di raso bianco ricamata in seta compita e guarnita d'oro di fino.

5. Altra pianeta di spolino guarnita d'argento fino e compita.

6. Altra di staffetta verde con fiori in oro ed argento compita guarnita d'oro fino.

7. Altra di staffetta morella compita e guarnita con pizzetto d'argento fino.

8. Altra di lustrino nero compita guarnito con pizzo d'argento fino.

9. Una stolla, morella di stoffa d'argento con suo cordone e fiocco guarnita d'argento.

10. Camici stuccati guarniti di pizzo n. 2

11. Tovaglie di Fiandra logore n. 2. "

 

Mons. Vincenzo morì il 23 aprile 1798. Il suo legato a favore della festa di sant'Agostino fu molto importante per lo sviluppo di questa festa della Comunità di Cassago poiché permise al popolo di organizzare per tutto l'Ottocento una festa con grandi apparati, con la presenza della banda, di tanti sacerdoti e anche dei fuochi d'artificio. La sua attenzione per sant'Agostino e la sua festa di devozione a Cassago lo spinse forse a sollecitare nel 1765 una reliquia del santo da conservare nella chiesa parrocchiale. Fu il cardinale Pozzobonelli ad attestare l'autentica della reliquia. Mons. Vincenzo coltivò per tutta la vita i suoi legami con la Parrocchia di Cassago e per molti anni fu il priore della Confraternita del SS. Sacramento.

Nel gennaio 1794 presiede una adunanza della Scuola con l'assistenza del Regio Cancelliere Distrettuale Vincenzo Bonacina per "la rinnovazione degli Ufficiali della Medesima Scuola" e a questo scopo la procedura prevedeva la presentazione alla adunanza stessa di una terna di nominativi fra cui scegliere e nominare il Regio Assistente, la cui carica era vacante. La terna era composta da Giuseppe Perogalli, il dottore e Fisico Gaetano Masnaga e da don Giuseppe Masnaga. Solo a maggio si conobbe la risposta del Magistrato Politico Camerale Joseffo Mancina: "accondiscendendo alla supplica degli ufficiali della Scuola del SS.mo e del Parroco di Cassago Pieve di Missaglia, elegge fra i proposti soggetti e nomina Giuseppe Antonio Peregalli in regio Assistente di detta Scuola e lo incarica d'invigilare all'osservanza degli ordini relativi al buon governo della Chiesa ed alla retta loro amministrazione." Questa strana procedura dipendeva strettamente dalle disposizioni introdotte dalle riforme in materia religiosa dall'amministrazione austriaca che avevano imposto vari vincoli alle attività ecclesiastiche, soprattutto in materia economica.

I provvedimenti adottati tendevano a sottoporre ad uno stretto controllo dello Stato ogni minuta iniziativa delle parrocchie e delle organizzazioni ecclesiastiche. Da priore mons. Vincenzo seguì pratiche importanti per la chiesa parrocchiale. Nel 1789 incarica Domenico Savino di inoltrare una richiesta alla Regia Commissione perchè conceda l'assenso ad acquistare un nuovo Padiglione di seta, poiché il vecchio era ormai inutilizzabile. La richiesta va a buon fine quantunque la chiesa di Cassago abbia alquanto modesti. Nel 1795 si fa promotore della costruzione del campanile della chiesa nuova che ne era priva. Nella petizione inviata alla Regia Commissione si cercò di motivare la necessità di costruire il campanile con una lunga relazione che faceva la storia della chiesa e della parrocchia: " Essendo la chiesa parrocchiale di Cassago Pieve di Missaglia Distretto X della Provincia di Milano da pochi anni rifabbricata è rimasta da perfezionarsi la Torre del Campanile, opera stata sospesa fin tanto che la cassa della Chiesa, la quale è mantenuta per la massima parte d'Elemosine da questo fervoroso Popolo, avesse formato qualche avanzo.

Ora che sono cessate le più gravose spese accessorie all'edificazione di una nuova Chiesa e che si è potuto riunire qualche somma di prestanza di cassa, qualche oblazione e colla buona disposizione del popolo di concorrere colle proprie fatiche, e Careggi, quest'Amministratori si son creduti in dovere di secondare il desiderio dei Parrocchiani col proseguire la già intrapresa costruzione della Torre che della Comunità di Oriano ed altre Cassine sottoposte alla Parrocchia e distanti più d'un Miglio li quali membri, ed anche quelli che abitano in Cassago stesso, ora non puono sentire i segni delle campane interinalmente collocate su d'un angolo della Chiesa. Secondo le veglianti superiori disposizioni essendo necessaria la Superiore Approvazione, il Priore ed ufficiali della Scuola del Santissimo hanno fatto rilevare la Perizia colla stima della spesa occorrente, la quale ascende alla Somma di L. 3822.10 e qui unita la rassegnano segnata A.

Per eseguire tale spesa propongono li mezzi contenuti nell'annesso allegato segnato B. Quindi li predetti Priore ed Ufficiali dela Scuola del Santissimo quali amministratori della Chiesa Parrocchiale e rappresentanti il popolo mediante l'assenso del proprio Parroco e dei Deputati dell'estimo rispettosamente implorano dal Regio Politico Magistrato Camerale che voglia degnarsi d'interporvi la Superiore sua approvazione per far eseguire la sudetta costruzione della Torre del Campanile e questa in via economica ad effetto che l'operazione riesca con quella solidità che richiede, che il più delle volte negli Appalti non si può riconoscere coll'atto della colaudazione ed all'importante oggetto di giojre del profitto delle opere gratuite che li parrocchiani sono disposti di prestare, come umilmente supplicano.

Allegato A.

Delegato jo sottoscritto Capo Mastro dalli Signori Officiali della Veneranda Scuola di Cassago Pieve di Missaglia di fare la Perizia e descrizione delle necessarie operazioni a farsi per finire il già cominciato Campanile di Cassago sudetto e conseguentemente con sua annessa minuta. A tutto effetto pertanto mi sono portato sul sito il giorno 20 marzo del 1795 ed ivi alla presenza de sopraddetti Signori officiali, fatte le dovute misure e riflessi al fine di rendere detto campanile lodevolmente terminato risulta dovere fare come appresso.

Primo. Il Campanile sudetto trovasi già inviato sino da molti anni fa fuori da fondamenti braccia 8 con forte basamento di vivo e con muri di grossezza braza tavole18 adattati per portare il peso ed alzamento superiore ed è di larghezza all'esterno braza 6.2 per cadauna delle quattro facciate, peperò si dovranno alzare i muri tutti in giro, per altre braccia 25 prima di cominciare la lanterna dove devonsi riporre le campane. Li soprannominati muri da rialzarsi saranno di grossezza tavole 18 per le prime braza 15 e di tavole 16 le rimanenti braza 10 e fatto lodevolmente con sassi adattati a tale operazione ed in ottima calce. Avertendo che le quattro cantonate saranno tutte di sarizzo lavorato da scalpellino con sassi bene collegati uno con l'altro giusta la bona pratica del lavoro di questo genere. Ogni braza vi si dovranno fare li suoi ripiani di forte legno con asse di rovere e forti traveti, con sale pure di forte legno a cadauno ripiano. Secondo. Terminate e costrutte nel modo come sopra le soprannominate braza 25 dovrassi mettere fuori ed in opera una fascia quadra tutta all'ingiro di sarizzo con sporto adattato e di altezza tavole 6 e bene assicurata nel muro per poi superiormente cominciare le pilastrate della Lanterna e formare il sito di riporre le campane. Terzo. Sopra a detta fascia tutto in giro si sovraporà uno zoccolo quadro d'altezza tavole 9 e quattro di sarizzo simile alli altri vivi descritti e da descriversi e sopra di esso si cominceranno le pilastrate della lanterna formanti lesene due per ogni facciata con controlesena che deve portare l'archetto superiore e tutto questo di vivo sarizzo tanto all'esterno come all'interno e saranno dette pilastrate di lunghezza e larghezza tavole 15 compresa lesena e controlesena , avertendo che sopra al zoccolo dorassi a cadauna lesena fare la base, con suo capitello sagomato, dovendo essere d'altezza compreso base e capitello braccia 9 di dette lesene.

E vi si faranno e metteranno in opera a cadauna facciata li archetti e questi di vivo come sopra di grossezza tavole 10 con sua sufficiente monta e con sue chiavi di ferro di grossezza tavole 1 in quadro atraversanti tutto il campanile d'ambe le parti con sue forti capi chiavi al fine d'avere solido ed assicurato il peso superiore. Quarto. Sopra a capitelli di sopra spiegati, tutti in giro alle quattro facciate si meterà in opera l'architrave e fregio d'altezza proporzionato alle lesene ed il tutto di vivo come sopra, bene operati e lodevolmente collegati e di tutta solidità. Quinto. Superiormente a detto architrave e freggio si farà il cornicione tutto in giro di vivo serizzo come sopra di altezza tavole 9 e con sporto adattato e proporzionato alla grossezza, ossia altezza, qual sarà fatto in due altezze al fine di essere più comodo il metterlo in opera e sarà operato giusta le sagome che le verranno consegnate. Sesto. Sopra il nominato cornicione si formerà l'ottangolo formante otto facciate di braza 2 tavole 3 più ogni facciata, qual sarà cominciato con un zoccolo quadro di vivo girante tutto all'intorno esternamente di altezza tavole 12 e di grossezza sufficiente, bene assicurato fra muri interni che doransi fare al fine di vare la grossezza di muro di tavole 11 e sopra a detto zoccolo vi si sovraporà un guscione pure di vivo con sua onesta ritirata per poi sopra ad esse coprire l'ottangolo tutto con tre forti lastre formanti tondono con sporto di tavole 2 sopra al detto Guscione. Saranno poi lavorate dette lastre a maschio e femmina ad uso di coppo romano in modo che non debba penetrare acqua veruna, ma bensì scorrere esternamente.

Settimo. Sopra a dette lastre fatte di vivo e messe in opera nel modo come sopra vi si sovrapporranno n. 8 Cartelle fatte di vivo in due pezzi, d'altezza braza 5 ed operate a forma e modo di Cupola, dovendo essere al piede tavole 12 ed alla cima tavole 6 con fare che la ritirata che deve farsi alla fine di dette Cartelle debba essere proporzionale alla larghezza d'abbasso. Superiormente alle dette otto cartelle vi si sovrapporrà un sasso di un pezzo solo di grossezza tavole 3 e mezzo e di larghezza braza 1 tavole 9 fatto anch'esso in otto angoli giusta l'inferiore inviato, avvertendo che detto sasso dovrà etenere assicurata le sopradette cartelle, quali saranno bene cambrate una con l'altra tanto alla metà circa come alla cima. E sopra detto sasso dovrà essere fatto e messo in opera un ultimo pezzo di vivo lavorato a piramide per in esso assicurarvi una proporzionata croce di ferro d'altezza circa braccia 3 bene assicurata in detti due soprannominati sassi, con di più quattro tiranti di ferro per magior assicurazione di essa, avvertendo che detti tiranti attaccati alla croce dovranno essere impiombati a dovere nelle già dette cartelle. Avvertenze d'essere eseguite assolutamente e sono come qui sotto. Li muri saranno fatti in bon materiale, cioè con sassi di figura quadrata messi in opera con ottima e abbondante calce mista con viva e perfetta sabbia ed esternamente lodevolmente stabiliti. Oltre alla chiave in giro di grossezza fissata che deve mettersi in opera negli archetti descritti, si dovranno altresì di simile grossezza mettere in opera altre due internate ne muri, delle quali una tutta in giro alle quattro facciate si porrà alla metà circa dell'altezza de muri prescritti a farsi, ed una altra tutta in giro parimenti come sopra prima di cominciare la lanterna, e sarano delle chiavi con sue forti capi chiavi arrivanti sino all'esterno delle facciate con comprendere tutta l'estensione del campanile di tutte le facciate. Sopra al zoccolo dove comincia l'operazione della lanterna al sito delle campane si metterà in opera la balaustra di vivo con colonnette 5 per ogni facciata, con basa e cimasia, d'altezza compreso tutto tavole 20 intendendosi il tutto de vivi, si di detta Balaustra, come di tutti li vivi descritti d'essere di forte sarizzo, ovvero ghiandole, ed il tutto lodevolmente lavorato da scalpellino, come pure riguardo a tutte quelle operazioni che necessiteranno sagome di lavorare sulle sagome che dal Perito li verranno consegnate. Finalmente sarà il tutto perfezionato con adempiere a tutti quei accessorii che vengono in consequenza, con dare l'opera in ogni parte sicura e lodevole operato. Quali cose tutte eseguite a dovere come sopra ammontano di valore come dalla qui annessa minuta.

Rogeno li 15 aprile 1795

Tommaso Molteno

Capo Mastro Perito Delegato.

 

Allegato B.

Elenco degli avanzi della Chiesa Parrocchiale di Cassago Pieve di Missaglia e delle oblazioni già fatte per convertirsi nella fabbrica per economia della costruzione del mancante alzamento della Torre del Campanile senza computarsi le opere giornaliere e careggi gratuiti che presterà il Popolo. Fondi liquidi rimasti da esigersi a tutto il 1794.

Dal scaduto Tesoriere Domenico Savini quale Delegato da Mons. Prevosto Don Vincenzo Visconti Priore

 

per rimanenza di cassa come al ristretto da conti 1793 ........ L. 1412.3.7

Dal Molto reverendo signor Isidoro Caccia Capellano titolare del Beneficio Zappa per manutenzione arretrata 1794 retro in ragione di L. 33 l'anno dedotto da quanto ha pagato come la libro ........ L. 237

Dal signor Carlo Giovanni Sangalli altre volte Fattore dell'Ill. ma Casa Visconti di Modrone per fitti non pagati sopra a una Casa a Tremonzino per gli anni 1786 a tutto 1790 in ragione di L. 34.14 l'anno ........ L. 173.10

Avanzi 1795 ed oblazioni già contribuite all'oggetto sudetto pertanto rimaste in cassa ....... L. 959.8.6

Oblazione spontanea da Monsignor Prevosto don Vincenzo Visconti da impiegarsi nell'alzamento della Tore del Campanile in contanti ............ L. 700

Altre oblazioni della stessa Casa e altri compadroni in legnami per i Ponti già consegnati alla Chesa del valore di ........ L. 500

Da diversi particolari pure in contanti già passati al tesoriere ......... L. 100

Avanzi di cassa del corrente ano 1795 compreso il Lino e Stoppa in essere già filato e venduto nella somma di L. 491 si calcola secondo il solito e non già relativamente alle maggiori Elemosine, che in quest'anno verrano fate per la suddetta Causa ............ L. 600

In tutto .......... L. 4682.1.1 "

 

La richiesta, dopo una lunga serie di pratiche e nuove suppliche, fu finalmente accolta dal Magistrato Pubblico Camerale Bovara e fu formalizzata il 2 novembre 1795 con un biglietto del Segretario Molinari che però poneva alcune condizioni: " Atteso l'esposto si aderisce alla domanda a condizione però che i ricorrenti prima di metter mano all'opera, si facciano solleciti d'incassare gli esposti crediti, affinché o non abbia a restar imperfetta l'opera per mancanza di pronto contante, o non sia obbligata la Chiesa, di cui si tratta, a dover contrarre debiti per supplirvi, che in qualunque caso non si ammetteranno per legittimamente i contratti, e sotto l'espressa condizione altresì che in fine dell'opera, debbano gli stessi ricorrenti giustificare in valida forma tutto l'introitato e lo speso per la fabbrica di cui nelle preci."

Mons. Vincenzo Visconti negli ultimi anni della sua dovette conoscere l'irruenza anticlericale della occupazione francese che arrivò in Lombardia nel 1796: l'arciduca d'Austria se ne era andato da Milano il 9 maggio, lasciando il castello sforzesco guarnito di truppe ma senza ordini per resistere più di tanto. A loro volta i milanesi se ne erano rimasti in forse per tre giorni: da Lodi, epicentro della vittoria francese, fu inviato un ambasciatore per trattare la resa che fu subito accordata. Così i francesi divennero padroni della Lombardia portandovi tutte le novità che la Rivoluzione aveva diffuso in Europa. Ne abbiamo un bell'esempio in un atto matrimoniale che fu steso dal parroco di Cassago don Antonio Ongania: si tratta dello sposalizio fra Giuseppe Antonio Perogalli e Carolina Buzzoni che fu celebrato nella chiesa di san Salvatore a Tremoncino su diretto interessamento di mons. Vincenzo Visconti.

Scrisse il parroco nel Chronicon: "Mille settecento novant'otto addi ventitre gennaio Riportata dal Ministro dell'Interno la Dispensa delle pubblicazioni come da Decreto 25 Nevoso Anno 6° Repubblicano e riportata una simil dispensa per gli effetti Spirituali colla licenza ancora in Vesperij ac in Oratorio privato dalla Curia Arcivescovile di Milano, è stato celebrato il Matrimonio per parole di presente alla presenza ed interrogazioni di Monsignore Visconti di Modrone Conte Giovanni Vincenzo come delegato specialmente della Curia Arcivescovile e dal Parroco di Lurago al quale apparteneva la sposa, come consta da lettera, che si conserva in filza, secondo comanda il S. C. J. Nell'Oratorio della Casa Visconti Modrone situato in questo luogo di Cassago, tra il Cittadino Giuseppe Antonio Perogalli Viduvo della fu Cittadina Maria Castiglione e la Cittadina Carolina Buzzoni figlia del Cittadino Pietro abitante da cinque anni in questa Parrocchia. Furono presenti per Testimonij a tal effetto chiamati il Cittadino Giuseppe Visconti Modrone ed il cittadino Giovanni Battista Levati Agente della suddetta Casa e per fede P. Antonio Ongania Parroco di Cassago."

Questa fu una delle ultime apparizioni di mons. Vincenzo a Cassago, perché pochi mesi dopo morì il 23 aprile. La sua morte fu ricordata nel suo primo anniversario il 22 aprile 1799: nella chiesa parrocchiale di Cassago ne fu celebrato l'Officio con il concorso di 13 sacerdoti, fra cui i parroci di Cassago, Veduggio, di Cremella e di Renate. Purtroppo non riuscì a vedere compiuta l'ultima opera a cui si era dedicato nella sua qualità di Priore della Fabbriceria. Ormai era morto da sei mesi quando a novembre 1798 si riuscì a dotare il campanile della chiesa di un concerto di campane. L'impresa era riuscita grazie ai buoni uffici proprio di Giuseppe Perogalli che mons. Vincenzo aveva appena sposato a san Salvatore. Francesco Nava gli aveva infatti ceduto il diritto ad acquistare le campane e l'organo della chiesa della Misericordia di Missaglia che, con l'arrivo dei francesi, era stata venduta al Lorenzo Sormani. Il prezzo pattuito fu di 2 mila lire.

 

Il nuovo assetto urbanistico che si era venuto a creare dopo la demolizione della vecchia chiesa parrocchiale alla lunga creò qualche problema per le funzioni religiose pubbliche poiché le processioni si trovavano il percorso impedito dall'ostacolo frapposto dagli accessi alle proprietà della Casa Ducale. Così nel 1791 il parroco e i deputati della Comunità si trovano costretti a chiedere il permesso di passare con una processione sulle proprietà ducali. La richiesta, rivolta al conte Antonio e a suo fratello mons. Vincenzo, fu presentata il 27 agosto. Probabilmente la richiesta fu fatta in preparazione alla festa patronale di sant'Agostino del giorno seguente, in cui si procedeva processionalmente con il Santissimo Sacramento per le vie del paese: "Ill.mi Signori Parroco e Deputati della Parrocchia di Cassago intendono fare processionalmente la funzione del SS.mo per il circondario del sudetto luogo né potendo eseguire senza passare per le vie dell'intiera ragione dell'Ill.ma Casa Visconti di Modrone supplicano pertanto gl'Ill.mi Signori Marchese di Modrone e mons. Conte Visconti per la favorevole annuenza protestando li supplicanti colle forme più valide, sì il Parroco a motivo della Parrocchiale che i Deputati a motivo delle ragioni comunali che l'accordata grazia non abbia vigore ala pretesa di possesso o qualsiasi diritto a pregiudizio della stessa Ill.ma Casa prelodata ad effetto con tutta la stima ed ossequio si sottoscrivono. Dell'Ill.mo Servitori."

Seguono le firme del parroco don Giuseppe Antonio Boracchi, del dottor Fisico Gaetano Masnago Deputato dell'Estimo.