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Percorso : HOME > Cassago > Nobili > Visconti di Modrone > Genealogia Visconti di ModroneGenealogia dei Visconti di Modrone
Galeazzo I Visconti
La genealogia dei Visconti di Modrone
Nella relazione 5 dicembre 1815 della I. R. Commissione Araldica Lombarda con cui fu posto a favore del duca CARLO Visconti Modrone, di Antonio, di Carlo, la conferma del predetto titolo di duca di concessione napoleonica e degli altri titoli di cui godeva la famiglia prima del 1796, tra lo altro si legge "questo ramo ha per capostipite UBERTO detto il Picco che viveva nella fine del sec. XIII ed era figlio di Teobaldo e fratello di Matteo I detto il magno" . (Arch. Stato in Milano, Governo, parte moderna, Araldica, cart. 74, Duchi Visconti Modrone).
Ciò trova conferma nella genealogia della famiglia più volte approvata dal Collegio dei Giureconsulti di Milano e precisamente nelle comparizioni 6 aprile 1682, 31 agosto 1722, 21 aprile 1755, presentate al Collegio in occasione dell'ammissione dei giureconsulti conte GALEAZZO (figlio di Antonio Coriolano, di Antonio), conte FILIPPO (figlio di Nicolò, di Antonio Coriolano) e conte NICOLO' (figlio del predetto Filippo), tutti ascendenti diretti del duca Carlo, confermato nel 1816 (Archivio di stato in Milano, Amministrazione del fondo di religione, Collegi, Comuni, Milano, Giurisperiti, Patenti, Visconti, 1651 -1794,cart. 2142).
UBERTO, detto anche UBERTINO Visconti, fu - secondo il Litta (Famiglie celebri italiane, Visconti, tav. II) e secondo la citata comparizione 6 aprile 1682 - podestà di Vercelli nel 1290, di Como nel 1292 e nel 1295. Con Matteo I detto il magno, suo fratello, possedette i luoghi di Somma, Vergiate, Golasecca, Lonate Pozzolo, Ferno, ecc., ad essi fratelli pervenuti nelle divisioni del 1288 con lo zio, paterno Pietro. Morì nel 1315 e fu sepolto in S. Eustorgio.
Da Ubertino, tra gli altri figli, venne in luce VERCELLINO o VERCELLOLO, così chiamato perché venuto alla luce a Vercelli (Litta, op. cit., tav. XVI). Fu podestà della stessa città di Vercelli nel 1317, indi di Novara (1318-20). Nel 1324 militava contro i guelli di Raimondo di Cardona e nel 1331 fu con altri inviato ad Avignone a continuare, a nome di Azzo Visconti, le trattative di pace con Giovanni XXII, iniziate quando Ludovico il Bavaro aveva lasciato l'Italia. Nel 1341 fu infine nuovamente inviato presso la Corte Pontificia per ultimare gli accordi stipulati tra i signori di Milano con Benedetto XII e Clemente VI, che successe a Benedetto.
Figli di Vercellino furono GIOVANNI ed ANTONIO.
La linea di Giovanni si estinse con l'abbiatico di lui, OTTONE, che fu uno degli assassini del duca Giovanni Maria (16 maggio 1412).
La linea di Antonio, invece, dura tuttora.
ANTONIO, che negli atti riceve le qualifiche di spectabilis et egregius, nobilis et potens miles (1401,1423) fu consigliere del duca Giovanni Maria e signore di Somma, Cislago, Pozzolo, Agnadello, Motta (Visconti). Sposò in prime nozze Deianira di Velperga, e in seconde nozze Anastasia Carcano, di Giovannolo. Secondo il Litta (tav. XVI) ebbe undici figli, tra i quali GIO. BATTISTA (1423, 1431, 1438, 1453), che insieme con suo padre partecipò ai funerali del duca Gian Galeazzo, e VERCELLINO, che fu poi padre di un altro GIOVANNI, arcivescovo di Milano (morto il 3 marzo 1453).
Dal predetto Gio. Battista e da sua moglie Regola, di Guido Galeazzi, di Siena, podestà di Milano, nacquero FRANCESCO, capostipite dei marchesi di S. Vito e dei marchesi della Motta, e GUIDO. Questi visse all'epoca di Francesco e di Galeazzo Maria Sforza.
Nel 1450, nel giorno in cui lo Sforza prese possesso del Ducato di Milano, egli fece da coppiere della duchessa Bianca Maria e in un decreto del 14 gennaio 1450, dato nella rocca di Brivio, dallo stesso Francesco Sforza é qualificato affine ducale. Magnificus et insignis aureatus eques, affinis dilectissimus é qualificato pure da Galeazzo Maria Sforza nel decreto dato a Milano il 29 luglio 1473 con cui lo nominò governatore di Genova e territorio dipendente (Comparizione 6 aprile 1682 citata). Precedentemente era stato commissario ducale in Novara (1462), governatore della stessa città di Genova (1466), commissario ducale in Alessandria (1467) e governatore di Cremona (1473) donde poi fu inviato di nuovo a Genova, ove trovasi ancora nel 1476, quando scoppiò il tumulto dei genovesi guidati da Giacomo Gentile e da lui sedato con grande abilità. Morì qualche anno dopo, nella città di Genova, dopo aver avuto la nomina a consigliere ducale.
Ebbe due mogli: la prima fu Eleonora de Rotariis di Princivalle, di Asti, la seconda Lieti Manfredi, figlia di Guido Antonio, signore di Faenza.
ANTONIO, figlio di Guido, consigliere segreto ed ambasciatore ducale a Ferrara (1494, 1497), signore di Lonate Pozzolo, consignore di Somma, Golasecca, Vergiate, Mezzana, Agnadello, ecc., sposò Maddalena Trivulzio, di Gio. Fermo, fratello di Gian Giacomo Trivulzio detto il Magno. Da lei ebbe, tra gli altri, la figlia Anna, che poi sposò il senatore Francesco Sfondrati e fu madre di Nicolò Sfondrati, più tardi elevato al trono pontificio col nome di Gregorio XIV (1590-1591).
GIO. BATTISTA, figlio del predetto Antonio, nel 1541 fu inviato a Trento in qualità di ambasciatore di Milano, ad onorare Carlo V che veniva in Italia. In questa occasione l'imperatore, con diploma dato a Milano il 27 agosto 1541, gli concesse la facoltà di tenere nel borgo di Lonate Pozzolo un mercato settimanale ciascun giovedì e una fiera annuale di tre giorni da cominciarsi il di S. Nazaro (cfr. Casanova, Dizionario feudale delle Province componenti l'antico Stato di Milano, Firenze, 1904, pag.56, Lonate Pozzolo). Nel diploma relativo, di cui trovasi un riassunto nella citata comparizione 6 aprile 1682, si accenna agli importanti servigi resi dai Visconti alla Casa d'Austria. Tra l'altro, vi é ricordato che papa Gregorio X (Tebaldo Visconti, 1271-1276) molto contribuì a far conferire per la prima Tolta il diadema imperiale alla Casa d'Austria, favorendone l'elezione di Rodolfo I, conte di Asburgo (1273). Vi é ricordata, inoltre, Verde Visconti, moglie di Leopoldo il buono, duca d'Austria (1365) e Bianca Maria Sforza Visconti, figlia del duca Galeazzo Maria e seconda moglie dell'imperatore Massimiliano avo di Carlo V. Più tardi, nel 1549, fu ascritto al Consiglio dei LX Decurioni. Da Vetturia, figlia di Gio. Ambrogio Visconti, sua moglie, ebbe parecchi figli, tra i quali VISCONTE e CORIOLANO.
Visconte, che non é nominato dal Litta, é espressamente indicato come figlio di Gio. Battista e di Vetturia Visconti nella lettera patente 13 maggio 1562 emessa dal Senato di Milano,nella quale si legge: "inspectis civitatis huius annalibus nec non publicis tabulis testamentorum aliisque scripturis authenticis", "Vicecomitem hunc genus utromque deducere a clarissimo et fortissimo viro Uberto Vicecomite fratre Matthaei eius, qui ob res domi forisque praeclarissime gestas Magni cognomen est adeptus. Pater enim illi est Jo. Baptista, quem supra nominavimus, avus vero Antonius, proavus Guido, abavus Baptista qui Uberti predicti pronepos fuit, mater autem Vecturia Vicecomes, cui pater fuit Ambrosius, avus Baptista, proavus Franciscus, abavus Baptista ille idem qui Uberti prenepos fuit. Qui viri omnes curo uxores nobilissimia e familiis duxere, tum principibus Mediolanensibus tempore quisque suo gratissimi, maximisque honoribus et dignitatibus ob eorum praeclaras virtutes honestati fuere, ut in eorum praeclaras virtutes honestati fuere, ut in eorum principum diplomatibus apparet". (riportata nella citata comparizione 6 aprile 1682). Coriolano fu ascritto nel 1572 al Consiglio dei LX Decurioni e nel 1590 inviato dalla città di Milano presso il pontefice Gregorio XIV, suo cugino, a porgergli le congratulazioni della città per la sua elevazione al soglio pontificio. Sposò Gaudenzia, di Giampietro Solari e morì in Somma il 7 aprile 1601.
Da Coriolano, tra gli altri figli, venne in luce ANTONIO (1610, 1621, 1632). Fu nominato decurione della città (1609), giudice delle strade (1627), conservatore del Patrimonio (1633). Sposò Paola, di Stefano Doria e ne ebbe il figlio ANTONIO CORIOLANO, nel 1634 ancora in tenera età sotto la tutela della madre. Questi fu capitano della milizia urbana e morì nel 1663. Da Maddalena, figlia di Giangiacomo Durini, ebbe, secondo il Litta, due figli, cioé GALEAZZO, precedentemente nominato a proposito della comparizione del 1682 più volte citata, e che fu sacerdote della Compagnia dei PP. dell'Oratorio istituita da S. Filippo Neri, e NICOLO' MARIA.
I Visconti di Modrone
Nicolò Maria fu membro del Consiglio dei LX Decurioni ed uomo di molta erudizione. Morì a Milano il 22 maggio 1731. Da Teresa, figlia del marchese Antonio Modroni e di Giovanna Pirovano, ebbe parecchi figli, tra i quali GIOVANNI BATTISTA, FILIPPO e CARLO. Da Filippo, come vedremo, discendono direttamente i Visconti Modroni, la linea di Carlo, invece si estinse nel 1837.
FILIPPO, come già si é accennato, fu ascritto al Collegio dei Giurecosulti nel 1722. Nato a Milano, parrocchia di S. Pietro in Camminadella, il 21 luglio 1695, morì il 28 gennaio 1768. Sposò Caterina, figlia del conte Francesco Cicogna, morta nel marzo dello stesso anno 1768. Si riprenderà in seguito la discendenza di lui. CARLO, fratello di Filippo, fu ascritto al Consiglio dei Decurioni nel 1725 e morì il 26 aprile 1752. Sposò Laura del conte Gio. Battista Seccoborella dalla quale ebbe le figlie Teresa, che fu moglie Sforza Brivio, Maria, che sposò Pietro Antonio Fossani, e Paola, che entrò in casa Visconti d'Aragona, e i figli GIAN VINCENZO e FRANCESCO ANTONIO. Gian Vincenzo, prevosto della Metropolitana di Milano nel 1762, morì nel 1798. Francesco Antonio si ammogliò con Maria, figlia del marchese Federico Fagnani. Fu nominato ciambellano di Casa d'Austria nel 1771. Egli fu il primo della famiglia che potè usare il titolo di marchese di Vimodrone, a lui devoluto in seguito alla morte della duchessa Teresa Modrone, sua ava paterna, ultima della sua famiglia. Usò anche, per ragioni ereditarie, aggiungere al proprio il cognome Pirovano, famiglia alla quale apparteneva Giovanna, moglie del marchese Antonio Modrone e madre della marchesa Teresa. Quanto al feudo di Vimodrone, si può ricordare che con istrumento 5 marzo 1648, a rogito del notaio camerale Francesco Mercantolo, ne fu investito il conte Giuseppe Modroni per appoggiarvi il suo titolo di conte, con diritto di trasmetterlo ai maschi primogeniti da lui discendenti. Al conte Giuseppe successe il marchese e conte abate Gian Carlo Modroni, suo fratello, il quale fece la refuta alla Regia Camera con istrumento 26 maggio 1690 a rogito del notaio camerale Giuseppe Bonaglio, affinché potesse passare nella contessa Teresa Visconti nata Modroni, sua nipote, figlia del marchese Antonio, suo fratello, riservandosi però il titolo di conte di Vimodrone vita sua natural durante. Il trapasso fu autorizzato con decreto del Governatore di Milano in data 22 aprile 1690 e il 22 giugno dello stesso anno ne fu investita la predetta contessa Teresa per quello dei suoi maschi Visconti che avesse preferito e maschi primogeniti di lui. Con diploma 2 novembre 1694 re Carlo II elevò il feudo al grado di marchesato a favore della contessa Teresa, con trasmissibilità uguale a quella del feudo (cfr. Casanova op. cit., pag. 111, Vimodrone).
In forza di tali procedimenti Francesco Antonio Visconti, abbiatico della marchesa Teresa, ottenne nel 1778 che fosse riconosciuto in lui e nei suoi discendenti il titolo di marchese di Vimodrone (mpr.). Dal matrimonio del marchese Francesco Antonio con Maria Fagnani il 10 agosto 1770 in Milano (S. Giorgio in Palazzo) nacque CARLO. Questi fu cavaliere gerosolimitano ed al tempo della Repubblica Cisalpina fu elettore del Collegio dei possidenti, indi ciambellano dell'imperatore Napoleone I, che gli concesse il 5 marzo 1813 il titolo di duca, per il quale egli, a norma degli articoli 28 e 54 del VII Statuto Costituzionale del Regno d'Italia 21 settembre 1808, aveva istituito un maggiorasco di L. 100000. I beni che formarono una dotazione del maggiorasco erano costituiti da 7405 pertiche di terra nei comuni di Busto Garolfo, Parabiago, S. Vittore, Legnano Cassina San Giorgio e Canegrate e da altre 8703 pertiche in territorio di Motta Visconti e Besate. I beni di Besate provenivano dall'eredità dei marchesi Modroni verificatasi a favore del duca Carlo con la eredità di suo fratello Giuseppe, che aveva fatto testamento il 4 ottobre 1800 in Verona a rogito del notaio Luigi Capetti.
Nelle Lettere Patenti relative alla concessione del titolo di duca il predetto Carlo venne autorizzato a portare lo stemma che trovasi delineato nell'ultima pagina del Codice degli stemmi personali del cessato Governo Italiano (vol. I, Conti e Duchi, conservato nell'Archivio di stato in Milano).Detto stemma é così descritto nelle citate Lettere Patenti: "Partito: nel 1° d'argento con due grifoni di nero affrontati controrampanti ad una torre di rosso, merlata di tre pezzi, aperta e finestrata del campo, nel 2° d'azzurro ad un alerione (d'argento) posto in sbarra, sormontato dal capo dei Duchi nominati da Noi, che é di rosso seminato di stelle d'argento, cimato da un berrettone di forma elettorale di velluto nero e risvolto di armellino posato sul punto alto con un portapennacchio d'oro sostenente sette pinne bianche, accompagnate da sei fogliami d'oro foderati di verde, divisi ai 2 fianchi dello scudo. Il tutto circondato da un manto di velluto verde spiegato e foderato di vaio". (Archivio di stato in Milano, Araldica, p. m., cart. 74).
Al ritorno dell'Austria in Lombardia, anche il duca Carlo chiese la conferma del titolo concessogli dal cessato Governo Italiano e dagli altri titoli nobiliari e feudali di cui godeva la famiglia prima del 1796, ma l'Austria, con Sovrana Risoluzione 13 maggio 1816, a tenore dei regolamenti allora vigenti, confermò soltanto il titolo di duca e respinse l'istanza quanto agli altri titoli nobiliari e feudali. Il duca Carlo, ultimo maschio superstite del suo ramo, in quanto che anche suo fratello GIUSEPPE, pur avendo contratto matrimonio con Luigia Castelli, figlia del marchese Francesco, era morto di vaiuolo in Verona fin dal 1801 senza lasciar figli, sposò Maria Kevenhuller, del conte Emanuele; ma non ebbe figli.
Preoccupato, quindi, giustamente per la continuazione dei titoli e delle tradizioni familiari, col suo testamento 30 ottobre 1833 nominò suo erede universale il conte Uberto Visconti, di Gaetano, di Filippo, di Nicolò, suo cugino in terzo grado, adottandolo agli effetti della traslazione in lui del maggiorasco col titolo di duca. Il conte UBERTO, designato a succedere al duca Carlo nel titolo e nel patrimonio della famiglia, era figlio, come si é detto, del conte GAETANO, ciambellano dell'imperatore d'Austria nel 1790, morto nel 1813, e di Aurelia, del principe Nicolò Gonzaga. Il predetto Gaetano, a sua volta, era figlio del giureconsulto Filippo e della contessa Caterina Cicogna, già menzionata precedentemente a proposito dei figli del conte Nicolò, marito della marchesa Teresa Modroni e abavo così del duca Carlo, come l'adottato conte Uberto. Morto in Milano il 10 marzo 1836 il duca Carlo, con Sovrana Risoluzione 31 ottobre 1837, S. M. I. R. A. permise - per grazia speciale - "che il maggiorasco e il titolo di duca del predetto fu Carlo passasse al conte Uberto sotto le condizioni legali alle quali era vincolata l'esistenza di detti maggiorasco e titolo e con tutti i diritti annessi in forza della legge."
Ciò in considerazione del fatto che il conte Uberto era consanguineo del defunto, era stato da lui adottato agli effetti della traslazione ed era stato infine espressamente designato a succedergli. Il titolo pertanto, rivisse nella famiglia di un consanguineo del defunto duca Carlo. Ma nell'Elenco del 1840 allo stesso Uberto, oltre il titolo di duca (mpr.) si attribuisce il titolo di conte per tutti i maschi, ciò che si ripete anche nell'Elenco del 1858, sebbene il detto titolo di conte non fosse stato compreso nella Sovrana Risoluzione del 1837.
Il duca Uberto sposò la nobile Giovanna dei marchesi Gropallo di Genova, e ne ebbe il figlio GUIDO, nato a Milano (S. Fedele) il 19 luglio 1838, senatore del Regno, morto nel 1903. Da lui e da Ida Renzi, sua moglie, sortirono i natali: UBERTO, GIOVANNI, GIUSEPPE e GUIDO CARLO, dai quali discendono le persone iscritte attualmente nell'Elenco Ufficiale della Nobiltà Italiana. La famiglia, alla quale si attribuiscono nell'Elenco dei titoli duca (mpr.) marchese di Vimodrone (mpr.), conte di Lonate Pozzolo (m.), signore di Corgeno (m.), consignore di Somma, Crenna e Agnadello (m.), patrizio milanese (m.), trattamento di don e donna, é rappresentata da: Ramo ducale MARCELLO, nato a Macherio (Mi) il 18 dicembre 1898, podestà della città di Milano, del fu defunto Uberto, senatore del Regno (nato a Milano il 23 febbraio 1871, sp. a Genova 1'8 febbraio 1893 con Maria Anna dei marchesi Gropallo, morto a Milano il 13 gennaio 1923), sposato a Roma il 1 ottobre 1924 con Xenia Berlingieri dei marchesi di Valle Perrotta. Figli: Maria Anna, nata a Milano il 5 agosto 1925, UBERTO, nato a Milano il 25 dicembre 1927. Sorelle: Ida, nata a Milano il 2 dicembre 1892, sposata a Macherio il 9 settembre 1914 col marchese Alfonso Corti di S. Stefano Belbo, Maria, nata a Corno il 4 ottobre 1896, sposata a Macherio il 18/10/1917 col principe Cesare Castelbarco Albani, Valentina, nata a Macherio il 1/11/1901, sposata a Macherio il 21/12/1921 col nobile Luigi Perego di Cremnago.
Rami Comitali
GIOVANNI, di Guido, nato a Milano il 10/10/1873, sposato a Imbersago il 20/8/1900 con la nobile Edoarda Castelbarco Visconti Simonetta, figlia del conte Tommaso (morta in Milano il 13/7/1929) morto a Forte dei Marmi il 14/8/1931. figli: Ida, nata a Milano il 21/10/1901, sposta a Milano il 9/4/1931 col conte Girolamo Cavalli, Raimonda, nata a Milano il 1/9/1903, sposata il 12/1/1923 a Milano col nobile Gianfranco della Porta; Carla, nata a Milano l'8/11/1904, sposata a Milano l'8/6/1932 col marchese Blasco Lanza d'Ajeta dei principi di Trabia; RUGGERO, nato a Milano il 27/6/1906, sposato a Chicago con Edith Anna Faibanks, nel 1931; OTTONE, nato a Milano il 27/9/1909; EMANUELE, nato a Milano il 10/10/1907; GALEAZZO, nato a Milano il 12/12/1918; MARCO, nato a Milano il 1/8/1920. GIUSEPPE, di Guido, nato a Milano il 10/11/1879, sposata a Cernobbio il 10/11/1900 con Carla Erba. figli: GUIDO, nato a Milano il 9/12/1901, sposato a Firenze il 12/4/1926 con Franca dei marchesi Viviani della Robbia; Anna, nata a Milano il 12/5/1903; LUIGI nato a Milano il 10/6/1905, sposato a Venezia il 24/4/1929 con Maddalena dei Conti Arrivabene Valenti Gonzaga, da cui: BARNABO', nato a Roma l'11/3/1930; LUCHINO, nato a Milano il 2/11/1906; EDOARDO, nato a Milano il 22/9/1908; sposato a Venezia il 28/11/1931 con Nicoletta dei conti Arrivabene Valenti Gonzaga, da cui ERIPRANDO, nato a Milano il 24/9/1932; Ida Pace, nata a Milano il 19/1/1916; Uberta, nata a Milano aprile 1918. GUIDO CARLO, di Uberto, nato a Milano il 13/7/1881, senatore del Regno, sposato a Milano, 16/7/1906, con Matilde Maria dei conti Marescalchi. figli: RAIMONDO, nato a Milano, il 9/5/1907; FERDINANDO, nato a Milano il 30 aprile 1919; Giulia, FILIPPO, gemelli, nati a Milano il 20/2/1913; Maria, nata a Milano il 14/10/1916; NICOLO', nato a Firenze il 22/12/1920; Ida, nata a Firenze il 19 gennaio 1923.