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GUIDO VISCONTI (1838-1902)

Guido Visconti

Guido Visconti

 

 

GUIDO VISCONTI (1838-1902)

 

 

 

Figlio di Uberto e di donna Giovanna Gropallo, fu senatore del Regno d'Italia. Si sposò con la nobildonna Ida Rensi (1850-1915), da cui ebbe quattro figli, Uberto, Giovanni, Giuseppe e Guido Carlo. Guido nel 1865, all'indomani dell'Unità d'Italia, d'accordo con i suoi fratelli, volle affrancare i diversi legati cui era tenuta la Casa Ducale.

Complessivamente, fra messe, uffici e distribuzioni ai poveri, era tenuto a consegnare 740 lire italiane alla Fabbriceria della chiesa di Cassago: con l'affrancazione si impegnava a garantire una rendita annua di 740 lire iscrivendola nel Gran Libro del Debito Pubblico del Regno d'Italia. A carico suo e dei suoi fratelli esistevano "le seguenti annualità perpetue:

1° Per l'annuale celebrazione della festa di S. Agostino disposta dal Marchese Gio:Vincenzo di Modrone con testamento 11 settembre 1797 l'annua corresponsione di milanesi lire 90 pari ad italiane L. 69.12

2° Per la perpetua celebrazione dell'anniversario della morte del suddetto Testatore Marchese Gio:Vincenzo Visconti di Modrone l'annua prestazione di milanesi L. 90 pari ad italiane L. 69.12

3° Per la celebrazione di una messa quotidiana in perpetuo disposta dal defunto Duca Carlo Visconti di Modrone con suo Testamento 30 Ottobre 1833 l'annua corresponsione di milanesi L. 720 pari ad italiane L. 552.96

4° Per la celebrazione di messe n. 6 all'anno disposte da Melchiorre De Sappis con Testamento 5 novembre 1562 l'annua prestazione di milanesi L. 7.10 pari ad italiane L. 5.75

5° Ai poveri di Cassago per disposizione pure dell'anzidetto Testamento 5 novembre 1562 dello stesso Melchiorre De Sappis la annua prestazione di staja di frumento da distribuirsi in pane per l'attributo valore di L. 43.05

Facienti in tutto l'annua prestazione a titolo di legato di italiane L. 740.00."

Come ricorda lo strumento d'affrancazione "nell'intendimento di redimersi di detti legati perpetui, i Nobili signori Fratelli Visconti di Modrone prevalendosi della legge di facoltativa affrancazione in data 24 Gennajo 1864 e del Decreto Reale 31 Marzo stesso anno n. 1725, ebbero ad inoltrare analoga istanza alla fabbriceria della suddetta Chiesa di Cassago, offrendosi disposti a sostituirvi una rendita perpetua inscritta sul Gran Libro del Debito Pubblico del Regno d'Italia equivalente all'importare complessivo dei suddetti legati."

La richiesta fu accettata dalla Fabbriceria:

"i signori Corti Giovanni del fu Fortunato, Molteni Filippo del fu Giuseppe e Ripamonti Fermo del vivente Alessandro, i primi due domiciliati in Cassago, il terzo in Oriano, tutti e tre quali Fabbriceri della Chiesa Parrocchiale di Cassago mandamento di Missaglia, Circondario di Lecco, Provincia di Como" stipularono l'accordo con gli eredi della Casa Ducale che fu rogato dal notaio Giuseppe Velini. In virtù dei patti furono depositate alla Direzione di Milano tante Cartelle al Portatore del consolidato 5% quante bastavano cioè a formare la rendita di 740 L. italiane annue. Estrazione di torba a Cassago Alla morte di Uberto le proprietà di Cassago furono appannaggio della moglie marchesa Giovanna Gropallo che assunse il nuovo titolo di Duchessa Giovanna Visconti di Modrone. In questa veste regolò diverse questioni cassaghesi fra cui la stipulazione di una convenzione con un certo Francesco Riva per l'estrazione di torba in alcuni terreni di sua proprietà.

L'atto fu sottoscritto a Milano il 27 settembre 1865:

"Colla presente privata scrittura le Sottoscritte Parti hanno convenuto e convengono quanto segue: L'Illustrissima Signora Duchessa Giovanna Visconti di Modrone quale usufruttuaria del Podere di Cassago ed Uniti col consenso dei propri figli Duca Raimondo, Conte Guido e Conte Luigi comproprietari del detto Bene, accorda al signor Francesco Riva di qui che accetta, la torba che verrà scavata sul fondo di compendio della suddetta proprietà posta in detto Comune alli seguenti patti:

1° Il quantitativo della Torba da estrarsi e che si accorda al signor Riva si conviene in quadretti cubi milanesi ventimilla diconsi Quadretti 20.000 al prezzo stabilito di centesimi cinquantatre diconsi centesimi 53 al suddetto quadretto; da somministrarsi entro anni due che avranno principio col mese di aprile 1866 e fino al mese di aprile 1868 ed occorrendo alla Signora Duchessa anche nel termine di anni tre.

2° Tutta la Torba verrà escavata nella lingua di terreno da scegliersi e tracciarsi dal signor Riva in concorso del fattore Mentasti e la qualità della medesima verrà dal signor Riva accettata sempre che sia mercantile.

3° La consegna verrà effettuata per mezzo del Fattore Mentasti di mano in mano che si verificheranno stagionate le partite al cui scopo è tolto l'obbligo della spesa da parte della signora Duchessa del perticato od altro apparecchio ed il signor Riva dovrà ricevere la torba per fondo della signora Duchessa ed assumere il trasporto a proprie spese.

4° Il pagamento dovrà eseguirsi in varie riprese cioè di mano in mano che si effettueranno le rispettive consegne. Tanto le parti promettono di attendere e mantenere rimossa ogni cauzione."

 

Opera Pia Visconti di Modrone

Per le opere di beneficenza la Casa Ducale aveva costituito la cosiddetta Opera Pia Visconti di Modrone, che si occupava di elargire fondi alle parrocchie e agli enti morali e religiosi. Fra il 1874 e il 1882 ci fu un interessante carteggio fra l'Opera e il parroco di Cassago don Antonio Gioletta, che chiedeva l'assegnazione di un contributo. Non conosciamo la richiesta che diede l'avvio allo scambio epistolare, ma già il 18 maggio 1874 ci fu una prima risposta: "Al M. R. Sac. Gioletta Antonio Parroco di Cassago Prese in considerazione le circostanze espresse nel foglio della S. V. del 23 scorso Aprile, il sottoscritto nella sua qualità di patrono temporario dell'Opera Pia Visconti di Modrone, Le assegna pel corrente anno n. 200 Messe sulle arretrate, con facoltà di chiederne la dispensa alla Superiore Autorità Ecclesiastica, onde l'ammontare di esse possa essere impiegato per sopperire alla insufficienza di mezzi di cui è provvista la coadiutoria di codesta Parrocchia.

Le pratiche per la dispensa dovranno però essere fatte a tutto di Lei carico ottenuta la quale, dovrà inviarne il certificato a questa Amministrazione che farà luogo al pagamento dell'assegno nella cifra di L. 200. Con distinta stima si rassegna il Patrono."

Il parroco fece tutto quanto necessario tant'è che il 18 luglio un nuovo biglietto gli viene inviato da Milano:

"Quando la S. V. Rev. non abbia occasione di venire a Milano a ritirare in persone le 200 L. dovutele per altrettante messe dispensate favorisca spedire al sottoscritto la ricevuta per tale somma; che a volta di corriere Le sarà spedito il assegno. Riverendola devotissimo Antonio Bodio." Una richiesta simile venne rinnovata l'anno seguente nel 1875, ma è subordinata alla autorizzazione delle autorità della curia. Il 19 maggio viene data comunicazione al parroco dell'esito positivo della sua richiesta: "A pronta evasione del foglio della S. V. Rev. in data 8 maggio corrente ed a ragione delle ristrettezze in cui versa tutt'ora codesta Chiesa Parrocchiale, di cui alla succitata lettera, il sottoscritto di buon grado accorda anche pel corrente anno un assegno di n. 200 Messe sulle arretrate con facoltà di chiederne dispensa alla Reverenda Curia Arcivescovile mediante pratiche però tutto a carico della S. Vostra. Con distinta stima si rassegna il Patrono."

Subito il parroco inoltra la richiesta in Curia: "Eccellenza! Cassago li 25 Maggio 1875 Già da più anni l'Eccellentissima e Munificentissima Casa Ducale Visconti di Modrone di Milano, suole venire in soccorso della Povera Chiesa Parrocchiale di Cassago, accordando N. 200 Messe sulle arretrate con facoltà di domandare alla Superiorità Ecclesiastica la dispensa, e ciò sempre in vista delle ristrettezze (ognora crescenti per le molto sensibili diminuzioni di redditi) in cui versa codesta Chiesa Parrocchiale, e del grave bisogno di provvedere ad un conveniente appannaggio del Coadjutore, reso necessario dalla numerosa popolazione. Anche in quest'anno Sua Eccellenza il Signor Duca don Raimondo Visconti di Modrone, con lettera in data 19 Maggio corrente, nell'intendimento di continuare questa pia opera benefica a favore della Parrocchia di Cassago, della quale é primo proprietario, mi avvertiva che, avendo preso in considerazione la mia supplica, mi assegnò N. 200 Messe sulle arretrate, con facoltà di chiederne la dispensa. Per cui il sottoscritto Parroco, fiducioso di essere graziato come lo fu l'anno passato e come lo furono i suoi predecessori negli anni altri, si rivolge umilmente a V. Eccellenza implorando la dispensa delle suddette 200 Messe. Che della grazia Di Vostra Eccellenza Rev. Devotissimo Obb. e Rispettosissimo figlio Prete Gioletta Antonio Parroco di Cassago."

Il parroco ottenne la desideratissima autorizzazione della Curia Milanese, che gli fu rilasciata dal Vicario Generale mons. Rossi:

"Die 26 Maji 1875 in Curia Archiepiscopali Mediol. De supradictis Missis 200 incompletis, quod nos relaxamus, et facultate nobis tradita indulgemus in favorem dictae Ecclesiae elemosynam Missarum 180 centum octoginta, reservata celebratione quam imperimum facenda missarum viginti 20 in suffragium collectionum = P. Franciscus M. Rossi Vicarius Generalis."

Don Gioletta si affida ancora all'Opera Pia anche nel 1876, ma sorgono alcuni contrattempi di cui il parroco si lamenta in una sua lunga e accorata lettera che elenca le ataviche povertà della sua chiesa: "Ho ricevuto una sua lettera in data 22 Maggio 1876 e mi faccio dovere di rispondere. Vostra Signoria M.R. mi dice che per dare corso alla mia istanza fa d'uopo che io indichi lo stato attivo e passivo della mia Chiesa ed i bisogni per sopperire ai quali io cerco la dispensa = In poche parole risponderò che sono tre anni che sono Parroco a Cassago: rovistando l'archivio, ho trovato che tutti gli anni la Veneranda Curia concede la dispensa delle 200 Messe arretrate disposte per venire in soccorso al Coadiutore al quale senza la suddetta somma non rimarrebbe che andarsene, e così privare la mia numerosa popolazione di una seconda messa ed il Parroco di un così necessario ajuto = Io quest'anno nella domanda fui breve credendo che a V. S. R. fosse noto

1° che la Parrocchia di Cassago é la più miserabile e povera di tutta la Pieve di Missaglia. Gli Arcivescovi Gaisruck e Romilli ne soccorrevano il Parroco con quattro marenghi all'anno = così mi consta dai documenti in Archivio.

2° che l'Eccellentissima Casa Visconti, proprietaria di un terzo del paese viene in Soccorso di questa Povera Chiesa di Cassago ogni anno con messe arretrate, ed appunto perché conosce gli urgenti bisogni. 3° che negli anni passati nelle mie domande, e in quella dei parroci miei antecessori furono sempre ripetute le stese cose = Noti che la Chiesa di Cassago é fabbricata sulla proprietà Visconti che una parte superiore della Chiesa é proprietà. Visconti, e che fu sempre intenzione di Casa Visconti di venir in soccorso della mia Chiesa con messe arretrate, e quindi con denari tratti da questi fondi, e non che di provedere ai suoi poveri con denari alla mano. D'altronde se negli anni passati, in vista dei bisogni di questa Chiesa, veniva concessa la dispensa, in discorso tanto più si é resa necessaria adesso, che Fabbriceria e Parroco sono dissanguati da tasse e sopratasse diminuite in modo sensibile le offerte. Non dubita quindi il sottoscritto che V.S.M.R. vorrà dare anche quest'anno il suo voto favorevole, e per questo ne anticipa i ringraziamenti mentre con tutta stima e massima considerazione si dichiara di Devotissimo Servo Prete Gioletta Antonio."

Di fronte a questo sfogo impetuoso del parroco che lamenta i bisogni della sua parrocchia, risponde l'amministratore che freddamente ricorda le regole per accedere al contributo dell'Opera Pia: "Milano 22 Maggio 1876 M. Rev. do Sig. Per dar corso alla di lei istanza é necessario che Ella indichi lo stato attivo e passivo di codesta Chiesa, ed i bisogni ai quali intenderebbe di sopperire coll'elemosina delle 200 Messe a lei assegnate. Queste notizie sono tanto più necessarie in quanto che si ripete quasi ogni anno la domanda di dispensa di Messe, che non hanno né sede nè relazione con Cassago. Con ogni stima e rispetto mi professo. Dev. Obb. Servo Negri Provinciale. P. S. Non vi sono giacenze di Messe della Parrocchia ? "

Le richieste devono essersi succedute anche negli anni successivi. Ancora nel 1882 il parroco Gioletta rinnovava le sue richieste di aiuto alla parrocchia, che gli vennero puntualmente concesse con lettera autografa del duca Raimondo: "Milano li 6 Marzo 1882 M.R. Sacerdote Gioletta Antonio Parroco di Cassago A riscontro del pregiato foglio della S.V. in data 2 andante mese, chiedente un assegno di Messe per sopperire in parte agli scarsi di cui é provvista la Coadiutoria di questa Parrocchia, il sottoscritto, nella sua qualità di Patrono temporaneo dell' Opera Pia suintestata, Le partecipa che, anche pel corrente anno 1882, accorda un assegno di N. 250 Messe sulle arretrate, autorizzando che a di Lei carico, onde averne una parte per sopperire agli esposti bisogni.

Con distinta Stima si rassegna Il Patrono Raimondo Visconti."

Fu rilasciata al solito la consueta autorizzazione della Curia: "Attentis expositis auctoritate Apostolica qua fingimur, concedimus ad effectum de quo in precibus, petitam absolutionem super intrascriptis missis bis centum quinquaginta, exceptis tamen Missis trigintaquinque quam primum Nostrae Curiae tradendis curo elemosina libellae pro singulis, ut iuxta testamentorum mentem celebrentur.

Datum die 11 Martii 1832

Signatae Aloysium Maestri p. V. Generalis."

Il Parroco ricevette il contributo dall'Opera Pia Visconti e versò nelle casse della Curia a sua volta il suo contributo: "Milano 20 Aprile 1882 Si dichiara che il M.R. Parroco di Cassago ha versato alla Cassa di questa Curia Arcivescovile Italiane Lire trentacinque (L. 35.00) per la celebrazione di altrettante Messe riservate per dispensa di Messe Visconti Modrone

11 Marzo 1882.

Curia Arcivescovile di Milano."