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Percorso : HOME > Opera Omnia > Lettere > Lettera 14lettera 14 a Nebridio
Scritta nel 388-391
a Tagaste
Agostino sebbene occupatissimo, risponde a Nebridio che gli aveva chiesto perché mai il sole è differente per dimensione ed effetti dagli altri astri del cielo (n. 1-2); accennando poi alla questione Uomo-Dio tocca l’altro quesito se la Somma Sapienza contiene l’idea di ciascun uomo (n. 3-4)
1. Recentissimis litteris tuis rispondere malui; non quod contempserim praecedentia quaesita tua, minusve me delectaverint, sed quod in respondendo maiora quam opinaris molior. Quanquam enim longiorem, quam longissima est, epistolam tibi mittendam esse praescripseris, non tamen tantum habemus otii, quantum existimas, et quantum nos semper optasse nosti et optamus. Nec quaeras cur ita sit: illa enim facilius quibus impedior, quam cur impediar exposuerim.
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1. Ho voluto rispondere alle tue lettere più recenti non perché non tenga in nessun conto i tuoi quesiti precedenti o perché mi siano piaciuti meno, ma perché per rispondere io faccio sforzi più grandi di quelli che tu puoi immaginare. Infatti, sebbene tu mi abbia avvisato che devo mandarti una lettera più lunga (che è già lunghissima) di quella che ti ho mandato, io non ho però tanto tempo a disposizione quanto pensi tu e quanto sai bene che io ho sempre desiderato e desidero di avere. E non chiedermi perché sia così. Infatti mi sarebbe più facile esporre gli impedimenti che ho piuttosto che indicarne i motivi.
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2. Scribis cur ego et tu cum simus singuli eadem multa faciamus, sol autem non idem faciat quod caetera sidera. Cuius rei causam conarer. Nam si eadem nos agimus, multa et ille cum caeteris agit: si non ille, nec nos. Ambulo et ambulas, movetur et moventur; vigilo et vigilas; lucet et lucent; disputo et disputas; circuit et circumeunt: tametsi actus animi nullo modo est iis, quae videmus, comparandus. Si autem animum, ita ut aequum est, animo conferas, magisidem vel cogitare vel contemplari, vel si quid aliud commodius dicitur, si ullus eis inest animus, sidera quam homines consideranda sunt. Caeterum in corporum motibus, si, ut soles diligenter attendas, nihil omnino a duobus idem fieri potest. An tu cum deambulamus simul, statim idem nos agere existimas ? Absit a prudentia tua. Septentrioni namque vicinior nostrum qui deambulat, aut alterum pari motu antecedat, aut tardius ingrediatur necesse est; neutrum tamen sentiri potest. Sed tu, ni fallor, quid intellegamus, non quid sentiamus exspectas. Quod si ab axe in meridiem tendamus, coniuncti nobis atque inhaerentes quantum valemus, innitamurque marmori laevi et aequali, vel etiam ebori, tam non potest esse amborum idem motus, quam venae pulsus, quam forma, quam facies. Remove nos et pone Dauciam prolem, nihil egeris. Quippe his etiam simillimis geminis tanta est necessitas ut proprie moveantur, quanta fuit ut singuli nascerentur. |
2. Mi scrivi perché io e tu, pur essendo due individui distinti, facciamo molte cose identiche e invece il sole non fa ciò che fanno le altre stelle. Mi sforzerò di rendere ragione della cosa. Infatti se noi compiamo le stesse azioni, anche il sole ne ha molte in comune con gli altri astri; se non lo fa lui, non lo facciamo nemmeno noi. Io cammino ed anche tu cammini; lui si muove ed anch'essi si muovono; io sono sveglio e lo sei anche tu; lui brilla ed anch'essi brillano; io discuto e discuti anche tu; lui ruota ed anch'essi ruotano; per quanto un'azione spirituale non si dovrebbe in alcun modo mettere a confronto con ciò che è visibile. Se poi, come è giusto, paragoni intelligenza a intelligenza, si deve osservare che gli astri, se in loro vi è un'intelligenza, nel pensare o contemplare (o altro termine più proprio che usar si voglia per esprimere un'azione simile) sono fra loro più concordi che gli uomini. D'altra parte nei movimenti fisici, se guardi la cosa con diligente attenzione secondo il tuo solito, nulla assolutamente di identico può esser fatto da due persone. Forse che tu pensi che noi, quando passeggiamo insieme, compiamo un'azione senz'altro identica? Lungi dalla tua intelligenza un pensiero simile. Giacché quello di noi due che cammina più vicino al Nord o sorpassa necessariamente l'altro (se cammina col suo stesso passo), ovvero deve camminare più lentamente: eppure ne l'una né l'altra cosa è avvertibile coi sensi. Ma tu, se non m'inganno, vuoi sapere quello che avvertiamo con l'intelligenza, non coi sensi. E se ci dirigiamo da settentrione a mezzogiorno, camminando quanto più è possibile uniti a fianco a fianco, e poggiamo i piedi su del marmo o dell'avorio levigato e perfettamente piano, il nostro movimento non può essere identico, come non lo sono le pulsazioni, la figura e l'espressione del volto. Metti al nostro posto i figli di Dauco : non risolverai niente. Giacché anche questi due somigliantissimi gemelli dovranno necessariamente muoversi in maniera autonoma come necessariamente nacquero separati. |
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3. At enim hoc, inquies, rationi tantum: quod autem sol ab astris differt, sensibus etiam clarum atque manifestum est. Si magnitudinem me cogis respicere, nosti de intervallis quam multa dicantur, et ad quantum incertum perspicuitas ista revocetur. Sed ut concedam ita esse ut apparet, sic enim et credo, cuiustandem et sensum fefellit illa proceritas Naevii pede longioris quam qui est sex longissimus ? cui te credonimium quaesisse hominem aequalem, et cum minime reperisses, usque in eius formam nostram epistolam tendere voluisse. Quare cum in terris quoque aliquid tale existat, nihil de coelo puto esse mirandum. Si autem te movet, quod praeter solem nullius sideris lumen implet diem; quis, quaeso te, hominibus tantus apparuit quantus ille homo quem Deus suscepit, longe aliter quam caeteros sanctos atque sapientes ? Quem si cum aliis hominibus conferas, maiori distantia continentur, quam collatione solis caetera sidera. Quam sane similitudinem diligenter intuere. Fieri enim potest mente qua excellis, ut quamdam quaestionem de homine Christo a te propositam transeuntes dissolverimus. |
3. Sì, ma questo - dirai - è chiaro e manifesto soltanto alla ragione, mentre la differenza fra il sole e gli astri lo è anche ai sensi. Se è alla grandezza di essi che vuoi che io rivolga l'attenzione, tu sai quanto siano vari i pareri sulla distanza che li separa, e perciò a quanta incertezza dia luogo la suaccennata evidenza. Ma anche se ammetto che sia così come appare (anch'io infatti la penso in questo modo), ai sensi di chi mai è sfuggita l'altezza di Nevio, superiore di un piede a quella degli uomini più alti, che è di sei piedi? Ed io credo che tu abbia cercato anche troppo un uomo della sua statura, e che, non avendone trovato nessuno, abbia voluto far allungare la mia lettera fino a raggiungere le sue dimensioni! Perciò, dato che un fatto di questo genere si riscontra anche sulla terra, penso non ci si debba affatto stupire per il cielo. Se poi ti colpisce il fatto che nessun astro, eccetto il sole, riempie il giorno della sua luce, chi, ti chiedo, è apparso agli uomini tanto grande quanto quell'uomo che Dio assunse ben diversamente da quanto abbia fatto con tutti gli altri Santi e sapienti? E se tu lo metti a confronto con gli altri uomini, essi sono molto più lontani da Lui di quanto lo siano gli altri astri nei confronti del sole. Osserva dunque attentamente questa analogia; data la tua superiore intelligenza è possibile che abbiamo risolto di passaggio una questione sulla umanità di Cristo che mi era stata proposta da te.
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4. Item quaeris utrum summa illa veritas et summa sapientia et forma rerum, per quam facta sunt omnia, quem Filium Dei unicum sacra nostra profitentur, generaliter hominis, an etiam uniuscuiusque nostrum rationem contineat. Magna quaestio. Sed mihi videtur, quod ad hominem faciendum attinet, hominis quidem tantum non meam vel tuam ibi esse rationem; quod autem ad orbem temporis, varias hominum rationes in illa sinceritate vivere. Verum hoc cum obscurissimum sit, qua similitudine illustrari possit ignoro: nisi forte ad artes illas quae insunt animo nostro confugiendum est. Nam in disciplina metiendi una est anguli ratio, una quadrati. Itaque quoties demonstrare angulum volo, non nisi una ratio anguli mihioccurrit. Sed quadratum nequaquam scriberem, nisi quatuor simul angulorum rationem intuerer: ita quilibet homo una ratione, qua homo intellegitur, factus est. At ut populus fiat, quamvis et ipsa una ratio, non tamen hominis ratio, sed hominum. Si igitur pars huius universi est Nebridius, sicut est, et omne universum partibus confit; non potuit universi conditor Deus rationem partium non habere. Quamobrem quod plurimorum hominum ibi ratio est, non ad ipsum hominem pertinet, quanquam miris rursum modis ad unum omnia redigantur. Sed tu id commodius cogitabis: his contentus sis interim peto, quanquam iam excesserim Naevium. |
4. Mi poni anche il quesito se quella somma verità, somma sapienza, forma delle cose, per cui tutte le cose sono state fatte, che la nostra santa religione dichiara Figlio unigenito di Dio, contenga in sé l'idea universale di uomo oppure anche quella individuale di ciascuno di noi. Questione ardua. Ma a me pare che per quanto concerne la creazione dell'uomo, vi fosse là solo l'idea di un uomo, non quella della mia persona o della tua; per quanto concerne invece tutta la estensione del tempo le varie forme dei singoli uomini sussistano tutte in quella forma semplicissima. Ma, essendo questo molto oscuro, non so con quale paragone si potrebbe rendere chiaro, a meno che non si debba ricorrere a quelle arti e scienze che vivono nel nostro intelletto. Infatti in geometria l'idea di angolo è unica ed unica è l'idea di quadrato. Perciò tutte le volte che voglio descrivere un angolo non mi si presenta che un'unica idea di angolo; ma non potrei in nessun caso disegnare un quadrato se non avessi in mente l'idea di quattro angoli assieme; così ogni singolo uomo è stato fatto secondo un'unica idea generale di uomo; ma affinché diventi moltitudine, sebbene l'idea sia anch'essa unica, tuttavia non è l'idea di un singolo uomo, ma di più uomini. Se dunque Nebridio è parte di questo tutto, come lo è in realtà, ed ogni tutto consta di parti, Dio creatore del tutto, non poté non avere l'idea delle singole parti. Perciò il fatto che ivi c'è l'idea di moltissimi uomini, questo non riguarda il singolo uomo, sebbene poi tutto si riduca in modo misterioso ad unità. Ma tu ci penserai con più comodo. Intanto ti prego di accontentarti di questo, quantunque io abbia già superato la misura di Nevio.
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