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lettera 25      da paolino ad agostino

 

Scritta nel 395

a Nola

 

S. Paolino di Nola fa grandi elogi ad Agostino per i cinque libri in difesa della fede Cristiana contro i Manichei, libri da lui chiamati “Pentateuco”, ricevuti per il tramite di Alipio e chiede altre eventuali opere contro le eresie (n. 1-2); lo supplica di essere sua guida e suo maestro nell'ascesa cristiana, iniziata tardi, nel praticare la quale egli è ancora molto imperfetto (n. 3-4). Gli invia un pane in segno di concordia (n. 5).

 

 

1.   Caritas Christi quae urget nos et absentes licet per unitatem fidei alligat, ipsa fiduciam ad te scribendi pudore depulso praestitit: teque per litteras tuas visceribus meis intimavit, quas et de scholasticis facultatibus affluentes, et de coelestibus favis dulces, ut animae meae medicas et altrices, in quinque libris interim teneo, quos munere benedicti et venerabilis nobis episcopi nostri Alypii, non pro nostra instructione tantum, sed etiam pro Ecclesiae multarum urbium utilitate suscepimus. Hos igitur nunc libros lectioni habeo; in his me oblecto; de his cibum capio, non illum qui perit, sed qui operatur vitae aeternae substantiam per fidem nostram, qua accorporamur in Christo Iesu Domino nostro: cum fides nostra, quae visibilium negligens, invisibilius inhiat, per caritatem omnia secundum veritatem omnipotentis Dei credentem, litteris et exemplis fidelium roboretur. O vere sal terrae (Cf. Mt 5, 13; Lc 14, 34), quo praecordia nostra ne possint seculi vanescere errore, condiuntur! O lucerna digne supra candelabrum (Mt 5, 15; Mc 4, 12; Lc 8, 16; 11, 33) Ecclesiae posita, quae late catholicis urbibus de septiformi lychno pastum oleo laetitiae lumen effundens, densas licet haereticorum caligines discutis, et lucem veritatis a confusione tenebrarum splendore clarifici sermonis enubilas!

1. La stessa carità di Cristo, che ci incalza (1 Cor 5, 14) e pur lontani ci unisce mediante l'unità della fede, mi ha dato il coraggio di scriverti mettendo da parte il pudore e ti ha profondamente impresso nel mio cuore attraverso l'opera tua che, ricca dei tesori della cultura e della dolcezza che proviene dal miele celeste, tengo attualmente come medicina e nutrimento dell'anima nei cinque libri che per dono del nostro Alipio, benedetto e venerabile vescovo, abbiamo ricevuto non per la nostra istruzione soltanto, ma anche per l'utilità della Chiesa di molte città. Questi libri dunque io ho attualmente a disposizione per la lettura, di essi mi delizio, da essi traggo il mio cibo, non quello che perisce (Gv 6, 27), ma quello che dà la garanzia della vita eterna mediante la nostra fede, per la quale veniamo a far parte del corpo di Gesù Cristo nostro Signore: giacché la nostra fede che, trascurando le cose visibili, anela a quelle invisibili (Cf. 2 Cor 4, 18), mediante la carità (che tutto crede (1 Cor 13, 7) conforme alla verità di Dio Onnipotente) è corroborata dagli scritti e dagli esempi dei fedeli. O vero sale della terra , dal quale i nostri cuori vengono premuniti contro la corruzione, affinché, pur vivendo a contatto con gli errori di questo mondo, non possano abbandonarsi alla dissipazione! O lucerna degnamente posta sopra il candelabro  della Chiesa che ampiamente effondendo sulle città cattoliche la luce alimentata dall'olio letificante della settiforme lampada, dissipi (per quanto dense esse siano) le tenebre degli eretici e con lo splendore della tua parola chiarificatrice fai brillare la luce della verità dalla confusione delle tenebre!

 

 

2.   Vides, frater unanime, admirabilis in Christo Domino et suscipiende, quam familiariter agnoverim te, quanto admirer stupore, quam magno amore complectar, qui quotidie colloquio litterarum tuarum fruor, et oris tui spiritu vescor. Os enim tuum fistulam aquae vivae et venam fontis aeterni merito dixerim, quia fons in te aquae salientis in vitam aeternam Christus effectus est (Gv 4, 14). Cuius desiderio sitivit in te anima mea (Sal 62, 2), et ubertate tui fluminis inebriari terra mea concupivit (Sal 35, 9). Ideoque cum hoc Pentateucho tuo contra Manichaeos me satis armaveris, si qua in alios quoque hostes catholicae fidei munimina comparasti (quia hostis noster, cui mille nocendi artes, tam variis expugnandus est telis, qiiam oppugnat insidiis), quaeso promere mihi de armamentario tuo,et conferre non abnuas arma iustitiae. Sum enim laboriosus, etiam nunc sub magno onere peccator, veteranus in numero peccatorum, sed aeterno regi novus incorporeae tiro militiae. Sapientiam mundi miser hucusque miratus sum, et per inutiles litteras reprobatamque prudentiam Deo stultus et mutus fui. Postquam inveteravi inter inimicos meos, et vanui in cogitationibus meis, levavi oculos meos in montes, a d praecepta legis et gratiae dona suspiciens: unde mihi auxìlium venit a Domino, quinon secundum iniquitates retribuens (Sal 102, 10) illuminavit caecum, solvit compeditum (Sal 145, 7), humiliavit erectum male, ut erigeret humiliatum pie.

 

2. Tu vedi, o fratello che formi con me un'anima sola, ammirabile ed amabile in Cristo Signore, quanto intimamente io ti conosca, con quanto stupore ed ammirazione io ti consideri, di quanto affetto ti circondi io che ogni giorno godo del colloquio coi tuoi scritti e mi pasco del soffio di spiritualità che esce dalla tua bocca. Giacché a buon diritto io potrei dire che la tua bocca è un canale d'acqua viva ed una vena della sorgente eterna, poiché Cristo è diventato in te una sorgente d'acqua zampillante per la vita eterna . Per il cui desiderio l'anima mia ha sete di te , e la mia terra brama d'essere inebriata dall'abbondanza del tuo fiume. Perciò, dopo avermi con questo tuo Pentateuco sufficientemente armato contro i Manichei, se hai preparato qualche difesa anche contro gli altri nemici della fede cattolica (poiché il nostro nemico, che ha mille astuzie per nuocerci (VERG., Aen. 7, 338), dev'essere vinto con armi tanto varie quanto lo sono le insidie con cui ci assale) non rifiutarti ti prego, di trarle fuori per me dal tuo arsenale e di fornirmele come armi di giustizia. Sono infatti un peccatore, ancora adesso travagliato sotto un grave carico, veterano nel numero dei peccatori ma fresco coscritto nella spirituale milizia dell'eterno re. Finora io, infelice, ho ammirato la sapienza del mondo, ed a causa di questi inutili studi letterari e di questa falsa saggezza sono stato stolto (Cf. Rm 1, 22) e muto per quanto riguarda Dio. Ma dopo essere invecchiato fra i miei nemici (Sal 6, 8) ed aver vaneggiato nei miei ragionamenti (Rm 1, 21), ho alzato i miei occhi ai monti (Sal 120, 1-2), guardando ai precetti della legge e ai doni della Grazia, donde m'è giunto l'aiuto da parte del Signore il quale, non retribuendomi secondo le mie iniquità , ha illuminato la mia cecità, ha sciolto le mie catene , ha umiliato la mia malvagia superbia, per innalzarmi dopo avermi santamente umiliato.

 

 

3.   Sequor igitur, non aequis adhuc passibus, magna iustorum vestigia, si possim orationibus vestris apprehendere, in quo Dei miserationibus apprehensus sum. Rege ergo parvulum in terra reptantem, et tuis gressibus ingredi doce. Nolo enim me corporalis ortus inagis quam spiritalis exortus aetate consideres. Quippe aetas mihi secundum carnem ea iam est, qua fuit ille ab Apostolis in porta Speciosa, verbi potestate sanatus. In natalibus autem animae, illius adhuc mihi tempus infantiae est, quae intentatis Christo vulneribus immolata, digno sanguine agni victimam praecucurrit, et dominicam auspicata est passionem. Atque ideo ut infantem adhuc verbo Dei et spiritali aetate lactentem, educa verbis tuis, uberibus fidei, sapientiae, caritatis inhiantem. Si officium commune consideras, frater es; si maturitatem ingenii tui et sensuum, pater mihi es, etsi forte sis aevo iunior, quia te ad maturitatem meriti et honorem seniorum provexit et iuvenem cana prudentia. Fove igitur et corrobora me in sacris Litteris, et spiritalibus studiis, tempore, ut dixi, recentem, et ob hoc post longa discrimina, post multa naufragia, usu rudem, vixdum a fluctibus seculi emergentem, tu qui iam solido littore constitutus, tuto excipe sinu, ut in portu salutis, si dignum putas, pariter navigemus. Interea me de periculis vitae istius et profundo peccatorum evadere nitentem, orationibus tuis tanquam tabula sustine, ut de hoc mundo quasi de naufragio nudus evadam.

 

 

3. Seguo pertanto con passi ancora ineguali le grandi orme dei giusti per vedere se possa raggiungere coll'aiuto delle vostre preghiere la meta cui sono destinato per la misericordia di Dio che mi ha chiamato a sé. Sorreggi dunque questo fanciulletto che striscia ancora per terra e insegnagli a camminare seguendo i tuoi passi. Non voglio infatti che tu giudichi la mia età dalla nascita del mio corpo anziché da quella del mio spirito. Giacché la mia età secondo la carne è ormai quella che aveva colui che fu risanato dagli Apostoli presso la porta “Bella” (At 3, 2-10; 4, 22) in virtù della parola divina. Ma quanto alla nascita spirituale ho ancora l'età di quegl'Infanti che, immolati dalle spade dirette a colpire Cristo (Mt 2, 16), col loro degno sangue anticiparono la vittima dell'Agnello e furono presagio della passione del Signore. Pertanto educa con le tue parole me che, come un bambino ancora infante per quanto riguarda la parola di Dio e lattante per la vita spirituale, ardentemente anelo alle mammelle della fede, della sapienza e della carità. Se consideri il nostro comune ministero, tu sei mio fratello; se [invece consideri] la maturità del tuo spirito e della tua intelligenza tu sei mio padre (anche se forse sei più giovane di età) poiché una veneranda saggezza ti ha elevato pur giovane ad una piena maturità di meriti e all'onore che è proprio degli anziani. Nutri dunque e fortifica nelle sacre Lettere e negli studi spirituali me che da poco tempo, come ho detto, mi ci dedico, e perciò, dopo lunghi pericoli e molti naufragi, privo di esperienza a fatica emergo dai flutti di questo mondo: tu, che stai già saldamente sulla terraferma, accoglimi nel tuo grembo sicuro affinché, se me ne ritieni degno, possiamo navigare insieme nel porto della salvezza. Intanto, mentre cerco di sfuggire ai pericoli di questa vita e all'abisso dei peccati, sostienimi con le tue preghiere come su d'una tavola affinché, spoglio di tutto, possa scampare da questo mondo come da un naufragio.

 

4.   Idcirco enim me levare sarcinis, et vestimentis onerantibus exuere curavi, ut undosum hoc, quod inter nos et Deum peccatis interlatrantibus separat, praesentis vitae salum, omni amictu carnis, et cura diei sequentis, iubente et adiuvante Christo expeditus enatem. Neque id me perfecisse glorior, quod etsi gloriari possem, in Domino gioriarer, cuius est perficere, quod nobis adiacet velle: sed concupiscit adhuc animamea desiderare iudicia Domini. Vide quando assequatur effectu Dei voluntatem, qui adhuc ipsum desiderare desiderat. Quod in me tamen est, dilexi decorem domus sanctae, et quantum in me fuit, elegeram abiectus esse in domo Domini. Sed cui placuit segregare me ab utero matris meae et ab amicitia carnis et sanguinis ad gratiam suam trahere, eidem placuit inopem me omnis boni meriti, suscitare de terra et de lacu miseriarum, ac de luto faecis educere, ut collocaret me cum princibus populi sui et partem meam in tua sorte poneret, ut te praestante meritis, officio sociatus aequarer.

 

 

 

 

4. Infatti proprio per questo ho avuto cura di spogliarmi dei carichi e degli abiti che mi aggravavano: per potere cioè, libero da ogni rivestimento carnale e da ogni preoccupazione per il domani (Cf. Mt 6, 34), secondo l'ordine e l'aiuto di Cristo, salvarmi nuotando al di sopra di questo mare tempestoso che ci separa da Lui a causa dei peccati che latrano tra noi e Dio. Né io mi glorio di aver condotto a termine questo disegno; giacché anche se potessi gloriarmene, lo farei nel Signore (Cor 10, 17) cui appartiene di condurre a compimento quello che è alla nostra portata di volere (Rm 7, 18); ma la mia anima ancora brama desiderare i precetti di Dio (Sal 118, 20). Vedi dunque quando potrà realizzare la volontà di Dio colui che ancora desidera [avere] lo stesso desiderio. Tuttavia, per quanto sta in me, io ho amato lo splendore della casa santa (Sal 25, 8) e, per quanto fu in me, io avevo scelto d'essere all'ultimo posto nella casa del Signore (Sal 83, 11). Ma a Quello stesso, cui piacque di prescegliermi fin dal seno di mia madre (Gal 1, 15) e di trarmi alla Sua grazia distogliendomi dagli affetti della carne e del sangue, è piaciuto sollevare dalla terra (Sal 112, 7) e dall'abisso della miseria e trarre fuori dal fango dell'impurità me (Sal 39, 3), sebbene privo di ogni merito, per collocarmi tra i principi del suo popolo (Sal 112, 8) e mettermi a parte della tua sorte, in modo che, associato a te per dignità, fossi messo sullo stesso tuo piano, per quanto tu sia superiore per meriti.

 

5.   Praesumptione igitur non mea, sed placito et ordinatione Domini, Fraternitatis tuae mihi foedus usurpans,tanto indignus honore me dignor; quia te pro tua sanctitate certo scio, nam veritate sapis; non alta sapere, sed humilibus congruere. Ideoque promte et intime recepturum spero caritatem humilitatis nostrae, quam quidem iam recepisse te per beatissimum sacerdotem Alypium (quia dignatur) patrem nostrum, confido. Is enim sine dubio de se tibi exemplum praebuit nos ante notitiam et supra meritum diligendi, qui incognitos sibi nos, et longinqua soli vel sali intercapedine disparatos, spiritu verae dilectionis, qui ubique et penetrat et effunditur, et videre dirigendo potuit, et alloquendo pertingere. Hic nobis prima affectus sui documenta, et caritatis tuae pignora in supradicto digno munere librorum dedit. Et quanto studuit impendio, ut Sanctitatem tuam non ipsius tantum verbis, sed plenius eloquente et fide tua cognitam non possemus amare mediocriter tantopere curasse eumdem credimus, ut nos vicissim ipsius imitatione plurimum diligas. Gratia Dei tecum, ut est, in aeternum maneat optamus, frater in Christo Domino unanime, venerabilis, desiderantissime: totam domum, et omnem comitem, et aemulatorem in Domino sanctitatis tuae, plurimo fraternitatis unanimae salutamus affectu. Panem unum, quem unanimitatis indicio misimus caritati tuae, rogamus accipiendo benedicas.

 

 

5. Non dunque per mia presunzione, ma poiché così è piaciuto a Dio nei suoi provvidenziali disegni, rivendicando per me il vincolo della tua fratellanza io mi ritengo degno d'un onore così grande, sebbene non lo sia; perché so con certezza che tu, data la tua santità, non hai un concetto superbo di te, ma ti adatti agli umili (Rm 12, 6): e questa è sapienza unita a verità. E perciò spero che accetterai prontamente e dal profondo del cuore l'affetto nutrito per te dalla nostra umile persona, affetto che in verità confido che tu abbia già accettato tramite il beatissimo vescovo Alipio, nostro padre, poiché di tanto ci degna. Giacché Egli ti ha dato indubbiamente nella sua persona l'esempio di un amore per noi anteriore alla conoscenza diretta e superiore ai nostri meriti; lui che, per lo spirito della vera carità, che dovunque penetra e si effonde, ha potuto vedere mediante l'affetto e raggiungere con le sue parole noi a lui sconosciuti e divisi da un così grande tratto di terra e di mare. Egli, attraverso il prezioso dono dei libri, di cui sopra ho parlato, ci ha dato la prima prova del suo affetto e il primo pegno della tua carità. E crediamo che, con uno zelo pari a quello con cui s'è adoperato in modo che noi non potessimo amare fiaccamente la tua Santità (conosciuta non soltanto attraverso le sue stesse parole ma più pienamente attraverso la tua eloquenza e la tua fede), egli si sia adoperato perché tu ci ami a tua volta moltissimo a somiglianza di lui. Ci auguriamo che la grazia di Dio rimanga per sempre con te come ora, o fratello unanime in Cristo Signore, venerabile ed amatissimo: salutiamo con affetto unanime, ardentissimo e fraterno tutta la tua casa e ogni cooperatore ed imitatore nel Signore della tua santità. Ti preghiamo di benedire accettandolo un pane che abbiamo mandato alla tua Carità come segno di unità di spirito.