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Eredità di Giovanni Francesco Pirovano

Il Palazzo dei Pirovano: l'ala cinquecentesca

Il Palazzo dei Pirovano: l'ala cinquecentesca

 

 

L'EREDITÀ DI GIOVANNI FRANCESCO PIROVANO

di Luigi Beretta

 

 

Al testamento del 1585 seguirono, alla morte di Gasparo Triultio II°, le divisioni dell'eredità fra i suoi figli Gaspare, Filippo Maria, Giulio Domenico, Bartolomeo e Giovan Battista. L'atto fu stilato il 1 luglio del 1595 e disegna una mappa dettagliata e aggiornata dei possedimenti di famiglia, nonché una descrizione precisa delle parti che erano di spettanza di ciascun fratello.

Il documento riporta quanto segue:

"1595 primo luglio Divisioni fatte tra li Signori Gaspare Philippo, Giulio Domenico, Bartholomeo et Gio:Batta tutti fratelli Pirovani.

Prima parte del signor Gasparo

Tutti li beni situati nel Territorio di Lomagna Pieve di Missaglia Ducato di Milano, et parti circonvicine al presente possedute da noi fratelli con casamenti da nobile, da massari, et Pigionanti, Torchio, et mobili di casa che al presente si trovano in essa casa da nobile, ragioni d'acque, scorte de massari, si de grani come de dinari con carico di pagare alla chiesa dell'istesso luogo di Lomagna un legato ogni anno de lire venticinque e più un altro livello a santa Corona de lire sessanta ogni anno, e più un altro livello alla Signora Clemenza Cottica, overo suoi eredi de lire dieci nove ogni anno e più con carico di pagare una volta tanto al Signor Bartholomeo dividente lire tremila novecento overo cinque per cento ogni anno à beneplacito d'esso signor Gasparo.

E più la quinta parte del reddito sopra il sale de lire 3200 annuale hora comune a tutti li infrascritti dividenti.

E più la quinta parte d'un reddito sopra la macina de lire 204 annuale comune alli altri dividenti.

 

Seconda parte del Signor Philippo Iuris consultus collegiatus

Tutti li beni nel Territorio di Pandino eccetto li assegnati alla parte del Signor Cavaliere con cassine da fittabile, casa da nobile grande in Pandino et altre case picciole li quali beni al presente si possiedono dalli detti dividenti mobili, ragioni d'acque, scorte di grani con carico di pagare alli ordinarij del Duomo di Milano un livello perpetuo ogni anno alla Chiesa di santa Marta di Pandino di lire 20 imperiali.

E più tutti li livelli posseduti da essi dividenti nella terra, et territorio di Pandino eccetto uno assegnato alla parte del signor Cavagliere.

E più la quinta parte del reddito de lire 3200 come sopra.

E più la quinta parte del reddito de lire 204 come sopra.

 

Nel 1595 Filippo si era già addottorato all'Università di Pavia, tant'è che nel testamento viene indicato come Iuris Consultus Collegiatus: probabilmente a quel tempo aveva già abbracciato la carriera ecclesiastica. Diventerà ben presto monsignore e verso il 1606 sarà nominato Auditore e quindi Decano, la massima carica, presso la Sacra Rota romana, termine comune ma improprio per indicare il Tribunale della Rota Romana, il più noto dei tribunali pontifici. Costituita nel Medioevo la Sacra Rota svolge a tutt'oggi le funzioni di tribunale d'appello e di ultima istanza per tutte le cause di annullamento matrimoniale, come per tutte le cause di competenza dei tribunali ecclesiastici, tranne quelle di beatificazione e di canonizzazione. È anche competente in cause riguardanti i regnanti, o coloro che detengano il potere più alto dello Stato. Il tribunale della Rota Romana, presieduto da un Decano e formato da ecclesiastici specialisti nel campo del diritto canonico, funziona con turni (o sezioni) di tre giudici. Oltre ai giudici ed al personale di cancelleria, operano presso la Sacra Rota i difensori del vincolo ed il promotore di giustizia, una figura paragonabile al pubblico ministero.

Presso la Sacra Rota è istituito lo Studio Rotale, una scuola dove di norma insegnano gli stessi giudici rotali, che serve alla preparazione dei futuri avvocati rotali. Anche gli avvocati fanno parte in senso lato del tribunale, in quanto sono sottoposti alla specifica normativa del rotale stesso.

 

Terza parte del Signor Giulio Domenico Cavagliere

Tutti li beni della Galimberta nel Territorio di Pandino posseduti da essi dividenti con cassina de massari et ragioni d'acque. E più un livello perpetuo de lire 19 qual paga Cesare Curione. E più un molino, et Torchio nell'istesso territorio. E più due pezze di terra una detta il prato del Torchio annessa al detto Torchio et l'altra detta il Campo della longura puoco discosta dal molino mediante strada.

E più una casa grande in Milano nella Parrocchia di Sancto Vittore al Teatro nella quale abita Giulio Porrone.

E più la casetta annessa alla sudetta casa alla parte di Sancta Maria Porta con carico di pagare sopra detta casetta un livello perpetuo a sancta Corona de lire 40 l'anno.

E più un livello de lire 42 sopra una casa in Parrocchia sancta Maria Porta qual si paga da Madona Lodovica de Ferli.

E più la quinta parte del reddito de lire 3200 come sopra.

E più la quinta parte del reddito de lire 204 come sopra.

E più dovutogli dal signor Philippo Pirovano dividente lire 672. Overo l'interesse ogni anno a cinque per cento ad elletione d'esso Signor Filippo.

 

Quarta parte del Signor Bartolomeo

Tutti li beni nel Territorio di Cassago pieve di Missaglia eccetto li beni toccati in parte al Signor Giovanni dividente al presente posseduti da tutti li dividenti con casamenti da Nobile, et torre antica, cassine da massari, case da pigionanti, tine, vasselli, et altri mobili al presente in essa casa ragioni d'acque, scorte de massari de grani et dinari. E più li Beni di Valbusera con carico d'un livello perpetuo ogni anno o sia legato de 10 lire alla chiesa di Rouagnate. E più una casa con giardino cinque parti delle sei in Parrocchia de sancto Calimero in Brera. E più dovuto dal Signor Gaspare dividente de lire 3906 overo l'hinteresse a cinque per cento ad elezione del detto signor Gasparo. E più la quinta parte del reddito de lire 3200 come sopra. E più la quinta parte del reddito de lire 204 come sopra.

 

Quinta parte del Signor Gioanni

Tutti li Beni della Costa nel sudeto territorio di Cassago posseduti dalli detti dividenti con cassine da massari ragioni d'acque, scorte di massari de grani et dinari.

E più la terza parte delli Prati Rabalij nell'istesso territorio.

E più tutti li beni de Zoccolino Pieve Aliate con casamenti da Massaro ragioni d'acque, scorte de massari de grani, et dinari, con carico di pagare al signor Georgio Confalonero una volta tanto 3181 lire per resto di prezzo de Beni da esso comprati.

E più una casa in Milano nella Parrocchia di sancto Vittore al Teatro nella quale abita il signor Dario Crivello.

E più la quinta parte del reddito de lire 3200 come sopra.

E più la quinta parte del reddito de lire 204 come sopra.

E più dovutogli dal signor Filippo lire 613 overo l'interesse a cinque per cento ad electione d'esso signor Filippo."

 

La divisione viene sottoscritta e accettata da tutti i fratelli Gasparo, Filippo Maria, Giulio Domenico "cavagliere Gerosolimitano", Bartolomeo e Gio:Battista. Dalla divisione restano escluse le sorelle Cecilia, Giovanna, Margherita e Diana che probabilmente avevano già ricevuto la loro dote quando entrarono in convento o quando si sposarono. A Gaspare, il primogenito, vengono assegnate le proprietà di Lomagna: è questo un elemento in più per comprendere l'antico legame di questi Pirovano cinquecenteschi con i Pirovano capitani di Lomagna alto medioevali.

A Lomagna esisteva ancora a quell'epoca la cosiddetta "cascina Pirovana" e sempre a Lomagna viveva una ramo della famiglia. Nella visita di san Carlo nel 1583 sono segnalati tra gli inconfessi di quel paese i nobili fratelli Cesare e Carlo Pirovano che avevano la residenza a Milano presso San Vittore al Corpo. A loro è fatto obbligo entro 15 giorni di recarsi a Milano dal "Fiscale nostro Archiepiscopo a pigliar la forma della penitenza c'hanno da fare per questo." (Archivio Diocesi di Milano, sez. X, Missaglia, vol. XLI). A Filippo sono assegnati parte dei possedimenti di Pandino, l'altra parte spetta a Giulio Domenico. Le proprietà di Cassago sono divise fra Bartolomeo e Giovanni Battista. Preponderante è la parte di Bartolomeo che può disporre della casa da nobile con la torre antica, l'edificio più importante del castro medioevale, che era appartenuto ai Delfinoni e, prima di loro, nel Quattrocento, ai De Benedictis. L'originario nucleo terriero dei Pirovano a Cassago, i possedimenti della Costa, sono appannaggio invece di Giovanni Battista, il fratello minore, cui spettano anche i terreni a Zoccolino, oggi in comune di Besana.

 

Verso il Seicento

E' un secolo di grande travaglio, che coinvolgerà direttamente la famiglia Pirovano in episodi anche drammatici. Per oltre cinquant'anni, dall'inizio del secolo fino alla pace dei Pirenei nel 1659, la guerra, divoratrice di tasse e di struggitrice di vite e di benessere, si rivela una componente sempre importante e sempre presente nella vita quotidiana lombarda. Lo stato milanese fu coinvolto suo malgrado nelle tensioni diplomatiche e belliche che interessarono la potenza spagnola e ne segnarono le tappe del declino. Anche quando il milanese non fu direttamente travagliato da conflitti armati, l'enorme costo del mantenimento degli eserciti ricadde sui suoi abitanti. Costo tanto più oneroso in quanto la posizione strategica, importante nei domini spagnoli, ne imponeva e moltiplicava la presenza di truppe di stanza o di passaggio. Già nella seconda metà del Cinquecento i conflitti che sconvolsero l'Europa, la guerra contro i turchi, la campagna nei Paesi Bassi, l'intervento in Francia e contro l'Inghilterra, così come le guerre in Piemonte, erano venuti a interferire sull'esistenza delle popolazioni brianzole attraverso prelievi fiscali, presenza di soldatesche, malattie. Ma è nel secondo decennio del Seicento che tale presenza diventa opprimente, quando si moltiplicarono le tensioni politiche e i conflitti italiani ed europei che squassarono l'Europa. Nel 1613 si apre un triste cinquantennio di conflitti: guerra nel Monferrato fino al 1617, immediatamente seguita da una spedizione in Valtellina, nuova guerra, disastrosa, per il Monferrato. La tragica conseguenza dell'ammassarsi o il transitare di truppe fu la fame soprattutto quando le annate agricole sfavorevoli si combinarono con gli accresciuti bisogni e le distruzioni provocate dagli eserciti.

La situazione si esasperò in particolare nella gravissima carestia del 1628-1629 a cui si aggiunsero i saccheggi e la drammaticità della peste. Anche la Brianza non potè sottrarsi alla penuria e ai tristi effetti della calata delle soldatesche alemanne. Il numero degli abitanti si ridusse e la depressione demografica diede origine alla emigrazione della manodopera specializzata cui non valsero le facilitazioni fiscali promesse dai grandi feudatari. I trattati di Cherasco nel 1631 conclusero la contesa per il Monferrato, ma la guerra non dà tregua: nuovi fronti si aprono per le rivalità franco-spagnole e per mire degli inquieti principi italiani. Nel 1635 il Ducato, invaso da truppe franco-piemontesi, subisce l'attacco da nord del duca di Rohan che scende lungo la Valsassina e la sponda orientale del lago di Como: a bloccarne l'avanzata vennero schierati a Lecco quattromila brianzoli sotto il comando del conte Paolo Sormani. Neppure la fine dei conflitti europei, sancita nel 1848 in Westfalia, portò pace al territorio lombardo. Altre campagne militari si succedono: nel 1655 c'è l'invasione delle truppe franco-modenesi, nel 1658 il nemico riesce a sfondare le linee di difesa e una spaventosa folla di campagnoli cerca rifugio in Brianza e fra le mura di Milano. Nel 1659 ci sono gli ultimi atti di guerra, poiché l'accordo tra la Spagna e il duca di Modena chiude il conflitto in Italia. Il 7 novembre il trattato dei Pirenei sancisce la pace con la Francia. E' in quest'epoca che si sviluppano le vicende dei più nobili esponenti dei Pirovano, che rivestiranno ruoli di grande responsabilità nella società contemporanea, intrattenendo rapporti anche personali con i potenti del secolo. Nello stesso secolo si conclude anche la parabola della famiglia che non sa più produrre figli maschi: e tutto questo nel momento di massimo splendore.