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Tre vescovi de Pirovano (1146-1211)

Lo stemma del vescovo di Milano Uberto Pirovano (1146-1166)

Lo stemma di Uberto da Pirovano

 

 

TRE VESCOVI DE PIROVANO (1146-1211)

di Luigi Beretta

 

 

Metà del sessantennio che corre tra il 1146, quando iniziò il vescovato di Oberto da Pirovano, e il 1211, quando si concluse quello di Uberto I, vide sulla cattedra di Sant'Ambrogio tre membri dei valvassori di Pirovano, toponimo localizzato all'interno del borgo dell'antico capopieve Missaglia, che ha dato origine a un cognome alquanto diffuso nel Milanese e particolarmente in Brianza.

Oberto, che era stato arcidiacono della cattedrale, fu eletto il 18 gennaio 1146 e il suo ventennio di episcopato coincise col pontificato dei papi Adriano IV e Alessandro III, ma pure con l'impero di Federico I Barbarossa dal 1152.

Per la sua fedeltà al papa, specialmente ad Alessandro III contro il quale Federico Barbarossa sosteneva l'antipapa Vittore IV, e per l'accanita avversione dell'imperatore contro Milano che assediò ripetutamente fin che la smantellò e distrusse rabbiosamente nel marzo del 1162, l'arcivescovo dovette lasciare la città e andare in esilio a Benevento sotto la protezione del papa, fino a morirvi il 27 marzo 1166.

Non dovette, così, subire l'onta di vedersi rapinare nel 1164 le tradizionali reliquie dei Re Magi quale ambito e quasi magico trofeo, fausto augurio per i destini dell'impero. A Uberto, Alessandro III mandò come successore Galdino che egli aveva creato cardinale e personalmente consacrato vescovo il 18 aprile 1166. San Galdino fu il restauratore morale e l'anima appassionata della ricostruzione materiale di Milano, ma non arrivò a vedere il giorno radioso del 29 maggio 1176: il suo stesso ardore lo stroncò sul pulpito del Duomo il 18 aprile.

Toccò invece a un altro Pirovano esultare per la gloriosa vittoria dei Longobardi a Legnano, stretti attorno al Carroccio e alla Croce di Ariberto. Algisio da Pirovano, cancelliere di San Galdino come San Galdino lo era stato di Robaldo, fu eletto il successivo 2 luglio ed ebbe un tranquillo episcopato di nove anni di normale attività. Soltanto c'è da segnalare la sua partecipazione al III Concilio ecumenico Lateranense nel 1179 e l'accoglienza amichevole in Milano del Barbarossa ormai riconciliato col papa il 19 settembre del 1184. Morì il 29 marzo 1185 e fu sepolto in Duomo. Gli successe il cardinale Uberto II Crivelli che alcuni mesi dopo fu eletto papa col nome di Urbano III, conservando però anche la cura della Chiesa di Milano. Il terzo Pirovano arcivescovo brianzolo di Milano fu Uberto IV, canonico di Monza e suddiacono del papa, che venne eletto l'11 dicembre 1206 dopo la rinuncia del predecessore Filippo di Lampugnano. Era già cardinale: così fu il primo tra gli arcivescovi brianzoli di Milano cardinali e rimase l'unico fino al cardinale Ratti. Il suo breve episcopato scorse quieto per quasi un quinquennio, non scosso ma allietato nel 1209 dall'incoronazione di Ottone IV a re d'Italia.

Nel medesimo anno accolse benevolmente i membri del nuovo ordine dei Poveri Cattolici di Durando da Osca, già seguace dell'eretico Pietro Valdo ma ora raccomandato dal papa Innocenzo III al quale si era saggiamente sottomesso. Uberto IV si spense il 24 marzo 1211 e venne sepolto in Duomo. Gli stemmi dei vescovi Algisio e Uberto I hanno lo stesso soggetto, una specie di grifone alato con il becco semiaperto. Le sue zampe sono distese per lasciare spazio alla coda: sul capo del pennuto sta una corona. Sono gli stessi attributi che, sia pure con varianti che compariranno nei secoli successivi, si ritrovano costantemente nello stemma della famiglia dei nobili Pirovano, fra cui anche il ramo che aveva possedimenti a Cassago. Ancora dei Pirovano parlano alcune carte provenienti dall'archivio della canonica di S. Ambrogio di Milano: un documento del 26 ottobre 1170 ci propone un certo Gualdericus detto de Pirovalo, di Milano, tutore testamentario dei figli del fu Arialdo detto de Badagio.

Il testo ricorda che " .... dà guadia a Gerardo giudice detto Pistus, pure di Milano, che entro un mese da quando il detto Gerardo lo richiederà, farà sottoscrivere da Isabella, vedova di Arialdo, e dalle figlie di questi, Argaria, Xamitina e Celsa, una carta securitatis, presentando un buon fideiussore, su tutti i sedimi e le terre che il defunto Arialdo possedeva nel giorno della sua morte nel luogo e nel territorio di Garbaniate e che sono ora delle dette donne, cum honoribus, usibus, conditionibus e inoltre con eventuale fractura et bremma, ad esclusione del feudo, se sarà trovato. La predetta carta securitatis garantirà Gerardo fino a quattordici iugeri sulla estensione di terra che gli è stata indicata, e che Gualdericus afferma equivalente a quattro mansi o poco più; nel caso che dovesse risultare inferiore, Gerardo non avrà diritto a risarcimento. Quest'ultimo, da parte sua, dovrà pagare centodieci lire di buoni denari milanesi d'argento in due rate: metà nel prossimo Natale, e metà per il carnevale seguente. Gualdericus pone come fideiussori Corrado ed Obizzo, fratelli, detti de Badagio, anch'essi di Milano. Gerardo da parte sua dà guadia alle dette donne, rappresentate dal nominato Gualdericus, che pagherà la somma pattuita, e pone come fideiussori Pedroccus e Amaldo detti Cagapisti, di Milano."