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Percorso : HOME > Cassago > Nobili > Pirovano > OriginiLe grandi famiglie NOBILI di Cassago: Origini dei De Pirovano
Lo stemma del vescovo Algiso
ORIGINI DELLA FAMIGLIA DE PIROVANO
di Luigi Beretta
Secondo la Cronaca di Goffredo da Bussero la nobile casata dei Pirovano discenderebbero da Obizone de Carcano, il discusso personaggio che avrebbe ottenuto dal favore dell'imperatore Ottone II, intorno all'anno 980, la carica di arcivescovo per il figlio Landolfo.
Costui, a sua volta, usurpando i diritti della chiesa milanese, avrebbe nominato i propri fratelli capitanei di Carcano, di Pirovano e di Melegnano. Il capostipite dei Pirovano avrebbe poi generato i rami di Pirovano, di Casternago e di Tabiago.
Testualmente si legge:
"Anno Domini 980 dominus Ubizonus de carcano dux Mediolani habuit quatuor filios primum Landulfum fecit archiepiscopum Mediolani, secundum capitaneum de Carcano, qui habuit duos filios; de primo nati sunt illi de Carcano et de Paravisino, de secundo filio illi de Sessa et de Luino. Tertium filium fecit capitaneum de Pirovano et ille habuit tres filios: de primogenito nati sunt ili de Pirovano, de secundo illi de Casternago, de tertio illi de Tabiago. Quartum filium fecit capitaneum de Melegnano et ipse duos filios habuit: de primo nati sunt illi de Scroxatis, de secundo capitanei de Melegnano. Et ipse dominus Ubizonus dux Mediolani habebat duos alios filios, quorum nomina erant: primus dominus Albertonus et de ipso orti sunt illi de Buisio et tertius frater ipsorum domini Ubizoni et Albertoni vocabatur Thomasonus et de ipso orti sunt illi de Castelletto."
(Cronaca di Goffredo da Bussero, in Archivio Storico Lombardo, 1906, 236 a cura di L. Grazioli)
L'arcivescovo Landolfo morì nel 998 e i Pirovano, insediatisi nel loro castello, parteciparono attivamente ed efficacemente alla vita milanese, anche se compaiono raramente nei documenti almeno fino al XII secolo: i de Pirovano già verso la metà del secolo detengono la carica più ambita di Milano, quella dell'arcivescovo Oberto (1146-1166).
Ad Oberto succedono altri due arcivescovi de Pirovano, Algiso (1176-1185) e Uberto (1206-1211). L'ascesa ecclesiastica dei Pirovano si interpreta sia per l'importanza raggiunta politicamente dalla famiglia e sia, forse, per il clima di riformismo religioso che verso la fine del secolo XI incominciò a prevalere a Milano. Scrive Landolfo di San Paolo, autore contemporaneo ai fatti, che questo processo fu sostenuto dai Capitanei di Besana, di Porta Orientale e di Lomagna, assieme ai pontefici Gregorio VII e Urbano II:
"... et dum hic spes fuit in plenitudine ecclesiae et civitatis Mediolani et venditiones et privilegia egregii capitanei de Besana et de Porta Orientali atque Lomagna et Gregorius papa septimus et Urbanus papa secundus ... fecerunt ..."
(Liber Historiarum Mediolanensis Urbis da Rerum italicarum scriptores L. A. Muratori, cap. XL).
La notizia riportata da Landolfo sembra avvalorare l'ipotesi che i Pirovano sino proprio i discendenti dei Carcano insigniti del titolo di capitanei, la massima carica militare, della pieve di Missaglia. Si sarebbero insediati nel castello di Pirovano prendendone il nome: l'alto lignaggio originario giustificherebbe la loro veloce ascesa alle massime cariche milanesi. Quando era ancora vivo l'ascendente degli antenati de Lomagna, Oberto de Pirovano poteva ben trovare quel consenso indispensabile per essere eletto arcivescovo di Milano. D'altra parte lo aveva preceduto di pochi decenni Anselmo IV ex valvassoribus de Buysio che, se è veritiera la Cronaca di Goffredo da Bussero, discendeva egli pure dal ceppo dei de Carcano.
Lomagna era paese di notevole importanza strategica: lì vi era una particolare concentrazione dei beni della pieve, lì passava in età romana una strada. Una pergamena del 1243 vi ricorda l'esistenza di un castellum, nel 1356 sono invece individuabili due fortificazioni, un castrum e un castellum. Il castrum è segnato prima della località in Tignoso, omonima frazione di Missaglia. Bernardino Corio nella sua Historia Patria (1503) vi ricorda un sanguinoso fatto d'armi nel 1323 quando vi era comandante il nobile Rainerio de Pirovano.
Lomagna, Tabiago, Missaglia sono ancora le località che troviamo fra i possedimenti nella plaga brianzola di Bartolomeo de Pirovano nel 1520: manca la località Pirovano, che ancora nel 1348 era purtuttavia caratterizzata da una torre, precisamente si parla delle cassine de la torre sopra Pirovano, pieve di Missaglia, a ricordo di un ben più antico insediamento con caratteri di fortezza militare.
Del suo castello, di quella che la roccaforte dei Pirovano non rimaneva più nulla: solo nel secolo precedente invece Goffredo da Bussero aveva annotato ben tre chiese, ma in quella che chiamava la Villa de Pirovani:
in plebe Massalia loco Villa de Pirovani ecclesia sancti Michaelis
in plebe Massalia loco Villa de Pirovani ecclesia sancte Marie
in plebe Massalia loco Villa de Pirovani ecclesia sancti Nazari.
Queste tre chiese ci danno la misura di quella che era stata la consistenza dell'insediamento fortificato prima della distruzione. Nello stesso tempo le tre dedicazioni ci rimandano all'alto medioevo. Questo castrum Pirovano si trovava vicino a una località ubi dicitur ad Calcheram, cioè una cava o fornace per la calce, e non lontano dal luogo ubi dicitur in Carbonera, dove si produceva la carbonella, che non mancava mai nei castelli. Purtroppo il castello di Pirovano fu probabilmente distrutto assieme a quelli di Cargo, Giussano e Barzanò attorno al 1222 nel corso delle sanguinose battaglie fra le opposte fazioni milanesi.
Questa notizia ci è nota da Galvano Fiamma un teologo domenicano milanese (1283-1344) autore della cronica Mediolani seu Manipulus Florum che nel primo Trecento scrive: "... Anno Domini 1222 Lanfrancus de Musco pergamensis fuit potestas mediolanensis ... Et ecce cives mediolanenses in partes oppositas divisi duo capita sibi faciunt. Nam partis capitaneorum et vavassorum, qui de civitate exierant, caput fuit Otto de Mandello; caput vero populi fuit Ardigetus Marcellinus. Et ecce territorium Mediolanense, quod numquam aliquis Italicus intrare ausus fuerat, modo a suo populo devastari coepit. Nam per populum mediolanensem, Carugum, Glucianum, Pirovanum, Barzanore, Veranum, Merganum destruitur ..."
Questo episodio non fu mai smentito: ancora nel Quattrocento si menzionava un castrum Pirovanorum, quando ormai i Pirovano in Brianza erano nulla più che una leggenda. La distruzione del castello è attestata anche da Tristano Calco (Historiae patriae, lib. XX, Milano 1627, 276) e prima ancora da due calendari, il Memoriae mediolanenses, che raccoglie annotazioni dal 1061 al 1251, e il Notae sancti Georgii Mediolanenses (M.G.H., Scriptores, XVIII, 389): "nel 1222 Ardigotto Marcellino, podestà del popolo di Milano, si diresse con lo stesso popolo al castello di Vario e lo devastò, indi devastò Pirovano e Verano ..."
Finite le contese, alla sottoscrizione della cosiddetta pace di sant'Ambrogio nel 1258 partecipò Azo de Pirovano.
Altri Pirovano sono noti in numerosi documenti ed atti notarili del Quattrocento: in particolare è interessante la figura di un certo Lanzaloto de Pirovano che risiedeva nel 1455 a Milano a Porta Orientale e che aveva parenti a Missaglia. Un Luca Pirovano è noto a Lomagna nel 1488 quando obbliga i suoi eredi con un testamento del 30 gennaio a versare 12 lire ogni anno in perpetuo, da spendersi per la celebrazione di una santa Messa e per le riparazioni e decorazioni della chiesa di san Pietro. La rendita proveniva dall'affitto di alcuni fondi che Luca Pirovano possedeva a Perego, Cereda e Galbusera.
Con lui probabilmente era imparentato quel Gaspare Pirovano che rappresenta, ad oggi, uno fra i più vetusti rappresentanti quattrocenteschi del ramo dei Pirovano che avrà molta fortuna a Cassago.
Genealogia dei nobili Pirovano di Cassago