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BARTOLOMEO PIROVANO (... - 1630)

Genealogia della famiglia Pirovano fra Cinquecento e Seicento

Genealogia della famiglia Pirovano fra Cinquecento e Seicento

 

 

BARTOLOMEO PIROVANO (... - 1630)

di Luigi Beretta

 

 

La divisione dei Beni della famiglia Pirovano del 1595 aveva assegnato a Bartolomeo la maggior parte dei beni posseduti a Cassago, tra cui va ricordata la casa da Nobile, con annessa torre antica, cassine da massari, case da pigionanti. Bartolomeo, oltre che nella abitazione di Milano, probabilmente trascorse parte della sua vita anche a Cassago. Qui ebbe modo di esprimere il suo prestigio e di partecipare agli atti di maggior significato per la Comunità. Compare ad esempio come testimone, il 19 ottobre del 1602, negli atti del testamento di Bernardino de Sapis, assieme ai suoi fratelli Filippo e Giovanni Pirovano.

Dinanzi al notaio Simone Meda comparvero anche Donato Perego, facoltoso possidente che era stato parroco di Cassago, Francesco Nava, il parroco, e Pietro Martinis. Bernardino, ormai prossimo alla morte, quel giorno aveva disposto di lasciare alla Scuola del Santissimo Sacramento o Scola Santissimi Corporis Domini Nostri, che amministrava i beni della chiesa di Cassago, vari appezzamenti di terra a Tremoncino, al Tornago e a Cassago.

Erano i campi noti come "la vignola", che aveva acquistato da Mario Antonio De Spinosa, "il pra rabalio", che aveva acquisito da Nicola e Cesare Delfinoni, "la segalina", comperata da Cristoforo Brambilla, "il loco de signori Nava", acquisita da Gabrio Nava, "li campelli ", al Tornago che aveva comperato da Antonio Mauero, Innocenzo Nava e dagli eredi di Maria la Gallupa.

Queste proprietà che Bernardino donava alla Scola dovevano servire per garantire i redditi necessari per mantenere oltre al parroco anche un cappellano che celebrasse una messa giornaliera all'altare della Beata Vergine Maria nella chiesa parrocchiale. Fu questo legato che permise ai cassaghesi di mantenere oltre al parroco anche un cappellano o coadiutore dal 1600 fino al XX secolo, quando il metodo della congrua sostituì le rendite dei legati. Bernardino discendeva da una famiglia facoltosa, che abitava a Tremoncino e che aveva interessi agrari anche nei paesi vicini.

Suoi antenati sono ricordati come grossi proprietari già nel 1456: un Cristoforo de Sapis figlio di Pietro aveva addirittura possessi nella campagna di Fontanacoperta e Pangianò nel comune di Barzanò, che affittava nel 1466 ai fratelli Lavilla di S. Feriolo. Che si trattasse di un ricco possidente non v'è dubbio poichè la compartizione dell'estimo del Monte di Brianza fatta nell'anno 1456 gli assegnava un tributo di un soldo e 6 denari a fronte di un tributo di soli 6 denari spettanti all'intera Vicinantia di Cassago. Christoforo de Sapis abitava a Tremoncino, come il magister Iacobus de Sapis, che fu a sua volta tassato nella stessa occasione per i beni e il massaricio da lui posseduti a Tregunzino, cioè Tremoncino, per il valore di un soldo e 4 denari.

A ricordo di Bernardino De Sapis rimane ancora oggi nella chiesa parrocchiale di Cassago una lapide che ricorda la sua persona e il suo legato:

D.O.M. Bernardinus de Sappis Caecus a nativitate ad dei gloriam fidelium devotionem animaeque suae refrigerium missam in hac sancti Jacobi Ecclesia quotidie celebrandam legavit. Obiit die XXX settembris MDCIII.

Bernardino era dunque cieco dalla nascita ed era morto quasi un anno dopo il testamento, il 30 settembre 1602.

Il 13 marzo 1618, ancora sano di mente e di corpo, è Bartolomeo a fare testamento raccomandando la sua anima a Dio e alla Beatissima Vergine Maria. Dà disposizioni affinché il suo corpo sia sepolto nella chiesa di san Vittore al Teatro a Milano, lasciando agli eredi la facoltà di celebrare il funerale come meglio credono. Li obbliga tuttavia a far celebrare tre uffici da morto e una messa cantata ogni anno in sua memoria.

Alla sorella Giovanna, monaca professa nel convento di santa Maria Maddalena con il nuovo nome di suor Scolastica, lascia 50 imperiali ogni anno fino alla sua morte. Alle sorelle Margherita e Cecilia lascia invece cento scudi d'oro equivalenti a 600 imperiali. I suoi possedimenti di Cassago con la casa da nobile, la vigna annessa di 50 pertiche chiamata "della torre", tutte le suppellettili e i mobili, le biade, il vino, i frutti conservati in quella casa sono lasciati a suo fratello "il Capitano" Giovanni Battista. Questi stessi suoi beni nel caso di morte di Giovanni Battista dovevano essere assegnati al fratello Filippo Giureconsulto del Collegio di Milano e già, in quel 1618, Auditore della Sacra Rota romana. Per quanto riguarda la rimanenza dei beni di sua proprietà, Bartolomeo nomina suoi eredi universali il fratello maggiore Gaspare e "il Capitano" Giovanni Battista. Pone inoltre come condizione agli eredi ed agli eredi degli eredi che si comportino degnamente sia di fronte a Dio quanto agli uomini, pena la decadenza dal diritto ereditario.

L'atto fu rogato in casa del notaio Jo:Battista de Blanus a Milano. Bartolomeo tuttavia sopravviverà ancora parecchio, fino al 1630, quando morì forse di peste nel corso del contagio che in quegli anni si diffuse nel milanese con l'arrivo delle truppe imperiali. Era ancora vivo il 26 luglio 1630 fece un codicillo al suo testamento in cui confermava la sua volontà di lasciare i beni di Cassago al fratello il marchese Giovanni Battista: gli altri beni dovevano essere egualmente divisi fra i suoi fratelli superstiti. L'atto di divisione fu stipulato il 26 luglio 1631 dal notaio Vincenzo Castiglioni. Bartolomeo compare ancora, il 12 agosto del 1619, come teste in un rogito che si svolge nella sua casa di Cassago e che riguarda il legato di Bernardino de Sapis: non è chiaro il motivo della sua presenza, né perché l'atto redatto dal notaio Simone Meda sia stato redatto nella sua abitazione.

Probabilmente la sua casa da nobile era un punto di riferimento in paese, o forse Bartolomeo godeva di un ruolo di prestigio nella società cassaghese, o forse ancora l'episodio era il naturale corollario della sua presenza nel testamento del 1602. Nell'occasione sono presenti anche i più bei nomi della nobiltà locale: il priore Pietro de Sappis, il tesoriere Alessandro Masnaga, i nobili Marco Antonio Origo, che godrà della cappellania della chiesa di S. Gregorio a Oriano, e Paolo Nava, la cui famiglia possedeva Zizzanorre oltre a case a Cassago e Barzanò. La questione trattata nel 1619 era di una certa importanza e riguardava il legato che Bernardino Zappa aveva lasciato alla chiesa di Cassago e che costituiva sicuramente una delle fonti principali di reddito per la Scola stessa. Gli scolari avevano affittato i campi ad Aloisio de Sapis, che però da anni non pagava l'affitto, tanto che il debito ammontava ormai a 370 imperiali. La riunione in casa di Bartolomeo doveva servire a risolvere la questione. Venne raggiunto un accordo: Aloisio avrebbe versato in contanti al tesoriere 100 libbre imperiali e successivamente avrebbe saldato i suoi debiti vendendo per 250 imperiali una sua casa a Tremoncino.

I fondi del legato sarebbero stati di nuovo affittati ad Aloisio, che si impegnava a pagare 12 imperiali e mezzo ogni anno. Bartolomeo incrementò le sue proprietà terriere a Cassago nel 1620 quando acquistò da Ortensio, Aloisio e Ottavio fratelli Delfinoni una pezzo di bosco e pascolo denominato "il dosso." La transazione fu fatta al prezzo di 150 imperiali e rogata dal notaio Simone Meda nella casa di Bartolomeo a Cassago alla presenza di Giorgio de Ghezijs e Jo: Bapta Meda protonotarii abitanti a Cremella e di Jo: Maria Fomagallo e il reverendo prete Jacobus de Antonetis, abitanti a Cassago. Di questo sacerdote purtroppo non abbiamo altre notizie: probabilmente era il cappellano del legato de Sapis, che qui ha lasciato una flebile traccia della sua presenza a Cassago. L'acquisto di Bartolomeo coincide con la progressiva dismissione dei propri beni in Cassago da parte degli eredi Delfinoni, che ormai abitavano a Casoretto nella pieve di Agliate.

La paziente attività di compravendita fondiaria di Bartolomeo e del fratello Gio: Battista avrà come esito finale la ricostituzione della cosiddetta "possessione della torre ", un ampio territorio intorno all'area del castro di Cassago che ne costituiva il nucleo storico. E' probabilmente la stessa possessione che fu del romano Verecondo e che dai longobardi Gaiderisso e Agemundo nel XII secolo passa al monastero di Pontida, da questi al nobile Scaccabarozzi nel Quattrocento, per poi finire nelle mani dei fratelli De Benedictis e, per eredità, nel Cinquecento, sarà appannaggio degli eredi Delfinoni. Nel 1621 Bartolomeo acquista da Rocco Delfinone un appezzamento a Ronco di 4 pertiche detta "alle rive" e l'anno dopo compera da Annibale Nava per 275 imperiali un pezzo di bosco di 5 pertiche nominato "al selvetto." Bartolomeo in questi anni sembra che soggiorni spesso a Cassago: oltre agli atti di compravendita lo vediamo partecipare e sostenere la vita religiosa nella chiesa di Cassago.

Il 28 novembre del 1622 nella parrocchiale fa celebrare a proprie spese "un officio di divotione " che vede l'intervento di ben tredici sacerdoti provenienti dalle parrocchie vicine. Bartolomeo non ebbe figli e neppure si sposò: l'intera sua eredità finì al fratello minore il marchese Gio: Battista che acquistò le parti dei fratelli Gaspare e Filippo.

Bartolomeo morì nel luglio 1630, forse colpito dalla peste.

I suoi beni a Cassago furono inventariati il 25 luglio 1631.

 

Ecco dunque l'elenco dei Beni lasciati nel eredità del quondam signor Bartolomeo Pirovano:

La Posessione della Torre nel loco di Cassago Pieve di Missalia Ducato di Milano detrato l'importanza del legato della vigna

et casa da nobile fatto al signor Giovanni Pirovano fratello ............. lire 13089

La scorta di detta Possessione, che sono mogia dieci formento solamente, come alli suoi libri appare ................... lire 150

La Posessione della casina nova, ò sia columbara posta nel detto Comune et apreciata detrata l'importanza de quattro pertiche di terra vendute dal detto fratello in segalina alli imperiali 380 in tutto .............. lire 13413

La scorta di detta posessione ............... lire 332

Pertiche 15 delle 22 e mezza de prati Robalij ............ lire 3000

Pezza di vigna posta sotto la somma de lire 654,10 datta in cambio al signor Annibale Nava per altri beni datti da lui nel Bagiolato ......... lire 654,10

Pezza di ronco detto il Dosso posto sotto la somma de ........ lire 725,12

Pezza di pascolo detto il dosso posto sotto la somma de ......... lire 600

La Casa da Pisonante nel loco di Cassago dove hora si fa il prestino posta sotto la somma de lire 1200

Li beni di Valbussera con obligo di pagare il livello o sia legato alla chiesa di Rovagnate de lire 10,15 all'anno ............ lire 3761

Pezzo di ronco detto in bagiolato pertiche 3 comprata dal fratello ..... lire 370,10

Pezza di vigna detto in bagiolato pertiche 3 comparata come sopra ... Lire 300

Pezza di terra parte Pascolo et parte Pascolo Boschivo detto il Dosso comprato dalli fratelli Delfinoni ........... Lire 150

Totale .............................. Lire 37747,05

 

Una pezza di vigna de pertiche comprata da Matheo rovello ........ Lire 200

Pezza di terra parte pascolo et parte bosco comprata dal signor Annibal Nava de pertiche 5 e mezza appellata il selvetto ................ lire 275

Un casso di casa nel luoco di Cassago comprato da Franceschina de fomagallo adi 29 settembre 1625 per istrumento rogato da Simon Meda ...... lire 100

Tutti li sudati beni posti sono nel luoco di Cassago pieve di Missaglia Ducato di Milano

 

la mettà delle due case grande e piccola in Milano Porta Vercellina parrocchia di sancto Vittore al Teatro toccateli in parte dalla eredita del Commun fratello il quondam cavalier Giulio Dominico Pirovano, come per in strumento di divisione rogato da ieronimo Burigozzo il di 1618 .... lire 15250

La mettà del livelo de lire 42 qual pagava Madona Ludovica de Festi sopra una casa posta in Porta Vercellina parochia sancto Giovanni et hora trasferta nel Hospital Maggiore con obligo pagare detto livello de lire 42 l'anno ....................... lire 510

Equalanza dovuta dal signor Giovanni Pirovano Commun fratello dovuta per la parte toccateli dal signor Cavaliere Pirovano sudetto alla parte toccata al quondam signor Bartolomeo sudeto come appare dal sudetto testamento di divisione .. lire 1991

Totale .................... lire 18326

 ..................... lire 37747,05

......................... lire 56073,05.

........................ lire 4978,10

Totale ...................... Lire 51094,15

Si deve levare dal antescritta somma il dovuto dalla eredita del quondam signor Bartolomeo Pirovano nostro fratello come dalle divisioni appare che furono fatte de beni lasciati nel eredità del quondam signor Giulio Dominico Pirovano cavaliere Hierosolimitano nostro fratello rogato da ieronimo Burigozo di Milano sotto il di 12 maggio 1618 .... Lire 4978,10

Quali lire 4978,10 sono dovute al signor Gasparo Pirovano nostro fratello et si devono pagare dalla eredità detta."

L'elenco fu ratificato dai fratelli Gaspare, Filippo e Giovanni Battista. A ciascuno di essi spettava un terzo dell'eredità pari a 17031,11 lire, ma Gaspare e Filippo vendettero le loro parti al fratello Questore Giovanni Battista. Questi in cambio diede al fratello Gaspare i suoi beni in Valbusera, valutati 3761 lire, oltre a 13270 lire in contanti, sempre in contanti pagò anche monsignor Filippo.