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Bartolomeo Pirovano (... - 1520 ca.)

Stralcio del testamento del 1517 di Bartolomeo Pirovano che ricorda Gottardo detto Colderarii de Rippa suo massaro di Cassago

Stralcio del testamento di Bartolomeo che ricorda Gottardo detto Colderarii de Rippa

 

 

BARTOLOMEO PIROVANO (... - 1520 ca.)

di Luigi Beretta

 

 

Il primo documento che ricorda la presenza della famiglia gentilizia dei Pirovano a Cassago risale al 1520. Il 9 settembre di quell'anno, "sano di mente ma malaticcio di corpo ", Bartolomeus de Pirovano Juris utriusque Doctor, figlio di Gaspare, decide di redigere il proprio testamento, poiché "non voleva morire lasciando le sue proprietà senza eredi e non ordinate." Bartolomeo Pirovano abitava a quel tempo a Milano nella sua casa da nobile presso la Porta Vercellina nella Parrocchia di san Vittore al Teatro. Bartolomeo dichiara di essere cattolico cristiano ed esprime la volontà di essere sepolto nella chiesa della sua parrocchia. Il testamento, redatto dal notaio milanese Paolo da Alzate, ne sostituisce uno precedente e costituisce una utilissima fonte di notizie, che riguardano sia la sua famiglia quanto i suoi possedimenti. Veniamo a sapere che aveva tre figlie monache in altrettanti monasteri milanesi, a cui assegna una rendita perpetua: sono Bianca, in sant'Apollinare, Mauritiana in sant'Agnese e Barbara nel convento delle Donne Vergini. Ha anche una sorella, Mansueta de Pirovano monaca in sant'Apollinare. Com'era consuetudine di quel tempo ordina ai propri eredi di costruirgli, nella chiesa di san Vittore al Teatro, una cappella sotto il titolo dei santi Gerolamo ed Ambrogio, al cui altare un sacerdote ogni giorno doveva celebrare una messa.

Questa chiesa, di origini paleocristiane, purtroppo oggi non esiste più perché fu abbattuta nel 1910. A perpetuarne il ricordo è rimasta solo la via S. Vittore al Teatro dove sorge il palazzo della Borsa: "al teatro" deriva dalla presenza in loco dei resti dell'antico teatro romano, la cui cavea che poteva contenere 7000 spettatori è parzialmente visitabile negli edifici adiacenti. Bartolomeo ordina quindi di assicurare la dote a dodici giovani e povere fanciulle in età da marito, affinchè possano sposarsi. Nel testamento Bartolomeo non si scorda delle sue origini brianzole: alla chiesa di S. Vittore di Missaglia lascia infatti duecento lire imperiali, altre quattro vuole siano donate ogni anno alla chiesa dei santi Silvestro e Alessandro in Campostulis a Lomagna, mentre, sempre a Lomagna, impone agli eredi di istituire una cappellania nella chiesa di S. Pietro con obbligo di celebrare una messa giornaliera. Atti conservati nell'Archivio diocesano di Milano confermano l'esistenza di questo legato (Archivio Storico Diocesano di Milano, sec. X, Missaglia, vol. XXVII, q. 18): Bartolomeo avrebbe fondato un legato di tre Messe settimanali, di cui una nel giorno di festa, con un rogito del notaio milanese Paolo Alciati in data 27 agosto 1520.

Il legato era a suffragio della sua anima e di quella dei suoi avi e obbligava gli eredi a versare ogni anno 25 lire imperiali. La rendita necessaria proveniva da un fondo affittato a questo scopo. Agli eredi spettava la nomina del cappellano che doveva soddisfare il legato ad un altare della chiesa di san Pietro. Fra gli eredi del ramo di Lomagna scopriamo un Alessio Pirovano, figlio di Luca, che il 22 agosto 1538 dispone un versamento di 6 lire imperiali ogni anno a favore della chiesa. Le proprietà di Bartolomeo erano diffuse specialmente in Brianza: aveva possedimenti a Tabiago, che vengono ereditati dalla figlia Lodovica o Lodovisia, che aveva sposato il nobile Marc'Antonio de Arexio, a Hoè, a Mirabello, a Missaglia, a Osnago, a Cassago, a Tremonte, a Monza, a Montevecchia. Nel testamento vengono citati anche i contadini e gli uomini di fiducia che lavoravano per lui nelle sue proprietà, ai quali rimette alcuni debiti che avevano contratto con lui: fra questi troviamo i figli di un certo Gottardo detto Coldirario de Rippa che era stato il suo massaro a Cassago. Altri suoi lavoranti in questo luogo furono probabilmente anche Blasino de Rippa e i figli di Zanone de Brambilla a cui condona similmente tutti i loro debiti. La casa di famiglia di Milano viene assegnata a sua sorella Lucia, che era sempre vissuta assieme a lui. Il grosso dell'eredità, che viene descritta nel testamento rogato il 3 settembre 1517, di cui non conosciamo la minuta, passa in parti uguali ai figli Filippo Maria e Tommaso.

L'atto fu steso a Milano nella casa d'abitazione di Bartolomeo Pirovano alla presenza di notabili e testi che rivelano l'importanza della famiglia. Sono citati il parroco della chiesa di S. Vittore, Francesco de Meda, un altro sacerdote della stessa parrocchia, Hieronimo di Desio, i nobili Francesco de Marliano, Lodovico de Marliano, Giovanni Antonio da Giussano e Bertola de Rizijs. Bartolomeo stese qualche mese dopo un codicillo al testamento, che modificava parzialmente alcuni obblighi degli eredi nella costruzione della cappella funeraria nella chiesa di san Vittore a Milano, ma che lasciava inalterata la divisione dei beni definita precedentemente. I possedimenti di Cassago furono assegnati a Filippo Maria Pirovano, poiché compaiono nel suo asse ereditario. Filippo Maria si sposò con la nobildonna Helena Triultia. Per motivi ereditari legati alla nuova parentela Filippo Maria assunse come nuovo nome quello di Gaspare Triultio I°. Il titolo Triultio sarà mantenuto anche dai suoi eredi in linea primogenitale fino alla quarta generazione.

 

Bartolomeo fu effettivamente sepolto nella chiesa milanese di San Vittore al Teatro. Come ricorda Vincenzo Forcella nel vol. I delle sue "Iscrizioni Milanesi" a pag. 33, fu posizionata anche una lapide con la dicitura:

AVITUM SEPULCRUM

A SP. ET CLARISSIMO I. V. D

D. BARTOLOMEO PIROVANO

CONDITUM ANNO MDIII

COM. D. THERESIA

MODRONA PIROVANA

DE VICECOMITIBUS

RESTAURAVIT

SACELLUM

ORNAVIT

ANNO MDCXCIIII

La lastra in marmo bianco era incassata all'interno dell'arco sinistro della terza cappella di destra. Il testo afferma che la contessa Teresa Modroni Visconti Pirovano nel 1694 fece restaurare il sepolcro posto innanzi la propria cappella, la terza a destra, che fu realizzata nel 1503 e dove giace il signor Bartolomeo Pirovano dottore in entrambe le leggi. A questa cappella legò un officio annuale di sei sacerdoti e 30 messe.