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CONVENTI agostinianI: Fivizzano

Trittico reliquario di fine XVI secolo conservato presso la Biblioteca Civica di Fivizzano (MS)

Trittico reliquario di fine XVI secolo (Biblioteca Civica di Fivizzano)

 

 

CONVENTO AGOSTINIANO DI FIVIZZANO

tesi di Paolo Bruni Anno accademico 2003-2004

Università degli Studi di Parma

Relatore: Caterina Rapetti

Correlatore: Giuseppa Zanichelli

 

 

 

INTRODUZIONE

 

La scelta dello studio del trittico-reliquiario di Fivizzano nasce dal duplice desiderio di voler analizzare un'opera artistica quasi sconosciuta ed il suo contesto storico, per contribuire alla valorizzazione del patrimonio culturale della Lunigiana, non ancora adeguatamente indagato. Il primo riferimento alla provenienza romana del trittico si trova in un documento del XVIII secolo, realizzato da Pier Carlo Vasoli, medico fivizzanese e appassionato di storia locale. Nella sua trascrizione del documento di autentica delle reliquie destinate ad essere inserite nel trittico, viene fatto un preciso riferimento alla chiesa romana da cui queste erano state prese.

Dopo questa prima testimonianza non vi è traccia d'ulteriori indagini sull'argomento, ad eccezione di una breve scheda realizzata dalla professoressa Antonella Capitanio dell'Università di Pisa, in occasione di una mostra sulle sopravvivenze del convento agostiniano di Fivizzano, tenutasi nel 1996 all'interno della biblioteca comunale sorta proprio i locali dell'ex convento. Durante la ricerca sono state coinvolte diverse biblioteche di Roma, proprio con l'intento di individuare i prototipi delle miniature inserite all'interno del trittico. A tal fine, si sono dimostrate particolarmente importanti le ricerche svolte sul ricco materiale iconografico conservato presso alcuni Istituti romani quali la Biblioteca Hertziana, la Biblioteca Nazionale e la Biblioteca del Vaticano, oltre al prezioso contributo fornito dalla consultazione dei volumi delle Biblioteca Angelica. Proprio attraverso queste fonti è stato possibile individuare alcuni dei modelli a cui si ispirano le immagini del trittico. E' stato ad esempio possibile riconoscere nella miniatura dell'Ultima Cena un riferimento diretto ad un disegno di Raffaello, diffuso poi nelle versioni a stampa di Marcantonio Raimondi e del suo allievo Marco Dente. L'artista era infatti all'epoca a Roma per affrescare le Stanze Vaticane.

I notevoli punti di contatto riscontrati lasciano pochi dubbi sulla validità dei modelli iconografici individuati. Un ulteriore contributo è stato l'aver rintracciato il prototipo della miniatura che raffigura la scena della Flagellazione. Anche in questo caso l'identificazione del modello è stata possibile grazie ad una prima fase di ricerca documentaristica, seguita da un'indagine sul campo. In questo caso il modello non era un disegno o una stampa, ma un affresco realizzato da Sebastiano del Piombo nella chiesa di S. Pietro in Montorio a Roma, la Flagellazione, da lui affrescata attorno al 1520 nella cappella Borgherini. Quest'opera presenta notevoli punti di contatto con la miniatura del trittico di Fivizzano che riproduce l'analogo tema. Un aspetto particolarmente interessante della ricerca è stato l'aver individuato il motivo della presenza del tema della Flagellazione al posto della Crocifissione, ben più significativo. La mancanza di questo soggetto è apparsa subito singolare, non solo perché difficilmente si spiega l'assenza di un tema così centrale in una serie d'immagini che riproducono alcune delle tappe della Passione, ma soprattutto per il fatto che l'Ordine Agostiniano ha mantenuto sino alla fine del XVII secolo come soggetto del proprio stemma, proprio l'immagine della Crocifissione con ai piedi S. Agostino e Santa Monica.

Particolare del Trittico reliquario di fine XVI secolo conservato presso la Biblioteca Civica di Fivizzano (MS)

Particolare del Trittico reliquario

La mancanza di questo tema non poteva essere casuale e doveva trovare una precisa spiegazione. Grazie al contributo di alcuni padri agostiniani della la Chiesa di Sant'Agostino di Roma, è stato possibile stabilire che la presenza del tema della Flagellazione, in sostituzione di quello più comune della Crocifissione, trova giustificazione nella presenza all'interno del trittico-reliquiario di Fivizzano di una preziosa reliquia proveniente proprio dalla Colonna della Flagellazione. Il soggetto raffigurato nella miniatura può essere quindi letto come il frutto della volontà del committente di valorizzare l'importante reliquia contenuta nel trittico. Molto lontano da Roma, in Provincia di Lecco, a Cassago Brianza, è stato molto proficuo l'incontro di alcuni studiosi dell'Associazione Storico-Culturale di S. Agostino per lo studio dell'opera.

La conoscenza di questo Istituto è avvenuta in modo del tutto casuale, movendo dalla ricerca di centri agostiniani si è approfondito il significato dell'iconografia dell'Ordine.

Con l'aiuto del Prof. Luigi Beretta si è rintracciato un altro possibile modello romano dal quale ha tratto spunto il miniatore del trittico. Questa volta il soggetto in questione è la scena dell'Estasi di Ostia, che vede protagonisti Sant'Agostino e Santa Monica. Anche in questo caso, dopo una prima ricerca documentaristica, è stato possibile procedere ad un'analisi diretta del soggetto, un affresco realizzato da Giovan Battista Ricci nella Cappella di Santa Monica presso la chiesa di Sant'Agostino in Campo Marzio a Roma. Si tratta di un'opera contemporanea o di poco precedente la realizzazione del trittico, e pertanto resta aperta l'ipotesi che entrambe facciano riferimento ad un comune modello. Ancora una volta appare significativa l'affinità tra le due scene. Infine, un ultimo contributo alla ricerca è stato possibile grazie alla collaborazione di alcuni membri del Centro Studi Agostino Trapè, con sede a Tolentino, presso la Biblioteca Egidiana istituita dagli Agostiniani del Convento di San Nicola. Grazie a loro, ed in particolare a padre Orlando Ruffini, responsabile della catalogazione, si è rintracciato un ulteriore modello per una delle miniature, sempre di provenienza romana, che riproduce San Nicola di Tolentino in preghiera.

Il modello in questo caso non è un affresco ma una stampa realizzata da Adrian Collaert nella seconda metà del XVI secolo. Sappiamo che la sua bottega in quegli anni era attiva proprio a Roma e questo avvalora l'ipotesi di una conoscenza del soggetto da parte del miniatore, che come constatato, ha ricavato la maggior parte delle proprie immagini da modelli legati all'ambito romano. L'ultima fase della ricerca si è incentrata sullo studio della realtà socio-culturale in cui gravitava il Convento di S. Agostino di Fivizzano, con l'obiettivo di delineare un quadro il più approfondito possibile, sulla vita dei suoi membri e sulla loro organizzazione. E' così emersa una realtà inaspettata e molto interessante che vede il convento come un centro di formazione d'importanti personaggi, i cui destini li avrebbero portati a giocare ruoli rilevanti non solo nella vita economica e sociale locale, ma anche nelle alte sfere ecclesiastiche e nelle principali scuole di teologia. Di questo illustre passato, oggi purtroppo restano solo poche testimonianze.

 

 

Sento di dover esprimere la mia particolare gratitudine

a Mons. Brian Sullivan, Rettore dell'Istitutum Patristicum Augustinianum in Roma, per il prezioso contributo

al dott. Luigi Beretta del Centro Studi di S. Agostino presso Cassago Brianza, studioso di iconografia agostiniana

a padre Orlando Ruffini, bibliotecario del Centro Studi Agostino Trapè presso il convento di San Nicola di Tolentino

alla prof.ssa Grazia La Ferla, docente di Paleografia e diplomatica presso l'Università degli Studi di Parma

alla dott.ssa Paola Brianti, direttore responsabile del mensile di politica e cultura Enne Effe di Roma, per la preziosa collaborazione

al prof. Enrico Mazza, docente di Teologia presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

al dott. Pietro Tedeschi, esperto di storia locale della Lunigiana

alla prof.ssa Vanja Strukelj, docente di Storia della Critica d'arte presso l'Università degli Studi di Parma