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Trittico reliquario di fine XVI secolo (Biblioteca Civica di Fivizzano)
APPENDICE N° 2: I SANTI VENERATI NEL RELIQUIARIO
Nell'osservare e studiare il trittico reliquiario di Fivizzano, appare chiaro la scelta delle immagini e delle reliquie in esso contenute sia il risultato di un preciso programma mirato a offrire alla venerazione dei fedeli un volto ben preciso del cattolicesimo post-tridentino. Realizzato a poco più di trent'anni dalla fine del Concilio di Trento, questo oggetto manifesta il forte bisogno della cultura cattolica di riaffermare quei capisaldi della propria fede che il protestantesimo aveva così duramente attaccato. Vengono così presentati alla venerazione la figura di Cristo, quella di Maria, e insieme quella dei Santi.
Così come per le miniature anche le reliquie seguono uno schema ben preciso, che ha previsto l'inserimento di reliquie dei Confessori nell'anta destra, quelle dei Martiri nel corpo centrale e quelle delle Vergini nell'anta sinistra. Nella liturgia cattolica vengono chiamati confessori quei santi che, contrariamente ai martiri, sono morti per cause naturali. Il termine risale all'epoca dei primi cristiani, quando vi era la necessità di distinguere tra i martiri, uccisi nelle persecuzioni ed i confessores che, se pur torturati, erano invece sopravvissuti. Secondo la tradizione le preghiere che vengono loro rivolte, hanno la funzione di ridurre le pene ultraterrene dei peccatori. [1]
A partire dal medioevo questo titolo viene concesso durante le canonizzazioni dei santi, escludendo però le figure femminili. I confessori non hanno uno specifico simbolo distintivo dato che il libro che spesso compare tra le loro mani è un particolare generico che accomuna anche altre figure religiose come gli apostoli, le sante ed i martiri. Nel corpo centrale sono conservati i resti mortali dei martiri. Martire significa "testimone" in quanto "il cristiano che confessi la propria fede in Gesù sino alla morte, testimonia la signoria di Cristo. Anzi il Cristo vivente testimonia in lui la potenza della propria risurrezione. Il martire diventa una realtà sola col Crocifisso-Risorto e rende a Dio la medesima testimonianza di fedeltà". [2]
Con l'appellativo di martire vengono identificati coloro che hanno dato la vita in nome della fede cristiana. [3] Il termine deriva dal greco martyrein e significa testimoniare, in questo con riferimento diretto alla più alta dimostrazione di fede di cui viene data prova con l'accettazione della morte. Secondo la tradizione, il primo persecutore dei cristiani è stato Nerone. Nel diritto romano non vi è però traccia di leggi contro i cristiani. Le persecuzioni quindi hanno sempre avuto un carattere periodico e locale, essendo il frutto di decreti specifici. Il culto dei martiri era localizzato sul luogo dove era stato sepolto il santo e la commemorazione liturgica si svolgeva nel giorno della sua morte. [4]
I martiri vengono venerati soprattutto nel giorno della loro rinascita, che coincide con quello del loro martirio e non nel giorno della nascita come comunemente si intende. Il loro sacrificio estremo ha infatti permesso ai martiri di raggiungere una pienezza di vita che si concretizza con il loro ingresso nella Gerusalemme celeste. Sappiamo inoltre che " la celebrazione dell'anniversario dei martiri induce ogni chiesa locale a compilare un elenco dove, accanto ai nomi dei confessori di fede, si menziona la data della loro morte e il luogo della deposizione". [5]
Lo sportello sinistro del trittico presenta invece per la maggior parte, resti appartenenti a Vergini e Sante. Queste figure femminili di santità sono portatrici di un analogo messaggio di speranza. Il compito principale svolto dai santi, dai martiri e dalle sante è infatti quello di essere degli intercessori più a portata, se così si può dire, per i fedeli. Il santo viene infatti percepito come il più tangibile mezzo di collegamento a Dio. Spesso la devozione popolare rivolgeva le proprie suppliche a questi intercessori, con la convinzione che la risposta della grazia divina sarebbe stata più pronta nella risposta, proprio grazie all'aiuto fornito ai fedeli da parte dei santi.
Partendo dalle reliquie contenute nel trittico di Fivizzano ed avvalendosi dell'aiuto all'identificazione dei santi offerto dalla presenza dei cartigli, è possibile tracciare un breve profilo di questi personaggi per cercare di indagare su quale sia stata la ragione che ha spinto il Molari nella scelta di queste e non di altre reliquie. Nello sportello destro sono presenti cinquanta reliquie. Di queste è stato possibile identificare i resti dei seguenti santi: S. Agostino, S. Gerolamo, S. Giovanni Crisostomo, S. Tommaso D'Aquino, S. Alberto, S. Domenico, S. Francesco, S. Paolo Eremita, S. Antonio Abate, S. Amodeo e S. Rocco. Le reliquie appaiono disposte in ordine cronologico, partendo dai primi secoli del cristianesimo con Agostino, fondatore dell'omonimo Ordine e poi passando a santi del Medioevo. Tracciamo un breve profilo di questi santi.
Sant'Agostino è il più grande e più influente vescovo e teologo del cristianesimo occidentale antico. Nato nell'Africa romana in quella che oggi è l'Algeria nel 354 presso la città di Tagaste, ha padre pagano e madre cristiana. Durante la giovinezza, Agostino rifiuta gli insegnamenti cristiani la cui umiltà è per lui troppo distante dai principi classici sui quali si basava la sua prima educazione. [6]
Divenuto professore di retorica, dopo aver insegnato in Africa, arriva in Italia ed è proprio a Milano che avviene il determinante incontro con il vescovo della città Ambrogio. Sono infatti le parole di Ambrogio a convincere Agostino a convertirsi e a dedicarsi alla vita monastica. Tornato in Africa, viene nominato vescovo della città di Ippona dove rimane sino alla morte avvenuta nel 430 d.c. La carica di vescovo, che per la sua umiltà egli vive sempre come un onere gravoso, lo porta a ricoprire i ruoli di predicatore, giudice, esegeta, teologo raffinato e ricercato scrittore. [7]
Egli scrive ben novantatré opere tra le quale le più importanti sono ritenute le Confessiones, i Soliloquia, il De Trinitate e il De Civitate Dei. [8] Durante il medioevo i testi di Agostino vengono inserite tra le cosiddette auctoritates, opere basilari del sapere antico cui si faceva continuamente ricorso e che venivano commentate di frequente. Anche all'epoca della Riforma, sia cattolici che protestanti, analizzano attentamente i suoi scritti, principalmente sul tema del libero arbitrio e della salvezza. Gli insegnamenti che Sant'Agostino aveva lasciato alla propria comunità divengono regola di vita per molti ordini monastici, in primo luogo Agostiniani. La presenza di reliquie appartenenti a Sant'Agostino non può stupirci, dato che, il committente dell'opera è un agostiniano e che il trittico reliquiario era destinato al convento che quest'Ordine aveva fondato a Fivizzano nella seconda metà del XIV secolo. [9]
San Girolamo, nato nel 347 in una località non precisata nelle vicinanze di Aquileia, come Agostino, riceve un'educazione classica. Recatosi a Treviri dopo gli studi, si converte alla vita monastica ed intraprende un viaggio in Oriente durante il quale studia il greco. La conoscenza di questa antica lingua gli permette un approccio diretto agli scritti di Origene che in parte traduce. Divenuto sacerdote, si reca nuovamente a Roma dove diviene segretario del papa Damaso, dal quale riceve l'incarico di rivedere il testo latino della Bibbia, ormai considerato superato. Alla morte di Damaso non viene scelto come suo successore e per la delusione lascia Roma per recarsi prima in Africa e poi in Medio Oriente. A Betlemme fonda monasteri e qui muore nel 420. Già noto ai suoi contemporanei per la conoscenza delle lingue, Gerolamo ci ha lasciato diversi scritti tra i quali figurano traduzioni, opere di carattere storico, esegetico, lettere, sermoni e scritti polemici. Il merito principale di Gerolamo è quello di aver realizzato la nuova versione latina della Bibbia passata alla storia con il nome di Vulgata, che resterà in uso presso la Chiesa cattolica sino al XIX secolo. [10]
Le più consistenti reliquie del santo sono conservate dal XIII secolo nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Roma. [11]
San Giovanni Crisostomo, uno dei quattro Padri della Chiesa orientale. La sua nascita viene tradizionalmente fatta risalire al 345 presso Antiochia. Dopo gli studi presso la scuola esegetica antiochena, Giovanni si dedica alla vita ascetica e nel 386 d.c. viene ordinato sacerdote. Divenuto vescovo di Costantinopoli nel 397, gode della fama di abile oratore, a tal punto che a partire dal VI secolo, viene soprannominato Crisostomo, il cui significato è quello di "bocca d'oro" con riferimento alle sue straordinarie doti oratorie. Ma questa sua abilità gli si volge contro quando attacca la corruzione della nobiltà di Costantinopoli, tanto che nel 403 d.c. Giovanni viene deposto ed esiliato. Dei suoi numerosi scritti è soprattutto apprezzata la capacità di trasmettere una visione d'insieme della teologia del suo tempo. [12]
San Tommaso d'Aquino. Con questo santo ci si allontana dai primi secoli del cristianesimo per passare al Medioevo. Tommaso viene infatti alla luce nel castello di Roccasecca presso Napoli nel 1225 ed appartiene ad una nobile famiglia. Educato nel convento di Montecassino, entra nell'Ordine Domenicano contro il volere dei genitori. Studia teologia prima a Parigi poi a Colonia dove incontra il domenicano Alberto Magno. Divenuto docente di teologia, insegna presso l'Università di Parigi. Nel 1274 si spegne presso l'abbazia cistercense di Fossanova. Oggi i suoi resti si trovano presso la chiesa di Saint-Etienne a Tolosa. Chiamato con il titolo di doctor communis, Tommaso è il caposcuola della teologia scolastica. A lui vanno ricondotti molti testi a tema filosofico, teologico e mistico. [13]
San Alberto
Nasce nel 1205 in Svevia all'interno di una famiglia nobile. Trasferitosi a Padova nel 1223, entra a far parte dell'Ordine di San Domenico. Diviene docente del nuovo Studium Generale di Colonia, dove tra i suoi allievi figura anche Tommaso d'Aquino. Oltre che nell'attività di predicatore si distingue anche nell'ambito filosofico e scientifico. La lettura di Aristotele gli consente una lettura critica e razionalistica del creato, senza mai perdere il rapporto con i principi teologici. I suoi scritti sono d'importanza capitale per lo sviluppo del pensiero occidentale. [14]
San Domenico
Domenico nasce in Spagna nel 1170 da famiglia nobile. Dopo aver preso gli abiti religiosi, nel 1215, fonda a Tolosa una comunità mobile di predicatori ai quali richiede una profonda erudizione e la scelta di una vita votata alla povertà. Sino al 1216, anno dell'approvazione ufficiale dell'Ordine Domenicano, la Regola adottata è quella di Sant'Agostino. Domenico aveva fondato un ordine i cui scopi principali erano l'erudizione, la celebrazione della liturgia e l'aspirazione alla perfezione spirituale. [15]
San Francesco
Il suo messaggio ha una portata rilevante all'interno della Chiesa d'Occidente e la popolarità di cui gode il santo, ha fatto sì che le vicende della sua vita siano molto conosciute. Nato ad Assisi nel 1181 da famiglia benestante, trascorre una giovinezza spensierata basata sugli ideali cavallereschi. Convertitosi intorno al 1205, Francesco si fa imitatore di Cristo, sino a portare le sue stesse piaghe. Da quel momento la sua sposa diviene la Povertà. Nel 1209 papa Innocenzo III approva oralmente la sua Regola. Poco dopo riceve la tonsura e può così finalmente dedicarsi alla predicazione che comincia a svolgere dalla cappella della Porziuncola, in una zona a sud di Assisi, dove nel giro di breve tempo Francesco fonderà il suo primo monastero. L'aumento del numero dei seguaci rende necessaria una modifica della Regola che viene approvata in maniera ufficiale nel 1223 con la bolla di papa Onorio III. Nel 1226, Francesco si spegne dopo aver ricevuto le stigmate. Su questo santo sono nate nel corso del tempo moltissime storie e leggende, la maggior parte delle quali, tende ad avvicinare la figura del poverello di Assisi a quella di Gesù stesso. [16]
Seguono le reliquie di San Paolo Eremita con le quali si ritorna ai primi secoli del Cristianesimo. Noto come Paolo di Tebe, di lui si hanno poche notizie. Considerato il primo eremita, Paolo discende da nobile famiglia cristiana. Nella metà del III secolo lascia Tebe per sfuggire alle persecuzioni contro i cristiani, volute dall'allora imperatore Decio, e comincia a vivere nel deserto. La solitudine e la meditazione caratterizzano la sua vita tanto che solo Sant'Antonio abate ebbe il privilegio di visitarlo prima della sua morte. Una tradizione, che si ricollega soprattutto ai racconti di san Gerolamo, vuole che il santo abbia vissuto nel deserto per circa sessant'anni, ricoperto solo da un abito realizzato con foglie di palma e nutrendosi del cibo portatogli ogni giorno da un corvo. [17]
Sant'Antonio Abate
Nel nostro trittico, le sue reliquie seguono quelle di S. Paolo Eremita, quasi a voler rimarcare il legame che unì anche nella vita i due eremiti. Secondo il racconto agiografico era stato Sant'Antonio a seppellire nel deserto i resti mortali del compagno di fede, dopo aver visto la sua anima volare nel cielo. Nato nel 252 d. C. anche Antonio proviene da una famiglia egiziana. Dopo aver ascoltato in chiesa la lettura di un passo del Vangelo di Matteo, decide di dedicarsi alla vita ascetica. Recatosi nel deserto alla ricerca della solitudine necessaria alla meditazione, Antonio vuole combattere il demonio che si materializza nei suoi vizi. Seguendo l'esempio di Cristo, cerca di raggiungere la perfezione. La particolarità del suo percorso spirituale è l'aver vissuto l'ideale monastico all'interno di una comunità, dando così origine al cenobitismo. Sul suo esempio sorsero diverse comunità monastiche sia in Oriente che in Occidente. [18]
San Amedeo
Nato a Thonon nel 1435, Amedeo è figlio del duca di Savoia. Nel 1459 in occasione del concilio di Mantova, lo troviamo come fiero promotore della crociata per la liberazione di Costantinopoli all'epoca occupata dai Turchi. Divenuto duca della Savoia alla morte del padre, Amedeo si distingue come saggio amministratore del proprio Stato. Famoso per la sua liberalità, a lui si deve la costruzione di numerose chiese e monasteri. Malato di epilessia, malattia che egli considera una grazia del Signore, muore nel 1472 a Vercelli. La devozione popolare lo proclama ben presto santo, ma è solo nel 1677 che ha luogo la canonizzazione. Dunque è stato inserito tra i santi nel reliquiario, prima della proclamazione ufficiale della sua santità.
La serie di reliquie contenute all'interno dello sportello destro del trittico di Fivizzano, si conclude con i resti di San Rocco.
San Rocco
Nato a Montpellier nel 1295 da una ricca famiglia, alla morte dei genitori, Rocco dona i propri beni ai poveri e dedica la vita ai pellegrinaggi e all'assistenza dei malati di peste che incontra durante i suoi spostamenti. Nel 1320 presso Piacenza, viene colpito dal terribile morbo, ma secondo la narrazione agiografica si salva miracolosamente grazie ad un cane che gli portava il pane e ad un angelo che curava le sue piaghe. I resti del santo vengono trafugati nel 1485 e portati a Venezia dove viene fondata la Scuola di San Rocco, confraternita dedita alla cura degli ammalati. La sua esperienza di pellegrino ha fatto si che gli siano dedicati molte chiese, cappelle ed ospizi. [19]
Nel corpo centrale del trittico di Fivizzano sono raccolte le reliquie dei martiri. Tra questi il primo è San Atanasio. Nato ad Alessandria nel 296 d.c. Atanasio è uno dei principali garanti dell'ortodossia contro il dilagare dell'arianesimo. Ad Alessandria studia teologia e nel 328 d.c. diviene vescovo della città. Tra le sue opere ci restano i suoi interventi al concilio di Nicea, i commenti della Bibbia e alcuni scritti ascetici tra i quali spicca la Vita Antonii. Il suo merito principale è stato quello di aver contrastato la teoria di Ario. [20]
Sant'Eugenio
Una passio del IX secolo lo vuole cittadino romano. Nominato vescovo da San Dionigi l'Aeropagita, esercita questa carica presso la città di Toledo. Eugenio subisce il martirio, vittima della persecuzione contro i cristiani. Le sue reliquie vengono raccolte nella chiesa di Deuil da dove in seguito vengono trasferite nell'abbazia di san Dionigi presso Parigi e da qui a Brogne.La peregrinazione delle reliquie del santo si conclude nel 1565 con il trasferimento del suo corpo a Toledo.
I Santi Cosma e Damiano
Sono ritenuti i più importanti medici santi dell'antichità. I due fratelli erano cristiani di Siria che prestavano assistenza gratuitamente a uomini ed animali. Spesso considerati versione cristiana dell'antico culto di Castore e Polluce, la loro venerazione trae origine soprattutto dalla cura cristiana dei malati. Nel corso dei secoli sono circolate molte varianti del racconto agiografico che li riguarda e una di queste vuole che i due fratelli siano stati martirizzati sotto gli imperatori Diocleziano e Massimiano. Non del tutto chiara è la tipologia di martirio al quale furono sottoposti dato che le varie leggende parlano di torture, tentativi di annegamento, rogo, lapidazione ecc. Uno dei principali luoghi di culto di Cosma e Damiano era Costantinopoli dove ai due fratelli era stata dedicata una chiesa meta di malati che vi si recavano in cerca di una guarigione miracolosa. [21]
San Fabiano
Pontefice romano dal 236 al 250 d. C., Fabiano promuove il consolidamento e lo sviluppo della Chiesa. Con l'uccisione dell'imperatore Filippo l'Arabo ha fine un periodo di relativa tranquillità e tolleranza religiosa al quale fa seguito la restaurazione del culto pagano voluta dal nuovo imperatore Decio. Fabiano rifiuta di prestare giuramento all'antica religione romana e paga questa sua scelta con la prigione, dove viene lasciato morire di fame. I suoi resti vengono sepolti nelle catacombe di San Callisto sulla Via Appia. [22]
San Crispino
La tradizione lega questo personaggio a San Crispiniano. Entrambi vengono martirizzati sotto Diocleziano nel 287 d.c. Per sfuggire alla persecuzione di questo imperatore, i due si rifugiano in Francia presso Soissons e qui, grazie all'intercessione miracolosa di alcuni angeli che portavano loro ogni notte del cuoio, danno prova di spirito cristiano realizzando scarpe per i poveri. Vittime della persecuzione verso i cristiani, i due vengono imprigionati e decapitati.
San Dionigi
Dal IX secolo, tre persone sono state identificate con questo nome e nel corso della storia le loro vicende si sono confuse rendendo difficile l'identificazione corretta di questo personaggio. Eusebio di Cesarea nella sua "Storia Ecclesiastica" del IV secolo d. C. ci informa di un Dionigi, convertito al cristianesimo dopo aver ascoltato un discorso di San Paolo nell'areopago, fu il primo vescovo della sua città. All'inizio del VI secolo un autore probabilmente di origine siriaca, sotto il nome di Dionigi, realizza una serie di scritti imbevuti di neoplatonismo. Le opere di quest'autore, chiamato Dionigi Pseudo Aeropagita in quanto si dice discepolo di San Paolo, vengono tradotte da Giovanni Scoto Eriugena che le rende così accessibili al mondo occidentale. Nel IX secolo questo autore viene identificato con un terzo Dionigi, vescovo di Parigi martirizzato nel III secolo presso Montmartre. Il racconto agiografico vuole che il santo, decapitato dopo aver ricevuto dallo stesso Gesù l'ultima comunione, abbia camminato verso la chiesa di Saint-Denis reggendo tra le mani la propria testa e qui sia stato deposto. [23]
San Pancrazio
Martirizzato sotto l'imperatore Diocleziano a soli quattordici anni per essersi rifiutato di rinnegare il credo cristiano. Morto all'inizio del IV secolo d.c. Pancrazio viene sepolto nel cimitero di Ottavilla sulla via Aurelia.
San Giacomo
Fratello di San Giovanni Evangelista, Giacomo segue Gesù sin dall'inizio della sua predicazione e cade vittima della prima persecuzione giudaica. Imprigionato in seguito alla persecuzione voluta da Erode Agrippa, Giacomo viene flagellato e muore nel 42 d.c. Il racconto agiografico lo vuole primo evangelizzatore della Spagna. Le sue spoglie sono conservate nel santuario di Compostela, meta di pellegrinaggio da tempi remoti. Una delle numerose leggende che lo riguardano, fa di San Giacomo un prode difensore della cristianità di fronte alla minaccia araba in terra spagnola. [24]
San Cristoforo
E' uno dei santi più popolari a partire dal V secolo. Il nome significa "portatore di Cristo". Su di lui sono state scritte moltissime leggende, alcune delle quali lo vogliono morto per decapitazione, mentre altre per annegamento. Il più noto di questi racconti fa di lui una sorta di gigante che su consiglio di un eremita aiuta i pellegrini nell'attraversare un fiume, nel tentativo di servire il padrone più potente del mondo. Un giorno al suo cospetto si presenta Cristo sotto le sembianze di un bambino e mentre Cristoforo si trova nel mezzo del fiume, il peso del fanciullo si fa insopportabile. Di fronte a questo evento miracoloso, Cristoforo capisce di trovarsi al cospetto del Signore. Dopo aver ricevuto il battesimo, si dedica alla predicazione che viene interrotta solo a causa del suo martirio. [25]
San Sebastiano uno dei primi martiri cristiani e senza dubbio uno dei santi cristiani più venerati. Secondo un racconto riportato da Ambrogio, Sebastiano nasce a Milano e viene martirizzato in Roma nella seconda metà del IV secolo. Una leggendaria Passio lo cita come ufficiale della guardia imperiale di Diocleziano. Da questo imperatore viene condannato ad essere trafitto con le frecce, ma sopravvissuto viene ucciso a colpi di bastone. Sempre una fonte leggendaria vuole che il corpo del santo sia stato sepolto nelle catacombe che sorgevano sulla Via Appia. A questo santo viene tradizionalmente ricollegata la fine della terribile pestilenza che aveva colpito Roma nel 680 d.c. Da quel momento Sebastiano viene invocato assieme a San Rocco come protettore da questa malattia. [26]
La serie dei martiri si conclude con la figura di San Vincenzo. Diacono spagnolo, è il martire più celebre della penisola iberica. Il suo martirio risale agli inizi del IV e rientra nella serie di persecuzioni contro i cristiani, volute dall'imperatore Diocleziano. Incarcerato e processato, Vincenzo viene martirizzato nella città di Valencia. Dopo la sua morte si verificano due eventi miracolosi. Il racconto agiografico vuole infatti che, dopo le torture, il corpo del santo sia stato gettato in un campo alla mercé degli animali, ma improvvisamente giunge un corvo che lo difende tenacemente il corpo del santo. I resti, avvolti in un sacco con dentro una pietra vengono gettati in un fiume, ma il sacco resta miracolosamente a galla e viene recuperato dai cristiani che gli danno degna sepoltura. Le leggende sorte attorno ai martiri dei primi anni del cristianesimo sono numerose e si basano su alcuni topoi ricorrenti quali lunghe torture, miracoli effettuati dal martire, conversione dei carcerieri e dei carnefici, apparizioni di Gesù e di santi nella cella del condannato, protezione miracolosa dei resti mortali del santo. [27]
Nell'anta destra del reliquiario, sono inseriti prevalentemente i resti di sante e martiri, per lo più identificate con l'appellativo di Vergini. Dalla lettura dei cartigli che accompagnano le reliquie è stato possibile identificare le seguenti sante: S. Agnese Vergine, S. Barbara Vergine, S. Lucia Vergine e Martire, S. Apollonia Vergine e Martire, S. Orsola, S. Marta Vergine e Martire, S. Brigida Vergine e Martire, S. Monica Vedova, S. Chiara Vergine, S. Massenzia, S. Afra Martire, S. Zita Vergine.
Il martirio di Agnese avviene a Roma, sua città natale, nel IV secolo d.c. Poche sono le notizie su di lei, è incerto se si sa se sia stata martirizzata sotto Diocleziano o Valeriano.
Una leggenda del VI secolo parla di Agnese come vergine consacrata a Gesù che rifiuta le nozze con il figlio del prefetto romano. Per punizione la ragazza viene trascinata nuda in un bordello e i suoi capelli crescono miracolosamente sino a rivestirla completamente. Condannata al rogo, dato che per un nuovo miracoloso intervento le fiamme non la bruciano, viene uccisa con un pugnale. Alla santa viene dedicata una basilica a Roma sulla via Nomentana, fatta erigere nel 350 d.c. da Costanza, figlia di Costantino. E' quindi la volta di Santa Barbara di Nicomedia. Una leggenda vuole che la Vergine sia stata martirizzata sotto il regno di Galerio. Imprigionata in una torre dal padre, Barbara si converte al cristianesimo. Fuggita dalla prigione, viene però ritrovata e dopo essere stata torturata, viene trascinata nuda per le vie della città e decapitata per mano del padre che subito dopo viene colpito da un fulmine. Dall'Oriente il culto della santa arriva sino in Occidente grazie alla traslazione delle reliquie che vengono portate nelle chiese di Venezia e Piacenza. [28]
Santa Lucia
Le recenti scoperte archeologiche inerente la sua tomba verificatesi nella sua città, Siracusa, danno alla figura di questa santa una consistenza storica maggiore rispetto ad altre Vergini dell'età paleocristiana. Una passio del VI secolo narra che in seguito ad una visione, Lucia vende i propri beni e distribuisce il ricavato ai poveri attirando su di sé l'ira del promesso sposo che la denuncia come cristiana. Condannata ad essere portata in un postribolo da un console romano, un miracolo fa sì che neppure due buoi riescano a smuovere il carro su cui era posta. Come nel caso di Santa Agnese, anche per lei il fuoco si dimostra inefficace come strumento di martirio, tanto che Lucia viene uccisa con un pugnale. Una tradizione successiva narra che la Vergine si era strappata gli occhi, tanto amati dal suo promesso sposo, pur di sfuggire alle sue mire. [29]
Altra Vergine presente nel trittico è Apollonia. Il fondamento storico della sua leggenda è molto più sicuro di quello di altri santi. Il vescovo di Alessandria Dionigi racconta che Apollonia subisce il martirio insieme ad altri cristiani sotto la dominazione di Filippo l'Arabo. Dopo averle strappato i denti, i torturatori avevano minacciato di arderla su un rogo se non avesse rinnegato il cristianesimo. E' a quel punto che Apollonia si getta volontariamente tra le fiamme, pur di non tradire la promessa fatta a Dio. [30]
Seguono le reliquie di Santa Orsola. Una passio dell'XI secolo fa di lei la figlia del re d'Inghilterra. Essendosi precedentemente consacrata a Gesù, Orsola rifiuta il corteggiamento di un principe causando una guerra. Per porre fine al conflitto la santa lascia l'isola natia, seguita da alcune compagne e giunge a Colonia dove viene uccisa a colpi di frecce dagli Unni che assediavano la città.
Santa Marta
Un'antica passio che la tradizione riconduce a S. Eulogio e risalente alla metà del IX secolo associa la storia di questa Santa a quella di Flora, anche lei vergine originaria di Cordova. Nata in una zona della Spagna all'epoca conquistata dai musulmai, Marta cresce nel monastero di Santa Maria Cuteclara, nei pressi di Cordova ed educa l'amica alla religione cattolica. Dopo varie vicende le due decidono di recarsi spontaneamente dal cadì, il giudice musulmano, per professare apertamente la loro fede cattolica. Incarcerate, non cedono alla richiesta di abiura venuta dal potere musulmano e vengono pertanto decapitate nel 851. I loro corpi, abbandonati nei campi e rispettati dagli animali selvatici, sono gettati in un fiume. In seguito i resti di Santa Marta vengono ritrovati e sono sepolti nella chiesa del monastero di Cuteclara dove la vergine era cresciuta. [31]
Santa Brigida
Nacque agli inizi del XIV secolo ad Uppsala in Svezia da padre giudice e madre nobile. Divenuta moglie e madre, dopo la morte del marito entrò in un monastero cistercense, dove le apparvero Gesù, Maria ed i Santi. Dopo questa esperienza, fondò un proprio Ordine, dedicato alla contemplazione delle sofferenze di Cristo e alla condivisione dei dolori di Maria. Durante un pellegrinaggio in Palestina, a Brigida apparve nuovamente Maria nella grotta di Betlemme e le rivelò le circostanze miracolose in merito alla nascita di Cristo. Un anno più tardi, nel 1373, Brigida morì. [32]
Santa Monica, che nel reliquiario viene indicata con l'appellativo di vedova, è la madre di Agostino. Andata in sposa ad un pagano, con cristiana pazienza e dedizione riesce a far battezzare il marito. [33] A lei si deve anche una forte attività persuasiva nei confronti del figlio che dapprima era restio agli insegnamenti cristiani. Assieme ad Agostino Monica partecipa all'estasi di Ostia e poco dopo muore. [34]
Santa Chiara
Fuggita dalla casa paterna nel 1212, a circa diciotto anni, Chiara raggiunge San Francesco alla Porziuncola. Qui viene rivestita con l'abito religioso ed in seguito va ad abitare con alcune compagne presso la chiesa di san Damiano. Fondatrice del ramo femminile dell'Ordine Francescano, muore nel 1253. [35]
Le reliquie successive appartengono a Santa Afra, giovane prostituta convertitasi al cristianesimo, che nel 304, viene punita per la sua conversione con la morte sul rogo. La leggenda su questa santa si sviluppa a partire dall'VIII secolo e gode di una grande diffusione. I suoi resti sono oggi conservati in una chiesa di Augusta. Santa Zita Nata a Lucca da una famiglia di umili origini, a soli dodici anni viene mandata a lavorare come domestica presso una ricca famiglia. Accetta serenamente la sua condizione sociale nella consapevolezza che servendo la famiglia ospitante, avrebbe servito Dio stesso. Per l'amore verso Dio, sopporta ogni angheria, non solo da parte dei padroni, ma anche dei compagni di lavoro, gelosi del suo zelo e del totale disinteresse mostrato per le ricchezze terrene. Cerca sempre di aiutare il prossimo, donando a chi è più bisognoso di lei, quel poco che riesce a mettere da parte. La tradizione vuole che un giorno Zita venga accusata da una delle altre serve che lavoravano per la stessa famiglia, di donare i beni del padrone ai poveri. Sorpresa mentre usciva di casa con il grembiule gonfio per recarsi a visitare una famiglia bisognosa, Zita risponde al padrone che portava fiori e fronde. Lasciati i lembi del grembiule, una pioggia di fiori cade ai suoi piedi.
Morta nel 1278, divenne oggetto di una forte devozione popolare. Con la sua umile vita Zita è presentata quale testimonianza che in ogni condizione sociale vi è la possibilità di mettere in pratica, attraverso le virtù evangeliche, il messaggio di Cristo. Questa parte del reliquiario, come già precedentemente evidenziato, raccoglie per la maggior parte reliquie di figure femminili identificate con la qualifica di Vergini. Nella storia del cristianesimo questo termine veniva utilizzato per identificare coloro che per propria volontà rinunciavano al matrimonio e ai rapporti sessuali.
Le ragioni che spingevano a scegliere la verginità come prova d'amore verso Dio erano molteplici. Tra le altre è possibile citare la volontà di dedicarsi esclusivamente al Signore e l'attesa della partecipazione alle vere nozze, quelle con Cristo. Questa pratica era diffusa già dai tempi del primo cristianesimo e nel corso del medioevo viene incanalata e controllata nell'ambito dei movimenti monastici. Già nel IV e V secolo d.c. intorno alle vergini martiri si sviluppa una di letteratura, che crea il topos della vergine che, corteggiata da un nobile, in quanto già sposa di Cristo, rifiuta il corteggiamento e subisce per questo il martirio. [36]
Notee
(1) - L. Goosen, Dizionario dei santi, Storia, letteratura, arte e musica, , Titolo originale: Van Afra tot de Zevenslapers, SUN, Nijmegen, 1992 Traduzione a cura di M. C. Coldagelli, S. Contarini, R. Novità, F. Paris, Milano, Bruno Mondadori, 2000, pp. 128-129
(2) - D. Sartore e A. Triacca, Nuovo Dizionario di Liturgia, Il culto dei santi, cit. p. 84, p. 1339
(3) - L. Goosen, Dizionario dei santi, Storia, letteratura, arte e musica,op. cit. pag. 182, pp. 312-314.
(4) - F. Canetti, Frammenti di eternità, Corpi e reliquie tra Antichità e Medioevo, cit. 72, pag. 166.
(5) - D. Sartore e M. Triacca, Nuovo Dizionario di Liturgia, cit. pag. 85, p. 1339
(6) - P. Batifoll, Le catholicisme de St. Augustin, IV° ed. Parigi, 1929
(7) - H. Noris, Vindice Augustinianae, C.6: Elogia Summis Pontificibus, Augustinianae doctrinae contra pelagianos delata ..., in Pl, XLVII, coll. 788-806
(8) - E. Gilson, Introduction à l'étude de St. Augustin, Parigi, 1929, pp. 86-138
(9) - A. M. Sicari, Il grande libro dei Ritratti di santi dall'antichità ai nostri giorni, Jaca Book, Milano, 1997, pag. 15-39.
(10) - L. Sanders, Etudes sur Saint Jèrôme, Bruxelles, 1903.
(11) - R. Giorgi, Santi, I Dizionari dell'Arte, Milano, Electa, 2003, pag. 150-155.
(12) - E. Pepe, Martiri e santi del calendario romano, Roma, Città nuova editrice, 1999, pag. 512-518
(13) - R. Giorgi, Santi, cit. pag. 185, p. 354-357
(14) - E. Pepe, Martiri e santi del calendario romano, cit. p. 185, p. 667-672
(15) - P. Bargellini, Uomini e donne come santi, Firenze, Valecchi Editore, 1968, pag. 75-88
(16) - A. M. Sicari, Il grande libro dei Ritratti di santi dall'antichità ai nostri giorni, cit. p. 184, p. 41-50.
(17) - R. Giorgi, Santi, cit. pag. 106, p. 300-301
(18) - E. Pepe, Martiri e santi del calendario romano, cit. p. 107, p. 29-33
(19) - R. Giorgi, Santi, cit. pag. 185, p. 324-325.
(20) - E. Pepe, Martiri e santi del calendario romano, cit. p. 185, p. 205-212
(21) - R. Giorgi, Santi, cit. pag. 185, p. 90-93
(22) - E. Pepe, Martiri e santi del calendario romano, cit. p. 185, p. 34-37
(23) - R. Giorgi, Santi, cit. pag. 185, p. 101-103
(24) - E. Pepe, Martiri e santi del calendario romano, cit. p. 185, p. 215-216
(25) - R. Giorgi, Santi, cit. pag. 185, p. 95-99
(26) - E. Pepe, Martiri e santi del calendario romano, cit. p. 185, p. 37-38
(27) - E. Pepe, Martiri e santi del calendario romano, cit. p. 185, p. 42
(28) - R. Giorgi, Santi, cit. pag. 185, p. 46-49
(29) - E. Pepe, Martiri e santi del calendario romano, cit. p. 185, p. 730-732.
(30) - R. Giorgi, Santi, cit. pag. 185, p. 45
(31) - E. Pepe, Martiri e santi del calendario romano, cit. p. 185, p 378-381
(32) - R. Giorgi, Santi, cit. pag. 185, p. 70-71. Qui l'autore ha confuso santa Brigida Vergine d'Irlanda con santa Brigida di Svezia che vergine non era, ma madre di parecchi figli.
(33) - G. Loreta, Iconografia, cronologia e tipografia di alcuni santi dell'anno, Milano, 1906, p. 82
(34) - G. Kaftal, Iconography of the saints in central and south Italian painting, Firenze, 1965, pp. 794-96
(35) - E. Pepe, Martiri e santi del calendario romano, cit. p. 185, p 437-444
(36) - In questo gruppo si differenzia S. Monica, madre di Agostino, inserita tra queste pur con la qualifica di Vedova.