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Percorso : HOME > Monachesimo agostiniano > Conventualismo > Saggi e studi storici > Gli ZumpaniFOCA ACCETTA: LA CONGREGAZIONE DEGLI ZUMPANI E LA PROVINCIA DI CALABRIA
Monastero di Paola
LA SOPPRESSIONE INNOCENZIANA
di Foca Accetta
da ANALECTA AUGUSTINIANA, LXVII (2004)
La bolla Instaurandae regularis disciplinae emanata da Innocenzo X nel 1652 per abolire i parva conventus esistenti in Italia, interessò il 60,2% dei conventi agostiniani calabresi, in particolare 19 conventi su 30 della Provincia di Calabria, 15 conventi su 20 della congregazione degli zumpani di Calabria Citra, 14 su 22 della congregazione degli zumpani di Calabria Ultra, mentre la congregazione di S. Maria di Colloreto, coinvolta solo nelle sedi poste fuori dei confini regionali, e gli scalzi mantennero i loro conventi, come dall'elenco seguente:
CONVENTI SOPPRESSI DALLA RIFORMA INNOCENZIANA NEL 1650
Provincia di Calabria | Zumpani di Calabria Ultra | Zumpani di Calabria Citra | ||
Acri | Agrusto | Albi | ||
Amantea | Bombile | Aprigliano | ||
Belforte | Borgia | Belvedere | ||
Benvicino | Bovalino | Casole | ||
Colavati | Brancaleone | Cotronei | ||
Curinga | Castelvetere | Crucoli | ||
Grisolia | Cortale | Macchia | ||
Mesiano | Dasà | Magli | ||
Mormanno | Davoli | Nicastro | ||
Pannaconi | Gioia | Paterno | ||
Polistena | Gioiosa | Rovito | ||
Rocca di Neto | Montepaone | S. Stefano | ||
Rose | Stalittì | Scigliano | ||
S. Floro | Stilo | Sellia | ||
S. Mauro Zumpano | ||||
Serrastretta | ||||
Strongoli | ||||
Tropea | ||||
Vazzano |
Il motivo della soppressione, come ha chiaramente dimostrato il Boaga, non è stato il rilassamento morale, ma l'esiguo numero di religiosi dimoranti nei conventi che non permetteva l'osservanza religiosa (E. BOAGA, La soppressione innocenziana dei piccoli conventi in Italia, Roma 1971, p. 44). I dati ricavati dalle relazioni del 1650 (Per una analisi dei dati relativi alla popolazione agostiniana nel Mezzogiorno Cfr. M. CAMPANELLI, La popolazione ecclesiastica nel Mezzogiorno d'Italia alla metà del XVII secolo. Gli eremitani di Sant'Agostino e le congregazioni agostiniane osservanti, in "Bollettino di Demografia Storica", n. 22, 1995, pp. 43-68) confermano che dei 78 Conventi agostiniani in Calabria solo il 7,6%, prevalentemente le sedi di Studio e Noviziato, vantava un numero di religiosi compreso tra 14-25 membri (Morano 25, Monteleone 24, Francavilla 22, Paola 21, Cosenza 16, Castelvetere 14); il 23%, annoverava un organico variabile tra 7-12 religiosi (Castelvetere, Terranova, Spadola, Soverato, Acquaro, Reggio, Varapodio, Bombile, Tarsia, Catanzaro, Belvedere, Belforte, Strongoli, Melissa, Terranova, Feroleto, Pizzo, Monteleone e Tropea); il 10,2% rientrava nel limite fissato dalla bolla innocenziana delle 6 unità (Papanice, Nocera, Bruzzano, Bucchigliero, Fuscaldo, Rocca di Neto, Mesiano e Mormanno); e infine il 57,6%, aveva una dimensione demografica con un margine di oscillazione compreso tra 1-5 unità. Tra i religiosi significativa è la presenza dei sacerdoti pari al 51,6% dell'intera popolazione agostiniana calabrese (tab 6).
Sorprendono invece l'esigua presenza di chierici e professi che rappresentano il 9,3%, e lo scarso numero di novizi, pari soltanto al 2,3%. Quest'ultimo dato, al di là delle giustificazioni inserite in alcune relazioni (Ad esempio in quella di Cosenza si legge: "s'è levato il novitiato, che in nessun altra comunità n'habbiamo in questa congregatione, per il che sono mancati sacerdoti e chierici e si patisce per l'insoddisfazione delle chiese e dei suffragi"), colpisce perché solo in parte l'esiguo numero di coloro che erano avviati al sacerdozio è riconducibile al divieto innocenziano di ammettere nuovi giovani alla professione, dal momento che il lasso di tempo intercorso fra la bolla e la stesura delle relazioni è molto breve.
Del resto già 10 anni prima Thoma De Herrera nel suo Alphabetum Augustinianum (Madrid, 1644), riferendo della congregazione degli zumpani, denunciava: "Sunt omnia huius Congregationis Monasteria triginta Fratres vero centum nonaginta quatuor. Dolendum sane, praecipue in Congregatione, quae observantiae titulo gloriatur, in tanta Fratrum penuria tantam Coenobiorum multitudinem reperiri. Vix enim sunt quatuor, aut quinque, quae sufficientem numerum alant ad vitae regularis reformationem observandam. Quae enim vitae austeritas, quae regulae, et costitutionum observantia poterit aut introduci, aut permanere ubi tantum quatuor, aut sex Fratres in terris et casalibus vitam agunt? Satius sane esset in minori domorum numero plura esse Monasteria" (T. DE HERRERA, Alphabetum Augustinianum, vol. II, Madrid 1644, p. 427). Consistente è infine la presenza "laica", incidendo sulla popolazione agostiniana per circa il 37% (il 23,1% costituito da laici professi e conversi e il 13,7% da servitori).
FRATI AGOSTINIANI IN CALABRIA NEL 1650
Sacerdoti | Chierici | Novizi | Laici | Conversi | Servitori | Totale | ||||||
Provincia | 112 | 25 | 5 | 44 | 23 | 209 | ||||||
Zumpani di Calabria Ultra | 76 | 8 | 5 | 42 | 19 | 150 | ||||||
Zumpani di Calabria Citra | 56 | 11 | - | 11 | 12 | 90 | ||||||
Colloretani | 7 | 4 | 2 | 6 | 11 | 30 | ||||||
Scalzi | 16 | - | - | 17 | 6 | 39 | ||||||
Totale | 267 | 48 | 12 | 120 | 71 | 518 | ||||||
Percentuali (%) | 51,6 | 9,3 | 2,3 | 23,1 | 13,7 | 100 |
Il provvedimento innocenziano, giudicato eccessivamente severo, provocò la protesta delle autorità locali e l'opposizione dei frati, sanzionata dalle autorità pontificie con provvedimenti coercitivi nei confronti dei religiosi ribelli. Nella provincia di Calabria i disordini furono provocati da uno dei definitori, p. Alessandro Mannarino, che, nonostante il parere contrario del provinciale, fece eleggere i priori dei conventi soppressi. In una lettera del 5 maggio 1653, inviata a Prospero Fagnani, segretario della congregazione sullo stato dei regolari, il priore generale degli agostiniani Filippo Visconti descrive l'accaduto nei termini: "Nella provincia di Calabria essendovi assegnati tutti li conventi soppressi, il p. Alessandro Mannarino da Catanzaro, uno dei Definitori, essendosi fatta la congregatione per l'elezione dei priori rimasti, fece istanza con alcuni altri [bacc. Antonio da Belforte, p. Tommaso da Belvedere, p. Francesco da Paola, p. Fabio da Melissa, p. Nicola da Fuscaldo] al Padre Provinciale, che si eleggessero li priori anco de' conventi soppressi sub conditione, che Sua Santità li confermasse, e non volendo il Padre Provinciale con altri membri acconsentire a questa elettione come repugnante agli ordini di Sua Santità, non di meno detto p. Alessandro Mannarino chiamando altri tre frati per compiere il numero prescritto del Definitorio, in luogo del p. Provinciale e due altri frati, che non vollero acconsentirvi, venne, senza l'intervento del p. Provinciale e l'altri due vocali legittimi, a eleggere li Priori de' conventi soppressi sub conditione, et perché questo fatto ha partorito molto disturbo in quella Provincia, il medesimo Generale supplica dichiarare se, oltre la nullità dell'elettione, debba procedere ad altre pene" (AGA, Cc 25). Il Fagnani rispose di dichiarare nulla l'elezione e di privare i responsabili della voce attiva e passiva. In calce alla citata lettera si legge che il religioso che portava l'ordine del priore generale, giunto in Calabria, venne brutalmente percorso.
Tuttavia, se inquadrata all'interno delle attività religiose e devozionali che gli agostiniani svolgevano nelle aree rurali, anche attraverso i piccoli insediamenti, ricoprendo gli spazi lasciati scoperti dalle istituzioni diocesane e parrocchiali, l'iniziativa di p. Mannarino perde la connotazione di ribellione e si configura come preoccupazione di abbandonare le istanze spirituali e assistenziali delle popolazioni locali nelle mani di un clero secolare incapace di soddisfarle, poiché privo di un elementare indottrinamento e di dedizione alla cura delle anime. D'altro canto anche i procuratori generali degli Ordini mendicanti nel confronto con la congregazione dei regolari insistevano su questo aspetto fondamentale del rapporto popolazione/clero regolare.
Il timore era di non poter fornire alle comunità quell'assistenza fino allora assicurata dai conventini. Le autorità pontificie e la congregazione dei regolari non rimasero insensibili a queste esigenze e alle istanze delle comunità nel cui territorio sorgevano i piccoli conventi oggetto del provvedimento di soppressione. Nel 1654, dopo due anni dalla promulgazione della bolla di soppressione, si ottenne la riapertura dei conventi di Belforte, Belvedere, Castelvetere, Melissa, Strongoli, Vazzano e Zumpano.