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FOCA ACCETTA: LA CONGREGAZIONE DEGLI ZUMPANI E LA PROVINCIA DI CALABRIA

Il monastero agostiniano di Paola

Monastero di Paola

 

 

STRATEGIA INSEDIATIVA

di Foca Accetta

 

da ANALECTA AUGUSTINIANA, LXVII (2004)

 

 

 

Un ruolo decisivo ai fini dell'insediamento degli agostiniani nelle aree rurali calabresi venne svolto dalle università locali (comuni), che, per far fronte all'inadeguata assistenza spirituale del clero secolare, furono promotrici di numerosi conventi, concepiti come centri d'irradiazione di attività pastorali da cui trarre benefici spirituali (predicazione, amministrazione dei sacramenti, suffragi). Le università intervenivano non solo nella concessione di chiese e nella costruzione dei complessi conventuali, ma erano disposte a contribuire al sostentamento dei frati, attraverso donazioni ed elemosine. Ad esempio nel 1570 l'università di Albi, con il consenso dell'ordinario diocesano, concedeva agli zumpani la chiesa di S. Maria della Misericordia e un contributo annuo di 23 scudi al fine di fondare un convento. Così l'università di Benvicino nel 1568 s'obbligava a versare ai frati 16 ducati annui e a "fabricare tumuli 100 di calce infino che sarà finito il convento" (AGA, II, vol. III, f. 88). In cambio le autorità locali chiedevano una serie di prestazioni culturali, devozionali e caritative a beneficio della collettività. Da un'indagine comparativa emerge che le richieste variano dal semplice obbligo di "dir messa" (Macchia, 1590) ad impegni più specifici quali la partecipazione alle processioni "senza protestare et percepire elemosina alcuna" (S. Mauro, 1600); il tenere "l'hospitale per li poveri pellegrini" (Terranova, 1461; S. Stefano, 1571; Martirano, 1574); il mantenere in famiglia "un predicatore per il tempo delle predicationi" (Scigliano, 1531), o un numero preciso e determinato di religiosi (Albi, 1570; S. Floro, 1591), oppure un insegnante per istruire "i figlioli di quando in quando" (S. Stefano, 1571) (AGA, II, vol. III, f. 91, 114; vol. VI, ff. 168, 172, 292). Alcune università come Rovito (1524), Zumpano (1559) e Papanice (1607) pur di avere la presenza stabile dei frati non chiesero impegni formali e i rispettivi conventi furono fondati "senza esservi stato patto, o numero prefisso di frati, ma gratis et libero" (AGA, II, vol. VI, ff. 164, 166, 185). Alle volte erano le autorità diocesane, che avevano accordato il loro assenso, a richiedere obblighi pecuniari. Ad esempio i conventi di Feroleto (1542) e di Serrastretta (1618) dovevano pagare "alla vigilia de' Ss. Apostoli Pietro e Paolo, titolo della Cathedrale, una libra di cera l'anno alla mensa episcopale" di Nicastro; mentre i frati del convento di Martirano (1574) erano "obligati ad intervenire al vespro et festa dell'Assunta nel vescovado et habbino di portare un cereo d'una libra" (AGA, II, vol. III, ff. 70, 99; vol. VI, f. 176).

Significativo è stato anche il contributo di personaggi appartenenti all'aristocrazia. A Crucoli (1518) i feudatari avevano concesso agli agostiniani la chiesa di S. M. dell'Annunziata e alcuni fondi "col peso di celebrare ogni giorno una messa per l'anima de' loro morti" (AGA, II, vol. VI, f. 189). A Sellia (1570) il barone aveva offerto la chiesa e un contributo annuo di 19 ducati per la fondazione del convento con l'obbligo di "tenere di famiglia 4 sacerdoti et due servienti, et che due sacerdoti dovessero ogni giorno celebrare per loro" (AGA, II, vol. VI, f. 181). A Cotronei (1612) era stata la baronessa Anna Morana ad offrire agli agostiniani il terreno dove erigere il convento, "et elomisine per la fabrica" con l'obbligo che fosse sempre abitato da tre sacerdoti (AGA, II, vol. VI, f. 175).

Anche esponenti della borghesia, a conferma del largo consenso suscitato dagli agostiniani, diedero il loro apporto alla fondazione di alcuni conventi. A Tarsia (1400) il notaio Nicolò Grimaldi, "per la trasmutatione di un voto, che doveva andare a S. Giacomo di Galizia", aveva donato una serie di appezzamenti di terra e alcuni immobili allo scopo di permettere ai frati di insediarsi nel paese e svolgere serenamente il loro apostolato, senza problemi economici (AGA, II, vol. III, f. 75). A Strongoli (1598) la signora Persia Pica e il figlio Agostino Simonetta avevano assegnato agli agostiniani 500 ducati, cioè 100 per la costruzione dell'edificio religioso e 400 per acquistare beni immobili. I due benefattori si riservavano "l'altare maggiore futuro di detta chiesa con l'obbligo di celebrare due messe pro defunctis dalli frati pro tempore esistenti per l'anima dell'antipassati di detta Persia" (AGA, II, vol. III, f. 110).

Le richieste di nobili e borghesi a differenza di quelle delle comunità contadine sottintendono l'aspetto privato della devozione, la preoccupazione di assicurarsi la celebrazione di messe in suffragio delle proprie anime. Rivelano anche l'esigenza di manifestare il rapporto privilegiato che si era instaurato tra l'Ordine e la famiglia del benefattore, la posizione sociale e giuridica che quest'ultima ricopriva all'interno della comunità.

Funzionale a questa operazione erano il diritto di esporre "l'armi et epitafio dentro e fuori la chiesa", la scelta dell'altare, quasi sempre quello maggiore ché assicurava preminenza liturgica rispetto a quelli laterali. Significativi a tal proposito sono i capitoli per la fondazione del convento di Castiglione (frazione di Falerna - CZ), stipulati il 22 aprile 1614 tra il principe Carlo D'Aquino e il p. Gregorio del S. Spirito priore del convento di S. M. della Verità di Napoli; infatti, si legge: "se conviene che sia lecito al detto principe come fundatore di detto luoco fundando sopra la porta et arco dell'altare maggiore di detta chiesa effigere e ponere l'arme et insigne et descrittioni d'esso principe di quello modo che li parerà et alla tribuna, et all'altare maggiore di detta chiesa se conceda al detto principe per se et suoi heredi et successori il ius sepulchri et seppellendi di modo tale che in detti luochi non si possono seppellire altri, ne concedere ad altre persone restando detta tribuna et altare maggiore per servitio et beneficio di detto principe et suoi heredi et successori" (ASR, Congregazioni soppresse, agostiniani scalzi, Gesù e Maria, b. 131, fasc. XI, ff. nn).

Tuttavia, le obbligazioni connesse ai legati e alle donazioni, che contribuivano a rendere solide le basi economiche dei conventi, erano soddisfatte nella misura in cui non ostacolavano l'azione pastorale a beneficio dell'intera comunità. Dalla documentazione relativa alla fondazione del citato convento di Castiglione risulta che dopo due anni dalla firma dell'accordo gli scalzi chiesero e ottennero la revisione del medesimo circa l'onere dei suffragi da celebrare quotidianamente. L'esiguo numero di frati presenti e la necessità di operare a favore di tutta la popolazione impedivano di celebrare "ogni giorno due messe et una per esso principe et l'altra per Laura sua sorella vita durante pro peccatis et poi le loro morti per le anime loro" (ASR, Congregazioni soppresse, agostiniani scalzi, Gesù e Maria, b. 131, fasc. XI, ff. nn).

Nel riformulato accordo del 10 agosto 1616 veniva riconosciuta la facoltà di sospendere la celebrazione dei suffragi nei giorni in cui si verificava la malattia o il decesso di uno dei frati; la morte di "altra persona o gentilhuomo" di Castiglione; nel giorno delle "esequie o aniversario" e in quello dell'"aniversario della Religione". Era, comunque, una concessione temporanea che non inficiava la validità degli oneri pattuiti nel 1614 che sarebbero stati soddisfatti senza ulteriore dilazione "quando non ci sarà tal impedimento, cioè quando detti padri saranno più di quattro" (ASR, Congregazioni soppresse, agostiniani scalzi, Gesù e Maria, b. 131, fasc. XI, ff. nn). Al di là degli obblighi spirituali contratti per la fondazione dei singoli conventi era la consapevolezza di agire in un ambiente dove l'inefficienza e l'ignoranza del clero secolare, devozionismo e superstizione, costituivano i tratti essenziali. Nel contesto di una strategia tesa al recupero spirituale e all'assistenza morale e materiale delle popolazioni locali si pone l'istituzione di confraternite e monti di pietà, indispensabili strumenti di vita religiosa, penetrazione sociale, attività caritativo-assistenziale. Nel 1584 il priore generale Anguisciolo autorizzò la fondazione di sette confraternite sotto il titolo di S. Monica (Acquaro, Condoianni, Cosenza, Dasà, Martirano, Terranova). Altre tredici confraternite chiesero e ottennero il privilegio di essere aggregate all'arciconfraternita dei Cinturati di Bologna al fine di "godere l'indulgenze, gratie, et prerogative che detta arciconfraternita gode" (Castelvetere, Castiglione, Cosenza, Melissa, Montepaone, Pedace, Pietrafitta, Pizzo, Ravello, Rose, S. Angelo di Celico, Spezano, Zumpano).

Inoltre le istanze spirituali delle popolazioni erano soddisfatte attraverso l'attività missionaria e la predicazione periodica, soprattutto, quando la richiesta di avere la presenza stabile dei frati non poteva al momento essere soddisfatta. In una dichiarazione del 6 novembre 1631, sottoscritta dal clero e dalle autorità civili di Lago, il rapporto che si era instaurato tra quella comunità e gli scalzi dopo il fallimento del primo tentativo di fondare il convento (1614), è descritto nei termini: "di quando in quando son venuti li detti Padri Scalzi a visitare la predetta Santa Croce, con mantener la divozione nella Terra predetta […]. Per opra loro da quel tempo insino alla giornata d'oggi non s'è occasionato tumulto o rumore alcuno o distintione fra persone secolari e ecclesiastici o tra secolari et religiosi. Ma sempre hanno aumentato grandezza di devotioni, et donato veri e sant'esempij con haver agiutato queste anime con li loro confessioni sacramentali, con l'haver fatto l'officio di visitar l'infermi et agiutar li morienti" (ASR, Congregazioni soppresse, agostiniani scalzi, Gesù e Maria, b. 131, fasc. XI, ff. nn).

Infine è importante ricordare che gli agostiniani favorivano la sviluppo di culti locali come quello di San Foca Martire in Francavilla Angitola e di S. Maria della Grotta in Bombile d'Ardore (F. ACCETTA, Francavilla Angitola. Ricerche e Documenti, comune di Francavilla Angitola, tip. Mapograf 1999, pp. 89-101; S. GEMELLI, Il santuario della Madonna della Grotta in Bombile d'Ardore, Chiaravalle 1979).